e associata alla protettrice delle “pulandre“, le donne, prostitute incluse, che, non per vedovanza, hanno avuto più di un uomo nella loro vita?!
Articolo di
Oreste Caroppo
Su uno dei due portali di ingresso alla Chiesa del Crocifisso fuori porta a Muro Leccese, una delle formelle di un altorilievo rappresenta, come bene indica un’epigrafe incisa, Santa Maria Magdalena.
La raffigurazione della Maddalena lì mi è stata segnalata dallo studioso di Muro Romualdo Rossetti che ringrazio.
Il 21 giugno 2020 nel pomeriggio e poi di nuovo all’alba del giorno successivo mi sono recato in quel luogo per fotografarla e documentare i luoghi con alcuni scatti.
Ma riguardando le foto lì scattate noto con sorpresa che la Maddalena appare con il ventre scoperto evidentemente prominente come se fosse gravida. È raffigurata con lunghissimi capelli fluenti.
Mi chiedo: è corretto immaginare che l’artista abbia voluto raffigurare proprio una donna incinta, e abbia lasciato il ventre prominente scoperto, con tanto di ombelico in evidenza, proprio per trasmettere questo messaggio, senza che si potesse confondere il gonfiore con un effetto delle vesti?
Sul lato opposto del portale alla stessa altezza un’altra formella sempre in altorilievo vede invece, come sempre ben indica un’epigrafe, la rappresentazione di Santa Maria Aegyptiaca, una santa raffigurata secondo la sua iconografia, derivata dai racconti agiografici, con lunghissimi capelli.
Una donna che nella sua vita, prima di pentirsi e dedicarsi ad una vita da monaca eremita, fu una intensa peccatrice. Fuggì dalla propria casa all’età di dodici anni abbandonandosi ad una vita dissoluta e guadagnandosi da vivere elemosinando e facendo la prostituta, spesso però rifiutava i soldi offerti per i propri favori sessuali.
Il culto di Santa Maria Egiziaca si diffuse rapidamente in tutta la cristianità.
Poiché nella sua vita fu una prostituta è venerata come santa patrona delle prostitute pentite, e più in generale delle donne peccatrici in quanto hanno avuto più uomini sessualmente nella loro vita, senza che ciò fosse dovuto ad una loro vedovanza: le “pulandre“, utilizzando qui questo termine della dialetto grecanico Salentino, che vuol dire letteralmente “donna dai molti maschi”.
Anche con i lunghi capelli è qui rappresentata Maria Maddalena.
Inoltre i gipso-corpi delle due Sante nel portale sono orientati simmetricamente l’uno verso l’altro.
Peccato che furono staccate/rovinate le teste di questi altorilievi nel portale della Chiesa del Crocifisso di Muro Leccese.
Questo parallelismo che lì ho osservato tra queste due figure, aventi anche lo stesso nome Maria, mi fa ipotizzare che chi realizzò l’opera identificava anche la Maddalena proprio con la prostituta dei Vangeli che sciolse i suoi lunghi capelli per ungere con dell’olio profumato i piedi di Cristo.
“Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato.” (Dai Vangeli sinottici)
Quindi è molto probabile che già non fosse vergine quando lo incontrò, posseduta dall’idea del suo primo uomo, o dei suoi primi uomini?
Quindi non è peregrino identificarla con la prostituta senza nome dei Vangeli che strofina i suoi capelli sui piedi del Cristo e che ripetutamente li bacia.
È dibattuta la questione se la Maddalena sia da identificare o meno con la prostituta di cui si parla nei Vangeli.
A questo punto io non vedo nulla di altamente incoerente in questa ipotesi di identificazione, data la sua pluri-possessione.
Bisogna infatti chiedersi cosa può essere questo stato di indemoniata, di possessione psicologica per una donna.
Non è proprio il forte legame amoroso con il primo uomo che genera problematiche quando la donna per varie vicissitudini comincia ad avere più uomini?
E quello che prima era positivo amore si trasforma in qualcosa di apparentemente negativo dal punto di vista dell’equilibrio psicologico!?
Cristo, come suo nuovo uomo in termini di dominio psicologico, tanto che la Maddalena diventa una sua discepola e lo segue, prende il posto nella sua mente dei precedenti suoi uomini?
Del suo primo uomo sverginatore?
Può essere questo anche un modo di leggere il fatto che Lui la libera dalla possessione demoniaca?
Certa esegesi teologica che ha voluto purificare la Maddalena dalle invece diffuse maldicenze sulla sua precedente condotta nascono probabilmente da un rifiuto dell’idea che Cristo si fosse accompagnato e magari anche congiunto carnalmente ad una donna che aveva già avuto altri uomini, e da questo punto di vista impura.
Di fatto chi ha commissionato le sculture nel portale di ingresso della Chiesa del Crocifisso a Muro Leccese ipotizzo dunque che non avesse difficoltà ad identificare la Maddalena con la prostituta dei Vangeli, e che anzi abbia voluto rimarcare proprio questo con la scelta di Santa Maria Aegyptiaca, una santa che addirittura condivide con la Maddalena anche il nome Maria, aspetto questo che ne rafforza ulteriormente l’identificazione simbolica.
Entrambe hanno lunghi capelli simbolo di lussuria della carne, anche se nella storia della Santa, nata ad Alessandria d’Egitto (da cui l’epiteto Egiziaca e la rappresentazione stilizzata della Palma da dattero tipica del Nord Africa nella sua formella), i lunghi capelli possono essere un segno di trasandatezza da vita eremitica.
Non solo, a Muro Leccese Maria Maddalena sembra incinta e questo sembra richiamare un detto popolare salentino a cui ho già dedicato questo approfondimento:
“A MADDALENA
SCIU ALLA VIGNA
E TURNAU PRENA!“
Traducendo dal dialetto salentino:
“la Maddalena si recò alla Vigna e da lì ne tornò che era incinta”
Questo antico detto in rima licenzioso e scherzoso si tramanda nella cultura popolare salentina, in particolare nella zona di Maglie e Sanarica, (e tra Maglie e Sanarica è ubicata proprio Muro Leccese), dove mi è stato trasmesso dai miei nonni e genitori, (il mio nonno paterno era nato a Muro Leccese). Quando viene pronunciato lo si fa sempre con un tono ironico, accompagnato da un sorriso che di fatto aggiunge quei particolari del messaggio non immediatamente presenti alla lettera in quel motto, ma ben sottesi tra le righe.
La vigna come luogo è molto probabilmente un riferimento alla “Vigna del Signore” che compare nelle parabole dei Vangeli cristiani, nei quali anche troviamo la figura di Maria Maddalena, (anche dunque nel Nuovo Testamento oltre che nei Vangeli apocrifi), e non è quindi assolutamente un’ipotesi forzata, anzi, immaginare che tale vigna sia utilizzata come metafora per indicare Gesù Cristo stesso, non menzionato direttamente per una sorta di pudore religioso e rispetto, data anche la natura sessuofoba che connota spesso il Cristianesimo, in special modo nella sua versione cattolica dove vige per i preti il voto di castità, non altrettanto per i papas ortodossi.
Una forma più estesa dell’ adagio popolare, in occasione del giorno della festa religiosa della Santa che ricorre il 22 luglio, è “osci è Santa Maria Maddalena ca se ne sciu alla vigna e turnau prena“.
Questo detto scherzoso ci rivela come la cultura popolare antica del Salento sapesse o comunque sviluppò e anticipò un’idea oggi divenuta molto ricorrente e quasi eretica, quella che Maria Maddalena era stata messa incinta da Gesù Cristo e portava dunque in grembo il frutto della loro unione.
Ora questa opera scultorea sembra trasmettere nella pietra un messaggio, più o meno evidenziato, ed orientato nella stessa direzione dell’adagio popolare Salentino!
Il portale della Chiesa di Muro Leccese dovrebbe risalire al periodo compreso fra la seconda metà del ‘500 e i primi del ‘600.
Ma perché riprende la figura della Maddalena e lancia questi messaggi lì non tanto nascosti in merito ad essa, ovvero la sua condotta di lussuriosa pulandra e la sua gravidanza fecondata dal Cristo materialmente?
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Da questo articolo dello studioso di Maglie Vincenzo D’Aurelio dal titolo “Un esempio di devozione: la Chiesa del Crocefisso di Muro Leccese” apprendiamo che l’attuale chiesa sorse sulle rovine di una più antica chiesetta di rito greco, e fu edificata nel 1573 per volontà dalla piissima Cornelia de Monti, moglie del feudatario di Muro Giovan Battista Protonobilissimo, come ex-voto, per la guarigione miracolosa del figlio Francesco colpito da malattia letale, (scrisse di questo il Maggiulli uno studioso locale).
L’edificio accolse anche una piccola comunità di frati Francescani che però nel 1632 vennero allontanati; di essi resta traccia negli ovali che adornano le colonne dell’entrata sud al di sopra delle due nicchie qui analizzate.
In essi sono scolpite due figure di un frate lavoratore, una a destra e l’altra a sinistra, oltre ad alcune iscrizioni tra le quali una monca che riporta la frase “Frater Iuni[…], socius divi Francisci”.
In merito alle due nicchie dedicate a Maria Maddalena e a Santa Maria Egiziaca e poste sotto i due ovali, scrive Vincenzo D’Aurelio: “fanno supporre, a mio parere, il tema della conversione tipico della predicazione francescana post-tridentina”.
Quella Chiesa è stata sempre meta di tanti pellegrini anche provenienti dai paesi limitrofi, e grande è ancora oggi la devozione della popolazione murese, lì vi si svolgono delle feste religiose annuali molto partecipate.
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Un luogo tanto nel cuore dei cittadini di Muro che intorno alla chiesa è sorto un bel parco verde molto frequentato.
Un antico menhir a pilastro squadrato lì attesta forse una frequentazione anche più antica di quel luogo in termini di ritualità religiose.
E quindi la scelta delle due Sante è stata voluta dai francescani?
E se sì vi è qualche motivo rituale locale?
O è stata voluta dalla committente per qualche sua motivazione psicologica attratta da queste due figure femminili della cristianità?
Inoltre la Maddalena è stata rappresentata a Muro con un libro aperto davanti, può essere un riferimento alla apocrifo “Vangelo di Maria Maddalena“?
Con un libro la Maddalena viene rappresentata anche in un affresco nel Battistero di Nocera, fa sapere lo studioso Sabato Scala.
Per talune interpretazioni di simboli esoterici il vaso che compare nell’iconografia della Maddalena simboleggerebbe il suo utero fecondato dal Cristo.
Tanto più se poi fosse proprio il vaso contenente il sangue del Cristo ucciso sulla croce.
Nell’iconografia di Muro Leccese non compare il vaso, che ritroviamo invece nell’iconografia della Maddalena nella vicina Tricase.
In tal senso poteva essere un simbolo ridondante in quanto in maniera più esplicita a Muro la Maddalena sembra essere stata rappresentata, nelle sculture del XVI sec., proprio incinta!
In tal modo anche corroborando la lettura simbolica del vaso sovente associato alla Maddalena.
La formella della Maddalena inginocchiata sotto una tettoia stesa tra due alberi, presente in Muro Leccese mi ha
anche essa rinascimentale (o comunque diffusa e ripresa nel Rinascimento) del parto che diede alla luce Apollo e Diana partoriti dalla loro madre Latona, secondo il mito greco antico sotto la chioma di una palma e un ulivo ai quali si reggeva partorendo non distesa, sull’isola di Delo nel Mediterraneo.
Qui a Muro Leccese invece la palma da dattero compare nella formella adiacente della Santa Egiziaca.
Gli alberi raffigurati nella formella della Maddalena ricordano i cosiddetti alberi a fungo.
Questa tipologia di rappresentazione degli alberi la troviamo anche in un altorilievo o anzi proprio scultura a tutto tondo coeva grossomodo o di poco successiva realizzata sulla facciata della Chiesa di Sant’Irene a Lecce nella rappresentazione dell’albero di leccio dietro la lupa simboli della Città
Quel luogo dove oggi sorge la Chiesa del Crocifisso pare si chiamasse “Brongo”.
“Brongo” è voce portoghese e spagnola assai interessante che indica un quartiere/borgo poco distante e disabitato.
Ora mi chiedo perché questa scelta agiografica?
Non sarà che lì vi era un sobborgo magari anche posto sulla direttrice Maglie-Otranto dove si praticava la prostituzione?
Da qui una scelta agiografica a redenzione del luogo?
Santa Maria Egiziaca è la protettrice delle prostitute pentite! La scelta devozionale per quella Santa lì non può essere un caso! IPOTESI?
Testo tratto da questo mio post facebook del 23 giugno 2020, nei commenti altre foto del portale e dell’edificio religioso di Muro Leccese nonché del parco verde attorno.
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Qui riporto invece il testo di un mio post facebook del 13 luglio 2016 sul tema della figura della Maddalena nella cultura popolare/religiosa salentina:
L’ ERESIA DELLA MADDALENA INCINTA
nel Salento un mito popolare antico trasmesso di generazione in generazione
“A MADDALENA
SCIU ALLA VIGNA
E TURNAU PRENA!“
Traducendo dal dialetto salentino:
“la Maddalena si recò alla Vigna e da lì ne tornò che era incinta”
Questo detto scherzoso ci rivela come la cultura popolare antica del Salento sapesse o comunque sviluppò e anticipò un’ idea oggi divenuta molto ricorrente in quella che quasi si può considerare l’ultima eresia interna al Cristianesimo, che ha fatto vendere migliaia di copie di bestseller romanzeschi e saggi nei primi del 2000, da cui son stati tratti film di gran grido pubblicità e audience, che hanno trattato l’ argomento, avallabile ancor più pare con l’ausilio dei Vangeli apocrifi, di un rapporto carnale e non solo spirituale tra Gesù Cristo e la Maddalena, che era nel suo seguito di discepoli, fino a giungere all’idea che questa concepì dei figli i quali diedero luogo soprattutto in Europa, dove la Maddalena si trasferì, secondo alcune leggende cristiane popolari, dopo la crocifissione di Gesù a Gerusalemme, ad una linea di sangue regale dei discendenti diretti di Cristo, tenuta segreta e tutelata da sette esoteriche nei secoli.
In tutto il Salento molto diffusa è la devozione popolare per la Maddalena, come rivelano luoghi religiosi, feste patronali, (ad esempio ad Uggiano la Chiesa), e varie opere d’ arte sparse a lei dedicate, almeno dal medioevo sin in epoca moderna, come ben si descrive in questa bella raccolta nell’articolo intitolato “Il percorso della Maddalena nel Salento“.
Chissà che non vi fossero anche memorie di uno sbarco sulle coste salentine per rifocillarsi durante la navigazione dalla Terra Santa verso Marsiglia, che la leggenda vorrebbe compì la Maddalena attraversando il Mediterraneo in barca; barca con la Maddalena diretta a Marsiglia effigiata anche su alcuni affreschi nel borgo di Castiglione (frazione di Andrano) nella chiesa Matrice e nella Cappella della Maddalena.
Mentre a Tricase nella Cripta del Gonfalone, in un grande affresco datato intorno al XVI sec., è raffigurata una avvenente Maddalena a dimensione reale, ben indicata come spesso nel Salento da un’ epigrafe con il suo nome che non lascia dubbi, che tiene sul petto un unguentario con coperchio a cono (nell’iconografia della mirofora dunque). L’ ampolla con unguenti è uno degli attributi iconografici della Maddalena che ricorda l’ episodio evangelico della Maddalena che si reca al sepolcro per spargere di unguenti il corpo di Cristo dopo la sua sepoltura. Non si può però fare a meno di notare come qui quell’unguentario abbia in realtà la forma di un calice di foggia eucaristica, che potrebbe ben richiamare l’iconografia del calice usato dal Signore nell’Ultima Cena dove secondo la leggenda fu raccolto il sangue di Cristo che sgorgava da lui dalle ferite della passione e crocifissione, (come si mostra in affreschi medioevali della crocifissione anche proprio nel Salento), un simbolo quindi molto forte per l’ipotesi di una Maddalena partoriente i figli carnali di Cristo, del resto il calice è simbolo femminile di grembo. Un calice che richiama una diffusa iconografia del magico Graal.
Anche nella città di Melpignano si venera la Maddalena come protettrice della città che, si narra, intercedendo con un miracolo salvò da un’epidemia di peste nel XVII secolo il paese che non ne ebbe alcuna vittima.
Un affresco della Maddalena che prega davanti ad un crocifisso e un teschio con un libro in mano lo troviamo a Melpignano nella Cappella settecentesca di San Michele arcangelo, su una parete laterale interna.
dove la Maddalena è affrescata nella nicchia in fondo alla navata di sinistra, la Egiziaca in quella di destra. I due affreschi sono uno di fronte all’altro.
L’iconografia della Maddalena a Manduria è quella nota come “la Maddalena penitente”, in quest’opera datata 1598-1602 di Domenico Tintoretto nei Musei Capitolini a Roma la troviamo avvolta seminuda allo stesso modo in una stuoia molto simile:
Anche quella della Chiesa del Crocifisso a Muro Leccese è riconducibile all’iconografia della Maddalena che la presenta come la penitente dai lunghi capelli, ritratta in preghiera, con sovente a fianco un teschio e/o anche un libro. Questo è dovuto al fatto che storicamente si è identificata Maria di Magdala con la “peccatrice” anonima, la prostituta che si getta ai piedi di Cristo, glieli lava con le sue lacrime, glieli asciuga con i suoi capelli e poi li cosparge di unguento profumato. Questa sovrapposizione teologicamente affermata tra Maria Maddalena e la peccatrice redenta risale perlomeno al 591 d.C. quando il papa Gregorio Magno in un suo sermone identificò le due figure (sovrapponendole tra l’altro con quella di un’altra Maria, Maria di Betania, sorella di Marta e di Lazzaro). Questa caratterizzazione ambigua del personaggio contribuì a rendere particolarmente variegata la sua rappresentazione iconografica.
Anche se negli scritti dei Primi Cristiani Maria Maddalena viene chiamata “l’apostolo agli apostoli”, nell’immaginario della tradizione successiva essa non ricoprirà il ruolo fondativo di apostolo, ma quello più marginale e sessualmente connotato di prostituta convertita, che cambia vita dopo il perdono di Gesù. Particolare fortuna figurativa avrà l’episodio narrato nella Legenda aurea di Jacopo da Varagine secondo il quale Maria di Magdala, dopo la morte del maestro, si ritirò a fare l’eremita, tra digiuni e penitenze, in una grotta della Provenza, trascorrendovi trent’anni fino alla fine dei suoi giorni. La rappresentazione della Maddalena penitente ed eremita avrà particolare fortuna a partire dal Cinquecento ed il personaggio subirà un’evoluzione sempre più marcata verso la caratterizzazione sessuale della figura.
Credo che il nostro cervello si sia anche tanto evoluto proprio nel tentativo di interpretare e capire il pensiero degli altri.
E tra questi altri ci sono anche coloro che ci hanno preceduto.