IL RITORNO DEI PLATANI ORIENTALI IN TERRA D’OTRANTO! La loro magnifica foglia come la mano muliebre aperta della Dea

IL RITORNO DEI PLATANI ORIENTALI IN TERRA D’OTRANTO!

La loro magnifica foglia come la mano muliebre aperta della Dea

di Oreste Caroppo     3 ottobre 2018

 

Ho percorso alcune centinaia di chilometri sulla terraferma, a partire da Maglie nel cuore del basso Salento, solo, si può dire, per veder queste foglie meravigliose dei Platani orientali che par nei culti antichi greci e cretesi fossero paragonate e ritenute come epifania vegetale della mano aperta benedicente della Grande Dea!

Speravo di trovarne nei locali vivai del sud Italia peninsulare, ma nulla, quindi per raccogliere dal vivo dagli alberi semi e rametti per delle talee.

Platano orientale selvatico lungo le sponde del Fiume Palistro in Cilento, 27 settembre 2018.
Foto di Massimo Cesari

 

Il Platano orientale è un’antica specie mediterranea piantata sovente nelle piazze dei borghi in Grecia, ma anche in passato del Sud Italia, proprio per la piacevolezza della sua ombra nei mesi più caldi della primavera e dell’estate; una specie assai amata dai filosofi greci, come Socrate, e latini, come Seneca, (come anche dagli imperatori persiani e romani), tanto che in passato si diceva “degno dei Platani” un discorso che oggi diremmo “degno delle cattedre”; anche il medico greco Ippocrate era solito, nella sua isola egea Kos, tenere le sue lezioni proprio all’ombra di un grande Platano orientale che ancora lì si mostra ai turisti. Albero sacro per i greci, citato anche nell’Iliade. Una specie questa attestata in passato in Puglia dal botanico greco Teofrasto e dagli scrittori latini Plinio il Vecchio e Virgilio. E’ ancora un’essenza botanica spontanea in natura nel Sud Italia e Sicilia. Ha rami flessuosi piacevolmente mossi da vento. Preziosità di Villa Borghese a Roma sono i suoi antichi monumentali Platani orientali in una vallata umida.

Poche le aree dove anche sopravvive il Platano orientale in purezza in Sud Italia e Sicilia.
Queste alcune foglie dagli alberi che vigorosi e alti crescono sulle sponde ciottolose delle anse del Fiume Palistro, in un tratto del torrente incassato tra alte pareti terrose, in una ampia vallata poco distante dal centro abitato di Ceraso (Salerno), nel Parco naturale del Cilento; lì questi Platani in una foresta a galleria insieme ad altra flora igrofila planiziale mediterranea.
Mi son recato lì il 27 settembre 2018 dal Salento per osservare quelle meraviglie botaniche lì sopravvissute e ancora ben vegetanti, e un tempo presenti anche in Puglia: il poeta latino Virgilio cantava infatti dei Platani piantati lungo i fiumi tarantini (nei pressi del Fiume Galeso).
(Vedi link: http://www.filonidetaranto.it/2015/04/virgilio-taranto.html)
Il botanico greco antico Teofrasto evidenziava come il Platano a differenza che in Grecia diventava raro in Italia e nell’Adriatico, eccetto che intorno al Tempio di Diomede scrisse. Certamente il Tempio-sepolcro di quell’eroe greco che stava sulle Isole Tremiti dette anche appunto Isole Diomedee, dove il naturalista scrittore latino Plinio il Vecchio dirà poi che dei Platani vi erano stati piantati attorno al sepolcro dell’eroe Diomede.
(Vedi lo studio al link: https://www.openstarts.units.it/bitstream/10077/10105/1/8_Schievenin.pdf)

L’idea dei latini è che questa pianta dai greci e poi dai romani fu diffusa dalla Grecia e Isole greche in Italia del Sud, e poi nel resto della penisola italica ed Europa.
Recenti studi genetici sulle popolazioni di Platano orientale in Italia peninsulare meridionale e Sicilia, se non escludono importazioni di esemplari certo nel tempo da Oriente, son compatibili con una diffusione naturale e antica del Platano orientale, mostrando inoltre una certa parentela correlata alla latitudine, delle formazione spontanee siciliane con i Platani orientali cretesi e di quelle del Sud Italia peninsulare nelle regioni italiane Campania e Calabria con i Platani orientali di Albania e Grecia.
(Vedi lo studio al link: http://www.fedoa.unina.it/11084/1/rinaldi_rosita_28.pdf)
Il Platano orientale di cui qui parliamo è tipico del Mediterraneo orientale, Anatolia, Creta, Grecia (inclusi l’Isola di Corfù, l’Epiro, l’Etolia-Acarnania, ecc.), Albania, ecc.
In greco il fitonimo “Platano” deriva da un termine indicante “piatto”, “ampio”, come la sua foglia e la sua chioma.
In lingua persiana tale specie è chiamata Cinar.

Fossili di epoche geologiche passate di specie del genere Platanus sono attestate comunque anche in Italia.

Date le fonti antiche accennate e la geografia della Terra d’Otranto essa ricade nell’areale di diffusione naturale attuale del Platano orientale e dispiace oggi non ve ne siano in Salento a causa certamente dei disboscamenti antropici e della opere di bonifica della aree acquitrinose.

Anche per questo ho recuperato lì sulle sponde del Palistro polloni e succhioni per talee e frutti ricchi di semi da piantare, per iniziare a ridiffondere il Platanus orientalis in purezza nel Salento, da affiancare alle altre specie già presenti coltivate come il Platanus occidentalis e il Platanus x acerifolia (l’ibrido naturale tra P. occidentalis e P. orientalis).

Al tempo di Teofrasto (371 a.C. – Atene, 287 a.C.), Virgilio (70 a.C. – Brindisi, 19 a.C), Plinio il Vecchio (23 d.C.– Stabia, 79 d.C.), i Platani descritti in Puglia ed in Italia erano certamente Platani orientali.

 

SE NON VEDI E CONTEMPLI QUESTA MAGNIFICENZACHE GRAN PECCATO … PLATANUS ORIENTALIS Se qualcuno non avesse ancora…

Gepostet von Oreste Caroppo am Freitag, 4. Oktober 2019

 

Il Platanus occidentalis fu introdotto in Europa ed Italia infatti dopo la scoperta dell’America, ma si può parlare addirittura per esso di una sorta di reintroduzione grazie all’uomo, di una pianta alloctona in Italia sì, ma che possiamo anche considerare un autoctona di ritorno grazie all’uomo se è vero quanto qui leggiamo, ovvero che fossile si ritrova in Italia una specie di platano che qui viveva nel Terziario, esso è stato battezzato dai paleobotanici “Platanus leucophylla“, e leggiamo, “sembra corrispondere all’attuale P. occidentalis diffuso lungo le coste atlantiche dell’America centro settentrionale.” (tratto dallo studio al link: http://www.venadelgesso.it/assets/i-gessi-e-la-cava-di-monte-tondo—gli-aspetti-paleontologici-della-cava-di-monte-tondo.pdf).

Tornando al Platanus orientalis nostro coevo esotico/autoctono albero in Sud Italia osserviamo alcuni particolari sulle foglie nella foto qui del post in cui espongo:
-) 5 foglie raccolte da terra, le foglie di colore bruno autunnale,
e
-) 3 foglie più verdi che ho staccato da polloni e succhioni nella parte bassa degli alberi di Platano orientale sempre, sempre lungo il Fiume Palistro, dove gli alberi ancora carichi di foglie le stavano ingiallendo per l’autunno e iniziavano a perderne alcune.

Le foglie basali dei polloni e succhioni hanno la nervatura centrale che si dirama dall’interno della foglia, non al suo bordo come nelle altre foglie che ho raccolto da terra e che vengono dai rami più alti delle chiome.
Inoltre quelle foglie basali, che son più tenere, hanno margine assai più dentellato.
Singolare è la differenza tra la foglia centrale qui nel pannello bianco e le altre foglie palmate, la centrale quasi non presenta lobi secondari, né dentelli marginali, corrisponde ad una varietà di Platano più diffuso nell’Isola di Creta che prende il nome di Platanus orientalis varietà digitata, ma ciò mostra che quel carattere che nell’Isola di Creta viene maggiormente espresso nei suoi Platani, è in realtà comunque presente in generale nei Platani orientali e compare nella variabilità delle foglie persino in uno stesso albero qui nel Sud Italia peninsulare.

Per aver riferimenti dimensionali si tenga conto che il pannello a sfondo bianco è largo orizzontalmente 60 cm.

La visione da vicino delle foglie del Platanus orientalis mi serviva anche per meglio comprendere le caratteristiche assai multiformi riscontrate in Salento nelle foglie dei locali piantati Platani x acerifolia, il Platano ibrido naturale meravigliosamente generatosi tra P. occidentalis e P. orientalis (ibrido anche chiamato Platanus x hispanica o Platanus x hybrida) dopo la introduzione/reintroduzione in Europa nei secoli scorsi ad opera dell’uomo del Platano occidentale.
Riscontro così la comparsa di innumerevoli caratteri del Platanus orientalis nelle foglie del Platano acerifoglia, che ha caratteri poi nelle foglie ora più vicini all’altro parentale ora misti, e così caratteri misti nelle foglie e nella corteccia del tronco, con alberi ibridi ora più simili nel complesso a P. orientalis ora a P. occidentalis.
Di possibili dimensioni maggiori mi paion le foglie più grandi dei Platani acerifoglia sin ora da me osservati lungo strade e in parchi del Salento rispetto alle foglie dei selvatici Platani orientali del Palistro, foglie queste ultime a lobi più stretti e lunghi, e quando non della forma digitata, ancor più profondamente dentati di grintosi spuntoni nei margini.

E avendo in Salento Platani ibridi, forse anche qualche Platano occidentale nei parchi e giardini, non possiamo non operare per portarvi ora anche il Platano orientale!

P.S.: altra pianta attestata in passato in Terra d’Otranto e che ho ricercato e trovato in Cilento lungo il corso di un fiume in un tratto bordato di rovi è il rampicante Luppolo (Humulus lupulus) di cui ho raccolto due frutti con semi per una sua ripropagazione.
(Vedi il mio post al link: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10216285710245467&set=a.1888805429917&type=3&theater)

RINGRAZIAMENTI
Ringrazio il dottore della Forestale della Campania Antonio Capone, curatore del vivaio della Forestale di Ceraso (Salerno) nel Parco naturale del Cilento. Per sua passione e studio egli riproduce tanto piante autoctone di cui scrupolosamente va alla ricerca dei semi, quanto le piante esotiche ormai assai diffuse nel territorio, in parchi, giardini come in natura, come giusto che sia. Mi ha gentilissimamente guidato il 27 settembre alla scoperta del territorio del Parco del Cilento e, sapendo del nostro amore per riscoprire anche le antiche piante che vivevano in Puglia e che scomparse a causa dei disboscamenti vivono per fortuna ancora nel Sud Italia in altre zone, mi ha donato anche tante essenze dalla sua produzione personale di cui spero di riuscire a farne tesoro per future ridiffusioni.

Le foglie del Platanus orientalis del Fiume Palistro in Cilento. Larghezza pannello: 60 cm. Fine settembre 2018. Foto di Oreste Caroppo.

 

E che grande emozione anche quando lasciati gli enormi Platani orientali dai tronchi che parevano contorte rocce cavernose tra i ciottoli ripariali del torrente Palistro, spostatici da quel selvaggio luogo di forre, di acque ruscellanti, di trote e di luci ed ombre, verso l’addomesticato parco verde con erbetta inglese della diga di Alento, tra enormi Platani decorativi ibridi e occidentali svettanti verso il cielo con chiome immense, in un angolo di orto botanico vi abbiamo trovato vicino ad un rivo secco anche tre giovani Platani orientali in purezza dalle foglie più minute, e messomi sotto le loro basse chiome, sull’erba, al tramonto, nel profumo inebriante e vanigliato della fioritura della Smilax aspera, da una vicina macchia, con nei pressi dei Nespoli comuni (Mespilus germanica), mi sembrava quello un paradiso di delizie da respirare con ogni senso e presso cui sciogliere ogni tensione, come di chi aveva trovato esattamente ciò che cercava!

 

Nota fenologico-mitologica: Il Platanus orientalis come il Platanus occidentalis son specie decidue, perdono le foglie nella stagione invernale. A Creta si narra però di un Platano orientale eccezionalmente sempreverde e lo si ricollega al mito greco antico che vuole lì a Creta vi fosse un albero di Platano orientale rimasto sempreverde dopo che sotto la sua chioma vi si unirono sessualmente Zeus e la bella Europa che Zeus mutatosi in toro aveva rapito. Forse il particolare clima mite di Creta favorisce in alcuni esemplari questo carattere fenologico? Non pare sia così, da qui la mia ipotesi che per “Platano sempreverde” all’origine del mito si sia voluto indicare il particolare Acero sempreverde o Acero cretese persino detto (Acer sempervirens), che cresce nel sud della Grecia, a Creta e in Anatolia, e che unico tra gli aceri europei non è deciduo; in similitudine con il platano l’acero ha le foglie palmate.

 

 

Articolo riferito al mio post facebook al link: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10217545247773118&set=pb.1534895340.-2207520000.1541248349.&type=3&theater

 

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