Il CASTAGNO nel cuore del Basso SALENTO e sulle Murge di TERRA D’OTRANTO

Il CASTAGNO nel cuore del Basso SALENTO e sulle Murge di TERRA D’OTRANTO

 

Castagni ai piedi della Serra si Supersano, contrada ”Castagna”, 7 agosto 2013. Foto di Oreste Caroppo.

 

Ripristiniamo anche la magia degli antichi autoctoni castagneti nelle aree più idonee, quali quelle delle Serre, del Parco naturale dei Paduli-Foresta Belvedere, e delle Murge!

Nel cuore del basso Salento, dove tutto parla del Castagno (Castanea sativa) e della sua antica diffusa presenza fino a pochi secoli or sono. Diversi i riferimenti bibliografici di autori ottocenteschi che raccontavano della presenza e anche della coltura del Castagno nel Salento. Castagno un tempo utilizzato come le Querce vallonee, e altre fagacee locali, per la produzione del tannino impiegato nella concia delle pelli. Oltre ovviamente che utilizzato per l’alimentazione tramite i suoi frutti eduli, le castagne.

 

Il Castagno pianta coltivata in passato nei pressi di Lecce. Dal testo ”Le masserie fortificate a nord di Lecce”, Trepuzzi 1985. Ringrazio Daniele Biondino per queste due foto del testo.


Ma il Castagno è stato così diffuso che lo troviamo persino ricordato nella toponomastica dei luoghi.
Nei Paduli nel cuore del basso Salento, troviamo la contrada chiamata “La Castagna”, in feudo di Scorrano, con una omonima in loco voragine, (“Vora La Castagna”), e l’ omonimo antico frantoio “Trappeto La Castagna”, una voragine in cui sfocia un bellissimo rivo campestre ammantato da querce caducifoglie, bordato da canneti di Arundo donax, e nelle sue valli più profonde ed umide da Pioppi, Olmi campestri e rarissimi Frassini ossifilli, chiamato “Fosso La Castagna”, in un’ area di antichissimi uliveti plurisecolari.
Sempre nelle aree dell’antica Foresta Belvedere ai piedi della Serra di Supersano, una seconda contrada è chiamata anch’essa “La Castagna”, dove ancora vivono due alberi di Castagno, tra l’ uliveto del piano e le macchie pinetate della Serra. Un luogo umido e fresco, di ombre. Castagni che producono da seme tanti alberelli ai loro piedi; sono in feudo di Supersano.
E non sono gli ultimi relitti viventi dell’antica diffusa materiale presenza del Castagno nel Salento.
Ricordiamo ad esempio il grande Castagno ai piedi della boscosa Serra del Cianci ad Alessano, lungo il muretto a secco che delimita un uliveto, e poi lì altri castagni sparsi nei poderi di quella Serra nel Capo di Leuca.
E quindi la scoperta recente di un altro esemplare, in un giardino nobiliare, quello del Palazzo Marchesale di Botrugno, passato per decenni inosservato, tra enormi allori e Palme da datteri (Phoenix dactylifera), e proprio in uno di quei paesi dell’area della Foresta Belvedere e del Parco Naturale dei Paduli, nel cuore del Salento dunque. (Dato fornito da Rossano Ruggeri)
Si racconta poi di un altro albero di Castagno, esistente ancora almeno nella prima metà del secolo scorso sempre nelle congeniali aree della Foresta di Cutrofiano, area nord della vasta umida e fresca Foresta Belvedere, in particolare nel “Boschetto de lu Bardoscia”, così chiamato poiché annesso alla proprietà Bardoscia, una lecceta predominantemente, sulla via Cutrofiano-Collepasso, in contrada Colamaria. (Dato fornito da Lucio Meleleo di Cutrofiano).
Un ben più grande Castagno ho visto anche tempo fa sporgere dal muro di cinta di un giardino nel centro urbano di un paese, che non ben ricordo quale, tra i tanti dell’ entroterra di Castro-Santa Cesarea.
Altri castagni nel Salento li ho visti a Martignano, nella Grecìa Salentina, in una contrada rurale ai piedi della locale Serra, piantati in una “chiusura”, ai margini del viale di accesso, in una zona di uliveti e vigneti, e un’ arbusto di castagno recentemente ho scovato quest’estate, del 2012, ai margini della strada Melendugno-Torre dell’ Orso, in un uliveto cinto di muro a secco. Un giovane filare lo ricordo pure non lontano da contrada Cardigliano tra Specchia e Taurisano.

[Aggiunta del novembre 2018: vari racconti da persone contemporanea di vecchi castagni in feudo di Cutrofiano poi scomparsi, tagliati, o di cui non ricordano più l’ ubicazione precisa, uno lungo il Canale Asso anche; e visti e documentati con i miei occhi anche castagni accanto ai famosi massi monumentali nel giardino detto “de la Vecchia e de lu Nanni” in contrada  ” ‘Ore ” sulla Serra di Giuggianello.  

Un altro castagno giunto a produzione documentato recentemente sempre ai piedi della Serra di Supersano (dall’ amico ingegnere Roberto Aloisio) lungo un rivo campestre, ecc.]

E poi i grandi Castagni tra Ostuni e Cisternino, sulle balze delle Murge, nel nord della Terra d’Otranto.
Dai castagni di Supersano e di Ostuni, castagne se ne raccolgono numerose! Credo anche dai castagni di Alessano.

Foto di un tipico castagneto in autunno


Alberi preziosi, dai quali ripartire per prenderne le ghiande e per ridiffonderli da esse, nel cuore del basso Salento, dove si estendeva la Foresta Belvedere, nelle sue aree più fresche.
Riaffermare la presenza di questa antica pittoresca originaria specie e perché no la coltura di questi castagni, molto probabilmente di varietà locali meglio adattate a questo nostro clima e territorio.
Castagni forse qui da millenni e millenni, naturalmente adattati alle locali condizioni, favoriti dalla natura rifugiale e dal clima fresco e più umido della primigenia Foresta Belvedere. Il Castagno europeo (Castanea sativa), ritengono alcuni botanici, trovò proprio nei chersonesi, nelle propaggini peninsulari del sud dell’ Europa e dunque dell’ Italia meridionale, le sue aree di rifugio nelle ultime epoche glaciali, epoche nelle quali l’ estendersi dei manti nevosi e delle coltri di ghiaccio permanenti nell’Europa centro settentrionale, costringeva le piante a migrare verso sud. In quelle epoche fredde del Quaternario, il Salento, a differenza di tante aree più settentrionali, non fu mai pesantemente coperto dai ghiacci. Da queste aree meridionali e mediterranee rimaste relativamente più miti, poi forse anche grazie alla coltivazione umana, il Castagno si ridiffuse nel resto d’ Europa al ritiro dei ghiacci, al termine dell’ ultima paleolitica Glaciazione Würn, terminata tra il 9600 e il 9700 a.C.! Non è un caso che il più grande e antico esemplare di Castagno vivente oggi noto, tra i più grandi e vetusti alberi del mondo, viva proprio in Sicilia, il “Castagno dei Cento Cavalli” detto, per il quale si racconta la leggenda di una misteriosa regina e di cento cavalieri con i loro destrieri, che vi trovarono riparo tutti insieme da un temporale sotto la sua vastissima chioma, da cui il suo nome. E’ sul versante orientale dell’ Etna, nel Bosco di Carpineto. E il Carpino bianco (Carpinus betulus), era ancora nell’ ‘800, prima dei disboscamenti antropici e selvaggi, scriteriati, un tipico albero della nostra Foresta Belvedere, come ci racconta nella sua opera “La Flora Salentina”, il botanico e medico Martino Marinosci di Martina, che nei primi dell’ ‘800 visitò il ricchissimo in biodiversità Bosco Belvedere, per le sue ricerche scientifiche. Il Carpino bianco è un albero di climi montani tipico delle fasce dove cresce proprio il Castagno, come anche la quercia Farnetto, tipica quercia, non a caso ancor oggi, del Belvedere! La meraviglia del Belvedere, la montagna all’ incontrario del Salento, per la sua bassa quota eppure per le sue caratteristiche geo-termiche, di inversione termica, e botaniche quasi montane!
La natura botanica della Foresta Belvedere, che condizioni pluviometriche, geologiche e morfologiche resero area di rifugio per tante specie dal clima fresco anche dopo l’ultima epoca glaciale, fino ai nostri giorni, aumentano il fascino e le ricerche in merito a questi ultimi castagni del Sud della Puglia. Castagni decimati per far posto ad altre colture, e per farne legna e carbone, oggi sul rischio della totale estinzione locale e da salvare assolutamente, anche con il coinvolgimento e non solo dell’ Orto Botanico Universitario di Lecce! Castagni adattati forse anche alla maggiore natura calcarea dei suoli del Salento, e che non hanno subito gli incroci ed inquinamenti genetici agronomici subiti dal castagno in altre località a fini produttivo-commerciali.
Che grande castagna d’eccellenza e biologica che si potrebbe tornare a produrre anche da essi, con il marchio Foresta Belvedere!
E tutto senza sostituire il castagno alle altre colture già esistenti, ma affiancandolo, sfruttando le mille nicchie ecologiche e paesaggistiche inutilizzate del nostro territorio, in intersezione tra loro!
Per produrre di nuovo domani le tipiche locali buone Castagne del Belvedere!
Per riportare la magica suggestione del Castagno, e dei grandi squisiti funghi Porcini ai suoi piedi, in autunno, e del castagneto tutto, nel cuore del basso Salento, al fianco dell’ulivo igrofilo dei Paduli e dei nostri vigneti di nostri tipici vitigni!
Non dobbiamo riempire d’una sola specie il Salento, come taluni ragionano di fare ancora sulla base delle vecchie malsane concezioni di “agricoltura coloniale” da colonizzati e sfruttati, ma puntare sulla massima biodiversità autoctona e antica ripristinata e reintrodotta dove scomparsa dalle aree più prossime, ne gioverà così l’economia delle produzioni biologiche silvo-agro-pastorali, ma anche il paesaggio e tutto l’ ecosistema!

Bisognerebbe esser fieri di avere nel proprio giardino, un Castagno ottenuto dalle castagne di questi ormai rarissimi alberi salentini, dopo averle messe a germogliare appena cadute nel cotone igrofilo bagnato e poi piantate, o direttamente seminate in terra in un vaso!

Tutti noi con i nostri suoli privati possiamo contribuire alla rinascita della nostra foresta e alla ridiffusione delle nostre antiche piante.

Quando ciascuno ripianta e riesce a fare ridiffondere una nostra pianta, del nostro antico Salento, o recuperata comunque dal nostro Meridione d’Italia, sarebbe poi opportuno riportarne ubicazione e dati su Google-maps o sugli altri strumenti cartografici online simili disponibili, come Panoramio, illustrando luoghi e piante con foto e indicando con testi da quali semi ha ottenuto quella pianta, da dove ha prelevato semi o rametti per la talea, (idem per le originarie piante madri), per una Mappatura della Rinascita del Salento, e per poter poi sapere dove andare per chiedere e trovare i semi per contribuire tutti alla riforestazione del nostro Salento, senza mai danneggiare le piante madri presenti, piantando luogo per luogo ovviamente le piante più idonee … se si aspetta l’ intervento pubblico a tal fine, che pure chiediamo, si rischia di perdere altro tempo prezioso!
Intanto è bene che la riforestazione su basi scientifiche solide, con l’ausilio dei consigli dei tanti esperti e professionisti che ormai il Salento ovunque vanta tra i suoi giovani, avvenga in questo modo partecipato e razionale, con il contributo in atti di tutti noi salentini, amanti e proprietari del Salento!

Nota: La prima volta che lessi con estrema meraviglia e stupore del Castagno nel Salento a pochi passi da Maglie, la mia città, stupore derivato dal fatto che tanto lo sterminio era stato pesante e generalizzato di quegli originari castagni nel nostro paesaggio quotidiano, fu da piccolo, negli anni ’80, su una piccola guida sulle aree protette della Terra d’Otranto, curata dal Museo di Storia Naturale di Calimera a corredo di una bella cartina della Terra d’Otranto (Province di Lecce, Brindisi e Taranto, Valle d’Itria inclusa), opuscolo e cartina che mi regalarono dopo la mia prima visita a quel meraviglioso museo e centro di ricerca naturalistica del nostro Salento; lì per il Parco della Serra della Madonna di Coeli-Manna a Supersano, si parlava della presenza del Terebinto (il più usato porta innesto per il Pistacchio), dell’ Orniello (il Frassino produttore della dolce Manna, appunto legata al toponimo della Serra), poi ritrovati ancora vivi e presenti, e dei Castagni relitti degli antichi castagneti salentini! Tutti elementi di flora collinare e montana. Lì poi anche ai piedi della Serra, pochi anni fa, vi ho ritrovato un ultimo nucleo di Liquirizia, ai margini di una stradina che corre sotto la Serra, nei pressi di un vigneto, liquirizia che ho ritrovato solo a Sanarica, lungo un muretto a secco a destra della strada all’ingresso del paese, venendo da Muro Leccese. Tanta altra liquirizia ne ho ritrovata a Policoro. Ma nel basso Salento solo questi due nuclei minimi, a rischio di cancellazione, da salvare! Colture e piante tipiche del Salento che furono descritte dai nostri botanici dell’ ‘800 per il Salento, (come il pistacchio-terebinto e la liquirizia), dal Marinosci, piante che abbiamo il dovere di salvare ripropagandole da seme senza rovinare le piante madri da preservare gelosamente in loco, e fare anche fruttificare saggiamente ed intelligentemente, per il nostro bene e quello della nostra terra!

 

(Testo tratto dal mio post facebook al link: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10200131937491244&set=a.1718077601828&type=3&theater)


Oreste Caroppo       5 dicembre 2012 (con aggiunte successive)

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MATURANO OTTIME CASTAGNE NELLE AREE UMIDE E OMBROSE AI PIEDI DELLA SERRA DI COELIMANNA IN FEUDO DI SUPERSANO

 

Ai piedi della Serra di Supersano. Particolare di una fronda di uno dei diversi alberi di Castagno, presenti e rigogliosi, e in naturale disseminazione in loco, data 7 agosto 2013, scatto di Oreste Caroppo, durante un’emozionante escursione in mountain-bike nel pomeriggio, in quei luoghi selvatici e rurali al contempo, ricchi di storia, del Parco Naturale dei Paduli – Foresta Belvedere, nel cuore del basso Salento, tra Otranto e Gallipoli.

Si DEVE tornare nell’area delle Serre, a produrre castagne tipiche del cuore del Salento, e prodotti ad esse connessi! A partire dalle castagne degli alberi più grandi e vecchi esistenti nel basso Salento e sulle Murge apule, per ripiantare alberi in tal modo meglio adattati geneticamente al nostro clima e territorio!
Questa economia intelligente, affiancando questa alle altre colture tipiche già esistenti!

Foto: particolare di una fronda di uno dei diversi alberi di Castagno, presenti e rigogliosi, e in naturale disseminazione in loco, data 7 agosto 2013, scatto di Oreste Caroppo, durante un’ emozionante escursione in mountain-bike nel pomeriggio, in quei luoghi selvatici e rurali al contempo, ricchi di storia, del Parco Naturale die Paduli – Foresta Belvedere, nel cuore del basso Salento, tra Otranto e Gallipoli.

La selva della Serra e il piano ai suoi piedi, hanno rivelato presenze significative di terebinto, querce caducifoglie a foglie lobata di innumerevoli specie tra cui anche farnetti, e poi lecci, querce spinose e vallonee, e poi bagolari, corbezzoli, ginestre spinose, tamaro abbarbicato ai castagni, ginestrella comune, rubbia, edera, fico comune, lentisco, biancospino, stracciabraghe, pino d’Aleppo, pino domestico, cipresso mediterraneo sempreverde nelle sue due varietà pyramidalis e orizzontalis, uva selvatica, olivo, noce, siliquastro, carrubo, mirto, cisto, liquirizia, salice bianco varietà vitellina, pioppo bianco e pioppo nero, frassino meridionale e frassino orno, prugnolo, pero selvatico, nespolo comune, cotogno, nocciolo, giuggiolo, mandorlo, azzeruolo, sorbo domestico, viburno tino, sanguinella, cornetta dondolina, felce aquilina (tanta in vicinanza dei castagni), saponaria, tifa (latifolia e angustifolia), canna domestica, canna palustre, (bambù dorato, “canna d’India” in vernacolo locale, di introduzione antropica), ecc. ecc., con una ricchissima e variegata fauna.

 

(Testo tratto dal mio post facebook al link: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10201772494304139&set=a.1718077601828&type=3&theater)


Oreste Caroppo       7 agosto 2013

 

Un commento su “Il CASTAGNO nel cuore del Basso SALENTO e sulle Murge di TERRA D’OTRANTO

  • Marzo 18, 2022 alle 3:12 pm
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    NOTA: ovviamente qui ci siamo concentrati sulla Puglia meridionale e al più centrale per il discorso della riscoperta dei Castagni relitti, si è trascurata invece l’area della Puglia del Nord dove territori a maggiore caratterizzazione montana, il Gargano e l’Appennino Dauno, hanno permesso una maggiore persistenza e diffusione del Castagno fino ai nostri giorni.

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