La RISCOPERTA della ricchissima BIODIVERSITÀ nel cuore del basso SALENTO, nel PARCO NATURALE dei PADULI e dell’antica FORESTA BELVEDERE

Il Parco naturale dei Paduli – Foresta Belvedere

LA RISCOPERTA DELLA RICCHISSIMA BIODIVERSITÀ NEL CUORE DEL BASSO SALENTO, NEL PARCO NATURALE DEI PADULI E DELL’ ANTICA FORESTA BELVEDERE, DOVE L’ APPENNINO SCESO TRA MARE ADRIATICO E IONIO INCONTRAVA IL MEDITERRANEO ORIENTALE!

UN PATRIMONIO VIVENTE SULL’ ORLO DELL’ ESTINZIONE PER SOLA CAUSA UMANA DA SALVARE TUTTI INSIEME ED AIUTARE A TORNARE !

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LA RISCOPERTA DEL FRASSINO MERIDIONALE DEL BOSCO BELVEDERE !

E della produzione della dolce MANNA SALENTINA, dal marchio “Foresta Belvedere”, dal lì ritrovato Orniello, il Frassino orno, stretto cugino del Frassino meridionale !

E’ il verde SALENTO che vuole RINASCERE !

Sorprese naturalistiche senza fine nei domini ombrosi della Foresta Belvedere,
centro storico della storia naturale del Salento antico!
L’Eden ritrovato nel cuore del Basso Salento

Rivo campestre, nell’area dei Paduli-Bosco Belvedere, tra Supersano e Botrugno. Foto di Oreste Caroppo

 

Nota: aprendo le varie foto-post facebook potrete leggere lì e nei commenti innumerevoli altri dati e guardare numerose altre foto correlate, e così da lì scorrendo le altre foto dell’album facebook, e a commento del medesimo album, al link: https://www.facebook.com/oreste.caroppo.9/media_set?set=a.1718077601828&type=3

 

Ritrovai alcuni esemplari di Frassino ossifillo o meridionale (Fraxinus angustifolia), ancora perfettamente vegetanti, alcuni anni fa, nell’area dei Paduli-Bosco Belvedere, in particolare negli agri di Scorrano, Surano e Nociglia, lungo alcuni corsi d’acqua, dopo decenni di creduta scomparsa locale, di questa storica e ben nota specie autoctona igrofila dell’antica foresta chiamata “Bosco Belvedere”, che si estendeva in tutto il cuore del basso Salento. Il primo esemplare di un gruppo relitto di non più di 5 alberi, lo scovai con immensa gioia, nel pomeriggio del 10 agosto del 1995, protetto in una umida vallata tra gli ulivi, lungo un corso d’acqua nascosto da alte canne domestiche (Arundo donax L.), Pioppi neri (Populus nigra L.), e tantissimi Olmi campestri (Ulmus minor Mill.), dove anche viveva, e vive, qualche pruno selvatico e querce caducifoglie. Era lungo il Canale del “Fosso la Castagna”, così chiamato, non lontano da contrada Silva, nei Paduli, in agro di Scorrano.

LA RISCOPERTA DEL FRASSINO MERIDIONALE DEL BOSCO BELVEDERE !E della produzione della dolce MANNA SALENTINA, dal…

Publiée par Oreste Caroppo sur Mercredi 15 décembre 2010

LA RISCOPERTA DEL FRASSINO MERIDIONALE DEL BOSCO BELVEDERE !E della produzione della dolce MANNA SALENTINA, dal…

Publiée par Oreste Caroppo sur Mercredi 15 décembre 2010

LA RISCOPERTA DELLA RICCHISSIMA BIODIVERSITA' NEL CUORE DEL BASSO SALENTO, NEL PARCO NATURALE DEI PADULI E DELL' ANTICA…

Publiée par Oreste Caroppo sur Mercredi 27 septembre 2017

 

“Paduli”, segno dell’atavica presenza di estese paludi, acquitrini, che ancor oggi, in quei luoghi, persistono nelle stagioni piovose per parecchi mesi all’anno. “Silva”, il nome della selva impenetrabile in latino, eco toponomastico dell’antica locale Foresta del Belvedere. Allo stesso modo il termine “Foresta” non è andato perduto, ma è passato ad indicare alcune voragini dell’area, ed intere contrade rurali, così come i sopravvissuti relitti toponomastici “macchia”, “macchia-foresta”, “bosco”, “ ‘oscu ” rievocano ancora quella originaria dimensione forestale.

Foglia di Frassino ossifillo da un virgulto forte presente lungo il rivo chiamato "Fosso la Castagna" in agro di Scorrano (Lecce).Data: 8.9.2007Tecnica: scannerDi Oreste Caroppo

Publiée par Oreste Caroppo sur Jeudi 21 septembre 2017

 

Segnalai tali esemplari alla dotto.ssa Rita Accogli, dell’ Orto Botanico dell’Università di Lecce. Divulgai pubblicamente l’interessante scoperta il 16 novembre del 2008, in una bellissima conferenza dal titolo “La Rinascita del Bosco Belvedere, l’antica magnifica foresta salentina nel cuore del Salento”, tenutasi nell’incantevole e suggestiva cornice di Masseria Le Stanzie a Supersano, cui presero parte anche la dott. Accogli ed il prof. Silvano Marchiori del Dipartimento di Biologia dell’ Università del Salento.

Ai primi alberi ed alberelli ritrovati a Scorrano, hanno fatto seguito solo altri rarissimi esemplari, che ho successivamente scovato, nell’estate del 2009, sempre lungo corsi d’acqua, in agro di Surano e Nociglia. Nel 2008 il prof. Piero Medagli mi ha riferito di aver osservato un esemplare di Frassino ossifillo, in contrada Masseria Bosco Belvedere in agro di Supersano, e sempre lungo corsi d’acqua.

A rischio di locale estinzione, se ne auspica ora una loro rapida ripropagazione in situ ed ex situ.

Lo stesso auspicio per il Fraxinus ornus Linneo, (Orniello comunemente detto, ma anche Frassino orno, Orno, o anche “Albero della manna”, dal nome dato alla sostanza zuccherina emessa dal suo tronco se inciso, talvolta appositamente).

GIOCHI DI LUCE AL TRAMONTO SUL TRONCO DELL' ALBERO DELLA MANNAOrniello o Albero della manna o Frassino minore chiamato…

Publiée par Oreste Caroppo sur Vendredi 18 mars 2016

 

L’ Orniello (Albero della manna) è stato recentemente ritrovato a Supersano dal biologo Francesco Tarantino, professore presso il Liceo “Francesca Capece” di Maglie, insieme ai suoi studenti,
come comunicato in un recentissimo articolo della Gazzetta del Mezzogiorno, del 12 dicembre 2010, a firma della giornalista magliese Angela Leucci; articolo dal titolo “Studenti del «Capece» trovano il mitico albero della manna”, che è possibile leggere al seguente link: https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/home/240760/studenti-del-capece-trovano-il-mitico-albero-della-manna.html

Stessa notizia al link: http://www.georgofili.info/detail.aspx?id=295

e al link: http://www.fondazioneterradotranto.it/2010/12/16/lalbero-della-manna-a-supersano/

Per alcune foto e dati ulteriori sugli esemplari ritrovati e sui luoghi e la loro storia vedi anche:

“L’albero della manna a Supersano”, al link seguente

link: http://www.fondazioneterradotranto.it/2011/02/03/lalbero-della-manna-nelle-campagne-di-supersano-le/

UN INTERO BOSCO DI ALBERI DELLA MANNA RITROVATO NEL BASSO SALENTOla piacevolissima scoperta questa mattina nel Bosco…

Publiée par Oreste Caroppo sur Dimanche 21 juillet 2013

Sulla scoperta che ho avuto il piacere di fare di un’altra formazione di Orniello nella provincia di Lecce, in feudo di Vernole, nel bosco “Li Lei” tra Pisignano e Lizzanello.

 

Della presenza dell’Orniello, tra le tipiche essenze della Foresta del Belvedere ancora nell’800, parla, mi pare di aver letto, già in un suo scritto, lo scienziato leccese Cosimo De Giorgi. Allo stesso modo, ancora negli anni ’80 del ‘900, su degli opuscoletti di informazioni naturalistiche, redatti dal Museo di Storia Naturale di Calimera, si scrive della presenza dell’Orniello tra le specie vegetali più rare, insieme al Terebinto (Pistacia terebinthus L.) e al Castagno, presenti nella riserva naturale della Serra di Supersano, la collina detta anche Serra della Madonna di Coeli-manna, nome della tradizionalmente miracolosa Madonna con Bambino venerata in una locale antica cripta-chiesa ipogea bizantina dalle pareti affrescate; un toponimo che ricorda, forse proprio, secondo quanto rimarcato dallo studioso magliese Emilio Panarese, l’antica pratica di silvicoltura consistente nella raccolta della manna dagli ornielli che crescevano spontanei lì ed altrove nella Foresta Belvedere che si estendeva nella prospiciente vallata, risalendo anche e ammantando la medesima collina.

LA RISCOPERTA DELLA RICCHISSIMA BIODIVERSITA' NEL CUORE DEL BASSO SALENTO, NEL PARCO NATURALE DEI PADULI E DELL' ANTICA…

Publiée par Oreste Caroppo sur Jeudi 17 mars 2016

 

Il Terebinto è usato in Sicilia come portainnesto per il Pistacchio (Pistacia vera); Pistacchio nell’ ‘800 coltivato anche in Terra d’Otranto, dice il Marinosci!

 

Ma fino all’importante scoperta del prof. Tarantino, la mancata segnalazione di esemplari ancora vivi di Orniello, nel cuore del basso Salento, faceva temere che la specie si fosse del tutto estinta localmente a causa della scure e del fuoco, che tanto hanno martoriato la biodiversità e gli ecosistemi del Salento.
Scoraggiato dall’infruttuosità delle mie ricerche nell’area dell’antica foresta del Belvedere, che si estendeva, grossomodo, nelle epoche più antiche, tra Giuggianello e Parabita (da Est ad Ovest), e tra Galatina e Tricase (da Nord a Sud), (meglio erano andate le mie ricerche del Frassino ossifillo), alla fine mi ero recato nella Foresta delle Pianelle, in agro di Martina Franca (Taranto), per prelevare degli alberelli di Orniello, che li vegeta ancora spontaneo, e piantarli qui nel basso Salento, in un podere di conoscenti tra i feudi di Maglie e Scorrano, nella località Luci, (un toponimo anch’esso evocativo della boscosità di quelle contrade ammantate dalla primigenia Foresta Belvedere, dai mille diversi nomi micro-locali, qui “Luci”, in italiano “boschi”, plurale del termine latino “lucus”, che vuol dire “bosco”, più a nord prevaleva il nome di “Foresta di Cutrofiano”, più a Sud quello di Bosco di Tricase, ma si trattava della stessa immensa, e variegata nelle specie, distesa arborea, per la quale è invalso l’uso del nome complessivo e suggestivo “Belvedere”, originario storicamente del toponimo dell’area del bosco più prossimo a Supersano). L’ottima vegetazione avuta da questi esemplari di Orno ben testimonia come si tratti di una tipica specie autoctona salentina, la cui diffusione si è contratta solo a causa della scure e del fuoco. Ma è ora di ridiffonderla questa antica nostra specie, anche facendo tesoro economico del ricercatissimo prodotto, per fini alimentari e di farmacologia, che essa fornisce, la zuccherina “manna”, dal bianco candore traslucido, che l’ha fatta identificare con la biblica divina “manna”, con cui Jahvè, il dio ebraico, alimentò miracolosamente, facendola cadere dal cielo, gli ebrei durante il loro peregrinare nel deserto tra mille stenti, ai tempi dell’esodo dall’Egitto! “Manna del Cielo” dunque, “Coeli-manna” in latino, da cui quell’appellativo originale dato dai locali alla Madonna venerata nella cripta bizantina della Serra di Supersano.

Una nuova attività economica, quella della produzione della manna salentina, con marchio “Paduli-Foresta Belvedere”, dai locali alberi salentini ripropagati di Frassino orno, che crea economia, recupero di una antica tradizione locale, ricrea la biodiversità identitaria e ristruttura il paesaggio nelle sue intrinseche suggestioni estetiche!

MATURANO OTTIME CASTAGNE NELLE AREE UMIDE E OMBROSE AI PIEDI DELLA SERRA DI COELIMANNA IN FEUDO DI SUPERSANOSi DEVE…

Publiée par Oreste Caroppo sur Mercredi 7 août 2013

 

Sempre a Supersano, anche relitto, cresce ancora (oltre al Terebinto pure presente), il Castagno (Castanea sativa Miller), con pochissimi esemplari che ho osservato, e che son ben noti, tanto che la contrada ai piedi della Serra di Supersano, dove vegetano, è chiamata “La Castagna”; un toponimo questo, che, sempre nell’area dell’antico Bosco Belvedere, denota anche un’altra vasta contrada in agro di Scorrano, là stesso dove trovai i primi miei Frassini meridionali dopo anni di continue ricerche! Altri siti in cui ho osservato nel Salento relitti alberi di Castagno, sono, a Nord di Bosco Belvedere, le colline di Ostuni (Br), e a Sud nel Capo di Leuca, la boscosa Serra del Cianci.

Il botanico Martino Marinosci di Martina, che studiò attentamente, ed esplorò con meraviglia e panica ammirazione, l’immenso bosco salentino del Belvedere, dall’eccezionale biodiversità conservatasi come in uno scrigno nei millenni sin da epoche preistoriche, parlò nei primi dell’800, di Frassino superiore, (Fraxinus excelsior L.), per la specie di Frassino che disse e scrisse essere molto diffusa nel Bosco Belvedere; in realtà oggi sappiamo con certezza che nel Belvedere, nelle sue zone più umide viveva il Frassino meridionale, Fraxinus angustifolia (Vahl, 1804), più tipico dei boschi igrofili planiziali, (quale era in gran parte il Bosco Belvedere,vilipeso da disboscamenti selvaggi tra ‘800 e ‘900), del Sud Italia, la stessa specie di frassino che vegeta lungo il Fiume Ofanto, o nel Bosco Pantano alla foce del Fiume Sinni in agro di Policoro (Matera), per indicare i due siti continentali più vicini al basso Salento, dove vive ancora questa specie; una specie probabilmente non ancora ufficialmente ben distinta, dal punto di vista tassonomico, dal Fraxinus excelsior, ai tempi del Marinosci e negli ambienti scientifici dei primi dell’ ‘800 nel Regno di Napoli.
Le peculiarità della fitocenosi di Belvedere, che annoverava Castagni e Carpini bianchi, non ci permettono però neppure di escludere che vi vivessero ancora nei primi dell’ ‘800, ai tempi delle escursioni del Marinosci, anche nuclei relitti di Fraxinus excelsior, che si ritrova ad esempio sul Gargano ancor oggi, (nota: la presenza nel Paleolitico del genere Fraxinus parrebbe attestata nel basso Salento anche da studi paleobotanici dei depositi di Grotta Romanelli-Castro); e se il Fraxinus angustifolia vegetava nei luoghi più umidi, il Fraxinus excelsior che svetta solitamente più alto come albero prediligeva certamente le zone meno allagate e più fresche della medesima Foresta Belvedere.

UN CUORE ROSSO TRA RIFLESSI AUREI IN UN CUORE NEL CUORE DEL BASSO SALENTO Il fiore femminile che evolve in seme di un…

Publiée par Oreste Caroppo sur Vendredi 18 mars 2016

LA RISCOPERTA DELLA RICCHISSIMA BIODIVERSITA' NEL CUORE DEL BASSO SALENTO, NEL PARCO NATURALE DEI PADULI E DELL' ANTICA…

Publiée par Oreste Caroppo sur Dimanche 20 mars 2016

LO SPETTACOLARE TRONCO SUGHEROSO DI UN OLMO CAMPESTREUn alberello di Olmo campestre (Ulmus minor) sugheroso, in feudo…

Publiée par Oreste Caroppo sur Vendredi 18 mars 2016

Olmeti lungo gli acquitrini stagionali e rivi del Parco dei Paduli – Foresta Belvdere, qui non lontano da Tenuta Tresca…

Publiée par Oreste Caroppo sur Mardi 3 octobre 2017

 

Nello stesso basso Salento, il secondo sito dove ho osservato, già diversi anni fa, esemplari ancora perfettamente vegetanti di Fraxinus angustifolia, è il paludoso canneto, prevalentemente a Cannuccia palustre (Phragmites australis Cav.), che domina il seno settentrionale del Lago Alimini Grande in agro di Otranto (Lecce); un vasto pantano, chiamato la Palude di Traugnano, dove si rinviene un gruppo concentrato e non molto esteso di alcuni alberi alti ed alberelli di Frassino meridionale. Tra le altre presenze arboree idrofile in quella palude, vi si osservano anche alberi di Pioppo nero, di Pioppo bianco, di Salice bianco e di Olmo campestre. Questa formazione di Frassino meridionale degli Alimini è stata già scientificamente rilevata in uno studio condotto dal Dipartimento di Biologia dell’Università di Lecce, nel “Progetto WETLANDS: le zone umide del litorale adriatico pugliese”. Traugnano è poi località prossima, adiacente si potrebbe dire, alla località costiera, sempre otrantina, chiamata Frassanito, ubicata immediatamente a Nord della vasta località costiera chiamata Alimini (dal locale dialetto “La Limini”, termine derivato dal greco “Limne” con cui i greci antichi intendevano sia il “lago” che lo “stagno di acque ferme, paludose”). Tutta un’area interessata in passato, ed in parte ancora oggi, da vaste paludi, laghi e macchie. Il toponimo “Frassanito” deriva dal latino “fraxinetum”, “frassineto”, letteralmente “bosco di frassini”, a conferma del valore, anche storico-biologico, della presenza lì, ancora oggi, di formazioni vegetanti di frassino!

Ma tante altre specie tipiche dell’antica Foresta Belvedere son ancora da ritrovare, come il Carpinus betulus L., (il Carpino bianco), segnalato dal botanico Martino Marinosci di Martina, nei primi dell’800.

Quell'albero montano, il Carpino bianco (Carpinus betulus), che viveva nel cuore del basso Salento ancora nell' '800…

Publiée par Oreste Caroppo sur Dimanche 21 octobre 2018

 

Oppure la Marruca (Paliurus spina-christi Mill.), l’arbusto irto di spine legato alla leggenda della corona di spine del Cristo, annoverato tra le specie che ancora nei primi del ‘900 si ritrovavano nell’area del Bosco Belvedere. Oggi la ricerca in loco ha avuto esito negativo, nonostante le tante voci della sua presenza almeno nei recenti anni passati; per ritrovarne degli esemplari, i siti continentali più prossimi, (in cui mi son anche recato per trarne semi e piantine che ho coltivato qui per me), sono la Gravina di Leucapside nell’entroterra murgiano di Taranto, le colline delle Murge di Ostuni (Brindisi), i margini dei corsi d’acqua di Policoro (Matera).

E ancora la Frangola (Rhamnus frangula L.) che l’ archeobotanica testimonia presente presso Supersano nelle aree umide del Bosco Belvedere nel medioevo, e registrata dal Marinosci nell’ ‘800 ancora in Salento che la dice presente alla sua epoca presso Otranto nei siti umidi, e che oggi è segnalata in Campania nella fascia costiera della piana del fiume Sele, o la Fusaggine anche chiamata Berretta del prete (Euonymus europaeus L.), che ancora si ritrova, per esempio, nel Bosco Pantano di Policoro e anche sulla Murgia dei Trulli; ecc.

Frangola (Rhamnus frangula L.)

 

In Terra d’ Otranto nell’ ‘800 il Marinosci segnalava la presenza anche del Luppolo comune selvatico, una pianta da riportare e ridiffondere nel suo habitat, quello degli argini dei rivi, e da utilizzare per la produzione della locali birre, ma anche come pianta edule di cui si mangiano i germogli; vive ancora nella Valle dell’ Ofanto o lungo i fiumi del Cilento da cui partire per la sua reintroduzione.

Il Luppolo selvaticoun tempo segnalato anche in Terra d'Otranto oggi lo si può ritrovare per riportarlo in Salento…

Publiée par Oreste Caroppo sur Dimanche 22 avril 2018

E così per tante altre piante di questo mitologico Bosco, (“Oscu” in vernacolo locale), dalla ricchissima e variegata biodiversità, di questa Foresta primigenia, centro storico della storia naturale del Salento antico, in questo nuovo splendido moto scientifico e cultural-popolare di sua riscoperta e riaffermazione, post-industriale, dopo le ferite atroci che la rivoluzione industriale gli ha ingiustamente causato, ferendo con lui tutti noi!

Recentemente vi ho ritrovato anche alcuni esemplari, rivelatisi dopo ricerche nati da esemplari coltivati, di Acero campestre (Acer campestre L.), e ben ripropagatisi spontaneamente da seme nei dintorni di due esemplari piantati in una villa, ad ovest di Maglie (nell’area sportivo-ricreativa detta “Maglie ’90”), altri son in una villa privata pinetata alla periferia sud di Scorrano.

L’ ACERO CAMPESTRE ALLA CONQUISTA, O RICONQUISTA, DELLA FORESTA BELVEDERE !Una bellissima specie vegetale autoctona in…

Publiée par Oreste Caroppo sur Mardi 24 avril 2012

 

L’Acero campestre (o Acero loppio, anche detto), come pure l’Acero minore (Acer monspessulanum L.), si ritrovano ancora ben vegetanti nella zona delle Murge, ed in particolare nelle Gravine, del nord Salento e della Puglia centrale, come pure lungo le vicine aree ioniche della Lucania (ad esempio nel già citato Bosco Pantano di Policoro), sempre per citare dei siti continentali vicini, dove ancora vivono queste specie, che non potevano non fare parte dell’antica biocenosi della Foresta Belvedere.

Già negli anni passati, nelle aree dei Paduli del Bosco Belvedere, vi ho scovato anche esemplari, sempre ancora viventi, di Pioppo bianco (Populus alba L.), Salice bianco (Salix alba L.), Azzeruolo (Crataegus azarolus L.), Sorbo domestico (Sorbus domestica L.), Nespolo comune (Mespilus germanica L.), Bagolaro (Celtis australis L.), anche arbusti di Sanguinello (Cornus sanguinea L.) lungo alcuni corsi d’acqua, ecc.

IL PIU' ANTICO SALICE BIANCO DELLA FORESTA BELVEDERE VIVENTESi riempie di giovani foglie in germoglio il più grande e…

Publiée par Oreste Caroppo sur Lundi 21 mars 2016

Il Salice nei Paduli nel cuore del Salento la pianta che cura dalle febbri influenzaliSalix purpurea o Salix alba…

Publiée par Oreste Caroppo sur Jeudi 20 décembre 2012

IL MAGNIFICO ALBERO DALLE FOGLIE DI "CARTA" il Pioppo bianco nel Parco naturale dei Paduli e nel SalentoNome…

Publiée par Oreste Caroppo sur Lundi 14 mars 2016

IL MAGNIFICO ALBERO DALLE FOGLIE DI "CARTA" il Pioppo bianco nel Parco naturale dei Paduli e nel SalentoNome…

Publiée par Oreste Caroppo sur Lundi 14 mars 2016

MAGLIE (Lecce): IL NESPOLO AUTOCTONO DELLA FORESTA BELVEDEREUna bellissima scoperta, e una importante iniziativa della…

Publiée par Oreste Caroppo sur Mercredi 22 août 2012

 

 

[Il 30 marzo 2012, vi ho ritrovato anche il Salicone (Salix caprea).]

RITROVATO NEI PADULI IL SALICONE !NEI PADULI SALENTINI CRESCEVA E CRESCE ANCORA IL SALICONEUna pianta da salvare e…

Publiée par Oreste Caroppo sur Jeudi 12 avril 2012

RITROVATO NEI PADULI IL SALICONE !NEI PADULI SALENTINI CRESCEVA E CRESCE ANCORA IL SALICONEUna pianta da salvare e…

Publiée par Oreste Caroppo sur Jeudi 12 avril 2012

Dagli studi scientifici sui legni, carboni e pollini di un villaggio medioevale, del VII-VIII sec. d. C. in agro di Supersano, si è documentata la presenza, all’epoca in quella località, di Erica arborea, oltre che di Salice, Corniolo (Cornus mas L.), Mela cotogna (Cydonia oblonga Mill.), Ficus carica, Vite (Vitis vinifera L.), Olivo, Prugnolo selvatico, Pioppo, Fraxinus sp., Carrubo, Frangola (Frangula alnus Mill.), Sambuco nero, Pioppo, ecc. Oggi non manca di ritrovarsi raro nel basso Salento il Sambuco nero (Sambucus nigra L.), di cui alcuni grandi esemplari si osservano in una villa nella periferia sud di Scorrano, ma anche il più diffuso Sambuco ebbio (Sambucus ebulus L.), quest’ultimo frequente lungo i margini dei corsi d’acqua proprio dei Paduli. L’Erica arborea (Erica arborea L.), e la più rara Erica pugliese (Erica manipuliflora Salisb.) son tipiche componenti della macchia mediterranea cespugliosa pugliese. Nel cuore del basso Salento la loro presenza si è però fortemente rarefatta anche a causa degli smacchiamenti, spietramenti ed incendi!

Vedi per gli studi sul villaggio medioevale di contrada “Scorpo” in agro di Supersano:

link: https://www.researchgate.net/publication/258641361_Roads_to_recovery_An_investigation_of_early_medieval_agrarian_strategies_in_Byzantine_Italy_in_and_around_the_eighth_century

link: http://www.postclassical.it/PCA_Vol.1_files/PCA1%20Grasso.pdf

link: https://www.academia.edu/988419/La_Storia_nel_Pozzo._Ambiente_ed_economia_di_un_villaggio_bizantino_in_Terra_dOtranto_-_Supersano_2007

Da reintrodurre dalla Murge il Corniolo, e dalla Campania dove ancora vive la Frangola, o comunque da altre località prossime dove queste specie vivono ancora.

Corniolo (Cornus mas L.)

 

Né mancano oggi tra gli olivi e vigneti delle aree di quell’antica foresta, alberi di noce, mandorlo, fico comune (Ficus carica L. var. domestica), cotogno, gelso moro, bianco e nero, ciliegio, pero, e melo di cultivar autoctone, ed, anche se più rari, perfino noccioli (Corylus avellana L.). E poi ovviamente le più comuni nel Salento specie botaniche selvatiche, quali alloro, carrubo, caprifico (Ficus carica L. var. caprificus, il fico comune nella varietà più selvatica, dialettalmente chiamato “mbruficu”), corbezzolo, perastro, mirto, oleastro, lentisco, viburno, edera, clematide, biancospino, ginestre e cisti di varie specie, rovo, rosa di San Giovanni, ecc., su cui non ci soffermiamo, né ne approfondiamo l’elenco, poiché in questo scritto ci stiamo limitando a citare soprattutto alcuni elementi botanici, alcune specie oggi scomparse o rare nelle contrade dove si estendeva l’antico Bosco Belvedere, ma che sono state un tempo, anche a noi storicamente non molto lontano, lì, ben più diffuse e rappresentante. Le specie complessivamente presenti nella biocenosi vegetale d’un tempo, erano molto maggiori, e tra queste si annoveravano tante delle altre essenze, che ancor oggi si ritrovano nel resto del basso Salento, ed in gran parte ancora in quelle misteriose e suggestive contrade del vasto Belvedere!

Nel 2009, con grande gioia, vi ho ritrovato persino la Liquirizia (Glycyrrhiza glabra L. 1758), lungo la via vicinale tra Ruffano e Supersano, che corre sotto la Serra, sempre in zona “La Castagna”, una piccola formazione selvatica di Liquirizia, al margine della strada e al di qua di un muretto di delimitazione di un vigneto, in una zona di orti, vigneti, oliveti, e canali d’acqua piovana, su suoli sabbiosi-paludosi.

La Liquirizia è una pianta anche Salentina … ma la stiamo perdendo e dobbiamo intervenire("Glycyrrhiza glabra" -…

Publiée par Oreste Caroppo sur Mardi 22 octobre 2013

Nella vicina regione Calabria questa pianta spontanea è divenuta fulcro della importante produzione della Liquirizia a fini alimentari:

 

Descritta dal botanico Marinosci come specie presente nel Salento, ancora nei primi dell’ ‘800, e considerata la natura argillosa e calcarea, (amata da questa pianta per crescervi), dell’area dell’antico Bosco Belvedere, ero convinto che fosse stata presenza della locale originaria biocenosi, anche la Liquirizia; del resto la si rinviene spontanea nell’Europa meridionale, e in particolare ancora nella vicina Calabria, l’antico Bruzio, in località costiere, come in Sicilia, e in Basilicata dove recentemente l’ho osservata anche nella vallata del fiumi Agri, nei pressi di Policoro che è sullo ionico Golfo di Taranto. Tipica è la stazione di Rossano Calabro sulla costa ionica della Calabria in area silana, dove la Liquirizia viene coltivata a fini alimentari, dunque un’area molto prossima al basso Salento; nota è anche la presenza della Liquirizia nel Parco del Pollino tra Calabria e Basilicata, e tanto il massiccio della Sila quanto quello del Pollino appaiono dal Salento meridionale, talvolta ben nitidi, sopra l’orizzonte occidentale del Golfo di Taranto. Per tutte queste ragioni andavo cercando qualche formazione relitta, superstite, di Liquirizia nel cuore del basso Salento, proprio nell’area del Parco dei Paduli-Bosco Belvedere. Come per la manna, si dovrebbe inaugurare anche la ripresa della produzione della Liquirizia nell’area dei Paduli-Bosco Belvedere, da qualificare sempre con il marchio territoriale “Foresta Belvedere”!

Lago della "Signureddha" nel Parco Paduli-Bosco Belvedere in feudo di Cutrofianofoto del 2008

Publiée par Oreste Caroppo sur Dimanche 22 mai 2011

 

E qui non approfondiremo l’interessantissima ricchezza in specie quercine di quell’immensa foresta, oggi in gran parte mutatasi in una argentea foresta d’ulivi.

Ma nonostante la promessa di non scendere nei particolari delle specie del genere Quercus, non è possibile non parlare, almeno sommariamente, delle querce del Belvedere. Vi vegetava la Quercia da Sughero (Quercus suber L.), solo per iniziare a citare una delle tantissime specie quercine di quella selva dai mille ecosistemi, qui secchi e aridi, là umidi e freschi.

Il famoso esemplare della Sughera di Zollino non lontano dalla stazione ferroviaria del paese tra campi, frutteti ed…

Publiée par Oreste Caroppo sur Samedi 23 septembre 2017

In questo mio post facebook e nei miei commenti ad esso una ricchissima documentazione sulla presenza della Sughera in Terra d’ Otranto, zona più orientale dell’areale mediterraneo di distribuzione di questa specie a baricentro del suo areale odierno nel Mediterraneo occidentale. Piantare Sughere da locali ghiande di Quercus suber per produrre sughero in futuro anche in Salento sarebbe una bellissima idea di silvicoltura che riforesta il territorio.

 

L’originaria presenza della Sughera è attestata persino, secondo il professore Emilio Panarese, da un antico toponimo, in feudo di Maglie, di una contrada che si chiamava ‘Fallò’, termine griko, cioè del locale dialetto grecanico, che significa ‘sughero’, dunque ‘luogo in cui crescono sughere’, ‘luogo in cui si produce il sughero’; ancor oggi nel dialetto magliese il termine ‘faddhò’, derivato dalla voce greca ‘fellòs’, significa ‘tappo di sughero’. Ma a conferma delle informazioni conservate in questo reperto linguistico toponomastico, la sughera cresce ancora oggi nel Bosco Paletta, in agro di Palmariggi, sulle Serre orientali, che bordavano la vallata del Belvedere, nel cuore del basso Salento. Un bosco, quello ‘Paletta’, che è una lecceta prevalentemente, un bosco di Leccio (Quercus ilex L.). Altri esemplari di sughere vegetano ancora nell’immediato entroterra di Gallipoli nell’area del bosco Pàcciana, (i locali lì la chiamano “Ghianda de Ssiù”), e ancora vari esemplari si ritrovano negli agri dei paesi dell’ attuale Grecìa salentina, subito a Nord di Maglie, e altrove procedendo verso Nord, fino a Ostuni. Nel Brindisino si ritrovano oggi i sughereti più fitti e meglio conservati, dove sempre il sughero si accompagna al Leccio, la comune quercia salentina diffusa anche nel Belvedere.

Altra quercia sempreverde delle foreste del basso Salento è la Quercia spinosa (Quercus coccifera L. var. calliprinos), che assume dimensioni arboree eccezionali e rarissime per questa specie nell’interland magliese.

Finalmente l'ho osservato!Il famosissimo Vermiglio della Quercia dalla pigmentazione rossa, soprattutto una volta…

Publiée par Oreste Caroppo sur Dimanche 9 juin 2013

Questi tipici insetti, Kermes, della Quercia spinosa e del Leccio venivano raccolti, essiccati e polverizzati per usarli in tintoria come colorante (grana di Kermes o grana di scarlatto). Lo stesso colorante era usato per conferire la colorazione all’alchermes, uno dei liquori di maggior impiego in pasticceria.
Nei secoli passati il sud Italia era tra i principali produttori mediterranei di questo colorante totalmente naturale!

 

Ecco nei pressi di quale meraviglia naturale dei pazzi scatenati vogliono farvi giungere una complanare ad hoc della…

Publiée par Oreste Caroppo sur Lundi 22 juillet 2013

Una mia foto per documentare il più grande Leccio del sud Salento: la “Lizza de lu Motta” detto, nei pressi di Pisignano.

 

E poi ancora le querce caducifoglie, dalle tante specie del subgenere Robur o Quercus detto (Farnia, Rovere(?), Roverella, Rovere mediterraneo, Quercia virgiliana, Quercia amplifoglia, Farnetto, ecc. ), spesso più o meno ibridate tra loro o in purezza, alla Vallonea (Quercus macrolepis Kotschy) ben diffusa, e al Fragno (Quercus trojana Webb.). Di quest’ultimo, vi è forse un’eco toponomastico; in agro di Maglie vi è una località chiamata “Franite”, o anche “Fraganite”. Se “Franite” pare derivata dal latino “farnetum”, “bosco di farnie”, “Fraganite”, sembra più propriamente derivare da “fragneto”, “bosco di fragni”; resta comunque il fatto che nella contrada si ritrovano comunque querce del subgenere Robur, e che il termine dialettale pugliese “fragnu” ed il latino “farnia” hanno la stessa origine! Al di là delle sottigliezze tassonomiche nella genesi del toponimo, esso denota comunque l’antica presenza di boschi con querce caducifoglie. In ogni caso, al di là della toponomastica, di Fragno permangono numerosi esemplari, ancora viventi, in tutto il basso Salento; alcuni in agro di Minervino di Lecce in contrada ‘Ore (da ‘Vore’ termine dialettale che deriva da ‘voragini’, per la natura carsica del sito), altri in contrada Cerceto (toponimo dal latino, che vuol dire “bosco di querce”) in agro di Cannole, altri nei pressi di Porto Selvaggio nell’agro di Nardò associati a Roverella, e poi a Marittima ed in agro di Otranto, in queste due ultime località in formazioni macchiose costiere. A Marittima in un’area dove si osserva vegetare il Verbascum phlomoides L. (che pure si osserva nei Paduli tra Maglie e Collepasso), e dove si ritrova il Terebinto che nell’entroterra compare sulla Serra di Supersano-Ruffano.

La Quercia Vallonea dei Cento CavalieriL' albero che crea un bosco ed un ecosistema intero! Specie: Quercus…

Publiée par Oreste Caroppo sur Mardi 23 juillet 2013

A COLLOQUIO CON GLI DEI IMMORTALILa Quercia Vallonea dei Cento CavalieriSpecie: Quercus macrolepis Apulia…

Publiée par Oreste Caroppo sur Mardi 23 juillet 2013

Due mie foto per documentare la più grande Vallonea d’Italia quella detta dei Cento Cavalieri a Tricase.

 

Sulla commestibilità della ghiande di Vallonea e della Quercia virgiliana, detta per questo anche Quercia castagnara, sulla presenza di una Masseria detta Spaccaghiande in feudo di Supersano, forse legata alla produzione di farina di ghiande, e su altri impieghi delle querce in Salento, e nel Bosco Belvedere, rimando a questo mio articolo al link: http://naturalizzazioneditalia.altervista.org/ghiande-e-farina-di-ghiande-una-risorsa-alimentare-dimentica-da-recuperare-in-terra-dotranto/?doing_wp_cron=1543092637.4043428897857666015625

 

IL PATRIARCA VERDE TESTIMONE VIVENTE DELLA FORESTA BELVEDERE!Monumentale Quercia del subgenere Robur, in feudo di…

Publiée par Oreste Caroppo sur Mercredi 26 septembre 2012

 

Il Farnetto (Quercus frainetto Ten.), caducifoglia dalle grandi foglie lobate (la cui presenza in basso Salento nella contrada di Bosco Belvedere fu scoperta dal professor Piero Medagli), ancor oggi presente nelle aree più interne del Belvedere, insieme all’attestata presenza lì del Carpino bianco ancora nell’ ‘800, fanno ben ipotizzare che vi vivesse ancora, fino ad alcuni secoli fa, anche il Cerro (Quercus cerris L.), sempre nel Belvedere, nelle sue aree più interne e fresche. Oggi i cerri più prossimi sono quelli di Policoro, nel bosco costiero “Pantano” alla foce del Fiume Sinni, e dell’Alta Murgia, zone di Altamura. Qualche Cerro sulle Murge si rinvien già a Martina Franca (Taranto), sulla Murgia dei Trulli, caratterizzata dalla diffusa presenza del Fragno.

Menziono anche questa rarità botanica, che ho avuto il piacere di scoprire in Salento, interessante sia in generale poiché parliamo comunque della biodiversità forestale del Salento, ma anche qui interessante perché possibile eco botanico vivente della presenza anche del Cerro in passato nel territorio basso salentino: la Quercia elegante di Carpignano salentino:

Riporto qui in questa foto collage la bellissima scheda dedicata dallo studioso naturalista Roberto Gennaio, grande…

Publiée par Oreste Caroppo sur Mercredi 26 avril 2017

ECCEZIONALE SCOPERTA BOTANICA nel Salento: la Quercia Elegante (Quercus caroppoi) esemplare unico al mondo e…

Publiée par Oreste Caroppo sur Dimanche 2 juin 2013

 

Tutta una serie di specie arboree del salentino Bosco Belvedere da salvare e ripropagare!

Tutte note e testimonianze che attestano quanto speciale e ricca di biodiversità fosse tale foresta dell’entroterra basso salentino, ancor ricca di emozionanti sorprese naturalistiche, in confronto alle attuali presenze boschive nel Salento troppo degradato dalla scure.

Dati di notevole importanza anche per la ricostruzione della locale originaria biocenosi, prima degli scombussolamenti e degli interventi di estinzione locale e cancellazione degli ecosistemi operati dall’uomo, attraverso lo studio ed il confronto comparato con le biocenosi e i loro complessivi ecosistemi delle aree più prossime all’area dell’antica foresta primigenia del Belvedere, sempre nel Salento, ma anche in Puglia, nel Sud Italia e nell’area mediterranea più in generale.

Una foresta che ancora nei primi dell’ ‘800 giungeva alle porte occidentali di Maglie, e che nei secoli più antichi ne cingeva, quasi come una cintura, i nuclei abitativi arcaici.

Un patrimonio storico-naturalistico eccezionale, la Foresta Belvedere, da proteggere e ricostruire per il bene della nostra terra e del nostro futuro!

P.S.: chiunque fosse intenzionato a ripropagare questi esemplari, per talea o seme, senza dunque danneggiarli, non esiti a contattarmi per avere maggiori informazioni sull’ubicazione degli esemplari delle specie indicate.

GRAZIE a TUTTI, solo attraverso il massimo e doveroso impegno dei singoli cittadini e di tutte le istituzioni pubbliche, potremo in forme nuove ed ecosostenibili, anche economicamente parlando,
FARE RITORNARE A VERDEGGIARE L’ANTICA NOSTRA RICCA E VIVA FORESTA BELVEDERE !

Per approfondimento su:
“La Rinascita del Bosco dei Paduli, il Bosco Belvedere !” vi invito a leggere il mio lavoro in

Link: http://larinascitadeipaduli.blogspot.com/

(Testi tratti dal mio album facebook e commenti ad esso e sue foto, al link: https://www.facebook.com/oreste.caroppo.9/media_set?set=a.1718077601828&type=3)

 

Oreste Caroppo   Maglie, 15 dicembre 2010 (e aggiornamenti successivi)

 

 

 

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