Disvelato il più grande mistero dell’Amore femminile – il passaggio EVA-LILITH terrore per ogni maschio!

Alla ricerca del più grande MISTERO dell’Amore femminile!
E il passaggio EVA-LILITH terrore per ogni maschio!

Sublime scatto artistico. Il Mistero della donna.

Disvelato il più grande mistero dell’Amore femminile

celato poiché divenuto un tabù nell’odierna snaturatasi inciviltà occidentale

 

Mi capita in treno di parlare con una giovane sconosciuta ragazza salentina single, e il nostro discorrere verte subito sui gusti dei colori nel vestire.
Lei dichiara la sua ossessiva fissazione per il nero in tutto, per i vestiti, scarpe, colore delle unghie, dei capelli, delle lenzuola. Col nero si sentiva in pace. È chiaro che un tal estremismo cromatico verso un colore non certo dei più simbolicamente positivi nella nostra cultura mi incuriosisce, e cerco di scavare psicoanaliticamente, in breve, come già supponevo, mi dice che in realtà non era sempre stato così, da piccola era innamorata di tutti i colori, si circondava di ogni colore possibile e con tutti i colori stava in armonia.
Impossibile dunque per me non ipotizzare che quel passaggio di gusti cromatici, che lei stessa definiva “improvviso”, di tipo repentino, a gradino, immediato, non fosse il segno di un evento traumatico importante.
Certo lo chiamiamo “traumatico” dandogli implicitamente un’ accezione come di negatività patologica, ma in realtà può essere anche semplicemente una reazione traumatica ad un certo evento implicata dalla biologia-psicologia a fini di sopravvivenza, secondo una sorta di programma biologico sensato. Non mi era possibile indagare oltre, il treno giunge alle sue varie fermate!

Ma questo episodio mi dà in qualche modo il là per parlare di un aspetto che inquieta ovviamente molti maschi, che gioco-forza lo toccano con mano, ovvero la “lunaticità” di alcune ragazze. E non è un termine qui appioppato per scelta maschile, ma sono sovente quelle stesse ragazze ad affermare con forza e orgoglio: “sono lunatica!”.
Variabile di umore come variabile è la Luna!
E la Luna con il suo ciclo di fasi lunari che dura quasi quanto il ciclo mestruale femminile è da sempre stata nella mitologia un simbolo del femminile, e la Luna nera sovente simbolo della donna ancestrale Lilith, così chiamata nella tradizione giudaica, come dalla medesima tradizione la figura di donna altrettanto primordiale che chiamiamo Eva. Non dubito che si possa rintracciare anche nella tradizione mitologica greca delle figure corrispondenti a queste con le medesime valenze psicologiche.
Ora, questa lunaticità in realtà ha sovente quasi le valenze di un vero e proprio stato di personalità multipla, e quando il maschio, attuale partner di queste ragazze, si ritrova di fronte al fenomeno del passaggio da una personalità all’ altra ha la spiazzante sensazione di trovarsi di fronte ad una persona completamente diversa da quella che conosce e con la quale ha instaurato un rapporto di fiducia, senza la quale ogni stabilità vera è impossibile. La Lilith, la chiamo così, che emerge fa paura, inquieta, una “pazza”, in tilt, in uno stato litigioso per, almeno apparentemente, futilissimi motivi; ma di una pazzia che ha la sua razionalità. Figura come demoniaca, e demoniaca è spesso dipinta la Lilith, figura di morte, di suicidio, menade furiosa, distruttrice livorosa, spettro in carne ed ossa, “tarantata” direbbe un salentino; come di mente “mprusciunata”, andata a male, dicon talvolta i ragazzi salentini discutendone tra loro, in cui non si riconosce più nulla di un intravvisto precedente stato di piacevole armonia di pensieri, sentimenti, parole e comportamenti. E’ il caos contro l’ ordine!
Emerge un odio represso esplosivo per il partner attuale accusato di ogni violenza e iniquità, quando magari il giorno prima aveva da lei ricevuto messaggi amorevoli, (talvolta con data ed ora scritte sul messaggio: indizi su cui riflettere!).
Di fronte a tale passaggio fulmineo il maschio si sente come d’ un tratto naufrago in mezzo all’ oceano dallo scoglio su cui pensava di stare pochi secondi prima!

Razionalizzare è interessante certo, ma può diventare: vitale! Per noi!

La spiegazione io la ritrovo nel nucleo di riflessioni dipanate nel mio articolo dal titolo “TARANTISMO e PERDITA DEL PRIMUS e della VERGINITÀ”, in questo stesso sito web, e cui rimando per chi vuol approfondire, al link: http://naturalizzazioneditalia.altervista.org/tarantismo-e-perdita-del-primus-e-della-verginita-alla-ricerca-del-vero-profondo-rimorso-della-tarantata/

articolo tratto a partire da questo mio post facebook, al link: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10210820626301784&set=a.1888805429917.111969.1534895340&type=3&theater

TARANTISMO e PERDITA DEL PRIMUS e della VERGINITÀ“la Sacra Sindrome”alla ricerca del vero profondo riMorso della…

Publiée par Oreste Caroppo sur Mardi 27 septembre 2016

e da lì il rimando ai commenti e ad altri miei link in multitesto.

Qui in breve l’ ipotesi razionalizzante da un punto di vista maschile: la psiche della donna che vede interrompersi o non maturare il rapporto con il primo essere con cui ha avuto il primo orgasmo, soggetto che chiamiamo “primus”, struttura la sua mente grazie a tale sistema di personalità multiple, e deve sopprimere in profondità in lei la giovane ormai vecchia ragazza, la Lilith che ha provato Amore per la sua prima volta davvero e per il solo essere che a lei è concesso dalla biologia di Amare davvero, per un meccanismo di imprinting nei confronti del primo essere con cui ha avuto il primo pieno dirompente emotivo orgasmo, evento ristrutturante la sua mente nel verso di una piena attrazione verso tale suo “primus”! E’ in questo primo orgasmo-imprinting la vera perdita della verginità!
E per esigenze di sopravvivenza, se questo “primus” viene meno nella sua vita, (questo il grandissimo trauma esistenziale per lei!), indipendentemente da come invece la società la invita ad elaborare quell’ evento, si crea in lei una nuova personalità, e potrà, con questa, relazionarsi e tentare, ripeto tentare, rapporti duraturi con altri maschi; ma appena e se riemerge in lei la ragazza del “primus”, se l’ auto-inganno non regge, non funziona, (come tra “Dottor Jekyll e Mister Hyde”, ma al femminile), il suo cervello sembrerà andare in tilt fino all’ idea persino del suicidio, alla manifestazione di un senso di violenza subita, e c’ è una razionalità profonda in tutto questo: il nuovo ragazzo, l’ altro ragazzo è per la Lilith un estraneo, non è riconosciuto e non lo sarà mai, non è per nulla amato, è disprezzato, e la sua presenza è per lei de facto una violenza contro la sua volontà; ma la volontà di chi? La volontà della Lilith che ama e per sempre amerà solo e soltanto quel “primus”, contro ogni imposta altra falsa logica, contro ogni imposizione esterna, sventura, volontà di quello persino, o auto-imposizione claudicante; il suo “primus” cui è biologicamente psicologicamente fedele per imprinting, fedele per antonomasia! Solo accanto a quel “primus” è per lei psicologicamente il fondamento di una possibile dimensione di vera felicità, di pieno equilibrio, l’ Età dell’ Oro dell’ animo che non ha età.

Nella mitologia greca-latina Afrodite-Venere, la Dea della bellezza simbolo del femminile più leggiadro e dei tanti veri amori, poteva avere storie con più uomini nel tempo, uno per volta, perché, si dice, aveva la possibilità, concessa solo ad una dea, di riacquistare pienamente la sua verginità dopo ogni rapporto sessuale tornando a immergersi nelle acque di Pafo, dove era nata. (Di questa versione del mito di Venere ne parlò il filosofo Gabriele La Porta anni fa in tv).

Nel motto popolare “Il primo Amore non si scorda mai”, da nessuna donna mai negato, e che racchiude tantissima saggezza antica, vi è il più grande dei misteri delle donne, che tanti hanno cercato di scoprire o che forse non hanno mai voluto davvero conoscere!

P.S.: questa è una chiave di lettura, poi sta ad ognuno applicarla-verificarla nella storia, nell’ antropologia, nella psicologia, come per tentare di spiegarsi quell’ apparente irrazionale contro cui si è magari dovuto suo malgrado scontrare con tanta amarezza, augurandoci che sia comunque riuscito a mettersi in salvo, fuggendo via, prima di ritrovarsi in mezzo all’ oceano naufrago e non più soccorribile;
ma razionalizzare pienamente è sempre salvifico e salutare!

 

Assai in tema questa vignetta:

Publiée par Alpha Woman sur Jeudi 11 octobre 2018

 

 

PER APPROFONDIMENTO ALCUNI MIEI COMMENTI ESTRAPOLATI DALLA DISCUSSIONE AL POST FACEBOOK:

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Infatti Nel mio scritto non si ipotizza certo che lo siano tutte a personalità multipla! Ma si mira a capire le ragioni di un fenomeno comportamentale che, non solo per mia esperienza, non par certo limitato!  Io ho dato il mio contributo.

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Analizziamo questo primo punto:

1) Ora, nero dici tu come tabula rasa da cui ripartire, ma potrebbe anche essere il bianco tabula rasa, luogo dove è tutto (come tutti i colori) come la realtà, e da cui operare scelte per far emergere ciò che vogliamo.

Il nero è assenza (è anche assenza di colori) e per noi è lutto! Il colore della vedova. Messaggio sociale e individuale, comunicazione con sé e con gli altri. Il tuo un bel discorso costruttivo, che dà speranza, positivo, incoraggiante per la ragazza, ma dove è il peso da dare al trauma? Quale è il trauma per il cambio di gusti cromatici nel caso analizzato?

Io non ho indagato oltre lì.
Ma io ipotizzo che il trauma sia stato la rottura del rapporto con il primus, e la soppressione della Lilith, come io uso l’ immagine mitica in questo contesto. Lei è la personalità più potente, la vera, la ancestrale ragazza innamorata che cerca di riemergere sempre.

Nel nero vedo l’ affermazione della Lilith, nascosta sotto Eva, il suo voler comunicare in forme simboliche, velate al conscio in forma di Eva, comunicare ad Eva stessa e alla società, che anche se single, anche se fidanzata con un altro, lei è vedova, in status di vedovanza, il suo cuore appartiene comunque al “marito psicologico” che accanto a lei non c’ è affettivamente, il “primus”!
Nel nero mimetismo nel buio, ritiro: non piena partecipazione emotiva al rapporto con il mondo altro, che è il tutto ma senza il suo primus, il suo re di lei regina! Regina dei colori prima, simboli di fertilità, della Natura che è multicolore, Regina delle tenebre ora!

Proprio il giusto aspetto che scrivi della complementarità maschio-femmina come vero equilibrio, di cui son pienamente convinto, è alla base della mia lettura del trauma di cui sopra, legata alla rottura di un equilibrio raggiunto con bio-psicologico “imprinting”, qui di certo la novità del mio pensiero sulla questione.
Tale teoria dell’ imprinting per il primo Amore (e unico vero Amore!).

Viceversa tu cerchi una lettura come di percorso di normale maturazione della psiche e non ipotizzi neppure un trauma, un evento fulcro, la cui rielaborazione profonda è causa di quel cambio repentino e totale e radicale di gusti cromatici.
Non escludo certo che la psiche del singolo maturi nel percorso di vita, su spinte biochimiche nella crescita e con le esperienze, ma si dimentica che la psiche si porta dietro già una maturazione evolutiva plurimillenaria che la struttura e predispone con sorta di file silenti, pronti ad esser fatti girare nell’ occasione giusta per loro (similitudine informatica calzante) per l’attuazione di programmi biologici sensati, anche laddove ci appaiono irrazionali a primo sguardo!

Io ritengo la chiave di lettura che propongo di un evento “imprinting” fondamentalmente biologicamente unico ovviamente, (sfumature possibili da approfondire certo),

quel quid mancante oggi intorno ad ogni tentativo di comprensione davvero soddisfacente della psiche femminile, e non di un femminile come principio qui, ma della donna in carne ed ossa (e psiche ad esse sustanziata)!

L’ assenza di affermazione dell’ esistenza di tale meccanismo di imprinting la causa di quel divagare ondivago e inconcludente intorno al femminile come “misterioso”.

Non facile ammettere, né indagare nel verso che propongo oggi per ragioni socio-politiche e culturali di mainstream,

né facile per lo stesso maschio avventurarsi in un tal verso di approfondimento che demolisce tanta speranza maschile di possesso della donna in anima e corpo,

ma a me piace la Scienza, non la bugia!

Inoltre con questa chiave di lettura più facile leggere le ragioni profonde di tanta gestione del femminile, e della verginità, nelle società passate e religioni a secondo delle esigenze sociali ed individuali, nonché evoluzionistiche perseguite, dalla legge della foresta a quella della più avanzata civiltà!

Provaci, nelle tue esperienze sul campo e riflessioni, a cercare le tracce di questo imprinting prima di censurarne eventualmente l’ idea …

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E perché c’è un corso universitario oggi dove c’è almeno una lezione in cui viene detto ciò che io ho scritto qui?! Mi fa piacere la conferma dell’ originalità della mia speculazione!

Il mio esprimere le mie speculazioni non è affermare le conclusioni ma invitare tutti a testarle nel loro quotidiano.

Così fa parte della mia ricerca l’ esporla e chiedere chi stando con Eva ha avuto modo di veder emergere una terrificante Lilith?!
Se non se ne parla finisce che dopo millenni di cultura si banalizza tutto l’ interrogarsi di chi ci ha preceduto come superstizione trascurando invece le osservazioni su cui han innestato riti, norme e superstizioni!

Se non scrivo un post sul Teorema di Pitagora contestandolo è perché studiandolo in matematica non ci trovo nulla che non va, mi soddisfa la sua dimostrazione, mi piace la sua realtà.

Se dopo tanti libri e ricerche di psicologia devo invece scriverci io tanto e perché sulle questioni qui toccate, in quei testi, benché si trovino gli strumenti per una corretta analisi, poi non ho trovato le soddisfacenti razionalizzanti conclusioni.
(Magari un bel libro/studio in merito esiste per carità, convergente con la mia visione, ma io non l’ ho trovato!)

Certo non tutti/tutte capiscono il bisogno di razionalizzare ciò che si osserva e una spiegazione lucida non ha, e tanti le idee le comprano solo al supermercato come io lì talvolta i libri, ma senza ritenere che le idee possano anche sorgere (gratis) nella propria mente indipendentemente!

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Homo sum, humani nihil a me alienum puto
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Che dire, fortunato te se non hai mai avuto la sensazione di stare accanto a ragazze dalla personalità doppia! O sfortunato, alla fine son sempre esperienze formative, certo “terribile” può essere la cosa, soprattutto poi se non se ne prendono le dovute distanze subito, finché non si razionalizza e vi si trova il busillis di tanta apparente irrazionalità!
Lilith“, opera recente del pittore Andrei Posea
Comunque al di là del caso specifico in oggetto, il principio di indagine seguito è quello di far tesoro del bagaglio mitico e religioso-superstizioso del passato per meglio applicare il motto greco del “conosci te stesso”, indagare sull’ uomo, cosa a volte più difficile che indagare l’ universo esterno, certi del fatto che anche laddove tutto sembra irrazionalità, vi è una razionalità di fondo da cercare e magari solo non subito vista, o peggio auto e/o socialmente censurata!
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L’ uguaglianza che diventa appiattimento delle differenze tra i sessi non è certo un valore da ambire! Vorrebbe dire generare piatti mostri chimera maschio-femmina insieme!
Credo che basti il rispetto reciproco come valore, o “un vivi e lascia vivere”, rispetto ad un uguaglianza sociale totale che potrebbe essere irrispettosa, come ad esempio aver le quote rosa 50% in una miniera.
Si vede che dove son nato e cresciuto, il Salento tra fine ‘900 e nuovo millennio, non ho mai visto questo squilibrio verso una cultura maschilista, e vedo ovunque vecchiette da tempo vedove, senza che ciò sia dovuto a recenti guerre; sposano tutte uomini molti più grandi o vi è una vita media maggiore per la donna? Se così fosse anche questo elemento non farebbe pensare ad una cultura oppressiva per la donna tale da cagionarle una vita media inferiore.

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APPROFONDIMENTO: L’ IMPRINTING ANCHE NELL’ HOMO SAPIENS

Studiando le Oche ed altri animali, l’ etologo Konrad Lorenz scoprì, nel senso soprattutto di meglio capirlo, descriverlo, definirlo e dargli la sua importanza evoluzionistica, psicologica e biologica, il fenomeno importante dell’ “imprinting”: http://www.imisteridelcavallo.it/konrad-lorenz-e-limprinting-cioc-e-martina/
 “L’ “imprinting” (termine inglese che vuol dire “prender forma”) non è un comportamento innato ma neppure una forma di apprendimento possibile durante tutto l’arco della vita: esso ha caratteristiche intermedie, poiché rimane legato sia alle informazioni che il nuovo nato riceve dal mondo esterno sia alla predisposizione genetica, con una sorta di “finestra” temporale durante la quale il suo sistema nervoso è sensibile a “stampare” l’immagine del genitore o di chi viene riconosciuto come tale.”
Vedi: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Imprinting_(etologia)

Dagli altri animali all’ animale uomo, io ritengo che un simile imprinting, ma verso il primo partner, più in generale diciamo verso il suo “primus”, sia predisposto nella bio-psicologia femminile, e dalla tradizione antica tutto questo, che era ben noto, sebbene non ancora codificato scientificamente nei quadri ora possibili, era espresso ad esempio sotto il detto popolare eloquente: “il primo amore non si scorda mai!”, amore da intendersi non solo o comunque non necessariamente qui come platonico.

Imprinting, anche in questo caso, che si attiva in una finestra temporale ristretta, aspetto che ci richiama alla mente espressioni come “colpo di fulmine” usate per indicare il forte innamoramento!

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Quale sarebbe l’ abstract per questo post in sintesi? Questo: si avanza qui l’ idea che il motto “il primo amore non si scorda mai” e l’ importanza data nel tempo alla verginità femminile trovino fondamento nell’ esistenza di un meccanismo neurologico di imprinting vero e proprio nella donna, da indagare maggiormente, non dissimile dall’ imprinting che teorizzò e studiò l’ etologo Konrad Lorenz in altre specie animali, ma in questo caso umano connesso alle primissime esperienze emotive-sessuali, un meccanismo dalle valenze evolutive volte allo sviluppo un più solido legame verso il partner.

Riporto da Wikipedia, l’enciclopedia libera: Imprinting (etologia)

L’imprinting è un particolare tipo di apprendimento per esposizione, presente in forme e gradi diversi in tutti i vertebrati. Serve a fissare una memoria stabile delle caratteristiche visive degli individui da cui si verrà allevati (imprinting filiale) o degli individui con i quali è possibile riprodursi (imprinting sessuale). Per questioni di convenienza nella ricerca, l’imprinting è stato studiato soprattutto negli uccelli e, in misura minore, nei primati.

Origine del termine
La parola “imprinting”, derivata dall’inglese “imprint” (impronta), è la traduzione inglese del termine tedesco Prägung utilizzato da Konrad Lorenz per definire una particolare modalità di apprendimento che può avvenire solo nelle prime ore (entro le 36 ore) dopo la nascita.

Caratteristiche dell’imprinting
L’imprinting non è un comportamento innato ma neppure una forma di apprendimento possibile durante tutto l’arco della vita: esso ha caratteristiche intermedie, poiché rimane legato sia alle informazioni che il nuovo nato riceve dal mondo esterno sia alla predisposizione genetica, con una sorta di “finestra” temporale durante la quale il suo sistema nervoso è sensibile a “stampare” l’immagine del genitore o di chi viene riconosciuto come tale.

Appena nati, gli animali possiedono in diverso grado una rappresentazione a livello di sistema nervoso che consente loro di riconoscere gli individui della propria specie. L’imprinting serve a completare questa rappresentazione. Più la rappresentazione è dettagliata, meno ci sarà bisogno di imprinting.

Per esempio il cuculo depone un uovo nel nido di un uccello di specie diversa e lascia che sia quest’altro uccello ad occuparsi del piccolo. Quando il cuculo lascia il nido, raggiunge però gli altri cuculi e si accoppia con questi invece che con individui della specie che lo aveva “adottato”. Il cuculo adulto riconosce quindi gli individui della propria specie pur non avendone mai visto uno prima. A seguito di vari studi, fra cui quelli di Giorgio Vallortigara, si ritiene abbia una rappresentazione innata dei suoi conspecifici molto dettagliata e nessun bisogno di imprinting.

In altre specie di uccelli (come pollo, cigno, anatra, oca …), il piccolo appena nato si avvicina senza paura a diversi oggetti, tra cui la madre, ma entro un certo periodo di tempo la sua rappresentazione innata interna lo guida ad apprendere le caratteristiche fisiche specifiche della sola madre di modo che, terminato l’imprinting, il pulcino adotterà il comportamento di inseguimento soltanto verso la madre e mostrerà segni di paura quando si avvicina un oggetto estraneo. Questo processo, che in natura si rivela molto efficace, può essere manipolato sperimentalmente al punto che un pulcino, che dalla nascita riceve l’opportunità di osservare solo un uomo (o un altro animale o addirittura un oggetto che abbia certe caratteristiche) riconoscerà l’uomo come propria madre e si rifiuterà di avvicinare altri individui della sua specie. Questo fenomeno è stato studiato e documentato per la prima volta dallo studioso di etologia e Premio Nobel per la medicina Konrad Lorenz, ma la conoscenza del meccanismo ha una storia ben più lunga e se ne trovano accenni già in Immelmann, Heinroth, Spalding, e forse anche in altri autori precedenti ma incerti. Lorenz, dopo le prime osservazioni sugli uccelli di allevamento o selvatici, si propose come madre adottiva per molti pulcini di anatra e si accorse che questi si attaccavano affettivamente a lui come se fosse stato la loro madre. L’oca più famosa, descritta dallo stesso Lorenz, è stata Martina.

L’imprinting non si manifesta solo negli uccelli, ma anche nei mammiferi ed è molto importante per l’adattamento dell’animale da adulto: il primo essere con cui il piccolo avrà contatto (generalmente la madre, o comunque un altro esemplare della stessa specie) gli garantirà maggiori possibilità di sopravvivenza. L’imprinting è importante per ogni fase della vita successiva: i cuccioli, in età infantile, infatti, imparano a quale specie appartengono e quindi iniziano a rapportarsi sin da piccoli con i loro simili. L’imprinting è presente, seppure con un peso inferiore, anche nell’uomo.

Questo fenomeno influenza molto il comportamento dell’animale che ne sarà interessato per tutto il resto della sua vita. Le modalità di ricerca del partner e dell’accoppiamento, della vita di relazione, e della ricerca del cibo fanno affidamento anche sulla buona riuscita dell’imprinting.

L’imprinting può essere riconosciuto anche negli umani, in una forma diversa ma pur sempre simile.

È possibile quindi influenzare le tendenze e il carattere di un individuo gestendo entro certi limiti l’imprinting, a conferma che le informazioni e le “impressioni” ottenute in tenerissima età, in questo caso nei mammiferi, possono poi essere recuperate in età adulta e permettere un apprendimento molto più rapido e duraturo.

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Se quel meccanismo dell’ imprinting studiato da Lorenz, (e presente in parte anche nell’ uomo), si attiva in certi animali come anatre e oche nelle primissime fasi di vita dopo la nascita, (o magari anche per l’ uomo durante la stessa e forse già prima), qui si ipotizza un meccanismo simile ma volto verso il primo partner e attivato neurologicamente da uno stato emotivo forse coincidente con un primissimo orgasmo in presenza del partner.
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ED ANCHE NEL PARTO. Un meccanismo simile di imprinting anche ipotizzabile nello stato emotivo del parto nell’ Homo sapiens, volto ad imprintare maggiormente la madre nei confronti del figlio, aumentandone l’ amore, motivo per cui, se così fosse, si dovrebbe guardare con sospetto ai parti odierni volti ad anestetizzare la partoriente perché non senta nessun dolore-emozione legata al parto. Le “epidemie” odierne di sindromi post-partum con rigetto affettivo da parte della madre per il figlioletto, che vuol dire mancanza dello sviluppo di amore in lei per lui, fatto che appare abbastanza innaturale, mi porterebbero, in questo quadro formulato, ad interrogarmi, (laddove la donna provi davvero amore profondo per il padre biologico del bambino!), se questi parti innaturali anestetizzati non ne son la vera causa!
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A volte vediamo giudizi moralistici ad esempio espressi in forma di domanda retorica “ma come fanno quelle donne ad amare così perdutamente dei violentissimi mafiosi loro compagni e restare loro fedeli per anni, pur nonostante il carcere di quelli, fino a scendere in strada e difenderli con i loro stessi corpi dalle forze di polizia?! Come è possibile?!” E via a cercare ragioni di sudditanza,costrizione minaccia-paura, convenienza socio-economica, che per carità nella vasta casistica possono pure trovarsi, ma che non spiegano tutta la realtà in materia. O pensiamo anche ai racconti mitici ed eroici, liricizzati dall’ immenso poeta latino Ovidio nelle sue opere, sulle donne perdutamente innamoratesi dei loro stessi rapitori e stupratori? Solo sindrome di Stoccolma, la sudditanza quasi amorevole nei confronti dei propri aguzzini? Anche qui per taluni casi può essere certo. In Ovidio liricizzata dunque quell’ odierna immagine ironica che si figura l’ uomo preistorico che si conquista la donna con un colpo stordente di clava in testa, trascinandosela nella sua grotta tirandola per i lunghi capelli. O anche pensiamo al topos fiabesco de “la Bella e la Bestia”, qui nell’ immagine di un recente film, dove per l’ iconografia ci si è ispirati a quella dell’ arte classica greco-latina delle leggiadre ninfe inseguite da spasmodici eccitati cornuti satiri. Tante storie e topos mitologici come questi, che possiamo considerare borderline e che il mainstream politically correct odierno rigetta come situazioni di impossibilità di amore vero della donna nei confronti del maschio, fino ad addurre la pietas nel caso de “la bella e la bestia”, in realtà nella “Teoria dell’ Imprinting del Primus” qui esposta potrebbero ritrovare una ben più razionalizzante limpida comprensione.
Dal film “La Bella e la Bestia”
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 “LA SACRA SINDROME” 


La dialettica conflittuale Eva-Lilith, la manifestazione della poliedrica personalità, di personalità soppresse che riemergono violente dalla profondità della psiche, dà luogo ad una sintomatologia che discutendone con gli amici battezzammo: “La Sacra Sindrome”;
sia per un’ assonanza con la famosa reliquia di tela della cristianità, la Sacra Sindone, per il simbolo che il velo ha nella nostra cultura per la rappresentazione della verginità per il paragone anatomico con l’ imene, (Imeneo era il nome dei Dio romano preposto alla solidità dei matrimoni!!!),
sia con un richiamo alla cosiddetta oggi “sindrome premestruale”, dove in una situazione di malessere fisico e psicologico, se la dicotomia Eva-Lilith esiste, più facile è la comparsa di situazioni di emersione di una caustica Lilith in improvvisi litigi con il partner sorti per futilissimi motivi adducendo da parte di lei qualsiasi “casus belli” possibile, in realtà sovente son manifestazioni comportamentali di lui che per ragioni di cose lo mostrano diverso dal “primus” a rompere l’ “incantesimo” rompendo in lei, incrinando una sorta di auto-illusione che lui sia ancora il “primus”, ciò permette alla Lilith la sua emersione in un’ esplosione della sua ira soppressa. Nella sindrome premestruale, come in una sorta di “in vino veritas”, emerge più facilmente l’ odio contro colui che ha, per la Lilith, usurpato il trono che spetta solo al “Primus” e regna accanto ad Eva che ha preso nella donna stessa il suo dominio sull’ Io!
E “sacra” perché sacra è la vita, la biologia e le sue leggi evoluzionistiche che si manifestano nella donna.
Femminile, che contrariamente ad una lettura superficiale datane da alcune sempre sul piede di guerra quando si tocca il discorso del femminile, tanto più se è un maschio che cerca di “penetrarne” i misteri delle circonvoluzioni affettive nella spelonca dei profondi recessi dell’ animo, non ne esce certo vilipesa da questo approccio teorico, anzi. Laddove la superficialità maschilista avrebbe liquidato come “pazzia”, “pazza” la donna che con fierezza e tanta sincerità – è la sincerità della Lilith che mette le mani avanti e le cose in chiaro subito! – si dichiara “lunatica”, e manifesta quegli eccessi della dicotomia di personalità sopra discussi, distruggendo furiosa con le sue mani ciò che pochi minuti prima sembrava intenzionata a costruire e consolidare in termini relazionali con il nuovo partner, qui invece se ne trova una logica profonda e quasi matematica ancorata al messo in luce pilastro di un immenso mai davvero interamente tradito unico imperituro eterno Amore, che pur si rintraccia nella donna divenuta per condizioni al contorno e successive scelte anche la più poliandrica delle donne!
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Infatti come si può non essere attratti dal riflettere su queste quotidiane vitali questioni!
Non riflettendo su di esse tanto di ciò che avviene, anche di terribile, finisce per essere banalizzato nel tabù del politically correct, come caso, pura e sola impura pazzia, quando invece non è caso ma determinismo, e si finisce per non poter mai prevenire a monte riformando il vivere comune nel verso della massimizzazione della serenità-felicità!
P.S. i Savi antichi speculavano ovviamente anche di queste basilari faccende … oggi censure!
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Innanzitutto un punto, il maschio, e la società in generale, in maniera tanto più ossessiva quanto più maschilista, diciamo patriarcale, ben consapevole davanti a tradizione empirica tramandata e rafforzata nei secoli, o anche solo mossa da un sapere inconscio, che la solidità di coppia con serenità famigliare non è possibile se una donna è al fianco di un non suo “primus”, ha, ovviamente in questo contesto bio-psicologico, esaltato il valore della verginità della donna, portandolo non solo nel diritto ma sin dentro le religioni, e dedicandovi persino dogmi attribuendo quel valore, contro ogni pragmaticità, all’ umana generatrice di un figlio divino, il Cristo, e lei stessa divinizzata, Maria, la Madonna che prende sincreticamente il posto di tante dee femminili greco-latine, anche per le quali già era esaltato il valore della verginità, vedi Atena-Minerva e Diana-Artemide. Ciò persino dunque in società pagane, dove pur essendoci chi faceva voto di castità in certi ordini sacerdotali maschili, (se non erro in quello di Cibele fino all’ evirazione rituale maschile), non spiccavano certo per una tendenza sessofobica come quella affermata nel cristianesimo con l’ idea qui di peccato diffusa a onta della pratica sessuale normalizzata puritanisticamente fin nei minimi e più sottili dettagli.
Così la forza di Roma, a proiezione sociale di quella della famiglia simboleggiata dal fuoco domestico, era creduta legata al fuoco sempre acceso nel tempio della Dea Vesta e le sue giovani sacerdotesse, le Vestali, dovevano essere rigorosamente vergini e caste durante il loro tempo di servizio al tempio, pena la morte, le sorti di Roma erano scaramanticamente nelle loro pure mani … come quelle della famiglia nella donna.
Ora, non avendo mezzi per indagare davvero con certezza la purezza di una donna, la sua verginità, che vuol dire che non ha avuto “primus” e dunque istintivo imprinting ancora su nessuno, verginità, ed è dunque tabula rasa pronta al vero inamoramamento che si cercava così di pilotare, si ricorreva ad una condizione necessaria ma non sufficiente di vera verginità, ovvero l’ integrità dell’ imene, il velo fisiologico davanti la vagina.
Se mancante, lacerato, deflorazione, la certezza che sia vergine o meno non si poteva più avere, anche se magari si era lacerato per altre pratiche magari sportive o altri incidenti, e si concludeva socialmente che non era più vergine, perché come detto poteva anche persino essere ancora vergine de facto in termini di imprinting non avvenuto. Una sorta di “Mater certa, Pater Semper incertus” che ritroviamo nel diritto romano e che in quei tempi di pre-tecnologia di analisi del DNA, evidenziato un interdizione di giudizio, così interdizione di giudizio di fronte ad un imene lacerato percui nell’incertezza una cosa era certa la mancanza di certezza, e nel dubbio meglio non rischiare, con discapito ovviamente della donna che magari aveva ancora davvero un cuore vergine.
Per cui anche donne che magari sono state deflorate dal loro marito non è detto che prima dell’atto non avessero avuto imprinting sentimental-orgasmico con altro uomo, imputando pertanto a “primus” quello.
Il fatto che con il marito mostrino quella brutta lunaticità di cui qui parliamo dovrebbe essere sintomatico proprio di situazioni illusorie di questo tipo.
Con la verginità legata all’ integrità dell’ imene, non potendo controllare a vista con cintura di castità H24 una fanciulla, si aumentavano le probabilità di un matrimonio solido, non a caso tutelato dal Dio chiamato Imeneo a Roma, ma non si aveva la certezza, per cui oltre alla verginità materiale dell’imene Si auspicava un controllo da parte della famiglia nella crescita della fanciulla da sposare. Sempre speranze ovviamente.
Non a caso poi in quelle società le fanciulle erano sposate molto giovani, non era certo per perversione tutto ciò, come oggi bolla il tutto la nostra società occidentale che per il percorso da lei fatto negli ultimi decenni non può certo subito riaprire gli occhi senza grossi traumi su queste faccende antiche biologiche e antropologiche, ma perché dal menarca in poi più passava il tempo più era facile lo scatto di un orgasmo verso qualcuno, l’ orologio biologico dal menarca, la prima mestruazione che segna il passaggio da bambina a donna fertile, batte il tempo con rintocchi sempre più forti!
Ora il dar tanto valore al “primus” dal punto di vista sociale e politico e quindi anche religioso, sempre importante perché il maschio diffonda i suoi genitori con maggiore certezza, assume maggiore importanza nelle società con famiglie monogame, perché il fatto di stare con una sola donna richiede, affinché essa mette al mondo solo figli geneticamente del marito, che essa sia massimamente fedele e tale fedeltà non può esserci se quel marito non è anche il suo “primus”.
Nella Bibbia vi è il precetto, quando si conquistavano le donne di altri villaggi, di aspettare un mese prima di unirsi con loro, c’è chi crede che sia questo un segno di rispetto nei confronti di quelle donne che hanno perso i loro mariti, in realtà cerchi più correttamente a mio avviso ha interpretato il tutto con un modo per assicurarsi che non portassero in grembo figli dei nemici e potessero essere messa incinta dai loro nuovi conquistatori.
Viceversa la verginità garantiva maggiore fedeltà biologica, assoluta, ed era anche fondamento di serenità familiare riguardo ai sentimenti della donna nei confronti del suo “primus” in tal caso anche marito.
Questo è il quadro, poi ovviamente vi è la casistica della realtà che permette un po’ a tutti di trovare la loro parte, e anche le divenute fedifraghe finiscono per avere il loro senso biologico nel garantire il rimescolamento genetico non certo dannoso ma anzi per l’intera popolazione.
E vi sono poi le condizioni al contorno, ad esempio, estremizziamo, su un’isola deserta anche se una donna sta lì con un uomo che non è il suo “primus”, ma con lui che si crede tale perché suo defloratore, ovviamente per esigenze di sopravvivenza ella probabilmente non lo abbandonerà, ma si forzerà a fianco a lui ma spesso dirà a lui di aver “mal di testa” perché dentro sempre le rugge la mai davvero soppressa Lilith!
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Ci son invece tutte le risposte in quanto ho scritto, da leggere con la giusta elasticità naturalmente, anche il discorso dell’ età, motivo per cui in certe culture le sposano giovani per il discorso del tempo cui accenni anche sopra. Certo da leggere con calma. Meglio di sera.
Poi dal testo sopra c’è un link leggi anche lì, e da lì ci son altri link a due altre discussioni accesissime di mesi fa con tanti contributi su queste stimolanti tematiche per chi vuol tentare di capire di più.Poi però tieni conto di una cosa, con le mode affermare nella nostra società consumistica nella quale il PIL (prodotto interno lordo) aumenta con i divorzi chi di noi ha mai davvero saputo o visto di una donna davvero davvero sposatasi con il suo “primus”?!
Una società capace di far abortire una ragazzina rimasta incinta dal suo primo amore perché troppo piccolo e ancora senza un lavoro, condannata in nome di un’ effimera carriera a lasciarlo per una conseguente eterna infelicità da tentar poi di compensare con un ossessivo shopping!
Laddove in passato non certo l’ aborto ma premura e imposizione che il defloratore la sposasse subito, “riparasse”, ciò che altrimenti sarebbe restato danno, ricordo una simpatica novella in merito del Decamerone di Boccaccio nella versione filmica del regista Pier Paolo Pasolini. E laddove i genitori non volevano che lei sposasse un certo ragazzo giudicato “un mal partito”, la strategia anche in Salento, delle “fusciuta“, scappava di casa via con lui per mostrare così alla società di aver giaciuto con lui e aver perso la verginità, e più nulla poteva quel punto davvero sciogliere quel legame carnale scritto nella carne prima che davanti a qualsiasi altare, e di fronte al quale i genitori di lei dovevano comunque rassegnarsi de facto.Parliamo tanto di valori, ma chi sa davvero cosa sono i valori in una civiltà occidentale costruita oggi non su un progresso fondato sulla natura e la comprensione scientifica e miglioratrice della tradizione, piena di errori certo ma anche di saggezza, ma solo sul programma futurista della distruzione e censura del passato etico?!Credo nel principio del giusnaturalismo, nel senso che una buona società non deve rinnegare la Natura nella sua morale, ma conoscerla ed adattarsi al meglio ad essa.Non son molto decenni che in Salento dopo la prima notte di nozze di ostentava alla finestra il bianco lenzuolo nuziale del talamo sporco del sangue della deflorazione, sì certo simbolo del possesso pieno, si sperava fosse, della donna, e non era detto per quanto detto sopra, ma di certo scoraggiamento per pretendenti insidiosi dell’ unità famigliare, ma nessuno che abbia mai voluto indagare sul significato profondissimo di quel simbolo, di quella sorta di “bandiera del Giappone” ostentata alla finestra.
E come possiamo capire l’ oggi e noi stessi, la nostra società, se su tutto quel passato recentissimo abbiamo steso un velo scuro di forzata dimenticanza, censura, tacciando tutto di trogloditismo, barbarie, eppure eravamo noi, i nostri nonni che barbari non erano, forse barbuti, e dunque un velo scuro che è nevrosi sociale!
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Le tue mi paiono buone riflessioni che si incanalano su una medesima strada interpretativa che è quella che poi conduce anche alle ipotesi avanzate in questo post.

Questo aspetto che tu dici è quello che ho chiamato altrove in quei link il “Samsara” del passaggio da un partner all’ altro come senza più metà vera e senza fine, se non poi fermata più o meno momentaneamente, e neppure, ad esempio da gravidanze, situazione questa ancor più favorita dalla società occidentale altamente libertina; un comportamento che avviene, con gradazioni diverse, dopo la perdita del “primus”.
Samsara che nella tradizione religiosa buddista è il ciclo delle rinascite, delle metempsicosi, delle reincarnazioni a nuova vita dopo vita e morte.
È una buona metafora di quello che accade dopo la perdita del Primus, che è per lei una sorta di Graal che si è posseduto, o che si è sperato di possedere, e poi perduto, da cui si innesca una sua spasmodica ricerca del primus perduto in nuovi partner che può avere vera conclusione soltanto se la donna ritorna con il suo primus.
Questo ciclo del Samsara che si innesca dopo lo sviluppo della dicotomia qui chiamata Eva Lilith, è un ciclo di continue auto-illusioni che poi si spezzano, l’illusione consiste nel tentare di ingannare Lilith che il nuovo partner con cui si sta, con cui sta Eva, sia il proprio lo stesso o, ciò placa la Lilith. Ecco perché il nuovo partner è tanto migliore e il rapporto con questo dura tanto di più, quanto più il nuovo partner ha similitudini di vario tipo con il Primus, anche per quelli che apparentemente si potrebbero giudicare come gravi difetti: il Primus non ha difetti, ha soltanto caratteristiche che con l’imprinting diventano tutte positive, come positivo ogni aspetto del contesto in cui scattò l’ imprinting e che vengono imprintate. Non sono difetti per lei perché sono “lui”, parte di lui.
La disillusione scatta di fronte all’emergere di forti differenze con il Primus o anche magari di fronte alla comparsa di nuovi soggetti, più o meno pretendenti, ancora più simili al Primus!

Potremmo dire che di Eva in questo Samsara ce ne possono essere tante, una per ogni nuovo partner, di Lilith ce n’è una soltanto.

Non mi stupisce neppure pertanto la scelta di questo nome della tradizione orientale divenuta di moda New Age in Occidente, Samsara, per un lido estivo gallipolino in una baia che ha fatto della trasgressione uno dei suoi simboli di promozione turistica, e lido nel quale non si celebra certo del femminile come priorità l’ aspetto della monoandria!
Ma ti rimando alla lettura di quei link perché in essi maggiormente si discusse, anche con altre persone che vi diedero dei convergenti contributi, proprio di questo aspetto del Samsara dei partner.

Nota: la donna che ha o ha avuto nella sua vita più uomini viene appellata nel dialetto salentino anche con un termine di origine greca che indica ciò: “pulandra”, anche a Maglie, come leggo in questo questo link di approfondimento: http://www.fondazioneterradotranto.it/2011/11/04/lescort-e-la-pulandra/?fbclid=IwAR1AXP6tn280NSLt0P6nbJtxCLaINn8tlpDqGyGEN0HnhwM7wbcWNrm6bic
Stessa etimologia del termine tecnico “poliandria “ricavato dal greco e che viene utilizzato in antropologia, praticamente con significati convergenti.

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Scrive a commento l’amico Giovanni Enriquez di Maglie

“Una foto eccezionale trovata su internet che racchiude perfettamente il concetto di perdita del primus, continua ricerca dello stesso e relativi effetti deleteri sulla psiche femminile”:

Foto artistica simbolica più che eloquente: donna che ha avuto molti partner, alle pareti profilattici associati alla foto di ogni uomo con cui ha avuto rapporti sessuali. Una foto che ha avuto grandi condivisioni sul web e modifiche da parte di autori sconosciuti, come in questa versione addirittura con la foto tra i partner di un grosso cane e di un uomo di colore iperdotato.

 

Notevole capacità di sintesi artistica-fotografica dell’ intera materia non c’è che dire, e non meraviglia una foto capace di suscitare tanta nervosa ilarità presso i maschi di tutto il globo.

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Tre osservazioni in aggiunta:

-) In merito alla storia iniziale presa come spunto per questo post, in merito ai colori del vestire voglio ricordare come nella tradizione italiana il bianco con cui la sposa va all’altare era ed è ancora oggi comunque ben noto simbolo di verginità prima del matrimonio, benché venga utilizzata, consapevoli della contraddizione, anche da donne che si sposano non più in stato di verginità.
Pertanto il colore nero, che è l’esatto opposto del colore bianco, lo è anche l’ opposto dal punto di vista simbolico!

-) In merito all’importanza data alla verginità femminile nelle religioni, che son specchio della società e sue solide istituzioni,
oltre al dogma sulla verginità intorno alla figura di Maria nel cristianesimo,
non possiamo qui dimenticare la figura del Uri, le 72 bellissime fanciulle vergini illibate (dagli imeni integri) con dei seni “cresciuti”, “gonfi” o “a forma di pera”, senza mai mestruazioni, che connotano il più ambito stato di paradiso per i musulmani, un paradiso sensuale (Jannah) conseguito, secondo la loro tradizione, da coloro che perdono la vita durante la Guerra Santa contro gli infedeli.

https://wikiislam.net/wiki/Le_72_vergini?fbclid=IwAR0tRumwJIHXqnLbAYO8mIBfMRYagMnm8UyT6wYUyZviblgyyTqTtKAaIW4

-) Tanti precetti comportamentali nella crescita delle fanciulle vanno pertanto anche nel verso di preservarle per evitare che questo imprinting scatti nei confronti della persona sbagliata, magari anche semplicemente giocandovi innocentemente insieme, e mi rimase impressa qui una situazione osservata nel Salento non molti anni fa, ovvero quella di un padre come tutti i padri tanto affettuoso e giocoso nei confronti della figlia che lo adorava, ma quando la figlia cominciò a raggiungere il periodo della pubertà e quindi ad avvicinarsi il menarca le donne di famiglia si riunirono per tentare strategie volte ad interrompere a quel punto quella giocosità, benché casta, tra padre e figlia.

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Chiaro come Pitagora con il suo teorema altrove, oscuro come Eraclito qui! Eppure col tempo anche qualcosa di Eraclito si è capita!
Grossomodo argomenti simili toccati  in questo mio articolo dal titolo “TARANTISMO e PERDITA DEL PRIMUS e della VERGINITÀ”, in questo stesso sito web, e cui rimando per chi vuol approfondire, al link: http://naturalizzazioneditalia.altervista.org/tarantismo-e-perdita-del-primus-e-della-verginita-alla-ricerca-del-vero-profondo-rimorso-della-tarantata/, sperando di esser stato allora meno oscuro:
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“Luna Nera, Lilith, e Ciclo Lunare Femminile”

In questa multidisciplinare analisi psico-bio-socio-antropologica tanto può aggiungere l’analisi dei miti antichi
Luna calante tendente verso la Luna nera (Luna nuova)
Riporto dall’ articolo dal titolo “Luna Nera, Lilith, e Ciclo Lunare Femminile”, al link: https://quanticmagazine.com/archives/30/09/2016/luna-nera-lilith-e-ciclo-lunare-femminile/?fbclid=IwAR0ymW9KArQH-6rP5M9tpVmcVeyb1048m3PyFpMjsjQHvjjqcVNx-MhTYOI
questi interessanti passi virgolettati di seguito che ancor di più rafforzano la buona scelta della metafora Eva-Lilith proposta e sviluppata in questo post.“Il principio femminile «si rivela come una forza cieca, feconda e crudele, creativa e piena di tenerezza, e distruttrice»( J. BONNET, La terra delle donne e le sue magie, Red, Como 1991.)”In questo post abbiamo cercato di meglio delineare e differenziare, declinare questi aspetti, ora di costruzione, ora di distruzione, nel quadro della personalità della donna durante la sua età fertile.“Il mito di Lilith, ancora poco conosciuto, è quello della prima moglie di Adamo, venuta prima di Eva, e non creata dalla sua costola, ma creata al “pari” di Adamo, cioè ad immagine e somiglianza di Dio. Come archetipo Lilith incarna l’aspetto negativo delle forze femminili, la Lilith ripudiata da Adamo, la Lilith indipendente, capace, dea”Lilith ripudiata da Adamo, dopo esser stata la sua donna, e che vien prima di Eva, aspetti che ben si conciliano con la dicotomia psicologica proposta in questo post.
Inoltre Lilith è qui detta associata proprio alla Luna Nera, che è la Luna nuova, il nome della fase lunare in cui l’ emisfero della Luna rivolto alla Terra è completamente in ombra, e nel paragone che si stabilisce tra ciclo mestruale della donna, la femmina di Homo sapiens, e le fasi lunari, leggiamo:“Come la luna che cala fino all’ultimo quarto per morire e rinascere in Luna Nuova, ogni donna muore e “rinasce”, durante il ciclo mestruale.
La fase mestruale è una ricaduta verso il centro, si è altamente ricettive, certo, ma così tanto da potere arrivare a provare una sorta di angoscia esistenziale.
La Luna Nera, i giorni Oscuri, rappresenta la fase in cui potrebbero prevalere i lati oscuri di Lilith, in cui si acquisiscono certi poteri che se non regolati o trasformati, possono essere anche devastanti (se ovviamente si alimentano).”Ciò si confà perfettamente con gli aspetti di emersione della Lilith distruttrice più facile, in quadri di personalità dicotomica, o multipersonalità, proprio nel periodo premestruale e mestruale di maggiore malessere nella donna, quella sindrome premestruale di cui abbiam parlato, stato paragonato ad una sorta di “in vino veritas” in cui di più e più facilmente si può manifestare, riteniamo, l’ odio verso l’ eventuale partner diverso dal suo primus!
Si accenna poi a come nella cultura maschilista, patriarcale, la Lilith per i suoi aspetti distruttivi sia divenuta incarnazione dei lati oscuri del femminile.
“la Lilith indipendente, capace, dea, e non serva o schiava, il principio del femminile negato dalla cultura maschile e nel tempo demonizzato dalle religioni di impianto maschile.
Trasformata dalla mitologia ebraica in furioso demone, Lilith raccoglie in sé tutti i tratti oscuri e distruttivi che sembrano raccogliere la testimonianza di un’antica paura, ovvero quella del sovvertimento degli schemi tradizionalmente imposti, (e la paura ancestrale che gli uomini hanno delle donne). Lilith rappresenta l’archetipo della donna riluttante alla sottomissione e si carica nel tempo di tutti gli aspetti negativi della femminilità presenti nell’immaginario popolare: adulterio, stregoneria e lussuria.”
Potremmo dire, parafrasando il motto latino “in vino veritas“: “in mestruo verità!”
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Condanno ovviamente, sulla base della mia sensibilità morale, come in taluni casi in Nepal sono trattate le donne in correlazione a questa tradizione,
vedi articolo al link: https://www.greenme.it/vivere/costume-e-societa/18018-mestruazioni-isolamento-segregazione?fbclid=IwAR3Wwp5DYX-EH_GnfMvdIpzLMlLFFTMx_YwuNvsKgjimOh2Xz-mRiPYlNsA
ma fatta questa premessa e osservato come la pratica di allontanare le donne dalla loro normale abitazione o villaggio durante i giorni delle mestruazioni sia diffusa non solo in Nepal ma in tante altre parti del mondo, e scavando anche nel nostro recente passato Salentino troveremo, ad esempio nel rapporto con l’ acqua della mestruanti, e non solo, molte similitudini con le tradizioni di questi popoli che dal nostro auto costruitoci cavalletto ci permettiamo di giudicare come inferiori o terzo mondo o sottosviluppati, gli altri sempre, ritengo che si debba comunque cercare una razionalità in queste tradizioni
e nei casi emblematici di cui sento e leggo su facebook di episodi in Salento di coppie che esplodono oggi in pubblico con lei che si mette a urlare contro il suo partner intimorito per futilità banali, fino a gridare che ha le mestruazioni, mi sembra di poter rintracciarne degli elementi nel verso della comprensione, l’ Homo sapiens è sempre Homo sapiens pur nelle distanze di tempo e di spazio tra popoli, e ha cercato soluzioni a fenomeni universali!Per questo prima di giudicarli, capire anche guardando nel confronto alla nostra realtà umana odierna!
In ogni caso la violenza che esplode parossistica contro il partner durante il periodo mestruale par eccessiva in talune donne rispetto ad un sano voler essere lasciate da sole, anche correlato al biologico periodo di giorni di mestruo e dunque non fertilità.
In tali casi esplode un’ aggressività verso il partner, in altri giorni meglio repressa, controllata, ecco perché mi piace dire, parafrasando il detto latino “in vino veritas“: “in mestruo veritas”;
ne ho trattato qui in questo post e nei commenti correlati, in un percorso di indagine tra psicologia, antropologia, miti e tradizioni.
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Da un interessante post facebook del 30 giugno 2015 dai contributi antropologici e storici dello studioso salentino di Sava (Taranto) Gianfranco Mele, al link: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1042569675753495&set=a.101585826518556&type=3
leggiamo:

 “Uno dei legamenti più utilizzati e creduti potenti nelle locali pratiche magiche legate alla cultura contadina è quello con l’utilizzo di sangue mestruale. Per legare a sé un uomo, la donna (direttamente o sotto la guida della “masciàra”) deve offrirgli una bevanda contenente il proprio liquido mestruale. Sino a tempi recenti è sopravvissuta in loco l’usanza, molto temuta dagli uomini, di versare alcune gocce di sangue mestruale nel caffè offerto alla “vittima”. Come spiega la Gimbutas, sin dall’antichità al sangue mestruale è stata data una forte valenza magica essendo stato identificato dalle antiche popolazioni come il simbolo potente della creazione. Nel mito di Demetra , la dea compie, anteponendo ad esso formule sacre e segrete, un antico rito (prerogativa anche delle sue sacerdotesse) che consiste nello spargere sulla terra il sangue mestruale mescolato a saliva, al fine di aprire le viscere dell’Ade (mentre è alla ricerca di sua figlia Persefone). Tale rito era utilizzato dalle stesse sacerdotesse per evocare Demetra.” (Gianfranco Mele)

 

Estraggo dai commenti a questo post:

Oreste Caroppo: Sempre liquido o rappreso, o anche bruciato incenerito nei riti di legamento amoroso del sud Italia? Ricordo qualcosa in merito dall’ opera “Sud e Magia” dell’antropologo Ernesto De Martino per la Lucania o è un falso ricordo?

Stefano Simone: La sua importanza deriva dal fatto che è ciclico, non coagula e scorre senza nessuna violenza….componente basilare del nettare dell’immortalità!!

Oreste Caroppo: Sull’ uso della saliva da parte delle guaritrici-maghe del Salento interessanti studi se non ricordo male sono stati fatti a Galatina, due sorelle che nei secoli passati ebbero grande fama in tal merito in quella città salentina.

Gianfranco Mele: Si ho letto diverse ricerche. Una delle migliori il libro ” le donne guaritrici nella terra del rimorso – Dal ballo risanatore allo sputo medicinale” di Giancarlo Vallone con prefazione di Giuseppe Galasso, Congedo editore. Non moltissime pagine ma un bel documento, completo. Approfondita ricerca sulle Bellevicine e il loro sputo medicinale.

Oreste Caroppo: Esattissimo! Un bel testo su aspetti poco noti intorno al tarantismo. Intendevo opuscolo o perché non tantissime pagine, o forse perché lo divorai in poche ore!

Gianfranco Mele: Tradizione antichissima e presente sia nel paganesimo che nella Bibbia e nelle tradizioni magico medicinali di molti popoli.

Oreste Caroppo: Sangue, saliva, ecc., l’ uso ovviamente di ciò che sia aveva e di più immediato caricato di valenze semantiche secondo il pensiero associativo e magico. Ma interessante come questo operare e pensare poi trova sovente conferme scientifiche, meglio dire convergenze di valenze. Così sarebbe interessante capire se non vi siano anche dei feromoni, sostanze volatili usate dagli animali per favorire l’ incontro sessuale maschio-femmina, proprio in quei liquidi mestruali-vaginali e così iimpregnanti i peli del pube femminile anche essi usati in quei riti qui descritti, se non erro questi ridotti anche in cenere in un fornellino mescolati a quei liquidi e poi usati come “condimento” per pietanze da far “gustare” al malcapitato (potremmo dire “ben capitato”, ma se pensiamo che a questi stratagemmi ricorrevano quelle che avevano più difficoltà a trovar marito … il più delle volte certamente va bene dire “malcapitato”!).

Hana Mayumi: Per l’uomo serviva lo sperma lo sapevate?

Hana Mayumi: Per far tornare la propria amorosa serviva una ciocca di capelli oppure un pezzo di unghia, quindi si andava dalla Masciara che prendeva una arancia faceva un buco all’intero e ci metteva o l’ unghia o la ciocca di capelli, dopodiché intorno ci metteva uno spago infine dei spilli mormorando qualcosa.

Gianfranco Mele: L’ unghia o la ciocca dovevano essere di quella persona che si doveva legare, tipico rito di magia simpatica. Operando su parti del corpo appartenenti e tolte alla vittima si trasferiva L’ incantesimo a tutta la persona.

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Lilith dunque come anche la strega nera

In questo post invece abbiamo interpretato quegli aspetti negativi, che il maschio può incontrare, e di cui ne è resta atterrito ovviamente, come scaturiti dal trauma della perdita del primus, e non pertanto a priori da attendersi, da parte del partner, in ogni donna connaturalmete a lei.

La Strega a cavallo della scopa diretta al sabba

Da questo filone della Lilith associata alle streghe nere, interessante sarebbe l’ approfondimento psicologico del legame morboso di certe donne con animali simbolo delle streghe, come il gatto, ed in particolare il gatto nero, e i cani che nella mitologia son animali psicopompi legati alla dea Ecate, dea greca delle forze oscure, protettrice delle streghe, psicopompa (accompagnatrice delle anime dei defunti nel’ aldilà) e associata alle tre età della donna, vergine (fanciulla), ninfa (nubile, età da marito) e vegliarda (la fase vegliarda è quella di non più fertilità per la donna);
un necessario approfondimento fino alle moderne pratica psicopatologiche ossessivo-compulsive falso-animaliste della sterilizzazione seriale di cani e gatti (maschi e femmine), presi o acciuffati in ogni amorevole o meno modo, e castrati, sterilizzati, resi così eunuchi e handicappati, e in questo stato accuditi, e per cui rimando ad un parallelo attraverso questo articolo dal titolo
“Nel Medioevo si pensava che le streghe rubassero i peni e se li tenessero come animali domestici” al link:
https://www.vice.com/it/article/gqzz9m/medioevo-streghe-alberi-peni?fbclid=IwAR0uJW-5FBzWsZmDxvcjfQh7C_ntxN-punVFny3JrvmyOb5F2oICBTsP_wQ

 

Gatto nero e Luna
Eusebio di Cesarea (ca 265 – ca 339 d.C.), vescovo cristiano e scrittore greco, descrive Ecate come “padrona di tutti i demoni malvagi”, “demone della pazzia amorosa” e “la Nera”. Causava nell’uomo sonno pesante, sogni gravosi, stati di coscienza mutevoli, epilessia e pazzia. Era anche la dea delle streghe (e strega ella stessa), degli spiriti notturni, delle nascite e dei trivi. Era accompagnata da cani abbaianti e fantasmi. Il cane era il suo animale sacro e spirito aiutante, ed essa stessa appariva come fantasma di un cane, oltre al fatto che era evocata come “nero cane”. Era identificata anche con Selene, la dea della Luna (a sua volta assimilata ad Artemide e Persefone), e l’epilessia causata da Ecate era nota come “male di Selene”, cioè della luna. Da Ippolito (II secolo d.C.), in Elenchos: riferendosi alla Dea Ecate

“nemica della luce e amica della notte e fida compagna,

che ti diverti ai cani che abbaiano e al sangue che scorre,

che cammini sui cadaveri e sulle tombe dei morti,

assetata di sangue, raccapriccio degli uomini mortali”.

Dal link: http://www.duepassinelmistero.com/mandragoracredenze.htm

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E’ diffuso nel Salento per le cagne il nome proprio “Lilli”; è legato al nome proprio di persona, pare, Giglio (“Llillo” in salentino), che discende dal latino “lilium” il nome di un genere di fiori, i Gigli, pare simboli di innocenza. Alcuni ipotizzano un legame etimologico anche con il nome della dea Lilith (associata ad Ecate, cui era sacro il cane)! In foto l’ italico: Lilium bulbiferum
Lilium bulbiferum
Liliale agg. [der. del lat. lilium “giglio”], lett. – [che ha il candore, la purezza e la delicatezza del giglio: mani l.] ≈ candido, immacolato, puro, virginale.”
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La Lamia

Sensualissima raffigurazione della “Lamia“, opera del 1909 del pittore inglese Herbert James Draper dalla grande ispirazione preraffaellita
Interessante vedere come la figura mitologica greca Lamia, non a caso dunque associata a Lilith e alle streghe, fu proprio de facto lasciata dal suo amante, Zeus, e ciò la porto a divenire figura malefica invidiosa della felicità altrui, sciagura per i maschi da lei adescati. Leggo: “Le Lamie, secondo mitologia greca, furono figure femminili in parte umane e in parte animali, rapitrici di bambini o fantasmi seduttori che adescavano giovani uomini per poi nutrirsi del loro sangue e della loro carne. Vennero chiamate anche empuse, sebbene il mito delle empuse, figlie o serve di Ecate, avesse origini differenti. Nel Medioevo, Lamia divenne sinonimo di strega, mentre nella tradizione della Cappadocia si crede che Lamia fu la prima sacerdotessa del culto di Lilith. Secondo il mito originale, Lamia era la bellissima regina della Libia, che catturò il cuore di Zeus provocando la rabbia di Era (la consorte divina di Zeus), che si vendicò uccidendo i figli che suo marito ebbe da Lamia. Lamia, lacerata dal dolore, iniziò a sfogarsi divorando i bambini delle altre madri, dei quali succhiava il sangue. Il suo comportamento innaturale fece in modo che la sua bellezza originaria si corrompesse, trasformandola in un essere di orribile aspetto, capace di mutare forma e apparire attraente per sedurre gli uomini, allo scopo di berne il sangue. Per questo motivo la lamia viene considerata una sorta anche di vampiro ante litteram.
Una figura in chiave psicologica importante, quella della Lamia, anche per capire le odierne false-animaliste occidentali sterilizzatrici compulsive di cani e gatti, e non solo, con ogni scusa persino falso-amorevole e falso-ecologista.
Porta ”sfortuna” sterilizzare i Gatti
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Molto interessante è alla luce di queste teorie l’analisi anche di tanti testi di poesie e canzoni

Spezzoni da testi di varie canzoni che sottopongo ad analisi psicologica

Per esempio riporto qui il testo di questo ritornello presente all’interno di un recente brano musicale della cantautrice “Noemi” nata a Roma nel 1982, Noemi è il suo pseudonimo artistico:

“(Titolo:) I MIEI RIMEDI

(Ritornello:)
È capitato di confonderti
Con qualcun’altro che non eri tu
E forse io, in fondo io, non ero io”

Interessanti anche altri versi del brano:

“Io sono sempre questa
(..)
Ho una ferita con il segno del suo amore
Tu sei sempre lo stesso (stesso)
(…)
Non deluderci mai”

Videoclip ufficiale non poco inquietante di questo brano, incentrato su un mondo in rosa, colore del femminile che domina nel video e anche nel colore dei capelli della cantante-protagonista e nella figura dei fenicotteri rosa che vi vengono inquadrati, dove si dà risalto alla dicotomia tra la purezza delle fanciulle e la protagonista adulta, con scena finale di consegna da parte della adulta alla fanciulla di un tesoro lucente in uno scrigno, è la simbolica possibilità della piena felicità che fa meravigliare la fanciulla, e quindi scena della morte per decapitazione della cantante-protagonista che dice come sue ultime parole “mi consegno a te”, l’ uomo amato!

 

Vediamo anche questo passo da una recente canzone di Tiziano Ferro cantautore italiano nato nel 1980, titolo “Il Mestiere della Vita”, dove a giudicare dai generi usati si parla di una storia di amore tra un maschio e una femmina:

“Non è la vita che volevi
Perché la vita non è questa
Ridevo dei nostri difetti
Piangi perché non mi hai cambiato mai
Quella foto rimane la stessa
Sei solo tu che sei diversa

Se vuoi tornare ok, torna davvero
Perché se ritorni tu io ritornerò com’ero
E no non è la vita a toglierci le ali”

Anche eloquente e da vedere in tale chiave di lettura il video-clip ufficiale della canzone, con la aggressiva litigiosità di lei, che si mette addirittura a piangere nervosamente, un lui dispiaciuto, e lei che lascia il luogo isolato in cui han convissuto e va via.

Un testo poi dai buoni consigli etici, il maschio che spera che lei andando via ritrovi la gioia (“ritrova il sorriso”), e che poi torni perché grande è stata l’ illusione dei bei momenti vissuti insieme prima che tutto crollasse per lui, e il consiglio è questo: lasciala andare via e godere dei bei ricordi, delle parti positive della storia, altro sarebbe deleterio!

“Affidati alla cura dei ricordi e di chi ami e tu
Lascia che sia il mestiere della vita, tu
Lascialo andare

Chiudi la porta quando esci
Qua dentro c’è troppo di te”

Il segreto del successo di questi brani pop, che che ne dicano i critici musicali, è che sotto il velo della poesia del testo e della vibrante musica, che conduce verso i sentimenti che vuol toccare, l’ inconscio riconosce di cosa si sta parlando davvero e ciò consente un maggiore coinvolgimento emotivo di massa, sebbene ad una lettura conscia superficiale questi aspetti possono non esser colti, tanto più di fronte alle odierne censure politically correct nella civiltà Occidentale sulle questioni antropologiche dibattute in questo post e che si allontano da un omologazione gender appiattente i generi maschio e femmina, che invece, assodate le loro somiglianze, poi vanno approfonditi in tutte le loro più recondite diversità se si vuol avanzare nella comprensione! E la poesia arriva a comunicare ciò che in forme più prosaiche è quasi vietato nel mainstream!
“Io sono il mostro, tu mi hai creato
Un reato del cuore è il più grande peccato”molto interessante questa coppia di versi dalla canzone a due voci, maschio-femmina, dei cantanti contemporanei italiani Tiziano Ferro e Baby K, intitolata “Killer” del 2013, e pronunciata dalla donna. Un testo sul rapporto necessario di coppia maschio-femmina, ma qui assai conflittuale:

Sembra quasi una legge matematica. Nel testo di questa bellissima canzone di Annalisa del 2018, di cui lei è coautrice, incentrata sulla rinascita verso nuovi amori da una storia di amore finita, troviamo questi versi:

“Com’era il mondo prima di te
Ora e per sempre ti chiedo di entrare all’ultima festa e nel mio primo amore”

Versi che potrebbero apparire assai criptici, e invece trovano qui una precisissima spiegazione!

Ma anche nella psiche maschile il valore dato alla verginità della partner è immenso, pensiero a ritmo battente nella mente del maschio.

Non c’è canzone d’amore scritta da un maschio in cui non compaia questo concetto, prendiamo per esempio questa canzone dal titolo “Chissà se stai dormendo” del 1992 del cantautore italiano in arte Jovanotti, personaggio la cui arte pop si può considerare come un non plus ultra della contemporaneità e del sentire della nostra epoca in Italia, ed ecco che, nonostante tanta volontà del mainstream femminista a che non si dia alcuna importanza a questi aspetti, questa sua canzone, una delle sue opere massime, vede un bellissimo testo di amore che corre verso l’espressione proprio di quel concetto:

“Da quando abbiamo fatto l’amore ci penso spesso
A quanto è bello quando il sentimento si sposa col sesso
Sarà stato il destino
A volte penso vorrei lo sai essere stato il primo”

Quindi dopo aver cercato nel destino una giustificazione, una responsabilità da deviare sul fato, segue l’ espressione di un costrutto psicologico di rivalità con i partner precedenti sulla base del quale riesce a costruirsi un equilibrio borderline per andare avanti e sentirsi superiore a coloro che sono stati a lui superiori, in particolare all’ insuperabile “primus” di lei:

“E poi ci penso e alla fine è lo stesso perché
Perché tanto non l’hai mai fatto come l’hai fatto con me”

 

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Ovviamente anche interessante l’analisi delle fiabe.
Solo un esempio qui. La strega Grimilde nel film d’animazione della Disney del 1937 “Biancaneve e i sette nani“, (ispirato ad una antica fiaba europea), legge su un vecchio libro di magia in merito all’incantesimo che sta preparando con una mela avvelenata ai danni della virginale Biancaneve, (nome già presente nella fiaba europea della protagonista che ne esalta la purezza), e come antidoto ad esso legge che è necessario, qui è scritto in inglese, traducendo, proprio “un primo bacio di Amore”!
Dito della strega Grimilde nel film Disney del 1937 ”Biancaneve e i sette nani” – fotogramma.
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 “Ciò che è reale è razionale e ciò che è razionale è reale” diceva il filosofo Hegel e aveva ragione!
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Il valore sociale/biologico della verginità della donna sposata e l’ostentazione di questo stato alla comunità

nelle tradizioni del sud Italia

 

La verginità prematrimoniale della sposa – un valore sociale e biologico nelle tradizioni dell’ Italia meridionale; a destra rappresentazione artistica, da internet, della tradizione post matrimoniale dopo la prima notte di nozze di esporre al balcone/finestra verso lo spazio pubblico il lenzuolo del talamo nuziale dove si è giaciuto con le evidenti macchie di sangue ad attestazione della illibatezza della sposa e dell’avvenuta deflorazione post-matrimoniale.

 

La tradizione mediterranea del lenzuolo nuziale macchiato del sangue della deflorazione pare essere molto antica come deduciamo da questo eloquente passo nella Bibbia dal libro del Deuteronomio (22,13-21), dove si sottolinea l’importanza della verginità della donna presa in matrimonio e dove vediamo anche come il lenzuolo evidentemente sporco di sangue era considerato una prova importante attestante tale status, certo estrema era la reazione in quei tempi nei confronti della donna che fosse giunta al matrimonio non vergine ingannando il marito,
ma erano altri tempi.
ciò che comunque è interessante, e ritengo sempre valido, è che si percepiva la stortura del matrimonio con una donna che avesse avuto altri partner precedenti.

Osservazioni: la verginità non è provata dal sangue su un lenzuolo! Quella semmai poteva essere una condizione necessaria ma non sufficiente per una vera verginità sentimentale, quella che conta davvero! Come ampiamente trattato sopra.

L’ elemento comune che connota le due vignette del post è nell’ ostentazione pubblica che connota i due riti, quello odierno prematrimoniale a sinistra, di cui una possibile maglietta commerciale usata oggi, e quello a destra post-matrimoniale del passato in sud Italia. In merito a quest’ ultimo quando la moglie giungeva non illibata al matrimonio, e dunque nessun sangue da lacerazione dell’ imene poteva sporcare e segnare il lenzuolo, dalla macellazione di un animale, galline o altro animale, si prendeva di nascosto del sangue per sporcare con quello ad hoc il lenzuolo del talamo nuziale della prima notte di nozze, da ostentare poi il giorno dopo dalla finestra, sorta mi piace dire scherzosamente di bandiera del Giappone alla finestra (qui in foto). 

Un rito anche forse per scoraggiare altri innamorati pretendenti di lei con tal forte segnale plateale di perdita della sua verginità irreversibilmente. Ma se il rito poteva essere vissuto con neutralità d’ anima se la donna aveva avuto i primi rapporti proprio con l’ uomo che ha sposato, tutt’altra situazione se invece essa giungeva al matrimonio da un percorso di vita assai libertino …
idioti pertanto a mio avviso quelli che facevano tal rito con sangue di animale dopo aver sposato una donna non loro, secondo questi la tradizione aveva più un valore per gli altri che per sé, stupidi che non ne riconoscevano il grande valore della tradizione anche per sé e per dare maggiori chance di solidità al loro amore.

Neppure quel sangue delle dava l’ agognato amore della donna, da far sentire l’ uomo “gallo” sicuro nel suo “pollaio”, era l’ illibatezza solo condizione necessaria ma non sufficiente di amore della vergine. La verginità è qualcosa di più, è sia corporale ma anche e soprattutto mentale, e la donna la perde con innamoramento per il suo partner nel suo primo orgasmo, che può verificarsi pur senza danno all’ imene, con imprinting intenso verso quel partner: “il primo amore non si scorda mai”. Avviene un imprinting, in tal modo, e tale imprinting è la vera perdita delle verginità; come l’ imprinting dell’ ochetta alla nascita verso il primo soggetto che vede e riconosce come sua madre seguendolo fedelmente anche se un’ oca non è, e nella sua tabula rasa mentale predisposta di imprinta irreversibilmente l’ “amore.legame” verso quel soggetto!

Konrad Lorenz e l’Oca selvatica

 

Sulla psiche del maschio come aneddoto il testo di questo post e i miei commenti ad esso per approfondire:

γνῶθι σαυτόν (gnōthi sautón)Ieri a Lecce due in età da matrimonio giungono e si mettono a litigare vicino a me. Vuoi…

Publiée par Oreste Caroppo sur Vendredi 23 juin 2017

Da cui estrapolo:

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γνῶθι σαυτόν
(gnōthi sautón)

Ieri (22 giugno 2017) a Lecce due in età da matrimonio giungono e si mettono a litigare vicino a me. Vuoi o non vuoi ero già seduto lì.
Lui infuriato, ma non violento, violenza trattenuta, si voltava dall’ altra parte rispetto a lei, sguardo oltre l’ orizzonte, lei cercava di calmarlo, lui diceva più volte di volersene andare, e respirava nervoso, sbuffava, adduceva, mi è parso di capire, ragioni di conflitti lavorativi tra loro (??).

Scuse, si può non aver piacere a stare vicino ad una ragazza che non ti piace, ma quel nervoso è tipico di una relazione con una ragazza di cui non si riesce a digerire più il fatto che lei abbia avuto altri uomini nel suo passato sessuale!

Se si potesse scommettere scommetterei che erano quelle le quasi uniche inconsce ragioni di fondo in lui!
Ma nella civiltà occidentale degradata fino all’ appiattimento gender, snaturante, approdo di un iper-femminismo degenerato verso il totale squilibrio tra i sessi, quanti ammetterebbero a sé stessi la presenza di questi profondi agenti istinti maschili all’ esclusività?!
È la Natura del maschio, poi nel tabù imposto magari qualcuno si trattiene, soffoca in sé l’ istinto non compreso, che cerca di parlare in mille modi, e si infogna in vicoli ciechi dannosi …
Più saggio invece quando anche i piedi cominciano ad incamminarsi in quella direzione oltre l’ orizzonte verso cui già guardano gli occhi!

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Chiamatelo come volete, io credo sia più giusto dire “istinto naturale maschile umano”, ma ormai è anche stato così degradato-snaturato il concetto di “maschile” che c’ è stato bisogno di inventarsi un altro termine sostitutivo tacciato ad hoc di negatività, come “sessismo”!

Sarebbe claudicante una “cultura” che ignorasse l’ apoftegma del “nosce te ipsum” (dal latino «conosci te stesso»), ed espresso nell’ originario greco nel titolo del post.

Per cui c’ è o non c’ è un istinto maschile all’ esclusività?
E nel mondo? E nella storia?

Esclusività che non è necessariamente solo una ambizione materiale, ma può essere anche frutto di un feedback nel rapporto di coppia che trasmette istintivamente serenità e che magari è difficile avere nel rapporto con donne che hanno già avuto altri uomini!

Se un maschio esprime un istinto maschile, che riesce anche perfettamente a rendere conscio, e che ha un’ antichità pari almeno alla antichità della struttura sociale patriarcale, ecco che il neo-femmismo più fanatico corre ai ripari, alla sua autodifesa tacciando quel maschio come “malato”, l’ anomalia da correggere, come bisognoso di cure psichiatriche! Chiede con rabbia che l’ uomo chieda scusa per aver espresso pubblicamente questi pensieri.

Invece io, sulla base della massima etica greca antica che era all’ ingresso del santuario panellenico di Delfi, il “conosci te stesso”, i santuari greci erano anche luoghi di richiesta di miracolose cura delle persone da vari disturbi, anche psichici, o psico-somatici,
dico che è curativo l’ esatto contrario,
dico che,
quando il maschio in una relazione di coppia prova questo fastidio all’ idea che la sua partner abbia avuto altri partner maschili precedenti,
debba subito quel maschio portarlo alla sua coscienza, scavalcando e calpestando tutti i tabù del neo-femminismo, quale sia la fonte che gli abbia inculcati in lui nel tempo, familiare, sociale, scolastica, religiosa, militare, lavorativa, eccetera,
ed eventualmente anche esternarlo, e agire di conseguenza cercando altrove e ancora,
non fermarsi e costringersi in rapporti duraturi, perché un simile rapporto fondato sulla soppressione in sé di un tale imperativo categorico che viene dal profondo, vorrebbe dire mettere a rischio sé stessi innanzitutto e il proprio partner, rovinando innanzitutto la propria salute!

Forse se anche oggi si invitasse al

“CONOSCI TE STESSO”

se questa massima curativa e preventiva comparisse all’ ingresso degli ospedali, farmacie, ambulatori di psicologia, santuari,
insieme ai già utilizzati bei simboli del bastone di Esculapio, della coppa di Igea, e alla grande massima di Paracelso che in latino dice che tutto può essere un veleno dipende dalla dose (“Omnia venenum sunt: nec sine veneno quicquam existit. Dosis sola facit, ut venenum non fit”),

forse si venderebbero meno farmaci di case farmaceutiche, e assisteremmo a più “miracolose” guarigioni, e certamente a meno esplosioni di violenza interpersonale.

Siamo nell’ epoca in cui hanno trasformato in una malattia la vivacità (che è vitalità) dei bambini, per imbottirli di costosi psicofarmaci, in cui cercano di presentare come una malattia, la neo-battezzata “sindrome di Nimby”, il fatto istintivo e pro sopravvivenza che le persone difendono il loro spazio vitale, il loro territorio dall’ inquinamento e dalle devastazioni, con gravi danni per le multinazionali e loro reti malopolitiche mafiose,

figuriamoci ora se non cercano di spacciare per malati quei maschi che provano ribrezzo all’ idea che la “loro” donna abbia avuto altri maschi.

Coppa di Igea

 

Nota: il simbolo adottato da tantissime farmacia anche oggi, quello della “coppa di Igea” che già troviamo nell’ antica Roma, vi vediamo insieme i due simboli, il maschile nel serpente e il femminile nel calice, una compresenza ed equilibrio di questi due opposti complementari importante per la salute dei singoli individui, e che l’ iper-femminismo ha cercato invece di spezzare; come anche sarebbe altrettanto deleterio un iper-maschilismo.

Il femminismo, propagandando il libertinaggio femminile, ha costretto il maschio al “precariato dei sentimenti” come unica soluzione adattativa meno dannosa!

L’amico Giovanni Enriquez ha diffuso questo post facebook con questo suo commento:

Facebook è pieno di frasi che sembrano carine, come questa. Sembrano. Peccato che se basta un errore per perderla, significa che NON È MAI STATA TUA.

Publiée par Giovanni Enriquez sur Vendredi 19 octobre 2018

 

La mia sarcastica risposta: Pillole di saggezza: “Il problema non son quelli che aspettano, ma quelli che stavano nella fila prima di te!”

Non è questione di quanti uomini ha avuto prima, ma è un aut aut, se ci sono stati uomini prima o se non ci sono stati, e quando ci sono stati che siano stati 1 o 1000 cambia poco per l’ istinto maschile, come nell’istinto femminile su cui ho scritto qui: http://naturalizzazioneditalia.altervista.org/tarantismo-e-perdita-del-primus-e-della-verginita-alla-ricerca-del-vero-profondo-rimorso-della-tarantata/

Istinti e quadri psichici diversi tra maschio e femmina, come diversi son maschio e femmina, un dimorfismo sessuale che non può ovviamente non aver anche un corrispettivo a livello psichico, tutto ovviamente ben comprensibile attraverso un’ analisi di impronta evoluzionistica.

La risposta di fronte a tali sproporzionate reazione nervose del maschio per banalità, inezie quotidiane, è una domanda:
quanto peso eziologico ha nei litigi di coppia, con reazioni sproporzionate da parte di lui, il passato di lei?

PER I PIÙ CURIOSI
cercate su Google:

“MICROCHIMERISMO MASCHILE”
&
“TEORIA DELLA TELEGONIA”

È interessante osservare come quelle che venivano bollate come semplici credenze popolari stiano invece suscitando studi scientifici e trovando parziali conferme, probabilmente grazie a ricercatori dalla mente aperta; studi ovviamente che mi incuriosiscono molto,

del resto, se il maschio umano prova generalmente tanto fastidio all’idea del confronto con maschi precedenti in una stessa donna, da dover concepire pertanto il rapporto con la partner più come una competizione agonistica, che non come sua creatura, “un’unica carne fusa con la sua”,
se come racconta il detto popolare “l’amore non vuole pensieri”, e l’idea invece dell’esistenza di ex nella storia della propria partner può diventare un pensiero opprimente insopportabile per il maschio umano,

cercare l’origine profonda, non solo psicologica ma anche eventualmente biologica di tutto ciò, diventa estremamente interessante!

Si tratta di quegli studi scientifici che stanno andando nel verso della verifica e approfondimento di quella che viene chiamata come teoria della “telegonia”: si tratta di una credenza, soprattutto diffusasi nell’ambito pastorale, secondo cui, sulla base di già antiche osservazioni degli allevatori, una femmina animale può produrre prole con caratteristiche di maschi con i quali si è unita sessualmente in passato, partner diversi dunque dall’ultimo che “l’ha coperta” e alla cui unione si deve l’ innesco del concepimento vero e proprio.
Persino il grande Darwin riteneva ben plausibile il fenomeno: https://books.google.it/books?id=Ex-opUAQZe0C&pg=PA300&lpg=PA300&dq=teoria+telegonia&source=bl&ots=C484Zah2Ec&sig=ihe0bFIgsi593J3AShdOIcYq2CI&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwiC7Jythd3UAhUIKcAKHWB5CxAQ6AEIFzAC&fbclid=IwAR2sU4aomrunpOM5OQ9rFdR83VrKqrsZI2hACDoLbEESz8aF0a25AsFElOQ#v=onepage&q=teoria%20telegonia&f=false

Studi recenti più scientifici, si legge su Wikipedia alla parola “telegonia”, hanno mostrato fenomeni simili in alcuni minuti animali come i moscerini.

Il termine “telegonia”, dal greco, vuol dire “concepito pur nella lontananza”.

Questa credenza nella telegonia anche in ambito umano viene utilizzata soprattutto in ambiente culturale cristiano-ortodosso, per esaltare l’importanza della verginità prematrimoniale, nell’educazione delle ragazze.

Ma nella donna umana non si conoscono sistemi spermateca, come in altri animali invece, che le permetterebbero di conservare lo sperma per una fecondazione ritardata, come neppure sistemi di sospensione dopo il concepimento e ripresa in un secondo momento della crescita embrionale.

Questi studi e credenze nella telegonia si stanno ora però intersecando con la recente scoperta scientifica del fenomeno del cosiddetto “microchimerismo maschile”, termine che viene dal nome greco del mostro Chimera che era secondo il mito frutto dell’unione di animali differenti; in questo caso viene utilizzato per indicare la scoperta di DNA maschile in cellule nel cervello di un’altissima percentuale di donne umane. Come se piccole porzioni cellulari maschili vivano all’interno del corpo femminile. Gli studi si basano sull’osservazione e analisi dei tessuti cerebrali di numerose donne umane decedute.
Un’ipotesi avanzata ad oggi è che si tratti di cellule provenienti da feti maschili, migrate poi nel corpo della madre e innestatesi a livello cerebrale, dove possono continuare a vivere per tutta la vita della donna come deducibile dalla loro presenza anche nei cervelli di donne molto anziane.

Dall’articolo “DNA maschile nel cervello delle donne” del 27 settembre 2012,  al link: http://www.lescienze.it/news/2012/09/27/news/cervello_femminile_dna_cellule_maschili_chimerismo-1278588/

“Nel cervello delle donne è spesso presente DNA maschile, probabilmente ereditato da cellule derivanti da una gravidanza. A stabilirlo è stato uno studio, condotto da ricercatori dell’Università dell’Alberta, e pubblicato sulla rivista on line “PLoS ONE”, che rappresenta la prima descrizione di microchimerismo nel cervello umano, fenomeno che è invece abbastanza frequente in altri tessuti quali il sangue – La probabilità che le cellule maschili attraversino la persino la barriera emato-encefalica del cervello è relativamente elevata dunque!”

Tenendo conto di altri studi sul chimerismo umano non è escludibile a priori che possano provenire anche dall’inglobamento di embrioni di fratelli abortiti dalla loro madre durante la comune gestazione.

Leggendo in merito agli studi sul “microchimerismo maschile” parrebbe che sia stato riscontrato DNA maschile anche in cervelli di donne che non erano mai state incinta nella loro vita. Questo ha dato adito a varie speculazioni secondo cui l’ origine delle delle cellule maschili sia da ricondurre ai rapporti sessuali avuti con partner maschili e ai gameti di questi ultimi.
Speculazioni ancora immagino, ma il filone di ricerca scopro che è aperto, e si legge che le ostilità del più fanatico femminismo contro queste ricerche siano parecchie.

Da questo articolo dal titolo “Le donne assorbono il Dna degli uomini con cui fanno l’amore” del 27 giugno 2017 leggiamo: “In seguito ad autopsie anche però in donne che non hanno mai avuto figli sono stati trovati microchimerismi nei loro cervelli. Questo può spiegarsi con almeno quattro opzioni: aborti spontanei e non riconosciuti; il DNA di un fratello maggiore trasferito attraverso la circolazione materna; il DNA di un gemello maschio sparito (sì, succede) durante la gravidanza; rapporti sessuali.” (Coito, sesso orale, contatto con la pelle, ecc.?)

“Per sempre”
“Il primo amore non si scorda mai”
“Ne sono innamorata mi è entrato nella mente”
“I due diventeranno una carne sola”

Microchimerismo maschile nel cervello delle donne ricondotto dunque secondo alcuni ai partner sessuali avuti dalla donna

Quanta superficialità in chi cerca di dire a sé stesso di non essere geloso del passato della sua partner.

È paradossale vedere come quelli che sono solitamente banalizzati oggi nella modernità come concetti popolari di nessuna valenza poi si scoprono avere invece delle basi di validità nella Natura.
Ormai mi guardo bene persino dal banalizzare quelli che si direbbero “discorsi da bar”. Par sempre più valere il detto “vox populi, vox dei”, e per questo preferisco gli approcci filosofici sincretici eclettici “all inclusive” di saggio ascolto, comprensione e inclusione, a quelli invece da dialettica di spadaccini dei duelli del tipo “ho ragione solo io! Tu non sei nessuno!”.

In ogni caso questa una sintesi di ciò che ho letto dopo esser incappato casualmente il 2 luglio 2017 su un post in inglese dedicato al microchimerismo maschile.

Per approfondire e farci sapere di più anche a noi tutti, due le frasi chiave da digitare sui motori di ricerca internet: “MICROCHIMERISMO MASCHILE” & “TEORIA DELLA TELEGONIA”

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“Perché la sola donna qui nella vignetta sopra sul venir meno della tradizione della ostentazione della verginità della sposa?” ha chiesto una ragazza. Perché la donna era “l’ angelo del focolare domestico”, si diceva, e perché io da maschio son più sensibile verso la donna; ma concordo che la situazione sia degenerata del tutto; vedi ad esempio qui immagini di maschi nella odierna inciviltà occidentale vestiti da sorta di pagliacci per la festa di addio al celibato: https://www.canyonpark.it/idee-addio-celibato-nubilato-toscana/?fbclid=IwAR0Q38ADa7TDi-0M1HNpj3uWvLIuEHGUy9F__JI1ZBz5LmlKMUadZikRFmg

 

“IL RITENUTO PROGRESSO DI OGGI E’ IL MEDIOEVO DI DOMANI”

(Testi tratti dal mio post facebook del 3 gennaio 2018, e dai miei commenti ad esso, al link: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10215317738246772&set=a.1888805429917&type=3&theater)

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