Il cimitero per gli amati “Pelosetti”? Sia nello stomaco degli Avvoltoi di cui ripopolare l’Italia! RIFLESSIONI CONTRO IL REGIME DELLA FALSA-ECOLOGIA PER LA RINASCITA!

Il cimitero per gli amati “Pelosetti”? Sia nello stomaco degli Avvoltoi di cui ripopolare l’Italia!

Avvoltoio monaco e Grifone, Europa, carnaio; foto tratta da un articolo in cui si tratta dell’importanza di aiutare con i carnai riforniti dall’uomo il ritorno degli avvoltoi in Europa.

 

RIFLESSIONI CONTRO IL REGIME DELLA FALSA-ECOLOGIA PER LA RINASCITA!

Simbolicamente passando dal becco dell’ Avvoltoio per una Rinascita della vera Ecologia naturalistica!

 

Invece dei cimiteri per “pelosetti” a 5S, meglio favorire il ritorno copioso degli Avvoltoi europei, creando carnai diffusi nel territorio. Ciò devi auspicare se ami la Natura davvero!

Il cimitero per Cani e Gatti, il luogo cui conferire scarti di macellazione, ma anche corpi di animali domestici e selvatici morti per varie cause, tra cui magari gli incidenti stradali (quando le carcasse vengono recuperate e non lasciate decomporsi al margine strada anche per una questione di decoro, oltre che olfattiva), deve essere innanzitutto nello stomaco di altri animali!
E la natura ovviamente aveva già previsto questo riciclo nelle sue dinamiche circolari della catena alimentare:
vi erano e vi sono gli esseri viventi saprofagi (cioè aventi un regime alimentare basato su materia organica animale o vegetale o di altri regni del vivente in via di decomposizione), gli spazzini della natura per così dire, la cui opera è stata però in parte dall’uomo oggi interrotta, negata, con distruzione di parte della biodiversità, e persino con assurdi divieti! La conseguenza? La necessità di filiere speculative sul così creato problema dei “rifiuti”, scarti prodotti dall’uomo che per la Natura scarti non sono, e sui quali si creano imperi di lucro nell’ambito del ciclo dei rifiuti, e non solo in tale ambito; il complesso di speculazioni che ruota intorno all’ostacolo dei processi Naturali e alle conseguenti artificializzazioni che si rendono necessarie è immenso, perché ciò che si impedisce alla Natura esterna all’uomo di fare lo deve fare poi maldestramente l’uomo fornendo servizi altrimenti inutili. Mentre si deve favorire un approccio di saggia collaborazione con la Natura, non concependo il progresso come cancellazione della Natura e sostituzione ad essa di artifici umani, una visione che si è ben mostrata infruttuosa dannosa e speculativa, ma al contrario progresso come integrazione sempre più saggia con la Natura! Questo verso segna la buona tecnica, il buon uso della scienza!
Pensiamo a provvedimenti folli come le esagerate pastoie messe oggi ai contadini nel verso dell’uso e del trasporto delle deiezioni animali, il fertilizzante “rumatu” in dialetto salentino, invece di limitarsi solo a dare buoni consigli su come usarlo e trasportarlo.
Divieti sacrileghi persino contro l’alimentazione dei maiali con scarti alimentari, come sempre si è fatto nella circolarità dell’economia contadina, ciò con scuse sanitarie, e alimentando così tutta una filiera alimentare alternativa costosa.
Fino quasi ai divieti di seppellirsi l’amato cane o gatto morto nel proprio giardino previo controllo veterinario e autorizzazione, ecco anche a cosa serve il microchip al cane e l’anagrafe canina, servono ad alimentare questo regime del controllo, da cui poi anche speculazioni connesse come quella all’orizzonte dei cimiteri o forni crematoi autorizzati per le carcasse di tali animali, pagando per il servizio!

In merito alle carcasse di animali spiaggiati, quali anche i cetacei, oggi c’è una maxi speculazione sullo smaltimento di queste loro biomasse, così per lo meno mi è parso di intuire da una chiacchierata con un amministratore, quando l’optimum sarebbe portarli al largo e affondarli con pietre o sacchi biodegradabili con sabbia e corde. Procedura assai meno costosa!
Altro discorso certo se per interessi scientifici si vuol recuperare il tutto o se li si vuole lasciare sulla terraferma per alimentare carnai costieri a favore degli animali mangiatori di carogne.
Ma lo smaltimento in discarica o inceneritore lo trovo assurdo!

La natura sa bene come smaltirli rendendo utile alla catena alimentare il loro disfacimento.

Così anche gli animali morti lungo le strade alimentano tutta una fauna saprofaga, a partire dalle Gazze.
Il problema è la scarsità oggi di saprofagi ben più diffusi in passato e di cui favorire il maggiore ritorno anche creando una rete di carnai, come han fatto qui in questo bel progetto.

Gli stessi cani discendenti del lupo non mancano di essere animali saprofagi,
sia necrofagi (alimentazione basata su carcasse di animali), non mancavano infatti di nutrirsi anche di cadaveri umani, come raccontano tante cronache antiche dei campi di battaglia, da qui la simbologia del cane e della sciacallo, (nota: oggi la bella notizia della specie dello Sciacallo dorato Canis aureus che si sta piacevolmente diffondendo in Italia), come animale psicopompo, cioè accompagnatore delle anime nell’aldilà, nella tradizione egizia (lo sciacallo in primis), come in quella europea (il cane),
sia anche coprofagi (alimentazione basata sull’assunzione di escrementi), tanto che nelle città medioevali si dimentica il valore “igienico” che avevano i tanti cani ferali nei borghi privi di rete fognaria ipogea dove le deiezioni umane venivano gettate dalle case per le strade!
Furono forse anche queste caratteristiche alimentari a fare avvicinare i canidi più intraprendenti ai nuclei umani preistorici, oltre alla possibilità di trovare opportunisticamente altri rifiuti di macellazione e avanzi di pesca di cui cibarsi; difficile dire se fu questo a porre le basi per l’addomesticamento dei primi lupi, di certo però queste caratteristiche alimentari favorirono per i primi lupi addomesticati il carattere della sinantropia. Da quei primi canidi selvaggi addomesticati poi per selezione artificiale discesero le varie razze di cani odierni, e quell’importante melting pot genetico rappresentato dai cani ferali, o randagi detti che ancor oggi abbiamo e che va preservato assolutamente preservando la fertilità di quegli animali contro le folli derive del falso-animalismo che propaganda la loro sterilizzazione a tappeto; un melting pot crogiulo serbatoio genetico fondamentale per il ripristino di vecchie razze canine, il miglioramento di razze esistenti e la genesi di nuove talvolta anche in neoibridazione con i cugini lupi selvatici ancora ben esistenti in Europa ed Italia; del resto sui lupi agisce sempre la selezione naturale, motivo per cui è tutta una mistificazione falso-ecologista quella di chi oggi dopo secoli di coesistenza senza problemi, grida al problema della “purezza” dei lupi che sarebbe messa a rischio da incroci con i cani, e invoca perciò la cattura o comunque sterilizzazione di cani ferali e padronali e dei lupi-ibridi, in una grande funzionale ignoranza delle leggi evoluzioniste, della selezione naturale che opera sui canidi che vivono in selvatico, e della selezione artificiale che opera sui cani allevati. Sono i falsi-ecologisti professionisti del biocidio, che altro non sono, in vesti mascheranti, che i neo-lupari di un tempo, che se prima gridavano “al lupo, al lupo” per ucciderli e intascare taglie, ora in una diffusa sensibilità non più anti-lupo, ma ecologica pro-lupo, gridano “al lupo, al lupo” ibrido però stavolta, e depistano ed introitano finanziamenti che si sarebbe dovuto invece destinare a progetti di buona ecologia della naturalizzazione!
Tornando al gusto saprofago del cane, in Italia in mi segnalarono su un mio post facebook dedicato al Ginkgo biloba, antica pianta quasi indifferenziata come fossile vivente dal tempo dei dinosauri, che viveva anche in Europa e Italia prima delle grandi glaciazioni quaternarie, e che poi vi è stata reintrodotta grazie all’uomo dall’Asia orientale dove è sopravvissuta sino ai nostri giorni,
Ginkgo biloba anche chiamato col sinonimo Salisburia adiantifolia, foto dal link.
che in un parco un cane portato al guinzaglio è stato osservato mangiare avidamente i semi della pianta caduti al suolo, notoriamente dalla polpa dallo sgradevole odore di uovo marcio. (Ne trattai in questo mio post facebook del 13 dicembre 2016 al link: https://www.facebook.com/oreste.caroppo.9/posts/10211618359004603). Si scopriva così una strategia di possibile disseminazione zoocora di quella pianta: essa rilascia dall’involucro carnoso dei suoi semi caduti al suolo e maturi un odore come di materia organica animale in decomposizione per attirare gli animali saprofagi, oggi i cani che li mangiano, in epoche antiche presumibilmente altre specie di abitudini alimentari non dissimili.
Per una condotta politica del territorio più naturalistica saggia ed ecosostenibile, per un’economia più circolare e al contempo naturalizzante, urge favorire la creazione di carnai diffusi, gestiti da volontari ambientalisti, con l’appoggio degli enti sanitari, ovviamente in zone più selvagge o rurali, e non con abitazioni prossime, questo ad ausilio degli animali saprofagi, in modo da permettere la loro alimentazione, far aumentare i corvidi necrofagi e gli avvoltoi che devono tornare assolutamente a popolare i nostri cieli!
Meglio ovviamente piccoli carnai diffusi, che grandi carnai: tutto ciò che vede accentramento in termini di materia organica in decomposizione crea pensati disagi olfattivi locali, che la diluizione sul territorio invece evita.
Una rete diffusa ai fini di un ritorno diffuso sul territorio degli avvoltoi, corvidi, ma anche ad ausilio degli sciacalli dorati e non solo.
In tal modo non si possono ammortizzare i dispiaceri di fronte alla morte di un animale sapendo che contribuisce con la sua carne, con il suo corpo, alla vita comunque, come ha contribuito in vita alla sua specie con la sua fertilità e prole!
Carnai dove chi vuole può conferire anche il corpo del suo animale di compagnia trapassato, se decide di non seppellirlo nei campi.
Leggiamo a tal proposito questo interessante articolo del 15 settembre 2018, dal titolo “Sardegna: 29 grifoni smaltiscono una carcassa in un’ora e 17 minuti – video”,
al link https://www.olbia.it/sardegna-29-grifoni-smaltiscono-una-carcassa-in-unora-e-17-minuti-video/
dove si rimanda poi al seguente video:

1 ora e 17 minuti per smaltire una carcassa

Guardate come la Natura tratta i suoi rifiuti: 29 grifoni ci mettono 1 ora e 17 minuti per smaltire la carcassa di una pecora. Quanto ci vorrà invece per smaltire la plastica con cui abbiamo inondato il pianeta?Grazie ai carnai aziendali stiamo semplicemente provando a rimettere in moto un meccanismo vecchio quanto il mondo. Abbiamo tanto da imparare dagli avvoltoi.

Gepostet von LIFE Under Griffon Wings am Montag, 23. Juli 2018

Spettacolari immagini, catturate nell’estate 2018, da con una telecamera installata nel carnaio del Bosano in provincia di Sassari. Si è così cronometrato il tempo di smaltimento del cadavere di una pecora: un’ora e 17 minuti, lasciando solo qualche residuo per alcuni corvi! La frenesia alimentare di fronte ad una carcassa è elevata quando sono presenti più avvoltoi per accaparrarsi quanto più cibo possibile.
Apprendiamo dall’articolo che in Italia ci sono alcuni carnai allestiti pubblici, ma in Sardegna, per la prima volta in Italia, in collaborazione con le Asl (Aziende sanitarie locali) sono state autorizzate delle aree carnaio aziendali, cioè gestiti direttamente dagli allevatori che possono conferirvi le carcasse dei propri animali.
Ciò permette di aumentare la disponibilità di cibo per gli uccelli necrofagi e lì oggi i grifoni in particolare, grazie alla sensibilità degli allevatori e delle Asl di Sassari, Nuoro e Oristano che stanno collaborando: è la prima volta in Italia che viene adottata questa soluzione per combattere une delle cause di estinzione degli avvoltoi.
Si tratta di un bel progetto finanziato nei progetti europei LIFE e chiamato “Sotto le ali del Grifone”, che ha come obiettivo principale il miglioramento dello stato di conservazione del grifone in Sardegna. Il progetto prevede la creazione di una rete di carnai aziendali per mitigare la carenza alimentare e la liberazione di 60 grifoni provenienti dalla Spagna.
Che sia un bel progetto di buona ecologia, a differenza di altri progetti sempre finanziati dall’Unione Europea, lo mostrano i fatti, al di là di altri dati e considerazioni: oggi lì volano decine di grifoni e questo è un bene, e le carcasse animali vengono smaltite rapidamente in questo modo saggio.
Fermo restando che nulla deve mai essere sprecato di un animale, da esso si possono produrre mangimi per altri animali, dalle ossa persino prodotti di ceramica, e poi pelle, ecc., ottimo anche questo modo di smaltimento che altri non è, in cornici nuove, che l’antico modo di smaltire le carcasse da parte dei “massari” gettandole nei campi alla mercé degli animali selvatici, ma questa pratica è stata da certa modernità snaturatasi semplicemente combattuta ad hoc, senza riflettere sulla sua saggezza storica, e sulle dinamiche naturali; son stati inseriti obblighi e costi di smaltimento delle carcasse equiparate a rifiuti speciali e si è così indirettamente indotto allo smaltimento abusivo delle carcasse in luoghi nascosti alla vista, come vecchie cave o pozzi; come anche si sono combattuti ed estinti tanti animali saprofagi. Un suicido territoriale e culturale dalle amare conseguenze, che ha alimentato guerre di interessi tra enti istituzionali e mondo rurale! Mancanza totale di sofocrazia nella politica del territorio.
Il sistema dei carnai invece favorendo il ritorno di animali che rapidamente possono consumare quasi un’intera carcassa abbassa i rischi di danno olfattivo di decomposizione, permette di non creare costi aggiuntivi di smaltimento per i pastori, e lascia quel minimo di resti necessari poi all’entomofauna, mosche incluse, e altri organismi necrofagi che non devono certo essere combattuti ed estinti, come vorrebbero certi demonizzatori professionisti del pesticido. Si deve favorire la coesistenza sempre di più specie!
Ottime le correlate ai carnai operazioni di reintroduzione dei grifoni fatte in Sardegna. Il video che era stato caricato su YouTube il 13 settembre 2018 sulla liberazione di 12 grifoni in Sardegna a partire da esemplari spagnoli grazie ad una collaborazione internazionale conservazionistica come giusto e bello che sia.
Oggi intere specie di avvoltoi mancano quasi totalmente dalla Terra d’Otranto ad esempio, e in altre zone del meridione d’Italia. Un problema cui si deve porre rimedio!

La toponomastica del Sud Italia ben conserva traccia della tipica presenza nel paesaggio degli avvoltoi. Il nome latino di avvoltoio è vultur.

Pensiamo ad esempio al monte chiamato Vulture in Basilicata, un antico vulcano le cui sabbie scure trasportate dal fiume Ofanto in Adriatico dalle correnti marine sono state trasportate e depositate fino sulle spiagge di Alimini a Otranto, tanto che una località del vulture è chiamata Rionero, molto probabilmente da “rivo nigro” (ruscello nero) , sorgente affiorante dal tufo vulcanico (pozzolanico) di colore nero
O al nome di Volturino (Vuterìne in dialetto pugliese) è un comune della provincia di Foggia, in Puglia.
O al monte Volturino, una cima (1.836 metri d’altitudine s.l.m.) situata al centro dell’Appennino lucano visibile in tutta la sua maestosità sia dalla val d’Agri.
Monte Volturino, visto dalla Val d’Agri. Foto di Oreste Caroppo
O  alla città di Volturara Appula su una collina dell’Appennino Dauno in provincia di Foggia in Puglia, o all città omonima di Volturara Irpina in Camapania in provincia di Avellino, il nome di questi comuni potrebbe derivare da vultur (“avvoltoio” in latino) col suffisso -ara a indicare un nome collettivo.
O al fiume Volturno (Vulturnus) che scorre tra Molise e Campania.
Tra gli avvoltoi un tempo ben presenti in Italia il più raro oggi, di cui ormai si registrano rarissimi avvistamenti ornitologici, è il grande Avvoltoio monaco (Aegypius monachus).
Un gigante dell’aria che misura 100-110 cm di lunghezza e che ha un’apertura alare di 250-295 cm. Ancora è ben presente in Spagna, Marocco, Grecia, Turchia, savane dell’Asia centrale, ma dobbiamo auspicare ora il suo ritorno frequente in Italia e invitare a progetti di sua reintroduzione!
Vediamo nelle tre immagini di seguito delle miniature su pagine dei manoscritti medioevale del “De arte venandi cum avibus“, il trattato dell’imperatore Federico II di Svevia (1194 – Fiorentino di Puglia, 1250), conosciuto con l’ appellativo di puer Apuliae (“fanciullo di Puglia), sull’attività venatoria e l’arte della falconeria più in particolare.
Vi riconosciamo proprio degli Avvoltoi monaco, anche intenti a divorare carogne di animali.
E’ una conferma, (come se ve ne fosse bisogno data la loro presenza in Europa ad Est come ad Ovest dell’Italia), della loro diffusa presenza in Italia nel medioevo, (oggi l’Avvoltoio monaco è presente come nidificante in Spagna, Grecia e Portogallo; in Italia vi fa rare apparizioni).
Dal link.
Manoscritto nella Biblioteca Apostolica Vaticana, (codice Pal. lat. 1071 f.), al link.

Dal link.

L’imperatore Federico II di Svevia illustra nel suo trattato anche degli esperimenti che fece per verificare alcune informazioni ornitologiche riportate dai bestiari medievali e largamente accettate, ad esempio la voce secondo cui gli avvoltoi individuano le carogne degli animali di cui si cibano solo grazie all’olfatto. Fa allora cucire le palpebre ad alcuni avvoltoi che, così accecati (ciliati), vengono messi davanti a delle carogne; dovrebbero mangiarle, se è vero che le percepiscono con l’olfatto, pensava, ma non lo fecero. Sul margine sinistro del fol. 11v del trattato, in alto, è illustrato un altro esperimento volto a dimostrare la preferenza di questi uccelli per le carogne: a un Avvoltoio monaco, affamato, viene posta di fronte una gallina viva, che viene ignorata.
Gli avvoltoi hanno un’ottima vista per scovare le carcasse, ma non credo sia sconfessato che abbiano anche un ottimo olfatto, ricordo di aver letto che riescono a percepire la presenza nell’aria di gas di decomposizione anche presenti in bassissima concentrazione e seguirne la traccia fino alla fonte! Ricordo di aver sentito che possono essere addirittura utilizzati per individuare perdite di gas nei gasdotti, ma non trovando ad ora fonti, mi limito a riportare questo mio ricordo.
Riporto la notizia di questo bell’avvistamento in Italia, articolo dell’11 luglio 2014, dal titolo “Dichiarato estinto in Italia, torna l’Avvoltoio monaco – Avvistamenti nella riserva naturale del lago di Cornino (Udine)”, al link:    https://www.adnkronos.com/sostenibilita/risorse/2014/07/11/dichiarato-estinto-italia-torna-avvoltoio-monaco_wxZofdn4xG2S0h8dL6PtXJ.html
dove leggiamo: “‘Lo scorso fine settimana è ricomparso un Avvoltoio monaco per il quarto anno consecutivo. L’eccezionalità non sta solo nell’avvistamento, ma nel fatto che questi animali ritornano e sostano nell’areale per mesi. L’esemplare è un individuo nato nel massiccio centrale francese e presente a Cornino per la quarta estate. Torna quindi regolarmente nella stessa area e negli stessi periodi, attraversando tutte le Alpi, per poi tornare a fine estate in Francia o in Spagna.”
Qui riporto la notizia data con grande e giusta enfasi del passaggio di un Avvoltoio monaco dalla Campania il 12 aprile del 2015; erano forse secoli che non si documentava più la presenza di questa specie in quella regione del sud Italia; al link: https://napoli.repubblica.it/cronaca/2015/04/15/news/l_avvoltoio_monaco_per_la_prima_volta_in_campania-112034316/
Va leggermente meglio la situazione del Capovaccaio o anche chiamato Avvoltoio degli egizi (Neophron percnopterus), altro avvoltoio europeo, presente già in Puglia nella zona delle Murge-Gravine, ma il numero di esemplari totale è ancora molto basso e da incrementare.
In questo articolo del 1 settembre 2010 dal titolo “Liberati tre esemplari di Capovaccaio, di provenienza spagnola, nell’Oasi della Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli) di Gravina di Laterza nel tarantino”, al link:
leggiamo diversi dati sulla reintroduzione del Capovaccaio in Sud Italia a partire dai primi anni di questo secolo.
Il Capovaccaio è un uccello che migra tra Europa e l’Africa. In questo video vediamo un esemplare femmina che è stato liberato nel 2006 nell’Oasi Lipu Gravina di Laterza, e individuato nell’estate del 2010 tra la Puglia e la Basilicata, a Matera, dove ha fatto ritorno dopo essersi recato nel Mali in Africa a svernare il primo anno, e dopo vari spostamenti migratori tra Nordafrica e Sahel, a Sud del Sahara, come rivelato tramite il piccolo radiocollare a cella fotovoltaica di cui è stato dotato.
Il 4 giugno 2022 un giovane Capovaccaio è stato recuperato in difficoltà a Castro (Lecce), l’esemplare era nato l’anno prima al CERM – Centro Rapaci Minacciati (Toscana) ed era stato liberato il 16 maggio 2022 nel Parco Naturale della Murgia Materana, nell’ambito del progetto LIFE Egyptian vulture, che ha lo scopo di favorirne la conservazione attraverso la riproduzione e la reintroduzione in natura dei soggetti nati in cattività. Ottimo progetto, ma serve rete dei carni e garantire punti abbeveratoio, ad esempio a Porto Badisco il rinato fiume Silur, la sorgente con fiumiciattolo messa a nudo nell’evento alluvionale del novembre 2021!
Stupendo arrivo di un giovane Capovaccaio dopo il Grifone in Salento qualche anno fa!
URGE CARNAIO!
L’area di Porto Badisco e dintorni un ottimo sito per lui come già lo sono le gravine tarantine murgiane dove è presente!
Subito attivare un carnaio (o più) aperto a tutti nel Parco naturale Otranto-Santa Maria di Leuca dove poter smaltire carcasse non contaminate da prodotti farmaceutici, animali morti sulle strade, animali morti in allevamenti, pet deceduti, animali spiaggiati, resti di macellazione, ecc.
Un’area aperta distante da abitazioni e strade principali o altri luoghi di intensa frequentazione, naturale, non snaturalizzata da cemento, dove poter lasciare le carcasse, libere senza residui plastici, per il nutrimento di animali necrofagi come avvoltoi (Capavoccaio, Grifoni, e speriamo arrivi anche l’Avvoltoio monaco o Gipeti), corvidi (sperando anche nell’arrivo del grande Corvo imperiale che pure vive nelle gravine tarantine), insetti, ma anche per Lupi, Volpi, speriamo presto anche lo Sciacallo dorato in diffusione in Italia, ecc.
Questa è ecosostenibilità!
Ad esempio un carnaio sarebbe opportuno nei pressi delle rupi nell’entroterra di La Fraula-Porto Badisco dove è presente la Grotta della Balena grossomodo.
Ricordiamo che nell’entroterra di Porto Badisco con i suoi canaloni carsici una grotta è chiamata proprio Grotta del Corvo.
Il Capovaccaio si nutre soprattutto di carogne, è un opportunista ma può anche catturare piccoli mammiferi, uccelli e rettili. Si nutre inoltre delle uova di altri uccelli, anche delle enormi uova degli Struzzi, e queste dal resistente e spesso guscio le rompe scagliando loro addosso grossi ciottoli.
Capovaccaio e uovo di Struzzo
L’impiego di utensili è raro negli uccelli e, oltre ad utilizzare un ciottolo come un martello, il Capovaccaio utilizza anche dei rametti per arrotolare ciuffi di lana utilizzati per la costruzione del nido. (Altri uccelli che utilizzano utensili sono i Corvi).
Ibis sacro
Il Capovaccaio era considerato animale sacro alla dea Iside presso gli antichi egizi come l’Ibis sacro, e come questo compare come simbolo nei geroglifici.
E pensate l’ Ibis sacro, già tanto effigiato nei luoghi consacrati ad Iside nella romana Pompei oggi si è diffuso felicemente in Europa, e con il tentativo di accedere sempre a fondi Europei per progetti ecologisti falsi-ecologisti stanno tentando di avviare progetti per il suo sterminio! Ciò si deve sapere in tempo perché vanno assolutamente fermati questi folli! L’Ibis sacro deve assolutamente restare in Italia! Capite, se una specie si diffonde da sola più o meno aiutata dall’uomo all’inizio, come per l’ottima ridiffusione in Italia del Cinghiale negli ultimi anni, i falsi-ecologisti che non hanno guadagnato nulla nulla da questa naturalizzazione a costo zero, demonizzano l’evento per intascare soldi dall’impegno opposto nel verso dello sterminio. Conoscere i professionisti del biocidio per fermarli!
Procede diffusa in Italia, non solo in Sardegna come sopra avviam visto, ma anche in Sicilia, Basilicata, Abruzzo, ecc., l’opera di reintroduzione dell’altro tipico avvoltoio italiano, il Grifone (Gyps fulvus).
Nel giugno 2015 un Grifone stanziò per un po’ nei pressi di Gallipoli  divenendo la star mediatica locale in quei giorni tanto grande l’interesse diffuso per la Natura!

Il sole oggi fa i capricci, ma quest'anno anche i grifoni hanno deciso di venire a trascorrere le vacanze nel nostro…

Gepostet von SuperMeteo – Centro Meteo Salento am Sonntag, 28. Juni 2015

Si noti come la testa e il collo del grifone siano nude di piumaggio come adattamento volto a poter penetrare più facilmente dentro le carogne.

-) https://www.facebook.com/SUPERMETEO.CentroMeteoSalento/photos/a.152796738071574/1044090935608812/?type=3&theater

Così allo stesso modo grande gioia diffusa per la reintroduzione del Grifone in Abruzzo. Vediamo qui questo post facebook del professor Franco Tassi:

Splendida notizia, il progressivo ritorno del Grifone sui monti d'Abruzzo! Grazie all'amico Carmine Mozzillo per le fotografie.

Gepostet von Franco Tassi am Dienstag, 12. September 2017

Riporto poi questa bella notizia contenuta in questo articolo dell’11 agosto 2014 dal titolo “Nati due Grifoni e un Capovaccaio nel territorio del Parco Appennino Lucano”, al link: http://www.parcoappenninolucano.it/apl/portal?a=4039&fbclid=IwAR30DiKs7WPkXl9_Xw4SDJ7YxZ38hzCoH1953fdzDjR2LdMHQAldmQe44dA
dove leggiamo: osservati due nidi di grifone ed uno di capovaccaio.
“Per i grifoni, dopo il fallimento del tentativo di riproduzione del 2012, si tratta della prima riproduzione accertata in Basilicata negli ultimi cento anni e rappresenta un successo per il progetto di reintroduzione avviato dal Parco del Pollino in considerazione del fatto che le osservazioni hanno permesso di individuare in soggetti rilasciati sul Pollino le coppie che si sono insediate e riprodotte sull’Appennino Lucano. Le osservazioni condotte hanno consentito di accertare come i singoli componenti delle coppie nidificanti in Val d’Agri si alimentano regolarmente e a turno sul carnaio del Pollino in un andirivieni tra il sito riproduttivo in Val d’Agri ed il sito di alimentazione nel Pollino a dimostrazione che per questi uccelli, il territorio delle due aree protette nazionali,  rappresenti un’unica area in cui alimentarsi e riprodursi. (…) Relativamente al capovaccaio si è potuto constatare la presenza nel nido di un giovane ed il monitoraggio condotto dai naturalisti consentirà di seguirne il prossimo involo. La situazione del capovaccaio in Italia è sempre più a rischio con meno di 10 coppie nidificanti in Italia e con il Parco dell’Appennino Lucano che risulta essere l’unico Parco Nazionale Italiano con la presenza accertata di una coppia nidificante. (…)  E’ stato fatto uno studio di fattibilità per la realizzazione di un carnaio nel Parco dell’Appennino Lucano, già sottoposto al parere dell’ISPRA, e si stanno valutando  le modalità d’intervento per la sua realizzazione, al fine di assicurare risorse alimentari adeguate e controllate per grifone  e capovaccaio.”
Il naturalista Fulco Pratesi ha scritto questo articolo “Il ritorno degli avvoltoi – Grifone, Monaco, Gipeto, Capovaccaio. Ecco perché volano di nuovo in Italia”, del 12 febbraio 2017 al link: https://www.corriere.it/cronache/17_febbraio_13/ritorno-rapaci-avvoltoi-grifone-71eeefa4-f163-11e6-b184-a53bdb4964d9.shtml
che ci ricorda dell’altra specie di avvoltoio di cui si deve favorire sempre il grande ritorno in Italia, il bellissimo Gipeto (Gypaetus barbatus), chiamato anche Avvoltoio barbuto o Avvoltoio degli agnelli:
Gipeto (Gypaetus barbatus)
Causa di declino degli avvoltoi in Italia è stata la caccia, (pare addirittura che si infilassero ganci uncinati nelle carcasse cui restavano impigliati gli avvoltoi, come pesci all’amo, data la loro frenesia alimentare nel divorarle), e i bocconi avvelenati contro animali predatori come le volpi, più in generale i veleni pesticidi che avvelenano le carni di prede di cui si cibavano. Veleni pesticidi assolutamente da vietare.
Non solo anche “farmaci” dati al bestiame possono avvelenare gli avvoltoi, è quanto è recentemente stato riscontrato in India, vedi questo articolo del 19 giungo 2016, dal titolo “In India stanno morendo gli avvoltoi – Erano 40 milioni, oggi ne restano circa 100mila: la causa è un farmaco per il bestiame che per loro è tossico”, al link: https://www.ilpost.it/2016/06/19/india-avvoltoi/

Oggi minaccia pesante al ritorno degli avvoltoi è poi rappresentata anche dalle mega pale eoliche della falso-Green economy industriale, orrori per il paesaggio già di per sé, ma anche macchine falcidia volatili in volo.

Qui lo spiacevole caso documentato a Creta di un Grifone falcidiato da una mega pala eolica rotante.

 

Pale eoliche da fermare e smantellare ripristinando lo stato dei luoghi.

 

Dobbiamo fare nascere quindi dei carnai distribuiti in aree rurali e avere dei falconieri comunali o per unioni di comuni.

Falconieri ambientalisti legati ai comunità locali devono curare il ritorno degli avvoltoi (Grifoni, Capovaccai, Avvoltoi monaco, Gipeti) e Corvi imperiali in Natura a partire da loro grandi voliere per il ripopolamento.

Tre falconieri addestrano il loro falchi – miniatura dal “De arti venandi cum avibus“, dal manoscritto che si trova a Parigi, Bibliothèque National de France, ms fr. 12400 (inizi sec. XIV: è la traduzione francese del ms. pal. lat. 1071, voluta da Jean II signore di Dampierre e di Saint Dizier).
Inoltre essi vanno impiegati per il servizio del “bird control”, l’uso dei Falchi per allontanare Colombi e Storni quando scelgono di vivere in città e arrecano eventuale fastidio per la loro eccessiva densità, ferma restando l’importanza di tutte le specie, anche di una moderata presenza dei Colombi in città contro ogni ecoterrirismo che deve essere sempre sospetto, solitamente mosso da inyeressati professionisti del biocidio;
allo stesso servizio del “bird control” con Falchi e Aquile si deve ricorrere per tenere lontani i Cormorani dagli allevamenti di pesce senza bisogno di abbattimenti come ora vorrebbero fare invece in Italia i soliti professionisti del biocidio.
Questi falconieri vanno inoltre coinvolti collaborando con veri naturalisti nei progetti di ridiffusione degli avvoltoi europei.
I cadaveri di animali, e scarti di macellazione, chi vuole deve poterli versare nei carnai direttamente o affidandoli a chi li gestisce eventualmente, o comunque renderli disponibili per le voliere di allevamento di questi avvoltoi, che devono anche essere fatti riprodurre in cattività e quindi utilizzati per ripopolare l’Europa, a partire anche dall’Italia!
Si deve così anche spezzare il circuito assurdo del Falso-animalismo che sterilizza a tappeto le specie nel verso della loro estinzione, un fanatismo che è male assoluto del nostro tempo, e che strumentalizza ogni morte animale per sostenere la sua ideologia folle della necessità di estinguere gli animali contro la sofferenza.
Nel Regime falso-animalista si strumentalizzano casi di maltrattamento degli animali per vilipendere la loro fertilità e sterilizzarli a tappeto.
Ma ogni animale muore, è ovvio ciò che si deve assicurare è la continuità di vita tramite la fertilità, l’esatto opposto di quanto predica la follia falso-animalista.
Pertanto con questo approccio si deve dare subito più importanza a quello che un cadavere animale può dare, rispetto a quello che toglie, spezzando le gambe al delirio male-assoluto del falso-animalismo che oggi va a cercarsi il cadavere di ogni animale, cosa facile perché ogni animale deve comunque prima o poi morire, e vi dipinge sopra sempre storie macabre di umana cattiveria, quando non sempre è così.
La sepoltura celeste (anche conosciuta come “funerale celeste”) è un antico rito funerario tibetano, ancora oggi largamente praticato che prevede che il corpo del defunto venga esposto agli avvoltoi per cibarsene. In Tibet la pratica è nota come jhator, che vuol dire fare l’elemosina agli uccelli.
L’ offerta del cadavere umano agli avvoltoi si ritrova anche presso comunità Parsi, che li espongono su strutture di legno e argilla dette “torri del silenzio“.
Dipinto di Valentine Walter Bromley dal titolo ”Crow Indian (Indian Americans) Burial” del 1876 – particolare;  “crow” in inglese vuol dire corvo.
L’offerta del cadavere umano agli animali saprofagi selvatici era diffusa anche presso alcune tribù indigene del Nord America, in particolare lasciandoli alla mercé degli uccelli, ai corvi, ponendo il corpo sul lettiere di legno fissate ad impalcature di legno o alberi.
Non meraviglia che anche nei nostri cimiteri in Salento, dove comunque si pratica l’inumazione cristiana del cadavere, compaia il simbolo dell’uccello necrofago. Qui vediamo delle statue su una tomba nel cimitero monumentale di Maglie (Lecce) che raffigurano due uccelli dalla resa artistica grossolana che parrebbero degli avvoltoi o dei corvi.
Cimitero monumentale di Maglie, uccelli necrofagi. Foto al tramonto dell’11 novembre 2018, scatto di Oreste Caroppo
Un carnaio per uccelli non deve essere una struttura speciale, tanto che già qualche tecno-distruttore si sta leccando i baffi immaginando di progettare una qualche piattaforma di cemento, pozzi di percolazione, tubature e chissà cosa altro, ma semplicemente un’area campestre prescelta col criterio di favorirne l’individuazione in volo da parte degli avvoltoi, e dove essi si sentano sicuri di atterrare, dunque assolutamente senza artifici.  L’accortezza quella di tener il luogo pulito da plastiche e di ripulire da materiali plastici le carcasse prima di essere lì offerte agli avvoltoi.
Non dimentichiamo, ad esaltazione dell’importanza della presenza di carcasse en plein air, che un carnaio abusivo ha favorito pochi decenni or sono il ritorno decenni or sono degli Orsi bruni nell’Arco alpino italiano a partire dalle aree estere prossime! Tanto che poi venne protetto come carnaio, quindi non solo consentita la sua esistenza, ma anche alimentato ad hoc dopo la scoperta della sua importanza per il ritorno degli orsi.
Tutto si deve riciclare e tutto gestire con le dinamiche preda-predatore intanto rinaturalizzando! 
Avvoltoi monaco allevati in una voliera, dal link.
E il più naturale cimitero degli animali è come ha detto qualche saggio “lo stomaco di altri animali!
Alimentare in tal modo il ritorno dei Grifoni, Gipeti, Capovaccai ed Avvoltoi monaco Nessuna vita va sprecata.
Vedi sul bel progetto a Maiorca per il ritorno dell’Avvoltoio monaco l’articolo al link: http://rekoaro.wixsite.com/claudioasile/portfolio?fbclid=IwAR1CPq2SeaPhGWjHjgIvU2RccX-6bNOlA1NSbJqn211QKTBcbkJUWvmsmS0
Mentre in Italia con la scusa dei patogeni e delle zoonosi, malattie trasmissibili dagli animali all’uomo, oggi nella falsa-ecologia assistiamo alla demonizzazione dei Corvidi, vedi l’articolo “Ora vogliono STERMINARE i CORVIDI con la solita scusa delle malattie – Vergogna! Capiamo e scacciamo la Falsa-ecologia dalle istituzioni democratiche del nostro Paese!”, al link: http://naturalizzazioneditalia.altervista.org/ora-vogliono-sterminare-i-corvidi-vergogna-capiamo-e-scacciamo-la-falsa-ecologia-dalle-istituzioni-democratiche-del-nostro-paese/
Corvi imperiali (Covus corax)
Quand’anche così fosse, ed è tutto assai ingigantito nell’ecoterrorismo strumentale, non deve mai essere l’intervento quello dello stamping-out, l’ ecatombe degli animali! Mai!
Il ruolo dei predatori è fondamentale e va riscoperto e favorito. Una analisi scientifica seria non ha fatto altro che corroborare ciò che una saggezza naturalistica già permetteva di prevedere, vedi questo caso del Lupo,
articolo dal titolo “I Lupi sono i medici della peste suina – Come i branchi di lupi gestiscono le epidemie tra i cinghiali. Il caso della Slovacchia”, dell’11 Dicembre 2018, al link: http://www.greenreport.it/news/i-lupi-sono-i-medici-della-peste-suina-video/
Lupi predano un Cinghiale.
Lupo immune alle malattie in questione della sua preda, così come da grandi spazzini necrofagi gli Avvoltoi hanno un ottimo sistema digerente che li immunizza dai batteri e virus presenti nelle carogne di cui si nutrono. 
Invece il sistema speculativo è ben contento, leggete, di strumentalizzare questo virus dei maiali per, pensate, vedete il video nell’articolo prodotto da Efsa, vietare di alimentare con gli scarti dell’alimentazione umana i maiali come sempre si è fatto e vietare allevamenti bradi, proprio invece ciò che di più si deve con forza incentivare nell’allevamento suino a fini di uso dei medesimi come anche sistemi di riciclo degli scarti alimentari umani accanto al compostaggio diffuso nei campi delle frazioni umide organiche dei rifiuti domestici e non solo domestici!
Il delirante video demenziale per un popolo infantile instupidito ed ecoterrificato dalla natura:
Ed ora con queste scuse e questi video demenziali di propaganda questi
-) Vietano di dare scarti di alimentazione umana ai maiali, alimentando così le ditte dei mangimi e le ditte dei rifiuti …
-) Vietano gli allevamenti all’aperto salubri bradi a favore di quelli al chiuso industriali innaturali dei Maiali …
-) E denigrano i Cinghiali a favore della carne dei Maiali …
 
QUESTA E’ LA FALSA-ECOLOGIA!
Gli enti che lo han prodotto vanno chiusi! Il Salento ne sa già qualcosa per averli visti mal operare nel caso dell’affare Xylella! E tutti gli enti della Falsa-ecologia vanno chiusi, come le associazioni corrottesi del falso-green: DELENDA EST!
All’esatto contrario invece si devono vietare o comunque disincentivare e ipertassare allevamenti intensivi al chiuso a favore invece di quelli all’aperto cui si collega tutto un ecosistema selvatico dipendente, pensate solo agli Aironi guardabuoi, il cui nome evidenzia come gradiscono vivere in compresenza di buoi al pascolo, in passato erano i selvatici Uri europei, oggi i loro discendenti, i bovini domestici e particolarmente nel Sud Italia, le Mucche podoliche pugliesi, dirette discendenti dell’Uro (Bos taurus primigenius) attestato dalla paleontologia anche tra le faune pleistoceniche del Salento.

“Ritornino sulle Serre, nelle valli, e nei pascoli e boschi del Salento le Vacche sacre, della razza autoctona podolica…

Gepostet von Oreste Caroppo am Sonntag, 9. Juni 2013

Nelle Mucche podoliche i vitelli nascono con il mantello di color fromentino, un carattere antico per mimetizzarsi nell’erba secca, le vacche ha corna piegate a forma di lira, i tori a forma di mezza luna.
Nelle aree paludose del Sud Italia ottimo favorire il ritorno diffuso dell’allevamento brado delle Bufale mediterranee italiane, fino ad alcuni decenni fa allevate anche nelle aree paludose dei Laghi Alimini ad Otranto.
Bufale mediterranee italiane – Masseria San Biagio, Calimera di Lecce, dove in anni recenti è stato virtuosamente introdotto l’allevamento di questa specie, da cui tra l’altro si producono le ottime mozzarelle di bufala.
Ecc. favorendo la molteplicità di specie nell’allevamento. Specie e varietà tradizionali, ma anche esotiche adatte comunque ai luoghi, pensiamo ad esempio al potenzialmente fiorente e redditizio allevamento dello Struzzo in Puglia. Sempre allevamenti biologici e in spazi verdi.
Animali allevati da non sverminare metodicamente in serie perché il loro sterco è fertilizzante e alimenta tutta una speciale entomofauna coprofaga, smaltitrice di escrementi.
Pensiamo soltanto allo Scarabeo stercorario sacro (Scarabaeus sacer) che vive anche in Puglia; percepisce a parecchia distanza l’odore dello sterco fresco e vi si dirige, da quello produce pallottole destinate sia all’alimentazione degli adulti che alla funzione di incubatrice per le larve. Era ritenuto sacro e porta fortuna dagli antichi egizi, dai quali la tipica rotazione della palla di sterco fatta dall’insetto per spostarla veniva associata con il moto apparente del Sole nel cielo.
Scarabeo stercorario sacro
Allo stesso modo per fare riflettere su come nella natura la cancellazione totale di una qualche componente ritenuta erroneamente come inutile da parte dell’ uomo sia causa di danno alla biodiversità, pensiamo ad esempio al legno marcescente degli alberi morti in un bosco. Ok prelevarne parte, ma mai tutta quella necromassa che alimenta tutto un ricco ecosistema ricco di specie, tra cui funghi e insetti (saproxilici), come ad esempio il Lucanus tetraodon che vive in Puglia.

Lucanus tetraodon, esemplare maschio e femmina da sinistra a destra. Una specie diffusi Italia Centrale e MeridionaleSiciliaSardegnaCorsicaAlbaniaGrecia e Algeria. È diffusa sia in boschi mesofili, che nella macchia mediterranea.

 

Lucanus tetraodon in Italia, da cui pare attestato al nostro tempo ancora nella Murgia tarantina e nel Materano, vedi articolo al link.
Foto di un esemplare maschio di Lucanus tetradon. Foresta Umbra sul Gargano in Puglia. Giugno 2017. Foto dal web.
Si deve favorire assolutamente l’allevamento brado en plein air, e integrare questo per la consumazione e riciclo anche di scarti alimentari domestici, economia ciclica. Proprio ciò che invece il sistema degenerato con varie scuse di falsa-ecologia ha tentato di vietare.

Si deve favorire la pastorizia anche in quest’ottica di biodiversità a 360°, o meglio dire ad un angolo solido di 4π, oltre che per innumerevoli altre ragioni.

Allo stesso modo ragionare secondo la filosofia saggia naturalistica esposta vuol dire incentivare la presenza dei Gatti domestici liberi fertili anche al fine di tener bassa la popolazione di Ratti e Topi senza bisogno di veleni contro di essi, che avvelenano anche altri animali, cani e gatti, e ledono il buon principio di capire l’ importanza anche di una certa presenza di ratti e topi di cui mai auspicarne l’estinzione!
Invece pensate cosa sta facendo la Falsa-ecologia oggi, quale circolo vizioso:
Circolo vizioso falso-animalista
DA CAPIRE E FERMARE!
 
E i Cani semi-padronali e ferali tengono lontani i Lupi e Cinghiali dai borghi, come il Cane pastore nei gregge difende gli animali domestici dai Lupi, che si nutrono così in primis in tal modo di Cinghiali.
Tutto in equilibrio e ricco di specie che son risorse mai da cancellare, ma da gestire ecosostenibilmente contro la loro estinzione!
 
Tutto ciò è ecosostenibilità, neologismo di cui tanti si son riempita la bocca senza capirne il senso.
Tutto questo sta distruggendo la Falsa-ecologia e con i suoi bracci professionali della falsa-agronomia, falsa-veterinaria, ecc, e quello fanatico del falso-animalismo.

Così se ami la presenza del Lupo in Italia e non vivi in una falsa dimensione waltdisney devi amare la presenza del Cinghiale europeo sua preda da sempre!
Il ritorno del Cinghiale ha permesso il ritorno del Lupo.
Pertanto devi prendere le distanza da chi denigra i Cinghiali con ogni scusa di falsa-ecologia oggi e vorrebbe farne mattanza o sterilizzazione falso-caritatevole animazzista a tappeto!
Senza Cinghiali poi aumentano gli attacchi dei Lupi al bestiame domestico prima del loro declino!

Ringrazia chi ha reintrodotto il Cinghiale europeo in Italia a rimpinguare il sangue dei Cinghiali italici, stessa specie, o quei Cinghiali che da soli tramite i passi alpini son penetrati nel territorio italiano.
Il Cinghiale si mangia poi e non si butta nulla, ma gestito con rispetto della sua presenza ecosostenibilmente. E più Cinghiali deve voler dire meno maiali allevati intensivamente industrialmente.

Lotta contro chi vuol fare fuori Lupi con la scusa delle ibridazione con Cani, l’ultima trovata dei neo-lupari falso-ecologisti già sterminatori della fertilità dei Cani e Gatti!

E’ nel pacchetto della Falsa-ecologia con la scusa di “salvare il Lupo” la sterilizzazione dei Cani randagi e padronali! CONOSCERE LA FOLLIA SPECULATIVA DELLA FALSA ECOLOGIA PER FERMARLA!
Come se per salvare il Cinghiale si proponesse di sterilizzare e così estinguere tutti i maiali che pascolano nei boschi dove ben allevati allo stato brado. 
Eppure sono secoli che nei boschi si aggirano cani e maiali e dagli incroci ieri come oggi vi son stati ibridi, cani-lupo e porcastri (maiale-cinghiale),
ciò con la selezione naturale che agisce sui selvatici e la selezione artificiale che agisce sui domestici non ha mai rovinato anzi le varietà selvatiche e quelle domestiche!
(Cene e Lupo son stessa specie, come tra loro Cinghiale e Maiale)
Oggi però che si finanzia la Falsa-ecologia ecco che vengono creati e presentati inesistenti problemi ecologici per finanziare pratiche ecocide queste si dannose estinguenti e da debellare!

Solo ad esempio guardiamo questo titolo di questo articolo del 9 ottobre 2017: “Il peggior nemico del Lupo? Il Cane“, ma non è per consigliare di aver come giusto e come da saggia tradizione ecosostenibile fertili coraggiosi Cani pastore a difesa delle greggi dai Lupi, ma per piani di sterilizzazione, infatti il sottotitolo recita il solito furbo meme strumentale “Perché l’incrocio con il cane minaccia la sopravvivenza del lupo”.  CHE SCELTA DELLE PAROLE, CHE FURBERIE!
Tutto pro piani eco-cidi! Cacciamo via questa Falsa-ecologia!

Lotta contro i falsi-animalisti che con la scusa di un detto “disagio” del vivere liberi si avventano contro la fertilità degli animali per sterilizzarli ed estinguerli: eutanasia di specie!

Questa è oggi la Falsa-ecologia e devi capirla e conoscerla per smascherarla sempre e sconfiggerla democraticamente civicamente politicamente ovunque si presenti, dalle accademie più oscure dove riportare la luce alle istituzioni più alte, ai bar, o ne sarai succube ignaro complice!

Così con la sollevata oggi sui media “QUESTIONE CINGHIALI” da parte sempre del medesimo regime del falso-green vediamo una società in pieno SQUALLORE INTELLETTUALE!

Pensate quale squallore ha raggiunto la nostra società: nella demonizzazione dei Cinghiali, animali iperautoctoni, uno dei meme strumentali addotto per attaccarli è che essendo giunti grazie ai cacciatori attraverso piani venatori di ripopolamento esemplari dal resto d’Europa questi incrociandosi con i locali che premettiamo appartengono alla stessa medesima specie, e anche spontaneamente i cinghiali come orsi, linci e lupi si spono attraverso le Alpi, avrebbero, prendiamo sempre con le pinze i loro meme strumentali introdotto la caratteristica della maggiore stazza e maggiore prolificità e questo che è qualcosa di benedetto, qualcosa di sacro, qualcosa da auspicare sempre di fronte al cinghiale che è fonte di economia e nutrimento per l’uomo viene presentato come elemento da disprezzare, ma ci rendiamo conto?!
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Gli allevamenti bradi sono possibili, anche copiosi!
Sono bellissimi!
Vedi questo video con questa bella scelta della adatta musichetta zufolosa bucolica come colonna sonora.
In qualche località ancora non contaminata dal regime della Falsa-ecologia, su un monte, questo allevamento libero di galline e galli, e qualcuno che è lì giunto è stato creduto dagli uccelli il loro allevatore portatore di cibo, e vi si son precitati dando questo meraviglioso spettacolo, commentato con enfasi dall’autore del video:

COSA CAZZO HO VISTO

Gepostet von Cose Non Cose am Donnerstag, 8. Februar 2018

SCOMMETTIAMO CHE QUI IN ITALIA OGGI ENTI PSEUDO-SANITARI DELLA FALSA-ECOLOGIA E FALSO-ANIMALISTI SI OPPORREBBERO!?
Eppure fino a pochi anni fa ciò sarebbe stato possibile. Oggi adducono scuse ad hoc. come ad esempio il rischio Aviaria e mille altre scuse alla loro bisogna per impedirlo!
DOBBIAMO OPPORCI A LORO!

I TRADIZIONALI FISCHIETTI DI TERRACOTTA IN TERRA D' OTRANTO – IL GALLETTOTerra d' Otranto che comprendeva in passato…

Gepostet von Oreste Caroppo am Mittwoch, 2. August 2017

Ricordatevi che il genere Gallus poi reintrodotto forse dall’Asia Oriente nella forma domestica viveva già in tempi preistorici in Europa come rivelato dalla paleontologia!
Red junglefowl pair (Gallus gallus).

 

Ergo ancor più suggestivo un allevamento tale da creare in terra europea e italiana.
(Vedi questo studio: “A NEW EARLY PLEISTOCENE BIRD ASSOCIATION FROM PIETRAFITTA (PERUGIA, CENTRAL ITALY)”, GILDA ZUCCHETTA, SERGIO GENTILI e MARCO PAVIA, novembre 2002, al link:
Gallus gallus.
Vediamo questo bel tentativo fatto da un comune della Calabria, un articolo del 20 ottobre 2017 aveva titolo: “Esperimento a Longobardi (Cosenza), arrivano le galline “mangia-rifiuti”, al link: https://www.zoom24.it/2017/10/20/longobardi-galline-mangia-rifiuti-58340/?fbclid=IwAR0VTaKQvWRakoeqvmh45APXPQ22SR5cWFnX2_8YScAjB5oDMTMjJzq9bgw
Ma si dovrebbero utilizzare a tal fine anche i maiali, riporto pertanto il testo di questo mio post:
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RIFLESSIONI A FAVORE ANCHE DEL RITORNO DEGLI AVVOLTOI IN SALENTO E DELLE TESTUGGINI DI TERRA:
dato l’avvistamento di un capovaccaio a Castro nel giugno 2022
proprio scrivevo un post su Facebook sull’importanza della creazione di un carnaio dove poter smaltire le carcasse laddove lasciarle nei punti in cui si trovano potrebbe creare problemi di mal odore per le persone.
Altrimenti le smaltiscono in discariche o inceneritori ed è un grande spreco sia di risorse per la catena alimentare sia di denaro pubblico.
Guardate anche sopra il video dalla Sardegna di un carnaio … all’opera.
Finché ci sono carcasse di Caretta caretta morte sulle coste, sì può dispiacere, ma questo vuol dire che il mare è ancora ricco di vita, è comunque un buon segno.
In questo momento ad esempio a Otranto dobbiamo preoccuparci del fatto che non si trovano più carcasse di Testudo hermanni nelle campagne e sulle strade.
Un tempo a Otranto si trovavano diffuse, mi dicono.
Il fatto che non si vedono più neppure carcasse è segno di loro estinzione in selvatico.
Auguriamoci che nel Parco naturale Otranto – Santa Maria di Leuca parta un progetto di loro reintroduzione, per fortuna non mancano esemplari presso le abitazioni private dai quali partire per le riproduzioni di esemplari da reintrodurre in libertà nelle aree costiere meno a rischio agricolo.
la più autoctone, non si trascurino e non si abbia approccio di razzismo verde anche per le mediterranee Testudo hermanni boettgeri, Testudo marginata e Testudo graeca!

 

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SIA RIPRISTINATA LA STUPENDA TRADIZIONE ECOSOSTENIBILE DEL MAIALINO DI SANT’ANTONIO DI COMUNITÀ

I PICCOLI COMUNI ITALIANI DAVVERO VIRTUOSI DIANO UNO SCHIAFFO MORALE ALLE AMMINISTRAZIONI DELLA FALSA ECOLOGIA

Contro le derive del regime della Falsa ecologia che vuol togliere addirittura ai cittadini la possibilità di allevarsi in libertà il maialino (vedi il recente caso scandalo del “porceddu” in Sardegna con la scusa meschina della Suina, simil truffa della Xylella per gli Ulivi in Puglia)

Per approfondire: http://www.altosannio.it/la-festa-del-maiale-o-anche-fare-la-festa-al-maiale/?fbclid=IwAR3BMrTQ9CjkGKJV8gqwrfEGDYLx3QdlrZetROr4QcANAZTyUSdVAyiNwjQ

 

Contro le derive del falso animalismo che vuole cancellare completamente l’allevamento praticato dall’uomo con la scusa del maltrattamento e sfruttamento degli animali, allevamento che è elemento connotante con ecosostenibilità la nostra civiltà post paleolitica, contro le estinzione distruggi risorsa della selvaggina causate da una caccia incontrollata;
un attacco all’allevamento libero brado che in realtà favorisce le multinazionali dell’allevamento industriale intensivo, e laddove il falso animalismo interviene e dice di aver “salvato” gli animali dalla macellazione sappiate a orrore che quegli animali da quei soggetti vengono sterilizzati a tappeto, nessuno escluso, e pertanto estinti, estinzione che invece almeno nell’allevamento certamente non si cagiona agli animali nelle loro specie, e anche nelle loro varietà gradite a chi alleva a pascolo brado

Contro la trasformazione legislativa persino di prodotti utili quali gli scarti alimentari e agricoli in rifiuti da far smaltire da ditte apposite per alimentare meschini business che non hanno interesse all’economia circolare dal basso e che di fatto non vogliono il riuso e il compostaggio domestico o agricolo di quei prodotti

Contro chi persegue la realizzazione di un paesaggio sintetico artificiale all’inverosimile e non più natural pittoresco

Contro chi vuol cancellare con ogni scusa le nostre tradizioni più antiche e belle che fanno paesaggio storico-naturale pittoresco

Sia ripresa la bella tradizione del maiale che girava libero per il borgo rurale con un campanellino al collo e che tutti sapevano essere il maiale consacrato a Sant’Antonio e che alimentavano con i loro scarti dei pasti o dell’orto, per poi durante apposite fiere condividerne la consumazione.
Se non si vuol inizialmente aver maiali liberi allora si proceda con dei recinti in legno in periferia o presso masserie vicine al borgo con dei consorzi o comitati fiera o agricoltori che maggiormente accudiscono questi maiali di comunità, assicurandone la riproduzione di anno in anno, e dove tutti i cittadini del borgo possono portare i loro scarti graditi dai maiali.
Borghi nei quali oltre che come cibo di animali i rifiuti organici devono essere compostati nei campi senza intermediazioni industriali di alcun genere, come sempre è stato. Per una fertilizzazione naturale e non industriale degli orti!
E recuperando anche con l’occasione le varietà di maiale più caratteristiche dei territori italiani.

Bisogna chiedere questo allevamento contro gli orrori industriali dell’allevamento intensivo!

(Dal mio post facebook del 7 settembre 2018, al link: https://www.facebook.com/oreste.caroppo.9/posts/10217345403617139)

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Tutto ciò, o quasi tutto ciò, che è saggezza ripresa dal mondo antico e riportata nella modernità, è ostacolato e impedito con forza dalla Falsa ecologia e dalle sue bande del falso-animalismo, falsa-sanità, falsa-veterinaria, falsa-agronomia.
Vedi solo ad esempio questo mio post facebook del 2 gennaio 2019 e i miei commenti ad esso, e su come si stia demonizzando in Italia oggi e vietando l’allevamento domestico e la macellazione domestica degli animali allevati in proprio, che è stata tradizione per millenni, dagli albori dell’umanità, come non ci si può indignare!?
 
Indovinate tutto questo per quali interessi e perversioni costruite dietro questo regime del divieto alla storia e Natura, al libero allevamento e alla libera coltivazione di ogni specie vivente?! Pensa anche solo alla Canapa sativa
 
E quanti di voi sotto vessilli di falso-ambientalismo avete fatto, partecipato, commentato con sostegno, proprio folli battaglie che hanno innalzato questo impero e distrutto vietato il bel ricco mondo antico, ricco di saggezza, ma ingenuo AHINOI di fronte all’assalto del Male!
Tutta queste serie di curiosità e riflessioni a partire da un titolo provocatoriamente forte, mira ad una maggiore conoscenza della natura e delle sue dinamiche, ma anche ad una presa di coscienza dei pregiudizi assorbiti acriticamente dalle masse, da te, e che sono stati strumentali a farci divenire autodistruttori di libertà e diritti comuni come di biodiversità, paesaggio storico-naturale e processi naturali gratuiti utili al ben vivere!
Lo stesso valore pittoresco del paesaggio ricco di varietà e stimoli è importante per la qualità di vita dell’uomo, che invece in questo folle andazzo lo ha impoverito con le sue mani!
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GLI IMPIANTI DI COMPOSTAGGIO SON I CAMPI! 
NON VE LO DICONO PER SPECULARE,
E GRAVE CHE CE LO DEBBANO OGGI PURE DIRE E NON CE NE ACCORGIAMO TUTTI DA SOLI!

Qui sotto in foto campagne dell’ hinterland magliese, lungo l’antica via dell’olio che andava verso Gallipoli, un bel noceto, un gelido pomeriggio del 19 dicembre 2017, e l’esempio edificante virtuoso dell’uso dei campi per compostare le frazioni organiche dei rifiuti domestici, le distinguibili bucce d’arancia attorno ai tronchi lo testimoniano.
e se non fosse per quelle neppure ce ne accorgeremmo!

Maglie, via vecchia dell’olio, 19 dicembre 2017, foto di Oreste Caroppo dal link facebook.

Come si può allora tollerare che vi sia la raccolta dell’umido nei centri rurali dove tante famiglie han un campicello!?

E’ solo allora speculazione falso-ecologista non organizzarsi perché ciascuno si composti da sé i suoi rifiuti umidi organici, magari insieme a quelli del vicino, se questo proprio non ha un campicello, e senza inutili brutte assurde compostiere di plastica o rete. La frazione organica: in una fossa, o in un più sicuro cumulo, o sparsa (se non vi son in essa anche carte), o arata, come sempre è stato da millenni, così senza possibilità di accumuli maleodoranti come quando si tratta in un sol sito il rifiuto di interi quartieri, abbattendo tante spese, tante cementificazioni impiantistiche, e con vantaggi per la fertilità naturale della terra degli orti!
In passato quando dei cavalli lasciavano le loro deiezioni in strada, neanche fossero d’ oro, vi era una corsa a raccoglierle per fertilizzare, e forse avevano ragione, erano di valor dell’oro!

In una tale forma di ecosostenibilità addurre problemi sanitari per frenar questo verso, vuol dire che dei folli burocrati potranno domani definire rifiuti le foglie naturalmente cadute nei campi dai noci in autunno, pertanto da raccogliere e smaltire industrialmente e non da lasciar lì nella logica dell’ albero che vi si autofertilizza con essa. A queste follie si giunge, dato che si è già nella insensatezza speculativa, se non si torna con vero progresso indietro dalle degenerazioni anti-naturaliste speculative odierne della Falsa-ecologia!

Con mille scuse invece di incentivar il ritorno a ciò, oggi lo vietano perché si costruisca e conferisca ai mega impianti di rifiuti compostaggio il rifiuto, mega impianti di compostaggio inclusi!

Compostiera di famiglia. Un tempo Montemesola era circondata da "fuèss", i letamai di famiglia, dove venivano conferiti…

Publiée par Domenico Caroli sur Samedi 20 janvier 2018

Pertanto considero una pratica virtuosa dell’olivicoltura da diffondere maggiormente, poi si può discutere sulle quantità, l’irrorare i suoli degli oliveti con le acque di vegetazione (chiamate in Salento “sintine” con un gergo che viene dalla marineria) ottenute come scarto dalla produzione dell’olio d’oliva nei frantoi.
Evidente che si tratta di un prodotto fertilizzante in quanto gli alberi si auto-fertilizzano con la decomposizione ai loro piedi delle loro foglie e dei loro stessi frutti.
Per cui se le olive vengono raccolte per estrarre l’olio utile all’uomo e da tale processo estrattivo si ricavano le acque di vegetazione, giusto ridarle ai diretti legittimi alberi ed evitare che restino come rifiuto nelle mani dei frantoiani che poi si devono ingegnare a quel punto su come smaltirle trasformandole persino in una sorta di rifiuto, e con conseguenti problematiche, quando invece è l’ oliveto stesso che deve compostare in un ciclo chiuso o semi-chiuso quelle sue frazioni organiche contenute in quelle acque; idem aggiungo per tutti gli eventuali scarti di lavorazione derivati dalle olive nella produzione dell’olio e non ovviamente contaminati nei processi estrattivi. E stesso discorso per gli scarti di potatura e foglie naturalmente! Si chiude così nell’oliveto un ciclo naturale volto alla naturale fertilizzazione riducendo la necessità di ricorrere a fertilizzanti esterni.
Oliveto con ”sintine” sulla Serra di Montevergine in feudo di Palmariggi. Pomeriggio del 24 dicembre 2017. Foto di Oreste Caroppo dal link facebook. Foto scattata durante un giro in bicicletta con un’ aria fredda inequivocabilmente invernale. Eccezion fatta per qualche rametto secco qui gli alberi stavano particolarmente bene, che che ne dicano gli xylellisti truffaldini!
Qui la foto di un oliveto fatta nel pomeriggio del 24 dicembre 2017 sulla Serra di Montevergine, oliveto annaffiato con le sintine come il colore e il loro caratteristico odore evidenziava. (Non metterei la mano sul fuoco che non sia però, ahinoi, un uliveto precedentemente diserbato con veleni chimico-industriali, pratica assolutamente da vietare, immorale!).
Rimando anche a questo mio post facebook al link: https://www.facebook.com/oreste.caroppo.9/posts/4784654784341
“Frate Focu” in agricoltura e nella Natura
Sempre in merito alle pratiche olivicolturali tipiche del Salento ho fotografato, nel pomeriggio del 2 settembre 2017, non lontano da contrada Palanzano andando in bici da Maglie verso Otranto, questo
Oliveto, uso del fuoco, pomeriggio 2 settembre 2017, non lontano da contrada Palanzano, entroterra di Otranto. Foto di Oreste Caroppo. (Sul suolo di questo uliveto è stato sparso uno strato di roccia calcarea finemente triturata, è un intervento che credo facciano contro l’inerbimento e per favorire la raccolta delle olive per spazzolatura meccanica da terra; benché io sia a favore dell’inerbimento del suolo, trovo invece che vadano stigmatizzati quei casi in cui si usano invece diserbanti). Dai miei commenti al mio post facebook al link.
che dovrebbe essere un intervento sia di trasformazione in fertile cenere di foglie e ramaglie opportunamente accantonate in cumuli e filari equidistanti dagli alberi, sia a fini di disinfestazione degli alberi attraverso il fumo di questi fuochi che bruciano lentamente per parecchie ore e anche tutta la notte.
Personalmente non sono contrario all’uso del fuoco in agricoltura in questo modo, (come per altre pratiche tradizionali, da impiegare ovviamente sempre con massimo controllo e cum grano salis), benché non sia male anche fare compostare una parte di quelle biomasse in loco.

Il fuoco è parte della Natura, le piante mostrano persino grandi adattamenti agli incendi, guardo pertanto sempre con sospetto di falsa-ecologia le posizione estremiste che demonizzano il fuoco come se fosse qualcosa avulsa dall’ordo naturalis; qui due miei post facebook e i miei commenti ad essi cui rimando per riflessioni in merito post1 e post2.

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LIBERTÀ NATURALISTICA AL FUOCO
uno dei diritti delle genti che il regime della Falsa ecologia sta cancellando senza che nessun Prometeo muova un dito!
Al mio posto Facebook dal testo
“Quanti alberi hai messo in terra quest’anno?
Quanto hai seminato?
Quanti pulcini e cuccioli ti son nati?
QUESTO È ECOLOGISMO”

degli amici hanno aggiunto: “è vero ecologismo anche – giustamente – raccogliere i rifiuti!”

E la parte degli scarti organici dei rifiuti nei campi si deve poter lasciar compostare liberamente, e parti legnose volendo anche bruciare in falò come sempre han fatto i nostri contadini!

Multe a priori contro i falò agricoli di scarti di potatura son un assurdo dell’oggi ad opera della Falsa ecologia odierna!

Regolamentarli i falò agricoli, stabilendo giorni e orari opportuni, condizioni meteo opportune, quantità del cumulo, componenti da evitare, ma carta e legno e foglie devono poter volendo essere bruciate, come libero l’arrosto all’aperto, o altrimenti siamo alla piena castrazione del mondo contadino antico con scuse di demonizzazione senza misura del fuoco, saremmo nella negazione e scippo del fuoco agli uomini per darlo solo ai monopolisti industriali.
E ciò è inammissibile, e servirebbe un nuovo Prometeo! Di questo passo si arriverebbe al divieto delle tradizionali pire chiamare “fòcare” in Salento.
E vi ricordo il caso emblematico successo a Torchiarolo nei pressi di Cerano nel Brindisino dove con la scusa dell’inquinamento dell’aria si voleva vietare ai cittadini di accendere il focolare domestico, lasciando invece operare la mega centrale termoelettrica a carbone fossile operante nel medesimo territorio!

Lo stesso per il libero compostaggio nei campi, consigliare come realizzarlo, con piccoli cumuli o con piccole fosse, ma fare attenzione ai tentativi di mettere pastoie contro il compostaggio domestico e agricolo per favorire la nascita di nuovi impianti piccoli, medi o grandi di compostaggio, che in territori rurali come quelli salentini sono una ignobile speculazione consuma suolo!
Un rapporto diretto poi tra produttori dei rifiuti umidi organici, quali le famiglie in aree urbane, e i contadini allorquando le famiglie non hanno campi nei quali compostare i rifiuti, permetterebbe poi già di abbassare notevolmente il quantitativo di rifiuti organici conferiti ai grandi impianti dei rifiuti.
Invece si arriva all’assurdo di proporre impianti di compostaggio benché piccoli pur sempre energivori e costosi da allocale nei pressi dei condomini, quando poi alla fine sempre un contadino deve arrivare per prendersi il compost perché ovviamente non può rimanere nei pressi del condominio, impianti folli perché invece il contadino dovrebbe semmai convenzionarsi ed andare a prendersi il rifiuto organico da compostare nel suo campo, senza bisogno di questo assurdo anello intermedio degli impiantini.
E poi una volta fatti dei cumuli nei campi, non tutto in un solo campo, ma il tutto diluito distribuito nell’area agricola, azzerando così il problema del fastidio dell’emissione dei gas di decomposizione, che diventa un problema laddove si realizzano grandi cumuli, chi se ne importa se in tal modo ci vuole più tempo affinché il rifiuto diventi compost, chi se ne importa a quel punto?! Nessuno!
E i contadini ai quali magari pagare questo servizio ne avrebbero poi anche fertilizzante gratuito, senza bisogno di ricorrere a fertilizzanti industriali.
E deve a quel punto regolarsi il contadino su come gestire i suoi cumuli, come sempre le aziende agricole, o meglio chiamiamole masserie, hanno fatto!

Questa è vera ecosostenibilità, questa è economia ciclica, questo spirito di comunità, cerchiamo di capire come invece il regime della Falsa ecologia cerca di non far vedere queste elementarità antiche ed efficientissime per poter creare, con mille scuse, persino divieti pseudo-sanitari, servizi intermedi speculativi!

(Testo tratto dal mio post facebook del 5 febbraio 2019, al link: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10218524182805882&set=a.10206260488981201&type=3&theater)
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Esponiamo qui in questo articolo degli esempi sulla saggezza contadina della gente del Salento che sfrutta ecosostenibilmente la biodiversità complessiva del territorio, e vediamo come tutto questo venga minacciato dalla Falsa-ecologia.

Leggi inoltre ad esempio fino in fondo questo articolo che demonizza l’arrivo di nuove specie in Europa, vedrai quale visione di terrore contro la Natura stessa ti metterà addosso. Tutto poi nel verbo del fantomatico Gobal warming antropico.

Se una nuova specie giunge: è meraviglia naturalistica che deve incuriosire.
Poi capire anche se si può sfruttare ecosostenibilmente senza estinguerla!

Rispondiamo che il Pianeta è un sistema interconnesso e che non vogliamo dire ai venti di fermarsi e alle correnti marine di non scorrere più soltanto perché qualcuno crede che tutti ci siamo bevuto il meme che la natura sia fissità e anche povertà locale di biodiversità!

E in tutto questo vi è un grande paradosso:

RIFLETTIAMO SU UN PARADOSSO DELLA FALSA-ECOLOGIA:

due suoi fondamentali paradigmi strumentali, mistificatori come tutto in essa, sono i seguenti: il fantomatico cambiamento climatico da surriscaldamento globale antropico dato come catastrofico e in corso e l’arrivo demonizzato di specie esotiche che si stabilizzano nel nostro territorio dove precedentemente erano assenti, più o meno aiutate dall’uomo.

In tutto questo vediamo emergere innanzitutto un approccio non naturalistico, in quanto vediamo una volontà forte di dire alla Natura di fermarsi, mentre la conoscenza della storia naturale ci dice che nella natura il clima è in continuo mutamento comunque, ora verso il caldo ora verso il freddo, e gli esseri viventi sono in continuo spostamento ed evoluzione.

Ma ora, pur supponendo che sia in corso un cambiamento climatico repentino, senza valutare qui se esso vada verso il caldo come dicono alcuni o verso il freddo come dicono altri, quello che ciò comporterebbe è uno spostamento nel senso della latitudine delle fasce climatiche con ampliamento di alcune e riduzione magari di altre, pertanto ciò che le specie farebbero per sopravvivere è spostarsi in maniera copiosa seguendo lo spostamento delle loro tipiche fasce climatiche e lo farebbero più o meno aiutate in questo momento dall’uomo (direttamente o indirettamente che sia), oltre che dagli altri vettori naturali, quando non con le loro stesse forze.

Pertanto la migrazione eventualmente osservata, volendo leggerla anche per ipotesi in chiave climatica, deve essere vista come un fenomeno importantissimo per la conservazione delle specie che si spostano per trovare habitat a loro congeniali, nuovi habitat in nuove zone nei quali poter continuare a vivere …

Presentare il cambiamento climatico come causa di estinzione a priori delle specie e operare da parte del medesimo regime muovendo delle crociate contro le specie esotiche al fine di distruggerle quando esse colonizzano e si spostano in territori dove prima erano assenti!

Ma ci rendiamo conto di quanto è folle questa falsa ecologia e la sua mala ideologia assolutamente da riconoscere e fermare!?
 
Pesce scorpione (Pterois miles), foto dal link: https://www.biolib.cz/en/image/id181856/
Una specie che è felicemente in diffusione nel Mediterraneo, ma iperdemonizzata dalla Falsa-ecologia strumentalizzando ogni sua tecnica autodifensiva che come ogni animale ha pure il diritto di avere! Vedi solo ad esempio questo comunicato del 27 ottobre 2016, da titolo “Allarme delle Capitanerie: il pesce scorpione si sta diffondendo nel Mediterraneo”, al link: https://www.lasicilia.it/news/home/38399/allarme-delle-capitanerie-il-pesce-scorpione-si-sta-diffondendo-nel-mediterraneo.html

 

BISOGNA CHIUDERE IL RUBINETTO DEI FINANZIAMENTI PUBBLICI SUL RAZZISMO VERDE E CONSEGUENTI BIOCIDI/EPURAZIONI CONTRO LE SPECIE BOLLATE ESOTICHE, o bolleranno esotiche anche le loro stesse madri! Ora lanciano l’allarme persino di ibridazione dei Tartufi italiani con specie esotiche, vedi questo articolo del 2008 al link https://www.recensito.net/archivio/41-scienza-co/7508-e-iniziata-in-italia-l-invasione-dei-tartufi-cinesi.html

Va bene studiare e conoscere ma tutto deve fermarsi lì al piacere della conoscenza; costruirvi e lanciare sopra allarmismi è intollerabile invece in una Natura da sempre interconnessa, per mezzo dell’uomo oggi come da sempre tramite mille altri vettori naturali, venti, correnti marine, fiumi, ecc.

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In un comune che vuole finalmente avviare politiche di naturalizzazione, in una società che voglia essere davvero ispirata da valori di civiltà scientifico-naturalista è bene che nascano alcune attività tanto semplici quanto importanti.
Una ad esempio dovrebbe essere quella dei “vivai della rinascita“, dei vivai curati da naturalisti locali dove si invogliano i cittadini a prendere piante soprattutto, ma non solo, di specie ormai più rare o scomparse dal territorio, e piantarle nei loro giardini privati; vivai che curano anche la rinaturalizzazione del territorio pubblico; coordinano la cura del verde urbano secondo finalità anche estetico-paesaggistiche nel concetto della realizzazione di un orto urbano diffuso, curando pertanto la ricchezza di biodiversità autoctona ed esotica.
Questi coinvolgono i cittadini in momenti didattici, in escursioni per il recupero dei semi e talee nel territorio stesso o nelle regione vicine, che poi nel vivaio e volendo anche in proprio dai cittadini vengono fatti crescere per poi essere messi a dimora; collaborano con attività di scambio piante con altre comunità a livello globale. Inoltre si interfacciano tra cittadini e comuni per trasformare la tradizione dell’Albero di Natale in occasione per il rimboschimento, come la pratica di piantumazione di un albero per ogni nuovo nato, secondo una bella tradizione caduta in disuso e prevista persino dalla legge, ecc. Ovviamente strutture coadiuvate dal pubblico e premiate in base alla capacità manifestata di riforestazione effettiva del territorio pubblico e privato, senza gravare sulle finanze dei cittadini cui le piante devono essere date gratuitamente, consigliando e seguendo i cittadini per il miglior attecchimento. Tutto secondo filosofie del biologico, con non uso di pesticidi ed erbicidi il cui uso va vietato ovunque nel territorio, area agricole, urbane e private!
Coltivazione e allevamento di varietà non brevettate vanno dunque incentivate anche per il loro valore di biovarietà!
Vediamo le potenzialità di questi approcci nel caso salentino con un esempio: SE OGNUNO SI IMPEGNA NEL RIPORTARE IN TERRA D’OTRANTO DALLE ALTRE REGIONI DOVE ANCORA VIVONO UNA DELLE SPECIE BOTANICHE DESCRITTE DAL BOTANICO OTTOCENTESCO MARTINO MARINOSCI NEL SUO TESTO SULLE SPECIE VEGETALI PRESENTI IN SALENTO ANCORA ALLA SUA EPOCA, E COSI’ SPECIE SCOMPARSE DALLA TERRA D’OTRANTO MA DESCRITTE DA ALTRI AUTORI, O RILEVATE DALL’ARCHEOBOTANICA, PIANTANDOLE E DIFFONDENDOLE NEL SUO GIARDINO E POI SCAMBIANDOLE CON ALTRI NELLA RETE DEI GIARDINI SALENTINI … un’opera di civica rinaturalizzazione a costo zero e dagli immensi risultati!
OGNUNO IL CUSTODE DI UNA SPECIE DIVERSA
INSIEME UNA NUOVA DIFFUSA ARCA DI NOE’
contro il regime della Falsa-ecologia che l’Arca di Noè tenta di affondare!
La consumazione/danno di parte dei raccolti o del bestiame allevato da parte di animali selvatici, intemperie, parassiti deve uscire dall’ottica solita ossessiva speculativa dello “stato di calamità” ormai continuo richiedente continui interventi straordinari, tanto che lo straordinario è divenuto la norma, ma entrare nell’ottica dell’ “offerta alla Natura” da cui tutto viene, per cui in tali casi meno tasse allo stato e quelle perdite da vedere come si vedevano i pagani sacrifici alle divinità della natura per propiziare il buon raccolto e la felicità!
I cittadini, contadini naturalmente inclusi, devono essere considerati e invogliati a ritenersi nel loro complesso una rete conservazionistica di specie diffuse nei loro giardini, siano esse autoctone o esotiche, come il complesso delle piante domestiche tradizionali ad esempio delle “craste” delle nonne nel Salento, i vasi in terracotta, prevalentemente esotiche eppur trasmesse di generazione in generazione e scambiate tra vicini continuamente ravvivandone la presenza.
Lo stesso deve ritenersi il complesso degli allevatori, degli zoo-bioparco, del circo e degli stessi cittadini nel verso delle specie animali. Dovunque gli animali non vengono sterilizzati e non si è ostili alla loro riproduzione, dove li si tiene in buone condizioni entro sempre quelle che sono le loro rustiche abitudine, si sta contribuendo alla loro conservazione. Negli Stati Uniti addirittura una bella norma prevede che gli allevatori di Coccodrilli debbano darne un certo numero agli enti parco per le rinaturalizzazioni, ciò va copiato ed esteso a tantissime altre specie di cui il Salento ad esempio difetta a causa della pressione antropica mal gestita nei secoli, (parlo del Salento che è la mia terra ma il discorso vale ovunque), pensiamo ai Pellicani, Cigni, Fagiani, Lepri (comuni e appenniniche), Conigli selvatici, Quaglie, Galline prataiole, Otarde maggiori, Coturnici, ecc., ma introdurre la Quaglia tridattila, il Francolino, ecc., ecc., di cui urgono piani di ripopolamento e reintroduzione!
Tutto questo oggi non viene gestito, coordinato e guidato al meglio dalla buona ecologia, ma ostacolato con mille tabù dalla falsa-ecologia del purismo verde che nel suo assolutismo e immobilismo diventa snaturalizzazione, di fronte al quale invece si impone il successo e l’economicità dell’iniziativa popolare, dello spirito di comunità e della flessibilità e fluiditità che son valori da esaltare, guidare, consigliare con saggezza, non frenare, ostacolare, vietare, spegnere con ottusità e assenza di intelligenza e/o malafede!
E le iniziative di reintroduzione di animali da parte delle associazioni venatorie finiscono per essersi negli ultimi anni in Italia tra le migliori opere di naturalizzazione nel rapporti costi/benefici, pensiamo ai Daini, ai Cinghiali, ai Mufloni in isole toscane, ecc., e tutto questo che è stato motivo di vanto e crescita naturalistica dei territori, guarda caso dal regime della Falsa-ecologia viene pesantemente denigrato e attaccato, invocando persino eradicazioni di queste specie di antica presenza in Italia e nel Mediterraneo, con scuse di purismo verde, anziché consigliare cosa reintrodurre in aggiunta, si afferma il vilipendio del togliere, del depauperare! La follia squallida più assoluta!
Così va debellato l’attuale sistema dei canili e gattili (cui anche si correla la speculazione delle false colonie feline) che son lager a 5 Stelle o meno ma sempre di detenzione e sterilizzazione coatta, come i falsi-santuari per animali animazzisti che son tutti buchi neri di sterilizzazione degli animali, quanto di più terribile abbia potuto progettare la menzogna umana nella sua storia data la sempre meno celata ideologia di fondo di estinguere le specie per una folle eutanasia falso-caritatevole, perversa quanto speculativa!
Ribadendo l’importanza della presenza di animali domestici nelle case quanto in libertà e semi-libertà attorno ai borghi, il concetto del randagismo come “problema” da debellare deve scomparire da ogni dispositivo di legge! Mentre compare nelle leggi fatte varare dal Falso-animalismo.
Per cuccioli orfani di cane e gatto, cucciolate che le famiglie non riescono a gestire o donare, ecc., fondamentale ripristinare la figura dei veri canari e delle vere gattare e riportarla nella contemporaneità, canari e gattare che ovviamente non son le attuali sterilizzatrici seriali falso-animaliste che han fatto la guerra al vecchio mondo per usurparne la fisiologica nicchia ecologica sociale e compiere le loro sterilizzazioni da ecatombe ed estendere il loro nero impero di controllo sulla vita. Canari che vendevano a modico prezzo i cuccioli nelle fiere e nelle feste, tenendo basso il numero di abbandoni. Un attività dignitosissima e attaccata dal vile falso-animalismo!
No ai canili lager gulag di sterilizzazione seriale
I cani ferali rappresentano un fisiologico serbatoio per i cani domestici da gestire, soprattutto dove vi siano situazioni conflittuali aggressive con l’uomo, senza sterilizzazioni seriali, da non dico tollerare ma apprezzare come si apprezza il verde pubblico, come si apprezza la presenza dei gatti liberi, e c’era chi persino stava tentando di demonizzare persino il randagismo felino che è fisiologico nei gatti domestici nel periodo degli amori, tutto specchio del degrado dei tempi che si declina come snaturalizzazione a 360°.
Non solo i gatti liberi ma anche i cani ferali tengono basso il numero dei ratti! Fermo restando che non deve essere mai avviata nessuna politica volta alla cancellazione dei ratti come fossero specie, demonizzate con varie scuse, (ora esoticità, ora zoonosi ora altro), da estinguere, una pazzia data la loro importanza anche nella catena alimentare, e la loro dignità di essere vivente come specie!

HANNO DEMONIZZATO CON OGNI SCUSA I CANI CIVICI FERALI
che di notte vegliavano sulle strade delle nostre città tenendo lontani gli animali più selvatici come Lupi, Cinghiali, Cervi, Faine, Volpi, ecc., per la migliore convivenza con l’uomo, e che oggi invece penetrano di più nelle città cino-sguarnite. E guardate che cosa altro tenevano a bada nel numero quei Cani …
Oggi dopo aver sterilizzato-estinto e canilizzato quasi tutto quel patrimonio inestimabile di Cani, oggi da salvare e ripristinare, passano a demonizzare i Gatti liberi e vogliono sterilizzare e gattilizzare anche questi predatori rinomati di Topi e Ratti!

 

Bello l’uso dei nidi artificiali per favorire i volatili.

Bei progetti da citare di ecosostenibilità sono quelli che dei nidi artificiali per Pipistrelli, perché questi tengano contenuto il numero di Zanzare, senza usare pesticidi contro di loro, come se le si dovesse estinguere in una guerra suicida contro la natura!

Vediamo questo bel progetto in Israele che usa i Barbagianni per contenere il numero di topi e ratti, da noi si dovrebbe usare ad esempio nei carciofeti contro l’uso lì frequente dei veleni rodenticidi:

 

Barbagianni, foto dal link.

 

Vedi articolo del 19 maggio 2012 dal titolo “Barbagianni: ecco i pesticidi del futuro” al link: http://www.lastampa.it/2012/05/19/multimedia/societa/lazampa/barbagianni-ecco-i-pesticidi-del-futuro-7OyOnvuMYDrJLxx4WH0RWO/pagina.html

Vedi anche l’articolo al link: http://www.israele.net/collaborazione-fra-ebrei-arabi-e-gufi-per-unagricoltura-pi-sostenibile

-) IN ISRAELE GLI AGRICOLTORI USANO I BARBAGIANNI AL POSTO DEI PESTICIDI PER CONTROLLARE IL NUMERO DI TOPI E RATTI E NE FAVORISCONO LA DIFFUSA PRESENZA E NIDIFICAZIONE!
 
-) IN ITALIA GLI ANIMAZZISTI (FALSO-ANIMALISMO) CATTURANO E COSTRINGONO ALLA STERILIZZAZIONE OGNI GATTO, NOTO PREDATORE DEI MEDESIMI RODITORI, E SI VENDONO PESTICIDI RODENTICIDI CHE AVVELENANO OGNI CREATURA, BARBAGIANNI, CANI E GATTI INCLUSI CHE SI CIBANO DI RODITORI MORIBONDI AVVELENATI!
 
Tu chiamala se vuoi: la Falsa-ecologia!
 
-) Lì una corsa a favorirne la massima prolificità dei Barbagianni costruendo nidi artificiali!
-) Qui una corsa a sterilizzare il maggior numero di Gatti possibile!
Pertanto
-) lì un progetto di Vita, salubrità, ecosostenibilità, costi azzerati, bio-diversità, lotta alla desertificazione;
-) qui avvelenamento, costi per i veleni, suicidio-estinzione, bio-povertà, desertificazione artificiale, apoptosi imposta a tutti da parte di pochi!
Uno studio sull’utilizzazione dei Barbagianni, specie autoctona nel Mediterraneo, (tanto autoctoni quanto cani e gatti), in alternativa ai veleni rodenticidi: https://www.researchgate.net/publication/283299459_Utilizing_Barn_Owls_Tyto_alba_in_agriculture_as_an_alternative_for_rodenticides_on_a_national_scale_in_Israel

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È giusto far in modo che eventuali interventi antropici vadano ad essere eseguiti su luoghi già dall’uomo compromessi, ma bisogna tener conto anche di due altri aspetti che devono affiancare le politiche ambientaliste quando buone.

Le opere sono del tutto necessarie? Sì, queste allora devono essere eseguite in luoghi già compromessi e al contempo devono essere progettate in maniera tale il più possibile di valorizzare il luogo, (anche se compromesso), dal punto di vista del recupero storico-naturalistico, e anche se son opere di fatto impattanti. Devono inserirsi e fondersi nella selvaticità, nella wilderness, come idem le attività agricole.

Ad esempio: un impianto di raccolta delle acque piovane invece di essere un lager di cemento può essere trasformato in un bellissimo lago seminaturale con muretti a secco e cascatine, e quindi si assolvono insieme in tal modo con vera ingegneria naturalistica e attenzione al Genius loci, le funzioni urbane ingegneristiche e quelle di valorizzazione del paesaggio. Allo stesso modo un impianto di depurazione delle acque con la fitodepurazione ed una corretta progettazione paesaggistica può diventare un paradiso di biodiversità lacustre continuando ad assolvere alle sue funzioni ingegneristiche.

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La Falsa-ecologia odia l’economia circolare e l’ecosostenibile de facto, nonostante i proclami sotto cui si cela, se fa come fa quanto in questa lunga dissertazione accennato!

La rete dei cittadini con le sue poliedriche professionalità e passioni è “citizen scienze”, rete di accrescimento della conoscenza scientifica, l’accademia più estesa che possa esistere, quella universale umana! E al contempo potenziale rete di conservazione come della cultura anche della biodiversità come esposto!

La Falsa-ecologia invece vuole in tutti i modi impedire che sia rete coservazionistica, volendo strappare la fertilità dei viventi ai popoli per farla controllare alle lobby multinazionali di controllo monopolizzante, come sta già avvenendo servendosi di professionalità deviate, mala informazione, accademie oscure controllate o create ad hoc, fanatismi aizzati giocando sulle peggiori perversioni umane, politici corrotti e privi di ogni saggezza.

Addirittura la “citizen science” è stata deviata fino al punto di coinvolgendo i cittadini a divenire segnalatori di specie esotiche o razze dette impure, divenendo al contempo delatori per piani di biocidio di quegli esseri, alimentando psicosi e cacce alle streghe! Una vergogna!

Non coltivata la meraviglia per la vita e la curiosità scientifica fine a sé stessa, la novità naturalistica, come nel buon naturalismo positivista, ma invece inoculata e aizzata la paura, il timore, la psicosi sempre e comunque verso il nuovo! Un oscurantismo falso-ecologista da cui si deve uscire come necessità vitale, lasciando memoria alle future generazioni perché non ripiombino più così profondamente in tanto baratro umano da IV Reich falso-green stavolta!

Simbolicamente passando dal becco dell’ Avvoltoio per una Rinascita della vera Ecologia naturalistica! 

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