La memoria di alcune intense nevicate della “Piccola Era Glaciale” nel Salento

LA MEMORIA DI ALCUNE INTENSE NEVICATE DELLA PICCOLA ERA GLACIALE NEL SALENTO

Articolo di

Oreste Caroppo

 

“Paesaggio invernale con pattinatori”, 1609 circa, del pittore Hendrick Avercamp.

 

La memoria di alcune intense nevicate della “Piccola Era Glaciale” nel Salento incisa in tre epigrafi per tre eventi nevosi evidentemente impressionanti, due nel ‘600 e uno nell’ ‘800, sulla facciata della Chiesa di San Giovanni Battista in Morigino (frazione di Maglie in provincia di Lecce).

 

Intensa nevicata nel 1659 a Morigino, epigrafe incisa sulla facciata Chiesa di San Giovanni Battista, nel cartiglio sotto la nicchia per statua di santo a destra. Foto di Oreste Caroppo, 1 febbraio 2021.
Le facciate delle chiese come annales degli eventi più memorabili.
Intensa nevicata nel 1864 a Morigino, epigrafe incisa sulla facciata Chiesa di San Giovanni Battista, sulla parete di fondo della nicchia per statua di santo a destra. Foto di Oreste Caroppo, 1 febbraio 2021.

 

Potete trovare questa foto in migliore qualità in questo album facebook dello studioso locale Raimondo Rodia.

Ringrazio Armando Chiarelli, grande esperto magliese di meteorologia (questo il suo sito con dati meteo sulla città di Maglie), per avermi segnalato queste preziose epigrafi nel borgo di Morigino; nonché Michele Sanclare anch’egli di Maglie per l’attività di coordinamento degli appassionati del territorio di meteorologia. E da sottolineare anche lo spirito degli abitanti di Morigino (borgo di alcuni mie bisnonni materni) che hanno avuto questa accortezza di lasciarci nei secoli queste belle documentazioni epigrafiche scolpite sulla indelebile lavagna sacra del paese, la facciata della principale chiesa.
Facciata della Chiesa di San Giovanni Battista in Morigino. Indicata l’altezza delle epigrafi con i due eventi nevosi degli anni riportati.
Non sappiamo se l’altezza a cui le epigrafi sono state incise corrispondesse al livello massimo raggiunto dagli accumuli di neve in quegli eventi documentati, in ogni caso indichiamo sopra grossomodo l’altezza a cui si trovano le due epigrafi qui documentate con foto (delle tre epigrafi complessive documentate con loro trascrizione dagli studiosi sul finire del XIX secolo). L’epigrafe del 1864 ad esempio non è ad altezza d’uomo.
Ringrazio per la lettura della epigrafe più antica lo studioso magliese Vincenzo d’Aurelio:
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Integrando le parti abbreviate:
“A 6 mar(zo) 1659 fece neve sino le (al) 14 d(etto)”
cioè
“Dal 6 marzo del 1659 fece neve sino al 14 dello stesso mese”
Dovrebbe essere “D” con una “o” in apice e quindi l’abbreviazione di “detto” come si usava almeno sino a metà Ottocento. E’ una formula molto diffusa quel “detto”
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Trovo che erano state già documentate queste epigrafi in questo testo: “L’idrologia e la climatologia medica”, stampato a Firenze nel 1883:
Antiche nevicate del Salento, da “L’idrologia e la climatologia medica”, stampato a Firenze nel 1883.
Mi manca quindi la documentazione fotografica della terza epigrafe, quella dell’evento nevoso del 1684.
Con le nevicate del ‘600 documentate, nel 1659 e del 1684 siamo perfettamente come periodo in quello che è definito il Minimo di Maunder che va circa dal 1645 al 1715, il periodo caratterizzato da una drastica diminuzione, un minimo, dell’energia emessa dal Sole.
Tutto ciò contribuì a quella che è ora nota come LA PICCOLA ERA GLACIALE (PEG): “a partire dalla metà del XIV secolo, si è assistito ad un graduale calo della temperatura media globale (probabilmente particolarmente accentuata in Europa), con un’espansione notevole dei ghiacciai alpini (con un culmine nella metà del XIX secolo) e con l’inizio di una serie di inverni spesso molto rigidi. Tale periodo è soprannominato Piccola era glaciale, ed ebbe una durata di circa cinque secoli (fino a circa la metà dell’Ottocento), alla fine dei quali è iniziata la risalita termica che ci accompagna fino ai giorni nostri”.
Si comprende anche perché nel cuore del basso Salento nei primi dell’ ‘800, complice anche un locale speciale microclima, vivessero ancora piante tipiche oggi della montagna appenninica come il Carpino bianco (Carpinus betulus), prima dei pesanti disboscamenti antropici.
Quell’albero montano, il Carpino bianco (Carpinus betulus), che viveva nel cuore del basso Salento ancora nell’ ‘800 nel Bosco Belvedere. Pagine 201-202.
Per il paese di Cursi ubicato vicinissimo a Morigino, nell’ordine di 1 km, è stato documentato un lapidario cittadino di diffuse epigrafi annotanti eventi estremi, ringrazio Valentina Siciliano di quel paese per questo compendio ce mi ha mandato in merito, e che aggiungo qui ad ulteriore documentazione:
Cursi, annales eventi estremi, lapidario.

 

Al tempo della Piccola Era Glaciale (PEG): il Salento delle neviere!

Le neviere diffuse nell’hiterland di Maglie raccontano un passato recente assai nevoso nel Salento.

Qui un post facebook con interessanti commenti:

 

Sopra un post su delle emozionanti scoperte nel weekend settembrino 2021.
Leggete anche i commenti al post.
Nei tg ormai h24 ci bombardano con le parole “cambiamento climatico” con fare ecoterroristico, ma il cambiamento climatico è la norma non l’eccezione nella natura terrestre, e ce lo rivela il nostro territorio, in cui inoltre negli ultimi anni, contrariamente agli ecoterrorismi di surriscaldamento globale antropico, si stanno verificando, sembrerebbe, più frequenti nevicate invernali anche importanti come ad esempio nel 2017 e non solo.
Qui approfondimenti sulle neviere del Salento un bel pdf: “Mappatura delle neviere e «tour» nel mondo del
«ghiaccio» enogastronomico” a cura dell’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore Presta Columella di Lecce.
A Copertino in provincia di Lecce la Basilica è consacrata alla Madonna della Neve. Nel 1255 Manfredi, principe di Taranto e conte di Copertino la elevò a basilica regia intitolandola alla Vergine delle Nevi. La scelta di un titolo della Madonna che certamente ci fa capire come nel medioevo non era rara la neve nel nostro territorio salentino.
 
Vi è un comune in provincia di Lecce chiamato Neviano. L’origine del nome potrebbe derivare dalla desinenza latina “Niveo” (rappresentativo del punto nevoso) da cui il volgo ne ha derivato “Niano“, diventato poi Neviano. Tale ipotesi sarebbe avvalorata dalla presenza di numerose neviere, una sorta di moderni freezer per la conservazione della neve; [altra ipotesi etimologica proposta è che il toponimo potrebbe anche essere un prediale, dal nome di un valoroso militare chiamato “Nevius” che distinguendosi nella battaglia dei “Campi Latini” (Campi Latini è un toponimo locale derivante secondo la tradizione dal fatto che durante la guerra contro Pirro, truppe romane si accamparono in questa zona) gli fu fatto dono delle terre che per derivazione da “Nevius” e “anus” (terra di Nevio) furono conosciute con il nome di Neviano].

 

CONTRO LE STRUMENTALIZZAZIONI ODIERNE SUL FANTOMATICO “GLOBAL WARMING ANTROPICO”, dato anche che siamo nel periodo seguente alla precedente PEG ed è normale un parziale ritiro dei ghiacciai accumulatisi allora, leggi: ““Global Warming” Vero o Falso? C’è un “termometro” pubblico non mistificabile: è il solco di battente costiero!”

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APPENDICE
Sulla Chiesa di San Giovanni Battista in Morigino:
Morigino facciata Chiesa di San Giovanni Battista. Foto di Oreste Caroppo, 1 febbraio 2021.

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