Il Macaco europeo deve essere reintrodotto in natura in Italia! Questo chiede un vero saggio ecologismo!

Il Macaco europeo deve essere reintrodotto in natura in Italia! Questo chiede un vero saggio ecologismo!

Macaca sylvanus sulla europea Rocca di Gibilterra, ultimo luogo in cui vive in Europa oggi questa scimmia un tempo diffusa anche in Italia. Oggi vive in Nord Africa, motivo per cui è chiamata anche Scimmia di Barberia (cioè letteralmente vuol dire: dei paesi dei Berberi). Foto da internet.

 

LA SCIMMIA EUROPEA
un patrimonio ambientale europeo da tutelare e riscoprire! Ed in Italia da reintrodurre anche in natura, (non solo negli zoo-bioparco strutture da aumentare a fini protezionistici di riproduzione in primis, ma anche didattico-scientifici), a partire dalle aree protette e non solo!

Già 458 mila anni fa la Bertuccia anche chiamata, (nome scientifico Macaca sylvanus), popolava il territorio peninsulare italiano, (come anche il Bisonte).
(Vedi link: http://paleoitalia.org/places/35/fontana-ranuccio/ relativo alla località nel Lazio chiamata Fontana Ranuccio, ricca di siti paleontologici di età compresa tra il Pleistocene Inferiore e il Pleistocene Medio).

 

 

Reperti ossei del Paleolitico medio, risalenti con maggiore precisione a circa 700-620 mila anni da oggi, di Macaca sylvanus son stati ritrovati nello scavo archeologico in località “La Pineta” nel territorio di Isernia in Molise in sud Italia.
(Vedi link: http://www.archeomolise.it/archeologia/10114-il-sito-di-isernia-la-pineta-alla-luce-delle-recenti-acquisizioni.html).

Il genere Macaca interessa l’ Italia dal Miocene, attraverso il Pliocene e il Pleistocene, ma guarda caso solo nella nostra era di civiltà, l’Olocene sparisce dall’Italia!!
Vedi cartine qui in questo studio da pagina 21 a pag. 26: 

https://www.academia.edu/1123843/Origine_evoluzione_speciazione_ed_ecologia_del_genere_Macaca_in_relazione_alle_vicende_geoclimatiche_del_Quaternario?fbclid=IwAR0t8YcbcQhCqDLWZzJ6-HR3JniJMIqoDRfBmVmqPuMXx6Ewe4g114DVFE0

Popolazioni di bertucce abitavano l’Europa meridionale già cinque milioni e mezzo di anni fa, durante il Pliocene, leggiamo anche da questa fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Bertucce_di_Gibilterra.

Riporto il seguente virgolettato da questo articolo al link

https://paleocarta.museopaleontologicomontevarchi.it/macaca-sylvanus-florentina-pb/#:~:text=Il%20macaco%20fiorentino%20era%20una,bertuccia%20(Macaca%20sylvanus%20sylvanus).

«Macaca sylvanus florentina – macaco fiorentino (Cocchi, 1872)

Età: Pleistocene inferiore (2.6-1.6 milioni di anni fa)

Il macaco fiorentino era una sottospecie della piccola scimmia attualmente vivente chiamata bertuccia (Macaca sylvanus sylvanus). Nonostante la bertuccia oggigiorno sia diffusa esclusivamente in Nord Africa ed a Gibilterra, nel Plio-Pleistocene era decisamente più diffusa nell’Europa meridionale, spingendosi sino alla Germania ed alla Gran Bretagna con alcune sottospecie. La bertuccia fiorentina era molto simile a quella attuale, tanto da esserne quasi indistinguibile; si trattava quindi probabilmente di un animale prevalentemente terricolo che viveva in gruppi misti con la presenza sia di maschi che di femmine, guidati da una matriarca. Nella sottospecie attuale i maschi sono più grandi delle femmine, raggiungendo una lunghezza del corpo ed un peso medi di 63 cm e 14.5 kg rispetto ai 55 cm e ai 10 kg degli esemplari di sesso femminile. Le femmine diventano recettive all’accoppiamento attorno ai 2 anni e mezzo di età, con una gestazione che dura circa 165 giorni e che porta al parto di un singolo piccolo o, raramente, di una coppia di gemelli. I maschi di bertuccia attualmente viventi possono arrivare fino ai 25 anni di età, mentre le femmine possono vivere di più, arrivando sino ai 30. Si tratta di animali onnivori, che si nutrono principalmente di una grande varietà di parti di piante (bacche, frutti, foglie, germogli, radici, semi, fiori, bulbi e corteccia) ma anche di diversi piccoli animali (compresi lombrichi, lumache, scorpioni, ragni, centopiedi, cavallette, termiti, formiche, coleotteri, bruchi e girini).»

In Sardegna per un fenomeno ben noto di insularismo da questi macachi europei si sviluppa una specie, o forse meglio dire sottospecie, di dimensioni inferiori:

«Macaca majori, comunemente noto come macaco nano o bertuccia nana, è un macaco preistorico risalente al Pleistocene inferiore, i cui resti fossili sono stati trovati in Sardegna. Si ritiene che fosse imparentata con la bertuccia (Macaca sylvanus), presente attualmente nella catena dell’Atlante e a Gibilterra, della quale a volte è ritenuta una sottospecie, nonché con la Macaca florentina, un’altra specie – n.d.r.: o forse meglio dire sottospecie del medesimo Macaca sylvanus – estinta che visse in Toscana e non solo. Come suggerisce il nome comune, era di dimensioni più piccole rispetto agli altri macachi, di circa il 5-10%, un probabile esempio di nanismo insulare.» (estratto da https://it.wikipedia.org/wiki/Macaca_majori).

In alcuni studi paleontologici per i Macachi pleistocenici in Italia pertanto troviamo il nome Macaca florentina, per i Macachi pleistocenici sardi il nome Macaca majori, ma dobbiamo tenere presente che si sta sempre comunque parlando di Macachi della specie Macaca sylvanus, semmai dunque di loro sottospecie (o specie da speciazione insulare per la Sardegna).

Social grooming behaviour of Barbary Macaques (Macaca sylvanus).

 

Oggi questa scimmia (Macaca sylvanus) vive ancora in Europa, in particolar modo se ne registrano dei famosi nuclei, da taluni studiosi ritenuti in parte relitti, nell’estremo sud della Penisola Iberica, sulla Rocca di Gibilterra, bagnata dal Mediterraneo; un promontorio di origine calcarea alto massimo 426 m dal livello del mare. Lì, queste scimmie (vedi foto qui mostrata), comunemente note come Bertucce di Gibilterra, son chiamate “monos” nel dialetto locale. Le fonti storiche permettono di affermare che le bertucce vivevano già sulle alture della Rocca, nei primi del XVII sec. d. C. (Già nel 1610 Portillo parlava delle bertucce che vivevano sulle alture della rocca, mentre nel 1782 lo storico spagnolo Ayala diceva che nessun cannone, sia quello saraceno che quello spagnolo od inglese, avrebbe potuto mandar via le scimmie dalla rocca). Una colonia rinfoltita poi nel ‘900 con l’apporto di ulteriori esemplari della medesima specie introdotti dall’uomo dal nord Africa a fini di saggio ripopolamento.

 

 

La Bertuccia o anche chiamata Scimmia di Barberia (Macaca sylvanus, Linnaeus, 1758) è un mammifero primate appartenente alla famiglia Cercopithecidae.
Questa specie di scimmia, l’ unico primate oltre l’ uomo, che vive attualmente allo stato selvatico nel continente europeo, è diffusa anche nell’Africa nord-occidentale, soprattutto in Marocco, Algeria e Tunisia. Barberia era il nome dato ai territori del Marocco, Algeria, Tunisia e Tripoli.

Se trattata con molto affetto, la bertuccia si mostra assai docile e accomodante. Ad essa, erano affidate piccole parti episodiche nei teatrini che una volta allietavano le fiere annuali, anche in Italia (http://it.wikipedia.org/wiki/Macaca_sylvanus).

E’ molto probabile che ancora in epoca protostorica, e forse persino successiva, dei nuclei relitti di questa specie vivessero in Italia, magari se non più anche sulla terraferma su alcune isole.
Lo farebbe pensare ad esempio una già antica ipotesi etimologia dell’antico nome dell’ Isola del sud Italia, Ischia. Era chiamata infatti in origine dai greci, che la colonizzarono, Pitecusa. In greco Πιθηκούσσαι, Pithekoussai o Pithecusae, letteralmente “delle scimmie, popolata dalle scimmie”. Isola abitata dai circopi (scimmie).
Il nome di Pitecusa sarebbe stato dunque dato all’isola (o all’ intero arcipelago di cui fa parte – le Isole Flegree formanti l’ Arcipelago Campano o anche Napoletano detto), come toponimo, da navigatori greci colpiti dalla presenza selvatica delle scimmie.

Frammento di vaso da Ischia (pitecussano) risalente all’ultimo quarto dell’VIII secolo a.C.

L’ autore alessandrino Xenagora (intorno al 90 a.C.) faceva proprio derivare Pithekoussai da “pithekos”, in greco “scimmia “, e metteva in relazione tale derivazione con la leggenda della presenza a Ischia dei Cercopi e della loro trasformazione in scimmie.
Infatti non è un caso che per quell’isola si raccontasse questo mito: nella sua opera “Le Metamorfosi”, il grande poeta latino Ovidio, (43 a.C., 18 d.C.), racconta dei Cercopi, gli antichi abitanti dell’ Isola, una popolazione empia e malvagia che non avendo tenuto fede a Giove si attirarono la sua ira al punto che li tramutò proprio in scimmie le quali furono poi scacciate dall’Isola da Ercole. (Ercole eroe greco, forse un modo mitico per raccontare la loro locale estinzione ad opera dei primi greci che colonizzarono l’ Isola insediandovisi stabilmente!? – la fondazione della colonia greca nell’Isola di Ischia viene fatta risalire alla prima metà dell’VIII secolo a.C. )
E il termine derivato dal greco “cercopiteco” non a caso è utilizzato anche oggi per designare la famiglie di scimmie cui appartengono tassonomicamente queste bertucce europee.
Ovidio ben descrive proprio le bertucce, narrando che quelle scimmie di Ischia, erano ricoperte “per tutto il corpo di rossiccio pelo”!

Troviamo la icona della scimmia anche nei bronzetti nuragici:

 

Icona della scimmia nei bronzetti nuragici in una navicella. Immagine dal Web al link. In questo articolo https://www.vistanet.it/ogliastra/2023/01/11/in-sardegna-e-stato-trovato-il-cranio-di-una-scimmia-nana-di-700mila-anni-fa-rep-1/ leggiamo «Sul Monte Tuttavista di Orosei in Sardegna sono stati trovati tantissimi resti di animali vissuti anche 700mila anni fa, spesso caratterizzati da “nanismo”. Il caso più eclatante è quello legato al cranio di una piccola scimmia (…) un macaco, come spiega Caocci nel suo libro “La Sardegna” ( Mursia Editore). (…) Si trattava dei primi antenati del “Macaca majori”, una bertuccia nana tipica della Sardegna, appartenente alla famiglia dei Cercopitecidi e molto simile a quelle oggi presenti a Gibilterra, il Marocco e altre zone del Maghreb (il “Macaca sylvanus”). Le sue dimensioni erano leggermente inferiori, da qui l’appellativo di “nana”. Queste scimmie trovarono terreno fertile in Sardegna tant’è che si diffusero all’incirca in tutta l’Isola. A testimonianza di ciò vi sono i consistenti ritrovamenti registrati anche in altri luoghi: uno nella parte orientale della Sardegna, a Capo Figari e l’altro a occidente nella zona di Fluminimaggiore, in località S’Orreri. Non è chiaro quando questo genere di scimmie si estinse, ma la teoria più affascinante, testimoniata parrebbe da alcuni ritrovamenti come quello di una lampada in bronzo risalente al periodo nuragico, vuole che questi animali entrarono a contatto anche con gli esseri umani e che furono proprio gli esseri umani la causa della loro estinzione. Di sicuro la presenza del Macaca Majori in Sardegna è stata centrale in tutto il Pleistocene e forse si è spinta sino al Neolitico.»

 

Troviamo rappresentazioni di scimmie anche presso gli etruschi in Italia, seguono immagini di tre esempi artistici di questo:

 

Scimmia in un dipinto parietale etrusco, Tomba della Scimmia appunto detta, Necropoli di Poggio Renzo, a 4 km dalla città di Chiusi, è attribuibile al 480-470 a.C. Immagine dal Web. Ricostruzione del dipinto qui.

 

Scimmia in un dipinto parietale etrusco, Tomba della Scimmia appunto detta, Necropoli di Poggio Renzo, a 4 km dalla città di Chiusi, è attribuibile al 480-470 a.C. Ricostruzione dal polo museale dell’Università Sapienza di Roma. Camera principale, parte destra della parete sinistra e parte sinistra della parete di fondo. Immagine dal Web.
Contenitore per unguenti (aryballos) etrusco a forma di scimmia. Nel vasetto, destinato a contenere olio profumato (gli antichi non conoscevano profumi a base alcolica), bisogna con ogni probabilità riconoscere un prodotto del Gruppo a Maschera Umana, una delle più significative officine etrusco-corinzie attive fra Cerveteri e Vulci fra il 560 ed il 540 a.C. Immagine dal Web.

 

Balsamario etrusco-corinzio a forma di scimmia, dal tumulo Maroi nella Banditaccia nel comune di Cerveteri (nel Lazio a Nord-Ovest di Roma), 580-530 a.C. Immagine dal Web.

 

Il termine italiano scimmia deriva dal corrispondente termine latino “simia”.

Si tratta di una specie estremamente ben adattata a vivere in ambienti naturali del continente europeo, ciò nonostante oggi ne restano pochissime di queste scimmie in libertà, appunto solo a Gibilterra, dove con apporti antropici di individui dal prossimo nord Africa, dove la specie è per fortuna ancora ben presente, si provvede a mantenere florida la locale popolazione.

Miniatura tratta dal Libro d’Ore NAL 3115 (XV secolo), Bibliothèque nationale de France, Parigi.

Si tratta dunque di una patrimonio di biodiversità, anche europea, che deve essere preso in maggiore considerazione, così come si sta facendo ad esempio meritoriamente per il Bisonte europeo, diffuso via via in sempre maggiori aree protette europee, e che ci auguriamo crescano sempre più in tutto il nostro continente, Italia inclusa. Idem si deve fare per le Bertuccia europea!

Vedendo queste nostre scimmie europee, in queste foto, e la loro notevole somiglianza ad individui della nostra specie, ci si meraviglia, di fronte a queste fortissime suggestioni antropomorfe, che vi sia ancora chi ha difficoltà ad avvicinarsi intellettualmente alla grande teoria evoluzionistica, che tanta più facilitata comprensione e razionalizzazione del mondo vivente ci consente, dalle forme e dinamiche organiche, fino alla comprensione degli stessi comportamenti umani-animali e non solo!

In Marocco i Macachi silvani tra gli alberi di Cedro dell’Atlante (specie di conifera che ben cresce in Salento dove piantata). I Macachi mangiano lì dalla mano dei turisti che offrono loro del cibo, come possiamo qui vedere; molto bello questo rapporto alimentare pacifico con l’uomo che la Falsa ecologia invece condanna perché ritiene che tra uomo e resto della natura debba esserci una cesura netta, io non sono d’accordo.

 

(Testi tratta dal mio post facebook del 4 aprile 2014, cui rimando anche per i ricchi commenti a tema, al link: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10203629864777240&set=a.1888805429917&type=3&permPage=1)

 

 

(Immagine tratta dal mio post facebook del 2 agosto 2018, cui rimando anche per i ricchi commenti a tema, al link: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10217065254933597&set=a.10215501812728519&type=3&theater)

 

 

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