LA TARANTA SALENTINA E LA SUA TELA NEL TRIANGOLO DELL’OCCHIO RAGGIANTE ONNIVEGGENTE!

LA TARANTA SALENTINA E LA SUA TELA
NEL TRIANGOLO DELL’OCCHIO RAGGIANTE ONNIVEGGENTE!

LA TARANTA SALENTINA E LA SUA TELA NEL TRIANGOLO DELL’OCCHIO RAGGIANTE ONNIVEGGENTE! Piazza di Carpignano Salentino. Anno 2016. Foto di Giovanni Enriquez

 

Nella piazza di Carpignano Salentino, nel largo dove è presente una torre dell’ orologio, si osservano due interessantissime e identiche inferriate in ferro lavorato poste nelle finestrelle che si aprono al di sopra di due porte simmetriche rispetto ad un portone centrale sulla facciata di un palazzo antico.
Qui una vista del caratteristico edifico in questione dalle immagini fotografiche dell’ aprile 2011 di Street view di Google maps: https://www.google.it/maps/@40.1976305,18.3407183,3a,90y,155.83h,89.74t/data=!3m6!1e1!3m4!1sID7rsR0hUU4R5ZSgB7TtRQ!2e0!7i13312!8i6656!6m1!1e1
Da un lato la funzione di lasciar passare aria e luce ma non le persone per evitare furti ed effrazioni, dall’ altro l’ aggiunta di valori decorativi e di valori in questo caso simbolici fortissimi.

Vi è rappresentata in essi una tela di ragno idealizzata nella geometria a cerchi concentrici con segmenti radiali di congiunzione. In questa idealializzazione-stilizzazione il simbolo della classica tela del ragno ancor più si fonde con quello del Sole raggiante. Al centro, inscritto in una circonferenza della ragnatela, è posto il meraviglioso simbolo di un triangolo equilatero con vertice rivolto verso l’ alto, al cui interno è inscritta a sua volta un’ altra circonferenza quella più piccola centrale della ragnatela; dalle evidenze fotografiche, sebbene tutta la struttura in ferro presenti patine di ruggine, ben si apprezza ancora come i lati del triangolo e la circonferenza al suo interno fossero stati messi in risalto con uno strato di vernice, forse color oro.
Troviamo pertanto, anche rimarcato dal colore, un colore solare, il simbolo antichissimo dell’ occhio divino onniveggente nella sua forma semplicistica di cerchio perfetto entro il triangolo equilatero in posizione di piramide con un vertice cioè rivolto verso l’ alto e come base un suo lato parallelo al suolo.
Simbolo già trovato altrove nel Salento, anche in antiche chiese, vedi qui nel link il caso della Basilica di Santa Croce a Lecce (guarda anche i commenti): https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10208234193122571&set=a.10208219055144131&type=3&theater

In tutto 3 sono le circonferenze concentriche della ragnatela idealizzata raffigurata; raggi intermedi legano la circonferenza più esterna con la intermedia, mentre i 3 lati del triangolo legano la intermedia con quella più piccola interna.
3 sono i raggi raffigurati che collegano la circonferenza intermedia con quella esterna, e così 3 sono anche i raggi che collegano la circonferenza esterna al telaietto rettangolare con lato maggiore parallelo al suolo che è a misura della finestra e che fa da contorno alla composizione della grata in oggetto. Tale rettangolo ha altezza pari al diametro della circonferenza intermedia della tela di ragno idealizzata.
Il numero 3, antico numero magico della Trinità, simbolo di perfezione e fertilità (la coppia complementare dalla cui unione si genera una terza vita), è dunque ricorrente in questa composizione. Il numero perfetto il 3 era considerato dalla scuola pitagorica, il movimento filosofico e scientifico prevalentemente a carattere esoterico che tanto si diffuse e caratterizzò il pensiero antico nel Sud Italia magno-greco, e nello stesso Salento messapico con continuità fino ai nostri giorni.

Qui però, in una straordinaria fusione di simboli, a sua volta il cerchio-occhio ha all’ interno, inscritto nella sua circonferenza di bordo, un ragno, il ragno posto pertanto al centro della sua tela, come posizione sovente di diversi grandi ragni anche nel Salento nelle loro grandi tele.
Al di là della resa più o meno naturalisticamente adeguata del ragno, il particolare delle otto zampe permette anche di qualificarlo inequivocabilmente come un ragno, (tutti gli appartenenti alla classe degli Aracnida, ragni e zecche, hanno infatti 8 arti; gli Insecta ne hanno solo 6), ma già basterebbe la sua posizione e postura al centro di quella che, triangolo a parte, già si qualifica come potenziale tela di ragno, per affermare che l’ artista del ferro lavorato vi abbia voluto rappresentare proprio un ragno, in questa evidentissima sommatoria di simbologie convergenti e partecipi di stessi significati.
Si consideri anche che, più in generale nell’ arte del ferro battuto per la realizzazione di inferriate e cancelli in Salento, è stato molto diffuso nel ‘900 il motivo della tela di ragno con ragni, lo si osserva in numerosi esempi nel caso delle produzioni in ferro battuto che si ammirano nel centro di Maglie, sia nel centro storico, sia nei suoi margini, in edifici in pietra leccese di stile gentile e neoclassico; altri simili decori in ferro battuto anche in edifici più recenti della seconda metà del ‘900. Ma anche in un antico affresco, sulle pareti della grotticella scavata nel banco di roccia su cui si erge il Menhir di San Paolo a Giurdignano, si osserva raffigurata una tela di ragno accanto all’ affresco di San Paolo.
Nella composizione di Carpignano Salentino, volendo, è possibile riconoscervi anche l’ antichissimo simbolo della croce nell’ intersezione tra l’ asse del corpo del ragno che è posto verticale e il prolungamento ideale anche al centro dei raggi orizzontali che congiungono al telaietto rettangolare le due circonferenze più esterne della tela idealizzata.
Di valore simbolico potrebbe essere per la scelta del ragno nella composizione anche il numero 8 delle sue zampe, essendo l’ 8 un numero magico di fertilità, simbolo di unione tra gli opposti complementari, dato che l’ ottagono regolare, inscrivibile tra la circonferenza e il quadrato anch’ esso inscritto in essa e di cui ne condivide i vertici, raffigura simbolicamente l’ unione tra la Sfera celeste, raffigurata solitamente dal cerchio, e la Terra, raffigurata solitamente dal quadrato. Non a caso spesso i battisteri delle chiese cristiane in cui si conserva l’ acqua benedetta hanno sezione di ottagono regolare.

Il ragno che tesse la sua tela è un motivo ricorrente in diversi ancestrali miti di cosmogonici di creazione nelle civiltà umane, e anche nel Salento esso si ricollega alla mitologia e alla ritualità pagana della “Taranta”, giunta nel cristianesimo e qui associata alla figura di San Paolo, è il fenomeno antropologico detto del tarantismo.
Il mitico ragno velenifero e pungente chiamato in Salento “Taranta”, dai poteri quasi divini, capace di possedere la persona che ha morso, che ci richiama alla mente anche la parallela mitica “Argia” che troviamo nella cultura popolare della Sardegna e il cui nome in realtà sembra a sua volta richiamare il termine “argalìo” che ritroviamo nel “griko”, (il dialetto grecanico salentino), in cui significa telaio per tessitura.
Il ragno ci porta anche alla mente il mito greco antico della tessitrice Aracne, donna mutata in ragno per metamorfosi divina, mito strettamente legato alla figura della Dea Atena-Minerva veneratissima nel Salento antico messapico e greco-romano.
Nella terra delle “macare”, le streghe guaritrici o fattucchiere, quale il sud della Puglia, animate da “invidia” o altre ragioni, lancianti “macarie”, fatture, malocchi, le donne di magia, mi piace accennare a questo rito, per così dire domestico, documentato dalla studiosa salentina Tania Pagliara nelle sue ricerche etnografiche presso una famiglia dove veniva tramandato di nonna a nipote: per lanciare la maledizioni la donna si ponevano al centro di una stanza con volta leccese a stella, (o a cupola-tholos di trullo immaginerei anche possibile), e su una sedia, e ruotando la mano in aria come a ruotare un globo pronunciava grossomodo queste parole “comu sutta la terra lu ragnu gira la rota, cusì …” doveva avvenire la sua pronunciata maledizione contro la malcapitata o il malcapitato vittima delle negative attenzione di quella donna, (la fonte per questa particolare interessante tipologia di incantesimo-fattura invocante il ragno, ad oggi l’unica testimonianza nota in Salento di questa invocazione al ragno in una fattura, è la studiosa salentina Tania Pagliara​ che me ne ha parlato).

Qui a Carpignano ritroviamo in una forma simbolica e geometrica eccelsa rappresentato il simbolo del ragno e della sua tela in una composizione inconscia che possiamo dire di mandala, il tutto fuso con il simbolo arcaico del cerchio, simbolo di perfezione, del cerchio-disco raggiante solare, e con quello del triangolo equilatero-piramide, che si riconducono insieme al complesso simbolico dell’ occhio divino onniveggente ed onnisciente, il terzo occhio dell’ illuminazione, occhio raggiante come un Sole, che tutto vede, comprende e sa, e qui, come simbolo di divinità naturale si pone al centro, in terra salentina, il ragno “Taranta”, in una terra ricca di diverse specie di Aracnidi.
Così, in un inseguirsi di associazioni, anche il simbolo del cerchio ci richiama alla mente quello della forma del “tamburello”, arcaico strumento a percussione che ha una posizione da principe nei riti del tarantismo e del comunque correlato ballo salentino della “pizzica-pizzica” detto; un ballo tradizionale di corteggiamento, propiziatorio di fertilità dunque, che proprio in quella piazza di Carpignano Salentino ha, soprattutto in questi anni recenti di grande virtuosa ripresa della tradizione popolare, un suo luogo santuario, non è eccessivo dire!

Nell’ associazione dell’ intera composizione in ferro lavorato di Carpignano Salentino con il concetto del “mandala” data la sua simmetria centrale, sebbene da un lato può sembrare il termine “mandala” volerci ricondurre alla tradizione orientale indiana, in realtà occorre considerare come quel termine in senso più generale può indicare una manifestazione espressiva quasi universale, sia estetica, sia rivolta al contempo a comunicare in maniera simbolica profonda, e che ritroviamo anche nelle stesse composizioni simmetriche e concentriche dei rosoni delle chiese romanico-gotiche di Puglia.
Come il mandala con la sua simmetria centrale, nella cultura orientale indiana, è associato al fiore sacro del Loto d’ acqua (Nelumbo nucifera), posto talvolta come simbolo al centro dei mandala, così il fiore della Rosa, nella cultura mediterranea ha assunto la medesima funzione, con la sua bellezza e simmetria, quella di favorire la concentrazione spirituale attraverso l’ ammirazione della bellezza geometrica della forma con i suoi colori del naturale fiore, e non è dunque forse un caso se il nome quell’ elemento architettonico decorativo a simmetrica centrale delle chiese romano-gotiche, e talvolta anche barocche (vedi il caso salentino della facciata della Basilica di Santa Croce a Lecce), si chiami proprio “rosone”!

Mi sono accorto di questo singolarissimo e interessante elemento ornamentale in uno spazio urbano salentino guardando alcune foto paesaggistiche artistiche fatte nel 2016 nella piazza di Carpignano dal mio amico Giovanni Enriquez​ di Maglie; la fotografia ha permesso una maggiore concentrazione per accorgermi di quel particolare di cui mai mi ero accorto prima pur essendo passato a piedi diverse volte da quel luogo, e anche nonostante mi fossi intrattenuto più volte nel largo antistante. Chiesto pertanto subito a lui se avesse notato durante l’ escursione fotografica per il paese quell’ interessante motivo ornamentale, mi ha detto di sì e che vi aveva anche fatto delle foto particolareggiate e zoommate, che, eccole qui, subito mi son fatto mandare via mail per condividerle a documentazione di quella interessante particolarità densa di simbologie, ma anche semplicemente molto bella dal punto di vista della fusione che crea tra astrazione geometrica e natura salentina, e che tanto mi ha attratto. Beni culturali in ferro lavorato da tutelare massimamente!

LA TARANTA SALENTINA E LA SUA TELA NEL TRIANGOLO DELL’OCCHIO RAGGIANTE ONNIVEGGENTE! Foto meno zoomata. Piazza di Carpignano Salentino. Anno 2016. Foto di Giovanni Enriquez

Un’ altra sua foto meno zoomata della finestra con quel particolare motivo decorativo. Grandi ringraziamenti a Giovanni Enriquez per questi suoi importanti scatti!

In un’ epoca, la nostra, in cui il simbolo che a me personalmente piace moltissimo del triangolo equilatero, (e quello correlato della piramide), preso dalla natura-matematica e dal patrimonio della cultura umana universale cui appartiene e utilizzato da società segrete, viene associato oggi a simbolo di potere nel verso dell’ oppressione, mi piace molto, in una riappropriazione di simboli che invece appartengono al patrimonio umano collettivo, questa sua riaffermazione, probabilmente fatta inconsciamente (o meno) dal committente e/o artista, in chiave pienamente salentina attraverso la simbologia della Taranta e della tela dell’aracnide.

NOTA sulla corretta identificazione quale ragno dell’ animale raffigurato a Carpignano Salentino oggetto di questo articolo:
per confronti si consideri ad esempio la foto, qui in link, di questo ragno della specie Argiope fasciata presente anche essa in Salento: http://img2.fotoalbum.virgilio.it/v/www1-3/870/87010/466965/ruennichiEpeirafasciatafemmina1-vi.jpg

Ragno della specie Argiope fasciata

 

I ragni hanno 8 zampe mentre gli insetti ne hanno 6.
Indubbiamente l’ animale rappresentato nell’opera in ferro lavorato non è reso nella maniera più eccellente e potrebbe far pensare ad un insetto con due lunghe antenne in testa. Ma quelle che dovrebbero essere due antenne in testa in realtà paiono articolate e hanno poi una funzione portante in quanto poggiano sul cerchio come delle zampe e come le altre sue sei zampe. Questo potrebbe pertanto qualificarle come zampe. Il corpo, per le sue forme, e sul quale si riconoscono due occhi frontali, fa pensare più ad un ragno.
Anche i ragni in ferro battuto raffigurati su precise e ben riconoscibili tele nell’ arte del ferro battuto a Maglie, di cui parlo nell’ articolo, sono spesso resi non benissimo dal punto di vista naturalistico, e quando sulla loro testa si rappresentano escrescenze varie queste non poggiano sulle tele come zampe ma son sospese.
Inoltre qui a Carpignano la disposizione di alcuni raggi tra le circonferenze concentriche in maniera spezzata, e non come i raggi del sole che si rappresentano solitamente non in questa forma spezzata, fa capire che non si tratta di un Sole raggiante come prima rappresentazione; inoltre il Sole raggiante nella sua più diffusa iconografia si raffigura solitamente con un solo cerchio da cui si dipartono raggi continui, non con tre cerchi concentrici come in questo caso più proprio della stilizzazione di una tela di ragno.
Anche il mio amico che ha fotografato quella composizione in ferro lavorato a Carpignano Salentino ha pensato si trattasse di un qualche insetto, e così anche io alla prima vista dell’ animale ritratto in sé, prima di dare una lettura più attenta ed estesa del tutto.

 

Oreste Caroppo

 

(Tratto dal mio post facebook del 7 giugno 2016, cui rimando per approfondire leggendo i miei commenti, al link: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10209829482883818&set=pb.1534895340.-2207520000.1544251884.&type=3&theater)

 


 

Dalla Taranta delle Masserie salentine con le loro “logge” di lastricato in “chianche” di bianca pietra calcarea con neri licheni,

alle logge Massoniche (o pseudo-massoniche) della Taranta lastricate a scacchiera bianco nera?!

O forse viceversa in questa terra di miracoli naturali ed antropologici?!

Il mistero di quest’opera d’arte simbolica magnifica e potente!


“Ragno e simbologie associate”: http://www.duepassinelmistero.com/ragno_e_simbologie_associate.htm?fbclid=IwAR0mY1g07XmojJ_lFI0N5ABOFXPohlHleJGJJGsFi4Jzkq6i3OP6Y0cCGqA


 

Mi piace ricordare anche qui per le possibili associazioni geometriche, e simboliche anche, il simbolo nello stemma civico della mia città Maglie, nel cuore del basso Salento, in Puglia, nel Sud Italia, l’ Italia storica originaria. Il potente simbolo del triangolo equilatero rivolto con punta verso l’altro si ottiene congiungendo i centri delle tre circonferenze di pari raggio intrecciate che lo caratterizzano, E quei tre cerchi, tre anelli così disposti, sono anche un simbolo esoterico e della trinità. Sarà per amor patrio, ma non credo, mi piace moltissimo quello stemma, il cerchio e il triangolo le due figure perfette e più affascinanti che vi siano nella geometria piana:

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