I “BRUCOLACHI” i temutissimi vampiri nell’immaginario popolare del Salento antico?
I “BRUCOLACHI” I TEMUTISSIMI VAMPIRI
nell’immaginario popolare del Salento antico?
E’ praticamente la credenza nella favola dei Vampiri, che lui chiama in latino, la lingua in cui scrive, “Brocolarum fabula”.
Ma traduciamo dal latino il suo passo in merito: la “Brocolarum fabula” egli scrive “invase tutto l’ Oriente. Dicono che le anime di quelli, i quali menano vita scellerata, siano solite di svolazzare di nottetempo sopra i sepolcri a guisa di globi di fiamme [nota d.r.: scientificamente forse fuochi fatui o fulmini globulari], di apparire ai famigliari e agli amici, di succhiare il sangue dei fanciulli ed ucciderli, di cibarsi di animali, e di nuovo tornare nei sepolcri. La gente superstiziosa scava le sepolture, e squarciato il cadavere, ne strappa il cuore e lo brucia, e getta la cenere ai quattro venti, cioè alle quattro regioni del mondo così crede scansare quella peste”.
Già questa breve descrizione ci permette da sola di capire quanto queste credenze e pratiche fossero quelle medesime che sono legate alla figura e alle credenze sui vampiri in Europa.
Scopriamo poi da altre fonti, (vedi: https://it.wikipedia.org/
Non possiamo dire se anche in terra salentina si sia diffusa questa psicosi o se di essa giungevano solo cronache da Oriente che animavano la fantasia dei locali come degli intellettuali che ne scrissero, la forte permeazione anche della cultura greca in terra salentina può ben spiegare la diffusione anche qui di questa fantasiosa figura mostruosa con il medesimo nome “Brucolaco” di cui ci narra il Galateo.
“Il loro corpo non si decompone dopo la morte, ma la pelle diventa coriacea e tesa fino ad essere in grado di risuonare come quella di un tamburo se battuta; infestano i cimiteri di notte, ma si possono anche incontrare sui campi e le strade a mezzogiorno; emettono urla spaventose, ma solo una volta per notte. Possono essere uccisi esclusivamente di sabato (l’unico giorno in cui queste creature rimangono nella loro tomba) in diversi modi che includono lo smembramento, la decapitazione e l’incinerazione del corpo (Izzo, 1989; Arthen, 1998).
Per alimentarsi, il brucolaco uccide neonati, bambini o donne in stato di gravidanza, introducendosi di notte nelle case e schiacciando o soffocando a morte la propria vittima; il mostro condivide, in tal senso, anche alcuni aspetti caratteristici dell’incubo e la lamia. Il consumo di sangue – tratto comune, ma non necessario del vampirismo – è, nel caso del brucolaco, un aspetto marginale del racconto, ma la creatura rientra ancora pienamente nell’immaginario mitologico e folkloristico del vampiro perché, come ogni vampiro, trae il proprio sostentamento dal prosciugamento della forza vitale degli esseri viventi (Arthen, 1998).
Il brucolaco, brucolacas o burculacas (dal greco βρυκόλακας, diffusamente traslitterato come vrykolakas) è dunque un vampiro del folklore greco. Questa creatura leggendaria condivide, in modo eterogeneo, le caratteristiche di altre creature non-morte – non necessariamente consumatrici di sangue – del folklore balcanico, come il vǎrkolak bulgaro o il vukodlak serbo. A Creta e Rodi, la medesima creatura prende il nome di catacano o katakhanas.” (Tratto dalla voce “Brucolaco” al link: https://it.wikipedia.org/wiki/Brucolaco)
Il personaggio storico di fondo era Vlad III principe di Valacchia (Sighișoara, novembre o dicembre 1431 – dicembre 1476 o gennaio 1477), membro della Casa dei Drăculești, molto conosciuto anche con il suo nome patronimico: Dracula. Suo padre, Vlad II Dracul, fu membro infatti dell’ Ordine del Drago, un ordine militare del Sacro Romano Impero, con simbolo il mitologico mostro Dragone (“Signum Draconis”); ordine fondato (tra la fine del XIV sec. e i primi del XV sec.) per proteggere il Cristianesimo in Europa orientale dall’avanzata dell’ Impero Turco Ottomano, come da eventuali eresie. Da qui il nome, che è di origine greca, Drago, che ritroviamo associato a questo personaggio. Vlad III è venerato come eroe popolare in Romania, (dove ancora si conserva il suo principale leggendario castello nelle regione montagnosa della Transilvania), così come in altre parti d’Europa, per aver protetto la popolazione rumena sia a sud che a nord del Danubio.
Pipistrelli raffigurati in manoscritti medioevali https://www.facebook.com/stephen.ellcock/media_set?set=a.10153610479115337&type=3&hc_location=ufi
Gepostet von Oreste Caroppo am Sonntag, 10. Februar 2019
Colpisce molto vedere il simbolo del pipistrello pertanto nei cimiteri salentini, soprattutto nella forma di applicazioni prodotte in lega di ferro, su portoni e cancellate in ferro. Ad esempio nel cimitero di Soleto, di Matino e anche Lecce, ma sicuramente anche altrove.
Nel cimitero di Matino:
Nel cimitero di Lecce:
Sono troppo felice che le mie foto vengano usate per gli studi di speleologia!:-)Il rapporto tra Uomini e Pipistrelli…
Gepostet von Kiatera Ellenica am Sonntag, 20. Januar 2013
Caccia ai vampiri – la leggenda del paletto di legno di Frassino per ucciderli del tutto, vedi articolo al link: http://www.vampiri.net/caccia_016.html?fbclid=IwAR05T97US7Idokh3H3JV4YdMPbutIm_KysKBr37NsqiuBILTgl-8luoOzoA
Oreste Caroppo: a Maglie i pipistrelli son chiamati in vernacolo locale “cattapìgnule”.
Gianfranco Mele: se non ricordo male dalle nostre parti (Sava) è “jattuniju” (gatto-nibbio” ?)
Anna Giaffreda ci informa: Anche detti “sorgialindi” a Sannicola.
Oreste Caroppo: Forse da “Surgi ulanti”, topi volanti? Molto probabile dato che
Oronzo Cafaro ci informa che: Da noi verso Lecce “surgi cu ll’ale”, topi con le ali, oppure nell’hinterland leccese “passapittula”, così sentivo da un amico mio di Monteroni che li chiamavano così.
Angelo Lotti: Di solito da noi nel brindisino, in particolare a Carovigno, si chiama “lu táttauecchi”
Gianfranco Mele: se non ricordo male dalle nostre parti (Sava) è “jattuniju” (gatto-nibbio” ?).
Ubaldo Maggi: ..rimembrando i discorsi di mio nonno (zona Sava-Manduria) ..mi sembra che fosse jattuniju…gatto-coniglio…ma non ne sono certissimo.
Nella foto sotto la derivazione proposta dal Rholfs nel suo ” vocabolario dei dialetti salentini”:
(Testi sopra riportati dal mio post facebook del 6 dicembre 2015, e dai commenti ad esso, un post cui rimando per vedere alcune mie foto di approfondimento sulla simbologia, nonché architettura e arte nel cimitero monumentale di Maglie che ho messo tra i commenti ad esso, e tra i commenti anche un link ad un altro mio post su una ulteriore meraviglia dell’arte neogotica nel cimitero di Maglie)
APPROFONDIMENTI:
Per approfondire sulla simbologia del drago e del serpente nel Salento e non solo, rimando a questo mio post e a miei commenti e non solo ai miei ad esso:
IL SALENTO, LA TERRA DEI DRAGHI i mostruosi giganteschi serpenti dal capo adorno di cornaIl grande poeta latino…
Gepostet von Oreste Caroppo am Samstag, 26. Oktober 2013
Alcune immagini degli uroburi in bassorilievo, il simbolo del serpente che si morde la coda in forma di cerchio,
simbolo di eternità nella ciclicità della rinascita e fertilità (il serpente simbolo fallico), simbolo di perfezione il cerchio:
Ricchissimo album di foto su Facebook di Kiatera Ellenica, sulla simbologia, architettura e arte nei cimiteri monumentali, da vedere, al link: https://www.facebook.com/manou.velle/media_set?set=a.10200230403870089&type=3
Pregevole manufatto in ferro artistico a Maglie: all’ingresso del cimitero di Maglie questo lampadario a geometria tetraedrica, con serpente avvinghiato spiraleggiando intorno alla lampada.
Vi vediamo analogie con
-) il simbolo della Coppa di Igea, simbolo della medicina:
-) il simbolo della Torre del Serpe (“Turris draconis” chiamata nel ‘500), nello stemma civico di Otranto, dove un grande serpente drago, come secondo la leggenda, spiraleggia intorno alla torre per salire in sommità e bere l’olio della lampada della torre-faro:
Rimando a questo mio post per approfondire sulla simbologia del drago e del serpente a Maglie, nel Salento e non solo, (come anche al mio post sopra indicato):
"Il Custode della Luce"Foto di Oreste CaroppoMaglie (LE), piazza Francesca Capece-Aldo Moro.Drago decorativo e…
Gepostet von Oreste Caroppo am Mittwoch, 1. Dezember 2010