Ci si bacia per annusarsi le ghiandole perinasali?

Ci si bacia per annusarsi le ghiandole perinasali?

Bacio classico tra maschio e femmina di Homo sapiens sapiens, momento precedente all’incontro delle labbra.

 

Aprendo uno dei miei tanti taccuini di naturalista con vari appunti, osservazioni, dati raccolti, idee, ipotesi, progetti per futuri interventi e approfondimenti,

mi è capitato di imbattermi nel capitoletto che da ragazzo avevo dedicato anni fa a quelle che, non avendo all’epoca trovato nulla in cui se ne parlasse con dovizia e precisazione, avevo battezzato simpaticamente come: “le ghiandole di Caroppo”.

L’ipotesi che facevo e che faccio è quella della possibile esistenza, per lo meno nel maschio della specie Homo sapiens, di simmetriche ghiandole odorifere ubicate in area perinasale, in particolare nella zona della pelle del viso prossima alle narici, dove i solchi naso-genieni incontrano le pinne del naso e continuando sotto le narici.

Le ipotizzate ghiandole perinasali odorifere – indicazione dell’area di loro ubicazione nel viso con un cerchietto rosso

 

E’ ben nota in anatomia la presenza nel viso umano di esocrine (in quanto riversano il secreto all’esterno del corpo) ghiandole sebacee.

Ghiandole esocrine

Sono microscopiche e appartengono all’apparato tegumentario (nei vertebrati come l’uomo costituito dalla pelle e dagli annessi cutanei.); si trovano nella pelle e precisamente nel derma, unite al corpo di alcuni peli ad un’altezza di poco maggiore rispetto a quella del follicolo pilifero. La maggior parte di esse presenta un dotto escretore che si apre proprio nel follicolo, mentre una piccola parte si apre direttamente sulla superficie cutanea. Esse producono il sebo, un liquido biologico che ha diverse funzioni.

Nel caso in oggetto però ipotizzo si tratti anche di ghiandole particolarmente odorifere in grado di emettere anche feromoni, sostanze odorose di valore sessuale, oltre che sostanze con valore di marcatura territoriale.

Le ghiandole odorifere sono ghiandole esocrine situate nella regione genitale della maggior parte dei mammiferi e in varie altre parti del corpo, come sulle ascelle nell’uomo e sulle ghiandole preorbitali di cervi e buoi muschiati, o come le ghiandole anali presenti in quasi tutti i carnivori e in altri mammiferi, (vedi le ghiandole perianali nei cani o i panda giganti che marcano il territorio con i loro umori prodotti dalle ghiandole anali). 

Producono un fluido semiviscoso contenente feromoni. Grazie ad essi gli animali riescono a ricavare informazioni sullo stato fisico, l’umore e la potenza sessuale dei conspecifici, nonché a marcare il proprio territorio. La risposta a tali odori potrebbe essere subliminale, e non consapevole.

Ghiandole sebacee e sudoripare nella pelle dell’uomo. Le ghiandole sebacee sono ubicate nel corpo umano su tutta la superficie cutanea, tranne che sul palmo delle mani e sulla pianta dei piedi. Non sono però distribuite in maniera omogenea. Il loro numero è particolarmente elevato (400-900/cm2) nelle regioni anogenitali ed in quelle dette seborroiche (cuoio capelluto, volto, petto e dorso). In altre regioni corporee (come ad esempio nell’avambraccio) sono in numero minore. In alcuni distretti, come gli angoli ed il bordo delle labbra, l’areola mammaria, il capezzolo, l’ano, le piccole labbra ed il glande (ghiandole di Tisone), le ghiandole sebacee si aprono direttamente sulla superficie cutanea. Le loro dimensioni sono variabili. Esse risultano più grandi a livello del pube, dello scroto e della cute del naso e più piccole invece a livello del cuoio capelluto.

 

Non mancano casi di ghiandole sebacee nel mammiferi che fungono da ghiandole odorifere come ad esempio le ghiandole tarsali preorbitali dei cervi o quelle poste sul cranio del lemure dal ventre rosso.

 

Il capriolo che è un cervide ripreso qui mentre marca olfattivamente il territorio con il secreto delle ghiandole odorifere poste sul suo viso. Riprese girate in Italia. Specie vivente nel recente passato, come cervi e daini, anche in Salento.

 

Il gatto si strofina su oggetti per depositare la secrezione delle ghiandole sebacee presenti nella regione temporale (tra occhio e orecchio), vicino alla bocca e alla base della coda. Vengono così marcati dal gatto domestico anche le persone; il padrone del gatto che torna a casa potrà assistere al gatto che prima si strofina contro le sue caviglie con la testa, poi con il fianco e infine con la coda che avvolge la gamba della persona come in un abbraccio. Si tratta di una marcatura olfattiva con feromoni chiamati dagli etologi in questo caso anche “di familiarizzazione” che trasformano gli oggetti marcati in oggetti familiari.

Nel caso umano, veniamo alle ghiandole perinasali odorifere ipotizzate: noto come alcune persone, maschi, sovente senza accorgersene, strofinano i polpastrelli delle dita delle mani proprio nell’area perinasale indicata sopra, e li annusano, anche se magari dissimulano tale atto, ma stanno facendo proprio quello.

Che abbiano tali feromoni auto-annusati anche una funzione rilassante, magari in situazioni di stress psicologico?

Leggo che da recenti ricerche si è visto che il nostro naso è collegato direttamente alle zone del cervello con le quali proviamo piacere.

Ma veniamo poi al bacio scambiato tra maschio e femmina nell’Homo sapiens sapiens come preliminare all’accoppiamento vero e proprio o anche durante questo.

Nell’etologia di innumerevoli mammiferi si osserva come prima dell’ accoppiamento vi è una valutazione tra i possibili partner di tipo olfattivo annusando reciprocamente il secreto di opportune ghiandole odorifere.

Che dunque anche nel bacio umano avvenga proprio questo, dove ancora oggi la componente olfattiva, (percepibile meglio se si strofinano i polpastrelli e si annusa con attenzione), agisce invece nel caso del bacio forse solo a livello inconscio?

Ciò non toglie che nel bacio classico si aggiunga la componente di reciproca stimolazione della zona erogena orale, ma spiegheremmo meglio con le ipotesi qui avanzate anche come in certe etnie il bacio si limiti ad uno strofinio-incontro di nasi, in particolare questo presso gli eschimesi, tanto che si parla di “bacio eschimese” per connotarlo; è anche conosciuto come bacio naso-naso o nasino-nasino, prevede che i membri della coppia, si strofinino i nasi, uno contro l’altro, aspirando contemporaneamente. Lo si definisce proprio un “bacio olfattivo”, perché, si legge in rete, “oltre al contatto fisico con il partner, viene messo in gioco anche il senso dell’olfatto, tramite il naso infatti, noi percepiamo gli odori sì, ma anche altre sostanze come gli ormoni, che provocano in noi delle reazioni chimiche, che ci portano ad essere più o meno attratti dalla persona che abbiamo davanti”.

Quello che qui vogliamo aggiungere come ipotesi è che oltre ai feromoni emanati anche da altre ghiandole corporee odorifere, (infatti esistono delle forme di bacio eschimese più complesse, che prevedono lo sfregamento del naso su altre parti del corpo del partner, come guance, labbra, collo), l’incontro dei nasi che avviene in ogni bacio classico o nasino-nasino nasce dall’esigenza proprio di annusare la zona delle ghiandole perinasali.

L’ubicazione nei pressi delle narici delle ghiandole perinasali permette da un lato nell’espirazione di autoannusare il profumo del suo essudato, questo con un valore inconscio forse di autorilassamento, dall’altro con l’ espirazione di spingere lontano dal proprio corpo tale odore con valore di richiamo sessuale verso la donna e al contrario con valore territoriale per tener lontani rivali dello stesso sesso.

Riporto questo brano dal libro “Interpretazione di Socrate” di John Burnet e Francesco Sarri, edito da “Vita e Pensiero” nel 1994:

I guerrieri respiravano forte, passo dal libro ”Interpretazione di Socrate” di John Burnet, Francesco Sarri, 1994

 

Leggiamo che i guerrieri respiravano forte, e questo è comprensibile fisiologicamente perché serve ossigenare bene i tessuti in una battaglia, ma leggiamo anche che sbuffano forte, e lo sbuffare può essere legato anche a spandere in maniera maggiore i propri feromoni delle ghiandole perinasali per intimorire anche psico-olfattivamente gli avversari della stessa specie.

Sin ora l’ ipotesi forte è che siano presenti queste ghiandole con valore odorifero sessuale-sociale nei maschi almeno, e posso ipotizzare con una certa forza anche loro presenza nella specie Homo sapiens sapiens in Salento sulla base di osservazioni personali su me stesso ed etologiche su amici e parenti, tutti di sesso maschile. Ma la universalità del bacio, il bacio eschimese naso-naso mi lasciano pensare siano una universalità anatomica nell’uomo, e dove eventualmente non presenti con valore odorifero ciò sia dovuto ad una atrofizzazione di questa loro originaria arcaica animalesca funzione.

Ovviamente servono maggiori indagini, considerando anche le donne oltre che varie etnie per valutare differenze, e valutare in che circostanze aumenta la loro attività.

La funzione odorifera sessuale di queste ghiandole è ipotizzabile aumenti con la pubertà, innescata dagli ormoni sessuali, come carattere sessuale secondario, così come la crescita della barba nei maschi con gli ormoni maschili quali soprattutto il testosterone.

Statua equestre del ‘600 del duca Alessandro Farnese – Piacenza

I peli del baffo pertanto vedrebbero una loro utilità anche per favorirne la dispersione del profumo feromonico aumentando la superficie complessiva di spandimento del sebo odoroso.

Anche la diffusa tendenza dei portatori di baffo di strofinarselo continuamente con le dita potrebbe aver il valore etologico di stendere il sebo sui peli della barba rendendola più odorifera, un po’ come le anatre spandono col becco sulle loro piume il liquido oleoso impermeabile prodotto da una ghiandola detta uropigio (gr. oura, coda + puge, estremità); una ghiandola prominente adiposa, che si trova sopra la coda degli uccelli ma che è più sviluppata negli uccelli acquatici. Così il maschio umano stenderebbe sul suo baffo invece il sebo delle ghiandole perinasali con valore di segnale sessuale-territoriale.

In psicologia si ritiene che “quando l’ uomo si tocca i baffi, se li accarezza, manda un messaggio di seduzione inconscia, di attrazione verso una donna. La stessa cosa vale per la barba” (tratto dall’articolo al link: https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/12/16/un-rito-che-si-chiama-barba.html), a questo credo si debba aggiungere anche l’aspetto comportamentale-olfattivo di quel gesto legato sempre alla sessualità, oltre il rimarcare un attributo tipicamente maschile, del maschio in età fertile come la barba-baffo.

Anche i capelli dell’uomo possono assolvere a spandere l’odore prodotto da altre ghiandole sebacee, quelle del cuoio capelluto, e interessante il confronto con le ghiandole sebacee odorifere poste sul cranio del lemure dal ventre rosso.

Linko infine un articolo del 13 marzo 2015 dal titolo “L’odore di una stretta di mano – Come i cani, anche noi cerchiamo di comprendere chi abbiamo di fronte annusandoci”, su un recente interessante studio che ha dimostrato che in maniera inconscia gli uomini dopo essersi data la mano nella presentazione la portano al naso e annusano, in tal modo il cervello valuta l’individuo conosciuto tramite i feromoni che ha rilasciato sulla mano: https://oggiscienza.it/2015/03/13/lodore-di-una-stretta-di-mano/

 

CONCLUSIONI

Qui solo i prolegomeni, per future ricerche, esposti sulla base dei miei vecchi appunti che era un peccato mantenere non divulgati. Altre ghiandole da attenzionare quelle poste dietro i lobi delle orecchie il cui secreto ha un odore simile a quello delle ghiandole perinasali.

 

 

O. C.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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