Il Sabba di sera e il Sabato sera – “Tutto cambia perché nulla cambi”

Il SABBA di sera e il SABATO sera

“TUTTO CAMBIA PERCHÉ NULLA CAMBI”

 

La danza delle streghe al Sabba

 

La tradizione del Sabba delle donne streghe europee come anche italiane e salentine che si svolgeva proprio il Sabato notte, di cui condivide l’ origine etimologica, e la tradizione oggi particolarmente diffusa nei paesi europei delle feste ogni settimana proprio la notte tra il Sabato e la Domenica, in discoteca, così fortemente caratterista della Civiltà occidentale, hanno innumerevoli punti in comune da impressionare quando ce ne si rende conto!
 
Il Sabato sera si dice oggi “si va a ballare”, per indicare il fatto che si va in discoteca dove appunto il ballo è un elemento dominante, un ballo ossessivo, sfrenato di solito.
Per indicare la partecipazione al Sabba si diceva che si andava o si era introdotti al “ballo” (vedi i documenti del Tribunale del Santo Uffizio di Oria, dove si trovano interessanti inchieste sulla stregoneria salentina nel ‘700 in Oria e dintorni). E infatti il Sabba era proprio caratterizzato da balli sfrenati.
 
Oggi nel Sabato sera vediamo donne che entrano da sole in discoteca, ma soprattutto in gruppi di giovani amiche, che alla guida di un auto o in pulmini tutte imbellettate e con i corpi lucidi di spalmate creme per il corpo, raggiungono le discoteche.
Nel Sabba del recente passato immancabili erano proprio gli unguenti accuratamente preparati e che le streghe anche si scambiavano per ungersi completamente il corpo prima di recarsi nel luogo del Sabba; e spesso le streghe si recavano al Sabba in gruppi, coinvolgendo altre donne talvolta con sé che con loro partecipano al Sabba per la prima volta, (dell’ uso di questi unguenti dalle proprietà miracolose e dalle formule ricettario spesso tenute segrete troviamo traccia ad esempio nella leggenda delle “streghe del mulino a vento” a Uggiano la Chiesa nel Salento – leggenda riferitami dallo studioso e giornalista Elio Paiano di Otranto in provincia di Lecce, che ringrazio – , come nei sopra citati documenti del ‘700 sulla stregoneria ad Oria e dintorni – per i quali devo ringraziare invece lo studioso Gianfranco Mele di Sava in provincia di Taranto).
 
Così come andare in discoteca oggi diventa spesso una droga e si vuole andare, da parte delle donne (e non solo), ogni Sabato sera, allo stesso modo anche il Sabba diventava una droga per le streghe, che ossessionate da quel rito lussurioso facevano di tutto per poterci andare ogni qualvolta si organizzava, fuggendo con ogni escamotage, come raccontano tante leggende, al controllo dei loro mariti.
Oggi, se non possono andare da sole con le loro amiche, costringono spesso i fidanzati a portarle in discoteca!
 
Aspetto dominante delle serate in discoteca il Sabato sera è il consumo fortissimo di alcolici di ogni tipo.
Aspetto caratteristico del Sabba era il consumo di bevande alcoliche come in particolare il vino, (come si legge dai dati oritani sulla stregoneria sopra menzionati), ma probabilmente anche la birra, l’ idromele ed altre bevande alcoliche del passato.
 
Un elemento caratteristico delle serate in discoteca oggi è la grande diffusione-spaccio e lì consumo di varie droghe attraverso le quali, insieme agli alcolici, al ballo sfrenato, e all’ alta musica ritmica si cercano stati di estasi-trance, di coscienza alterata al fine di far crollare le inibizioni sociali, nel verso sovente di comportamenti sessuali più lascivi e libertini.
L’ uso di droghe ricavate dalle erbe e dal mondo della natura caratterizzava il Sabba e le streghe le assumevano e le facevano assumere agli uomini che partecipavano al Sabba. Droghe ottenute leccando la pelle dei rospi 

Suggestioni fiabesche nel Parco naturale dei Paduli e della Foresta Belvedere, nel cuore del basso Salento! Gli enormi…

Publiée par Oreste Caroppo sur Mercredi 3 octobre 2012

La bufotenina è una sostanza psicotropa e psichedelica presente nella pelle dei rospi, come il Rospo comune (Bufo bufo), (specie europea assai diffusa in Salento), forse in questa tradizione di leccare i rospi per raggiungere stati di coscienza alterati da parte di streghe, maghi-sciamani, persone da guarire, affonda la figura fiabesca europea della fanciulla che bacia il goffo Rospo che si trasforma così davanti a lei in un bel principe che la sposa.

o mangiando l’allucinogeno fungo Amanita muscaria, Ovolo malefico anche chiamato volgarmente, il caratteristico fungo iconografico delle streghe e delle suggestioni fiabesche boscose europea, dal cappello rosso con macchie bianche.
Il fungo Amanita muscaria cresce anche in Salento ancora oggi, anche a Scorrano in boschi di Querce pare e come in questo articolo di seguito linkato si mostra, anche in un umido avvallamento con una pozza centrale, (avvallamento che ho battezzato “il cutino dell’ Ovolo malefico”), dove vi è un eucalipteto di Eucalipti camaldolesi e alcune Querce rosse (Quercus rubra) in una pineta di Pini d’Aleppo a San Cataldo di Lecce, (vi è anche dell’ Acacia karroo, del Viburno comune, Palme nane e Pioppi tipo nero, in quella bella pineta di piantumazione antropica), in questo caso riconosciuta come Amanita muscaria varietà flavivolvata, vedi al link: http://amicideifunghiedellanatura.blogspot.it/2009/11/amanita-muscaria-var.html?m=1
Poi ancor più comune in Salento Amanita pantherina dalle simili proprietà ma a cappello non rosso ma scuro e sempre con macchie bianche.
Figuriamoci come questi funghi erano ancor più diffusi in passato con più boschi in Salento.
E poi raccolti nei periodi di presenza dei carpofori questi potevano essere seccati per usarli durante tutto l’ anno!
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Aggiunge lo studioso Gianfranco Mele che «nell’ ambito dei Sabba salentini (“balli”), dei loro riti propedeutici e della stregoneria salentina in generale, oltre alle droghe che citisicuramente avevano un loro ruolo fondamentale anche Solanacee come Giusquiamo, Dature e Mandragora. Ma anche Papaver somniferum». Tutte specie e generi botanici presenti nella flora spontanea di Terra d’Otranto. 
Come in discoteca oltre le donne, che spesso entrano gratis elemento questo che evidenzia l’ importanza della loro presenza fondamentale in quelle feste, (in quei riti settimanali forse è meglio dire a questo punto!), vi sono ovviamente anche maschi.
Lo stesso avveniva nel Sabba.
 
Come anche oggi in discoteca a volte si vedono uomini e donne, soprattutto le ragazze e ragazzi immagine, seminudi che mostrano i loro corpi scolpiti palestrati attraenti, e così generalmente le donne nel preciso spazio della discoteca tendono a sfoggiare abiti quanto più succinti e minimali, altrettanto capitava nei Sabba, con alcune persone anche totalmente nude, (come dai resoconti di Oria sopra citati).
 
Come un elemento caratteristico della discoteca sono i rapporti sessuali veloci o meno, comunque occasionali ed extra-coniugali, che durante quelle feste avvengono in angoli appartati, così elemento caratteristico del Sabba erano questi rapporti sessuali notturni occasionali uomo-donna, (vedi sempre fonte di Oria sopra citata).
 
Un’ immagine caratteristica dei racconti sulla stregoneria, anche delle stesse streghe, era quella del loro recarsi al Sabba a cavallo di scope volanti, un chiaro simbolo fallico la scopa, come il volo un simbolo di un’ estasi orgasmica probabilmente, tanto che nella odierna lacuna etimologica che spieghi l’origine del verbo “scopare” usato per indicare l’ amplesso, verbo dall’ uso molto diffuso in Italia, posso addirittura ipotizzare un legame proprio con questa immagine simbolica della scopa della strega, che con il suo palo tra le gambe, a cavallo di essa, si recava in quei luoghi convenuti dove si teneva il raduno del Sabba, dove si univa facilmente in amplessi con altri uomini in uno stato di coscienza alterato, anche in rapporti orgiastici che connotavano il Sabba.
 
Come un elemento caratteristico immancabile delle feste in discoteca è la musica ad alto volume ritmica attraverso il ruolo fondamentale dei potenti bassi, dove sono le membrane degli altoparlanti a vibrare, così un elemento caratteristico della musica che accompagnava il ballo nel Sabba è rappresentato dai tamburelli, (sempre come leggiamo nelle fonti di Oria).
È evidente il legame territoriale tra questi Sabba e le celebrazioni più codificate pubbliche che avvenivano alla luce del sole del “tarantismo” o dei balli di “pizzica pizzica” durante le feste popolari nel Salento.
Né mancano poi oggi alcune canzoni di “pizzica pizzica” suonate anche nelle discoteche più moderne!
 
Come il Sabba si svolgeva in luoghi lontani dal paese nelle campagne, mi piace sottolineare come anche oggi nel Salento siano sorte discoteche moderne molto rinomate, e che richiamano miriadi di giovani, in luoghi lontani dai centri urbani, questo anche perché in tal modo si hanno meno problemi in termini di inquinamento acustico e fastidio ad altre persone, ma indubbiamente è interessante la similitudine, e così lasciata la macchina in strade buie si percorrono percorsi tenebrosi nei campi prima di giungere nel luogo luminoso del ballo, dove le luci non sono fisse ma vibrano e mutano con le più moderne tecnologie all’avanguardia, ma in realtà come mutavano facendo vibrare le ombre le luci durante il Sabba, provenienti da focolari, lucerne e candele.
Similitudine questa ancora più forte nel caso dei rave party che sono delle sorte di feste in discoteca ma più anarchiche, con discoteche improvvisate i luoghi isolati che vengono comunicati soltanto ai partecipanti che poi lì poi si danno convegno in serate prestabilite.
 
Poiché nel Sabba si poteva svolgere, contravvenendo a innumerevoli regole sociali e morali, ciò che nella società diurna era vietato, non stupisce come in quei luoghi si elevasse un inno alle forze demoniache, al Demonio tenebroso antitesi del Dio luminoso venerato normalmente nella società; queste celebrazioni andando indietro nel tempo coincisero nel sud Italia con quelle dei culti dionisiaci del dio del vino e del suo corteo delle menadi-baccanti danzanti ed in estasi proprio al suono dei tamburelli, innumerevoli sono infatti le similitudini che si possono trovare; così anche nei racconti del Sabba fatti dalle stesse streghe emerge la presenza dell’ elemento demoniaco, del Demonio che si credeva presente in carne ed ossa e con il quale avevano dei materiali rapporti sessuali, (come si legge dai dati oritani sulla stregoneria sopra menzionati).
Erano probabilmente solo alcuni uomini del Sabba particolarmente virili che, in questo gioco di maschere, non c’ è dubbio ben volentieri potevano facilmente godere di rapporti sessuali numerosi e promiscui con più donne.
Ora allo stesso modo è interessante sottolineare come nelle stesse feste in discoteca odierne compare spesso questo riferimento al lato oscuro del demoniaco, nei testi di canzoni, nei simboli, fino a giungere all’ apoteosi nelle feste in discoteca di Halloween intorno al giorno dei morti a novembre.
Non meraviglia che sia ancora spesso messo nelle discoteche italiane il sabato sera questo brano del 2004 con titolo, testo e qui vediamo anche video assai stregonesco; titolo “La Danza Delle Streghe” del disc jockey italiano Gabry Ponte. Facendo eseguire il video a bassa velocità potete meglio cogliere dei simboli magici inseriti ripetutamente quasi come fossero messaggi subliminali, che altrimenti appaiono troppo velocemente, tra questi la stella a cinque punte (pentagramma); è per aumentare la suggestione esoterica del brano a dare anche una ritmica al video scandito così dalle immagini ripetute al pari del ritmo della traccia audio musicale
Le conclusioni di tutto questo forte sconcertante parallelismo per non parlare di vera e propria identità tra i due fenomeni e continuità anche nel tempo … traetele voi!
(Testo riportato qui da un mio post facebook del 1 ottobre 2016, al link: https://www.facebook.com/oreste.caroppo.98/posts/667345043419550, e invito a leggere anche la interessante discussione al post ricca di spunti. Qui estrapolo di seguito solo alcuni miei commenti)
Stella a cinque punte (pentalfa o pentagramma detta), simbolo stregonesco, già adottato dalla setta esoterico-matematica dei pitagorici nel Sud Italia magnogreco.
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Ringrazio gli studiosi Gianfranco Mele di Sava (Taranto) per gli spunti che qui ho ripreso a partire dai suoi studi sulla stregoneria nell’area di Oria e anche lo studioso Elio Paiano di Otranto (Lecce) per il racconto che mi ha fatto in merito alla stregoneria a Uggiano la Chiesa.
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Una ragazza che incontrai casualmente anni fa a Policoro d’estate in spiaggia mi confidò di essere una strega; aveva la pelle molto tatuata, se non erro anche con una stellina a cinque punte (pentalfa o pentagramma detta); io pensavo di fermare una comune ragazza lucana, ma mi raccontò, senza però i particolari, della sua iniziazione ad opera di streghe più anziane della zona. Era stata scelta anche perché settemina, nata cioè prematura al 7° mese di gravidanza. E le trasmisero il loro sapere stregonesco.
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Linko qui in appendice un bellissimo post facebook di Gianfranco Mele alla ricerca della piena rimanifestazione dello spirito dionisiaco ai nostri tempi, che ben si inserisce in quel filone di ricerca, (in cui si inserisce anche questo mio articolo “Il Sabba di sera e il Sabato sera”), che cerca di smontare l’assolutismo dell’idea nunc-centrica secondo cui l’oggi è speciale e originale del tutto ed in cesura con il passato:

DIONISO È REINCARNATO NELLA PIZZICA… O NEI LED ZEPPELIN?Al di là del fatto se la forma musicale della pizzica sia di…

Publiée par Gianfranco Mele sur Samedi 2 février 2019

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IL NOCE DELLE STREGHE

Famoso in sud Italia è il Sabba che si svolgeva regolarmente secondo la tradizione stregonesca sotto un vetusto Noce (Juglans regia) a Benevento.

 

Una leggenda riferisce che l’ albero di Noce non venga mai colpito dai fulmini.

Segnalo per approfondimenti questo articolo sempre di Gianfranco Mele, dal titolo “Il noce tra leggenda, magia e medicina in Terra d’Otranto e altrove”, al link: http://www.fondazioneterradotranto.it/2018/11/07/il-noce-tra-leggenda-magia-e-medicina-in-terra-dotranto-e-altrove/

 

Riporto questa mia foto di un bel suggestivo Noce, dal bianco tronco e spoglio per la stagione, che pare un noce delle streghe intorno a cui danzarci nei sabba. E’ ai piedi della Serra di Supersano (Lecce) nel cuore del basso Salento:

Supersano, là dove crescono i CastagniContrada "Castagna", ai piedi della Serra di Coelimanna, nella periferia…

Publiée par Oreste Caroppo sur Dimanche 16 décembre 2012

 

In conclusone due curiosità naturalistiche intorno al Noce

 

NOCE A TRIANGULETTO

Normalmente le noci sono bilobate, ma talvolta è possibile trovarne alcune trilobate (o tripartite dette):

 

Queste noci più rara son considerate in Salento come dei porta fortuna.

Da questo notevole articolo di Gianfranco Mele dal titolo “Il noce tra leggenda, magia e medicina in Terra d’Otranto e altrove“, al link: http://www.fondazioneterradotranto.it/2018/11/07/il-noce-tra-leggenda-magia-e-medicina-in-terra-dotranto-e-altrove/?fbclid=IwAR0RQ4teDOI8Dt-tlIOWrL9xK3W3h2zCYU9EAwr2fdhWVSlVpq8sTcK1qBY

leggiamo:  «Il frutto del noce a guscio trivalve (detto “a croci” a Grottaglie, “a triangulettu” a Manduria) era utilizzato come amuleto contro il malocchio e come simbolo augurale di fecondità (per questo motivo gli innamorati se lo scambiavano).[Fonte: Domenico Nardone, Nunzia Maria Ditonno, Santina Lamusta, “Fave e favelle. Le piante della Puglia peninsulare nelle voci dialettali in uso e di tradizione“, Centro Studi Salentini, Lecce, 2012, pag. 331] “Li nuci a tre cerchi portanu furtuna”, è un detto leccese. Il Cattabiani nella sua corposa ricerca su miti, simboli e leggende di fiori e piante ci fornisce altre informazioni rispetto alla noce trivalve: “Nella Terra d’Otranto le donne la tenevano in tasca per difendersi dal malocchio e dalle malattie. E guai a romperla per mangiarla! Nei racconti popolari di quella zona era considerata un talismano: bastava gettarne una a terra per far apparire pianure cosparse di rosai, montagne che toccavano le stelle, mari infiniti.”[Fonte: Alfredo Cattabiani, “Florario. Miti, leggende e simboli di fiori e piante“, Mondadori, 1996, rist. 2017, pag. 413]». (Invito a leggere l’intero articolo di G. Mele ricco di ulteriori dati anche sulle mantiche divinatorie in Terra d’Otranto attraverso le noci, e non solo).

In essa poi vi è la bellezza del triangolo equilatero, e comunque di simmetrie che si ritrovano in certi simboli stregoneschi come questo, la triquetra

Triquetra

o come nel triscele (simbolo della Sicilia), o anche nel nodo borromeo che è anche identico al simbolo civico dei tre anelli intrecciati di Maglie.

 

NOCE PACCIA

In fine accenno ad una varietà di Noce che botanicamente possiamo dire macrocarpa con termine tecnico, cioè dal grosso frutto, osservata dall’ingegnere naturalista Roberto Aloisio di Maglie nel cuore del basso Salento nel parco naturale dei Paduli, in agro di Botrugno (Lecce) e dai locali chiamata in vernacolo “Noce paccia“, e che si sta tentando ora di ridiffondere:

La "NOCE PACCIA"È un grande albero di Noce (Juglans regia), che si trova in contrada "Paduli" tra gli oliveti del feudo…

Publiée par Oreste Caroppo sur Jeudi 20 septembre 2018

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LA MAGICA MANDRAGORA 
Linko qui questo post sulla pianta della Mandragora presente spontanea oggi in Terra d’Otranto oggi con la specie dai fiori violacei chiamata scientificamente Mandragora autumnalis, le cui foto e tantissime nozioni su questo genere botanico, (sulla specie M. autumnalis più in particolare), la sua biologia e fenologia, proprietà, riti e leggende che la ammantano e la legano alla dimensione stregonesca le troverete nei ricchissimi commenti al post che vedono la partecipazione di numerosi studiosi e curiosi e non solo pugliesi:

Nel Salento, terra di ninfe e di fate, di sirene e di arpie, di streghe "strie", "striare", "stulare", "jannare", "…

Publiée par Oreste Caroppo sur Dimanche 6 juillet 2014

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LA TRADIZIONE DELLE ZUCCHE ORRIFICHE NEL PASSATO SALENTINO
Una tradizione da recuperare con orgoglio, 
anche perché negli Stati Uniti è forse giunta proprio dal nostro Sud Italia!
Zucca orrifica, tradizione per il novembrino Giorno dei Morti a Maglie, 2006. Una foto artistica che intitolai “Notti d’Inverno”, realizzata dallo scrivente, Oreste Caroppo, come anche l’intera composizione, nel 2006, proprio in ricordo di questa tradizione delle zucche-facce orrifiche di cui alcuni, oggi adulti, della mia città, Maglie (Lecce),  – tra cui anche mio padre Franco/Francesco Caroppo, nato a Sanarica (Lecce) e poi trasferitosi dopo i primi anni di infanzia ancora bambino a Maglie con la sua famiglia – , mi raccontavano di averle fatte da piccoli, e senza assolutamente avere in mente, o conoscere, quella che oggi è la mondialmente nota e commercializzata all’ inverosimile tradizione delle zucche mostriformi associate alla Notte di Halloween. “Diamo a Cesare quel che è di Cesare” ma teniamoci ciò che è nostro!
Nell’Apulia salentina in passato, come in Abruzzo, e ad Orsara di Puglia in Daunia, (conformemente a quanto avviene negli Stati Uniti, in occasione della festa di Halloween, il che suggerisce molto probabili influssi di tradizioni lì giunte con i nostri emigranti), era tradizione, ancora agli inizi della seconda metà del secolo scorso, scavare e intagliare le zucche in forme di teste mostriformi, da parte dei bambini, forandovi occhi tondi o triangolari, nasi triangolari con base verso il basso, e bocche semi aperte con denti aguzzi dal malefico sorriso, e porvi poi una candela all’interno per utilizzarle come lanterne poste in luoghi visibili ai passanti durante la notte novembrina del Giorno dei Morti, al fine di incutere terrore!
Non dunque la notte di Halloween, che corrisponde invece al giorno prima, e alla notte della festa cristiana di Ognissanti!
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“In Abruzzo, come anche qui da noi nel Salento in passato, – la notte del Giorno dei Morti – conformemente a quanto avviene nel mondo anglosassone in occasione della festa di Halloween, era tradizione scavare e intagliare le zucche e porvi poi una candela all’interno per utilizzarle come lanterne.” estratto da: http://galatina.blogolandia.it/2012/11/02/2-novembre-commemorazione-dei-defunti/Cerco in internet qualcosa sull’ origine della tradizione della zucca nella Festa di Halloween, e trovo questo link in merito alla possibile origine irlandese, http://mamma.pourfemme.it/articolo/zucca-di-halloween-la-vera-storia-della-tradizione/7357/ , leggo, e con onestà in questo primo articolo trovato, si scopre che “in origine, poi, non fu con una zucca che … si fabbricò la lanterna, bensì con una rapa. Quando, però la leggenda si diffuse negli Stati Uniti in seguito alle massicce immigrazioni di irlandesi stremati dalle carestie alla fine del 1800, siccome in quel nuovo paese abbondavano le zucche e meno le rape, il frutto venne sostituito anche nei racconti.” ???Allora cerco poi dati sulla diffusione della zucca, e scopro che: “Le varietà di zucche sono moltissime e diverse da paese a paese. L’origine della famiglia delle zucche è sconosciuta. Gli Egiziani, i Romani, gli Indiani d’Oriente, gli Arabi, gli africani del Niger danno testimonianza della loro conoscenza e coltivazione, seppure di varietà diverse. Così come diverse furono quelle importate dopo la scoperta dell’America. Ai tempi dei romani, si vuotata della polpa ed essiccata, la zucca diventava un contenitore leggero ed impermeabile, usato, per esempio, per trasportare il sale o il vino, il latte o i cereali.”Si aggiunga poi che: il dizionario Zanichelli fa derivare il termine “zucca” da “cocutia” (“testa”), poi trasformato in “cocuzza”, “cozuccae” e, infine, zucca. E nel Salento ancora si chiama la zucca “cucuzza”, praticamente testa!”Il tutto congiunto alla tradizione pugliese delle zucche, sagomate in forma di teschi orrifici, dette appunto localmente, ad Orsara di Puglia, “cocce priatorie”, ovvero teste di defunti le cui anime son in Purgatorio, anime di defunti dunque senza vera pace, (fa pensare tutto ciò ad originari riti ancestrali in cui le candele, o lucerne, erano messe direttamente dentro i teschi dei defunti a simboleggiarne con il fuoco la loro anima vivificante), e in un territorio dove testa e zucca sono indicate con lo stesso nome latino dialettizzato “cucuzza”, e poi, quindi, con un senso, con un simbolismo molto forte e strutturato assegnato a queste zucche, correlate all’ europea fredda Notte dei defunti … come minimo trovo tutto molto interessante!Nessuno vuole la Festa di Halloween, pure piuttosto degenerata e snaturalizzata nel suo consumismo globalizzante, abbiamo il Carnevale, e non ce ne servono altri; ma non per questo occorre farsi strappare, tanto da reputarle poi aliene a noi, tradizioni che affondano le loro origini nelle tradizioni pagano-popolari, poi semi-assorbite anche dalla Chiesa Cristiana, del nostro Sud!
Il Babbo Natale della Coca-cola deriva risaputamente dal nostro San Nicola, le cui spoglie a Bari salvammo con un furto nel medioevo dalle devastazioni che ne seguirono in Anatolia contro i luoghi di culto cristiani. E’ un simbolo negli Stati Uniti persino la cantante Madonna, il cui nome ricopia quello romano di Maria, e la cui origine, come il suo cognome ben attesta, è legata ad immigranti italiani provenienti dal sud. L’ultima cosa che potrebbe meravigliarmi è scoprire che anche la tradizione delle zucche di Halloween, abbia ben poco di originario negli Stati Uniti!(Testo e foto tratta dal mio post facebook del 2 novembre 2012, cui rimando per la lettura dei ricchi commenti di approfondimento, al link: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=4874488030116&set=a.1888805429917&type=3&theater)

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