Salviamo l’ “ATLANTIDE SALENTINA”: Stop al mega fotovoltaico che minaccia di distruggere l’importante sito protostorico degli “Anelli di Arneo” e la via romana Traiana Sallentina! Sia tutto sottoposto a vincolo archeologico-paesaggistico!

Salviamo l’ “ATLANTIDE SALENTINA”: Stop totale al mega fotovoltaico che minaccia di distruggere l’importante sito protostorico degli “Anelli di Arneo” e la via romana Traiana Sallentina!

Urge ora il ricorso al Presidente della Repubblica

Sia tutto sottoposto a inviolabile vincolo archeologico-paesaggistico!

 

Vista dall’alto del cuore del sito dei misteriosi iconici ”Anelli di Arneo”, (dal link: http://www.pcn.minambiente.it), con focus sui reperti archeologici che lì appaiono diffusi in superficie nel terreno arato.

 

OGGETTO: nell’entroterra di Porto Cesareo prevalentemente in feudo di Nardò, città in provincia di Lecce nota per il sacrificio di Renata Fonte a difesa del paesaggio storico-naturale, la “politica” vorrebbe consentire la realizzazione di un mega impianto industriale fotovoltaico di estensione compresa tra i 90 e i 100 ettari in una area rurale (Masseria Maramonti) nella quale insiste un sito archeologico per il quale la competente Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio ha scritto dopo gli scavi archeologici di sondaggio che lì ha fatto realizzare nell’estate 2024:  “le ricerche condotte nell’area dell’impianto hanno messo in luce un insediamento articolato, cronologicamente collocabile nel Neolitico recente/finale. Si tratta di un contesto che riveste eccezionale interesse, poiché nel sito indagato è stata evidenziata la compresenza di aree funzionalmente differenti, necropolare, cultuale e abitativa. Pertanto (…) considerato che il contesto ha restituito evidenze di un complesso unitario, con un buon livello di conservazione delle evidenze microstrutturali e delle stratigrafie associate ai materiali; considerate le grandi potenzialità per la ricerca, la conoscenza delle modalità insediative nel periodo considerato (Neolitico recente/finale) e la successiva valorizzazione (…)” (Il Neolitico recente-finale è una fase della Preistoria che si colloca tra il 4200 e il 3500 a.C. circa. Vedi altro nel paragrafo “AGGIORNAMENTO 27 marzo 2025”). Il cavidotto dell’impianto danneggerebbe anche per diverse centinaia di metri una strada individuata dagli archeologi topografici come tratto della antica via romana Traiana Sallentina. Alto inoltre sarebbe il danno paesaggistico complessivo!

 

LETTERA APERTA
COMUNICATO STAMPA

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Una esaustiva sintesi in questo documento audio/video:

 

Qui di seguito premendo sul simbolo “play” si può ascoltare un audio riassuntivo del comunicato stampa. Intervista ad Oreste Caroppo del 16 maggio 2024 sugli ”Anelli di Arneo” trasmessa da MondoRadioTuttiFrutti (link: https://www.mondoradio.net/parte-lappello-per-salvare-latlantide-salentina-e-dire-stop-al-mega-fotovoltaico/).

Un audio descrittivo del misterioso luogo intriso di storia stratificata nei millenni e del pericolo di devastazione e scempio che oggi corre.

 

Qui si può vedere il servizio trasmesso nel tg di TeleNorba il 7 maggio 2024 (link: https://www.youtube.com/watch?v=Rg6lTwABtj8):

Intervista e servizio a seguito della diffusione del presente Comunicato Stampa qui di seguito anche riportato con dovizia di immagini.

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Gentilissimi,

mi sta molto a cuore informare tutti con urgenza in merito al pericolo imminente di assurda distruzione di un vasto sito di comprovata valenza archeologica (con evidenti testimonianze di insediamenti riferibili almeno all’Età del bronzo e all’Età del ferro), nonché tra i più iconici misteriosi e interessanti del territorio italiano pugliese e salentino: si tratta dell’ormai famoso sito dei grandi enigmatici Anelli concentrici di Arneo visibili dall’alto, che hanno il loro fulcro nel territorio di Masseria Maramonti, estendendosi poi ulteriormente nell’area circostante comprendente la Masseria con chiesetta di Santa Chiara, ecc.

Siamo nell’immediato entroterra di Torre Lapillo in feudo di Nardò (in provincia di Lecce) e nei pressi del borgo di Boncore, nella vasta contrada salentina di Arneo.

In queste ultime settimane tutta l’area di Masseria Maramonti ha visto da parte del Consiglio dei Ministri l’approvazione scandalosa di un mega impianto fotovoltaico da realizzarsi proprio lì con tutte le sue ulteriori infrastrutture di supporto; si è decretato in maniera pazzesca “esito positivo” alla Valutazione di Impatto ambientale dell’impianto:

vedi https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/Info/8639 .

articolo di RaiNews https://www.rainews.it/tgr/puglia/articoli/2024/02/il-cdm-approva-tre-impianti-fotovoltaici-ad-apricena-san-paolo-di-civitate-e-nardo-fab43bc7-077a-4af9-a50a-36831ca2a77c.html

 

 

Una approvazione che ha de facto ignorato tutte le certificate valenze archeologiche del sito nonché delle antiche strade che conducono ad esso, confermate persino dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, nonché dalla Soprintendenza speciale per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (ufficio di livello dirigenziale generale straordinario del Ministero della Cultura Ministero per i Beni Culturali) che scrive in avversione al progetto:

L’intervento in oggetto si inserisce all’interno di un comprensorio territoriale caratterizzato da un patrimonio archeologico denso e diffuso per il quale i dati noti da bibliografia costituiscono solo una parte di un quadro più ampio di testimonianze materiali riconducibili a diverse epoche storiche, soprattutto all’età protostorica e con continuità di vita in età messapica romana e medioevale, dato non comune nel territorio Salentino ed evidentemente legato alla lunga durata della viabilità antica. (…)

Il parco fotovoltaico impatta notevolmente sulla lettura del paesaggio della strada provinciale SP 359 qualificata come strada panoramica dal Piano Paesaggistico Territoriale Regionale PPTR“, per un impatto che colpirebbe anche il paesaggio della prossima tutelata area del Parco di Porto Cesareo.

(Nel virgolettato sopra estratti dal documento con cui la Soprintendenza speciale per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza PNRR del Ministero della Cultura ha espresso nel 2023 “parere negativo” al progetto industriale fotovoltaico lì a Masseria Maramonti utilizzando la istruttoria redatta dalla locale Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio competente territorialmente, vedi: https://va.mite.gov.it/File/Documento/891250).

Tutto questo senza bisogno di citare neppure la presenza degli anelli, che lì si vedono solo dall’alto, per evidenziare le peculiarità archeologiche del sito. Anelli misteriosi ad oggi e definiti “inconsueti” nella relazione archeologica allegata al medesimo progetto del mega impianto fotovoltaico lì proposto.

Screenshot dal documento di parere negativo al progetto fotovoltaico a Mass. Maramonti da parte della Soprintendenza speciale per il PNRR del Ministero della Cultura.

 

Una breve cronistoria

La nascita del grande interesse scientifico-archeologico per questo luogo si data intorno all’ottobre del 2012 quando degli amici mi informarono che qualcuno aveva pubblicato sul sito web Panoramio in riferimento a quella zona le immagini satellitari/aeree che si potevano osservare in Internet grazie a Google Earth e altri siti che permettono l’esplorazione del territorio dall’alto.

Ebbene, apparivano lì, e appaiono tutt’ora, dei grandi anelli concentrici, o meglio dire iscritti uno nell’altro, assai circolari al centro e che assumono via via forme meno circolari anche con una sorta di angoli, anelli non percepibili lì a livello del suolo, ma ben visibili e leggibili dall’alto. L’area da essi occupata ha un asse maggiore superiore ai due chilometri. Si sviluppano in una vasta area pianeggiante ad una quota che varia al massimo tra i 29 e i 24 m s.l.m. L’anello centrale ha un diametro medio di circa 100 m e presentava in quelle immagini quasi come delle aperture, una o due, dei passaggi si direbbe. Il centro del primo anello dista dalla linea di costa, il seno sabbioso di Torre Lapillo, poco più di 2 km. Il titolo dell’immagine era “Gli Anelli di Arneo”.

 

Vista 3D dall’alto del sito degli ”Anelli di Arneo” dal link: http://www.pcn.minambiente.it.

 

Il contrasto cromatico di questi anelli aumenta nelle stagioni dell’anno più fresche e piovose, e diminuisce durante la stagione secca, come ho potuto verificare osservando immagini satellitari dello stesso sito tratte in mesi e anni differenti;

 

GLI ENIGMATICI “ANELLI DI ARNEO”. In time-lapse tramite vista satellitare nel corso dei mesi e degli anni i crop-soil marks dei misteriosi “Anelli di Arneo” ora maggiormente visibili ora meno con evidenza talvolta di alcuni particolari in maggiore contrasto. Questo video tramite l’utilizzazione dei dati raccolti dai satelliti Sentinel-ESA-Copernicus services.

 

si tratta dei cosiddetti in archeologia crop-marks e soil-marks, segni che sono visibili nei grandi seminativi per una diversa colorazione del suolo (soil) e ancor più per una diversa crescita della vegetazione (crop) concomitante ad una differente profondità del suolo adatto alla crescita vegetale. Lì gli anelli nei crop-marks appaiono di colori più chiari, mentre appaiono scuri/verdi gli spazi intermedi tra di essi e il cuore del primo anello, agorà del misterioso complesso.

Comunicai allora nell’ottobre del 2012 la presenza di quel fenomeno su Facebook con un mio post invitando tutti a dare il loro contributo per spiegare quello strano ed entusiasmante fenomeno. Ne nacque una interessante e partecipatissima discussione su Facebook per cercare di svelare il mistero di quei suggestivi grandi segni cromatici.

Divenne allora quella singolare formazione che non aveva uguali nella Penisola salentina, l’ “Occhio del Salento”, come il famoso “Occhio del Sahara” quest’ultimo una struttura assai più vasta ma comunque sempre ad anelli concentrici in vista dall’alto.

Fermo restando che un tale sito andava subito vincolato per la sua unicità e iconicità, quale che fosse la natura di quel fenomeno da approfondire, geologica-naturale quindi un geosito o antropica-archeologica ergo un sito archeologico o entrambe le cose (un geosito che per alcune sue peculiarità aveva attratto antichi stanziamenti umani proprio lì?),
si dibatteva con entusiasmo tra varie ipotesi.
Tra queste: domi geologici di varia genesi naturale e successiva erosione, impatti da meteoriti, segni dell’epicentro di un mega-terremoto, carsismo (dolina o altro), oppure antichi villaggi fortificati, forse cresciuti nel tempo nei secoli e millenni, forse villaggi fortificati assediati con contro-fortificazioni, sacri henge megalitici, necropoli, suggestioni con il mitico labirinto sovente rappresentato da un simbolo a circonferenze concentriche o con la mitica città di Atlantide anch’essa proprio strutturata ad anelli circolari via via più grandi aventi il medesimo centro, grandi recinti per la transumanza, antiche trappole per grandi animali, il perduto accampamento di Annibale con le sue truppe al tempo della Seconda Guerra Punica, stanziamento temporaneo del celebre condottiero punico di cui si favella ancora in quella parte del Salento, ecc. ecc.

 

 

Trascorsero gli anni e pensai che in quel territorio, dopo tanto clamore sui social, ci si fosse mossi per approfondire lo studio di cotanto mistero e soprattutto per tutelare quei luoghi.

Nel mese di settembre del 2019 tornai a interessarmi di quella questione e mi accorsi con stupore che era invece caduta nel dimenticatoio, nessuno in realtà aveva approfondito più di tanto. Decisi allora che era giunto il momento di recarmi lì per la prima volta personalmente, dalla mia città relativamente distante, che è Maglie. Giungere lì per cercare di comprendere quell’enigma senza demandare più ad altri.

In Europa nei grandi seminativi i crop-marks circolari si sono dimostrati correlati sovente a insediamenti neolitici (i cosiddetti “fossati circolari“); in area murgiana pugliese e materana sono stati scoperti e studiati diversi villaggi neolitici detti trincerati in quanto cinti da fossati scavati nella calcarenite o nei diversi substrati geologici presenti. Nei seminativi del foggiano crop-marks circolari individuati dall’alto con aerei hanno fatto scoprire insediamenti neolitici.
Crop-marks circolari possono essere associati anche a sacri henge anelli di terrapieni e fossati talvolta correlati a monumenti megalitici, o a villaggi protostorici o anche dell’Età del ferro.
Nel sito degli anelli di Arneo alcuni tratti cromatici paiono proprio come fossero delle trincee curve, sebbene oggi lì sia tutto in piano e anche le città messapiche come ad esempio quella di Manduria poco distante avevano fossati scavati in tal caso nella roccia calcarenitica.

 

Guardando verso il cuore degli “Anelli di Arneo” (punto indicato dalla freccia rossa) nel podere di Masseria Maramonti; foto di Oreste Caroppo del 17 gen 2020 ore 15:25. Mirando verso Sud-Est. Questo tratto di strada rurale che passando all’interno del vasto sito degli “Anelli di Arneo” lambisce il loro punto centrale è ritenuto un tratto della antica messapica e poi romana Via Traiana Sallentina.
Oggi quel tratto viario vicinale sterrato è chiamato “via Feudo di Arneo”. Il nome della masseria lì presente, Masseria Maramonti, deriva con tutta probabilità da quello dei suoi possidenti di un tempo, la ben nota famiglia dei Maramonti in Terra d’Otranto. Purtuttavia nella storpiatura in “Masseria Maremonti” simpatico è il fatto che tale nome ben corrisponde alla posizione paralitoranea di quel luogo tra il mare e le colline dette “Serre” nel cuore della Penisola salentina.

 

Sulla base di tutte queste suggestioni mi son detto: se le ipotesi archeologiche sono fondate allora dovrei trovare del materiale archeologico in superficie come frammenti di ceramiche antiche, sebbene in gran parte maciullate dai mezzi agricoli trattandosi di un vasto seminativo, altrimenti non troverò nulla.
Così il 21 settembre 2019 giunto sul posto da solo nel tardo pomeriggio in auto riesco dalla via vicinale “Feudo d’Arneo” che lambisce il vasto podere di Masseria Maramonti a guardare il terreno in prossimità del varco di un basso muretto a secco, è quello un punto che in vista dall’alto ricade, parrebbe, tra il secondo e il terzo anello, e subito con grande stupore meraviglia e contentezza riconosco lì tra la terra scura numerosi frammenti proprio di quella ceramica che nei musei salentini viene esposta in relazione a locali civiltà protostoriche, vedo anche il resto di un ansa a rocchetto di un vaso protostorico e frammenti di osso, scatto qualche foto per la segnalazione a quel punto del sito alla competente Sovrintendenza Archeologica.

Una giornata memorabile!

Diventava così suggestivamente quel sito l’ “Atlantide salentina” semplicemente per la similitudine della struttura a più anelli concentrici con la mitica città di Atlantide narrata da Platone.

Su quella strada sterrata dove mi trovavo incontro poi una persona del luogo alla quale mi presento come un appassionato di storia locale ed egli mi racconta gentilmente vari aneddoti del luogo e in più aggiunge che ci trovavamo secondo alcuni studiosi proprio sul percorso della strada romana Traiana Sallentina della quale in alcuni punti lì in zona emergono anche antiche carrarecce, i segni scavati sulla pietra affiorante delle ruote dei carri nei secoli.

 

 

Tale passaggio proprio accanto agli anelli centrali di quella via romana e forse già messapica rendeva tutto ancora più interessante.

Nei giorni seguenti approfondì i miei studi sul sito per stilare la mia lunga lettera di segnalazione alla Soprintendenza corredata di numerose immagini.

Appurai in letteratura che effettivamente quella strada era stata individuata da alcuni studiosi come parte del percorso della via romana Traiana Sallentina (vedi: http://www.archeoveglie.eu/via.html).
Il passaggio proprio da quel potenziale antico insediamento della importante arteria stradale romana mi portò ad approfondire anche la pista messapica, semmai quel sito insediativo originariamente più antico avesse continuato ad essere abitato anche in Età del ferro.

Diventava stimolante allora per me approfondire in merito ad una antica città messapica ad oggi sconosciuta nell’ubicazione, quella di Graxa nota dalla numismatica in quanto aveva battuto monete che avevano avuto circolazione.

Vengo così a sapere che un famoso numismatico e archeologo, Domenico Sestini (Firenze, 1750 – Firenze, 1832), già aveva ipotizzato, per le affinità delle monete di Graxa con i tipi tarantini, che quel centro di emissione fosse lungo la costa occidentale salentina dove, commentando una fonte letteraria antica del geografo romano Pomponio Mela (I secolo d.C.), egli ipotizzò la presenza di una città dal nome Graia, quale variante di Graxa. Inoltre tra le zone dove maggiormente si sono ritrovate monete con la legenda “Graxa” vi è proprio la costa del Golfo di Taranto.

Graxa, la Troia salentina in attesa del suo Schliemann che riesca a ritrovarla!

Le monete di Graxa paiono ispirate per i loro simboli da quelle coeve di Oria e di Taranto, (Oria, non lontano da Torre Lapillo, era un centro messapico nell’entroterra da cui passava la romana Via Appia nel tratto tra Taranto e Brindisi); in esse compare anche la conchiglia Capasanta (Pecten jacobaeus) che non solo vive in Mare Mediterraneo ma tanto è presente anche come fossile nelle rocce calcarenitiche della zona di Torre Lapillo, un simbolo che ben sì confà a una città costiera o poco distante dalla costa (paralitoranea).

 

 

Non solo, la famosa cosiddetta Mappa di Soleto, una mappa del Salento meridionale del VI-V sec. a.C. incisa su un frammento ceramico (ostrakon), rinvenuta in uno scavo archeologico nella messapica città di Soleto nell’agosto del 2003, sembrerebbe collocare Graxa proprio all’altezza di Torre Lapillo – Porto Cesareo. Il ritrovamento lì di Graxa sarebbe anche una conferma indiretta a sua volta della autenticità della stessa straordinaria Mappa di Soleto.

 

Confronto con la Mappa di Soleto datata al VI-V sec. a.C. con approfondimento sull’ubicazione possibile del centro messapico di Graxa.

 

Altri studiosi avevano ipotizzato la coincidenza di Arneo, data anche l’assonanza, con una colonia romana in terra salentina, di cui ci riferì lo scrittore romano Frontino nel I sec. d.C., chiamata “ager Varnus”, da cui l’ipotesi che la città corrispondente si chiamasse Varna o forse Varia; ma anche di questa città, se fosse esistita, non si sono trovate ad oggi testimonianze.

La frequentazione romana di quelle coste è ben testimoniata da numerosi reperti resti di relitti e dei loro carichi, come colonne in marmo cipollino, sarcofagi litici, statue egizie trasportate in Italia forse frutto di spoliazioni dopo la conquista romana dell’Egitto, ecc.

L’umanista salentino Antonio de Ferrariis (Galatone, 1444 – Lecce, 1517), detto “il Galateo”, ricorda che un borgo nella zona di Porto Cesareo fu distrutto, si diceva, dai Gallipolini per gelosia e prevaricazione, ma di esso non si è trovata attestazione archeologica ad oggi. Ma Porto Cesareo è praticamente prossimo a Torre Lapillo. Nei pressi del sito qui in oggetto vi è poi la località dall’evocativo toponimo “Case Arse”, nonché una contrada detta dell’ “Uomo morto”. Alla periferia di Veglie in direzione l’area in oggetto troviamo contrada “Li Greci”, nome suggestivo che ci richiama Graia, forse solo per coincidenza nelle circonvoluzioni della storia.

La zona costiera lì era fortemente paludosa, è ipotizzabile per questo che un eventuale città fosse nell’immediato entroterra, una posizione paralitoranea.

La via Traiana Sallentina congiungeva importanti centri messapici nell’arco Ionico come Ugento, Alezio, Nardò, Manduria. Ma il tratto Nardò-Manduria è assai più lungo dei tratti tra gli altri centri, possibile che non vi fosse intermedia nessuna città? Possibile che tutto il vasto territorio di Arneo fosse stato lasciato privo di una città da parte dei Messapi?

Rapporto del sito degli Anelli di Arneo (qui suggestivamente indicato come “Città degli Anelli”) con alcuni degli altri siti vicini di già noto interesse archeologico.

 

Inoltre lì sulla costa erano presenti degli antichi scali portuali. Prossimo al sito degli Anelli di Arneo (dai 2 ai 3 km) è quello noto come Scalo di Furno che fu attivo, come documentato dagli scavi archeologici, nell’Età del bronzo con ritrovamento di ceramica della civiltà appenninica (gli Ausoni?) e nell’Età del ferro, pertanto anche poi in seno alla civiltà messapica tanto che si è scoperto lì un sacello dedicato alla dea messapica “Thana”, nome trovato lì inciso su un coccio, (corrispondente a Artemide/Diana o forse ad Atena/Minerva), lì anche resti che attestano il sacrifico di cervi. In sua corrispondenza vi era anche un villaggio che venne fortificato con una robusta fortificazione ad aggere con porta di accesso. Ritrovamenti ceramici hanno documentato continue relazioni con il mondo greco sin a partire dalle culture egeo-micenee. Successivamente in età romana il sito divenne un’importante area portuale.

 

Vedi questo post facebook di approfondimento sull’antico nome di “Mare Ausonio” per quel mare che bagna quel versante salentino dove è anche Torre Lapillo.

 

Ed è ben noto che le importanti città messapiche dell’immediato entroterra avevano poi degli scali commerciali lungo le coste più prossime nei luoghi più adeguati a tal fine, (ad esempio a Santa Maria al Bagno per Nardò, a Gallipoli per Alezio, a Torre San Giovanni per Ugento, a San Gregorio per Vereto, ecc.). Possibile allora che Scalo di Furno non servisse qualche più grande città messapica nell’immediato entroterra?

Mi piace segnalare anche il suggestivo sito costiero di Torre Castiglione (anch’esso poco distante dagli Anelli di Arneo, meno di 5 km), dove pure ho avuto modo di osservare in superficie resti di ceramica locale protostorica.

 

 

A Torre Castiglione è noto all’archeologia un insediamento umano del Paleolitico superiore, nonché un abitato fortificato dell’Età del bronzo recente e finale.

Nel territorio di Nardò non manca poi l’attestazione di una presenza umana nel tempo neolitico, si pensi anche solo al famoso sito di Serra Cicora.

Non lontano dal sito degli Anelli di Arneo (a 3 km dal loro centro) e sempre nell’entroterra è stato scoperto su un pianoro sopraelevato, che raggiunga i 70 m s.l.m., in contrada Li Schiavoni, un fortino consistente in un piccolo insediamento messapico fortificato. L’area degli Anelli di Arneo ha una quota più bassa, tra i 29 e i 24 m s.l.m. Quello di Li Schiavoni più precisamente è un sito pluri-stratificato con presenza umana in Età del bronzo e in Età del ferro età arcaica e classica.

La città messapica di Manduria aveva poco distante da sé sempre in un luogo sopraelevato ad una maggiore quota un fortino, quello di contrada Li Castelli, è possibile allora che il fortino messapico di Li Schiavoni facesse riferimento a qualche città messapica poco distante?

Interessante anche il confronto in vista dall’alto con il centro messapico di Muro Tenente nell’entroterra di Brindisi.

Insomma tutta una serie di osservazioni che rendono estremamente stimolante l’approfondimento archeologico dell’insediamento umano nell’area degli Anelli di Arneo. Inseguendo lì anche il miraggio della ricercata città messapica di Graxa (come anche della romana colonia forse soprapposta al sito messapico precedente).

L’amico e studioso Michele Bonfrate, che ringrazio, è riuscito a ritrovarmi con ricerche d’archivio due foto aeree in bianco/nero del sito di Masseria Maramonti e dintorni, una del 1943 e l’altra del 1954, e abbiamo così potuto appurare che tali cerchi, più in generale quei segni che abbiamo chiamato “Anelli di Arneo”, erano già presenti allora, dunque non possono essere frutto di qualche intervento agronomico recente.
Quegli anelli passano lì anche al disotto di stradine e di muri e altre linee di delimitazione di proprietà, ciò a dimostrarne ancora la loro preesistenza.

Tutti questi miei studi sul sito, di cui qui ho esposto solo un breve sunto, li includo nella mia lettera di segnalazione corredata anche di numerose immagini inviata alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto in data 27 settembre 2019.

Rendo quindi disponibile alla pubblica consultazione su internet quella mia lettera di segnalazione e studio sul misterioso sito ai links:

-) http://naturalizzazioneditalia.altervista.org/wp-content/uploads/2021/07/Il-Mistero-degli-Anelli-di-Arneo-segnalazione-di-Oreste-Caroppo.pdf

-) https://www.academia.edu/49580671/IL_MISTERO_DEGLI_ANELLI_DI_ARNEO_segnalazione_di_Oreste_Caroppo

In data 1 ottobre 2019 ricevo via mail la risposta dalla Soprintendenza che mi ringrazia per la segnalazione, nonché “per la sollecitudine e l’attenzione al nostro patrimonio“, e mi informa che quella vasta area era nota ai loro atti d’archivio per la presenza di piccoli insediamenti legati allo sfruttamento agro-pastorale delle risorse naturali, ma che erano stati in gran parte cancellati dalle attività agricole del secolo scorso. Negli archivi in merito a quell’area non emergeva poi nessuno studio o segnalazione su quei segni concentrici che avevo evidenziato alla loro attenzione e che appaiono dalle ortofoto, per l’approfondimento di questi, mi scriveva in quella risposta la Soprintendenza, “sarebbe necessario progettare una complessa attività di ricerca” per appurare la loro origine, se geologica o altro. Concludeva scrivendo che si sarebbe provveduto “a valutare l’opportunità di una perimetrazione come area a rischio archeologico nell’ambito dello strumento urbanistico comunale, attualmente in fase di aggiornamento“.

Il mese di settembre del 2021 i giornali locali danno la terribile notizia da lungo tempo paventabile data l’estensione di quel seminativo e l’orrenda speculazione da Falso ecologismo dei devastanti impianti fotovoltaici collocati non sui tetti di edifici recenti, come sarebbe virtuoso fare, ma al suolo in territorio pugliese: la notizia del progetto di un mega impianto industriale fotovoltaico proprio lì sugli Anelli di Arneo nella vasta estensione del podere di Masseria Maramonti, ben 92 ettari tutti ricadenti come si osserva dall’alto proprio sugli Anelli di Arneo a loro cancellazione!

Non vi indignereste se collocassero sterminate distese di pannelli fotovoltaici sulle famose Linee di Nazca non facendole più vedere dall’alto e devastandole o sull’ “Occhio del Sahara”?!

Vi è una levata di scudi e un moto di dissenso da parte dei sindaci del circondario e anche il consigliere regionale Paolo Pagliaro presenta una interrogazione urgente diretta agli assessori regionali all’ambiente e alla cultura per sapere quali azioni intendano intraprendere per fermare quel progetto in Terra d’Arneo che minaccia un’area di certificata alta valenza archeologica, nonché interferirebbe con la tutela del paesaggio e valorizzazione di altri beni culturali già vincolati presenti nel territorio immediatamente prossimo.
Paradossalmente la certificazione della alta importanza archeologica del sito si deve, veniamo a sapere, alla relazione archeologica, con la carta di rischio archeologico correlata, redatta da una archeologa per conto della stessa ditta dell’impianto di mega fotovoltaico!

 

 

La relazione archeologica, quella geologica e quella agronomica del progetto fotovoltaico a Masseria Maramonti si possono scaricare dal sito ufficiale della Provincia di Lecce
dal link: https://www.provincia.le.it/ver_ine_nardo_srl/

E ringrazio Michele Bonfrate per il suggerimento dei links istituzionali di Provincia e Governo che mi hanno permesso di approfondire le carte del progetto industriale fotovoltaico in questione e l’interlocuzione con gli enti preposti nell’iter per il rilascio delle autorizzazioni, materiale da cui ho potuto estrarre importanti dati sulla vicenda in oggetto.

L’archeologa con grande onestà intellettuale ha indicato tutta l’area del previsto impianto come ad “Alto rischio archeologico“, il grado massimo di rischio!

 

Estratti dalla Relazione Archeologica del 2020 allegata al progetto di mega fotovoltaico a Masseria Maramonti.

 

Dagli elaborati del progetto di mega fotovoltaico di Masseria Maramonti – la cancellazione prevista di gran parte degli Anelli di Arneo e del loro cuore. COME SI PUO’, ANZICHE’ VINCOLARE, autorizzare un mega impianto fotovoltaico proprio su un tale certificato insediamento umano protostorico almeno dell’Età del bronzo e dell’Età del ferro in feudo di Nardò
cancellando così persino quei misteriosi anelli concentrici che proprio lì si ammirano dall’alto e devastando il percorso della via romana Traiana Sallentina, già via messapica? Ma ci rendiamo conto?!

 

Durante la perlustrazione che lei ha potuto compiere del vasto sito di proprietà privata ha rilevato in superficie non solamente quei materiali di interesse archeologico che già io avevo osservato in un tratto prospicente alla via vicinale Feudo d’Arneo (area che lei indica nella sua relazione come UT3), ma anche in due altre aree del vasto sito che lei chiama Unità Topografica 1 (UT1) e Unità Topografica 2 (UT2).
I materiali ceramici che ha individuato in queste osservazioni erratiche di superficie li ha riferiti al tempo protostorico, oltre poi naturalmente a materiale archeologico più recente relativo alle attività della nostra civiltà contadina che in Masseria Maramonti, come in Masseria Santa Chiara, ha avuto lì in Arneo uno dei suoi centri più importanti. Per il sito UT3 riferisce il materiale fittile osservato all’Età del bronzo e all’Età del ferro, segno pertanto di una cronologicamente notevole presenza insediativa lì negli Anelli di Arneo non limitata ad un arco temporale ristretto o ad un solo arco temporale. I lavori agricoli hanno probabilmente intaccato strati archeologici presenti in profondità e di età differenti portando in superficie in quelle zone ad un mescolamento di frammenti fittili di diverse epoche. Ci chiediamo allora cosa ha attirato in quello stesso luogo gli uomini nel tempo? Un attrattore naturale e se sì quale dato che si tratta, oggi almeno, di una vasta area pianeggiante paralitoranea? Una continuità insediativa? Un riconoscimento di sacralità?
Nella sua relazione, che data al 2020, l’archeologa fa riferimento bibliografico esplicito anche alla mia lettera di segnalazione studio inviata alla Sovrintendenza del 2019 e che avevo reso disponibile in rete.

La sua relazione pertanto toglie ogni dubbio sulla correlazione di quanto avevo osservato con quel sito, quei materiali non si trovavano lì semplicemente per qualche scarico di terra di riporto da altrove, ma sono diffusi ed emergono in più punti e su più vaste aree proprio lì nell’area degli Anelli di Arneo. Tutto questo già solo da osservazioni di superficie senza alcuna prospezione e senza nessun sondaggio di scavo archeologico. Punta di un iceberg pertanto di quanto si cela al di sotto!

Non dimentichiamo poi che il sito degli Anelli si estende anche tutto attorno alla tenuta di Masseria Maramonti, mentre l’archeologa si è limitata nelle sue perlustrazioni solo al contesto del podere di Masseria Maramonti.

 

CARTA RISCHIO ARCHEOLOGICO redatta da una archeologa per conto della ditta fotovoltaica nel 2020 per il sito degli ”ANELLI DI ARNEO”, la Via Sallentina, Masseria Maramonti, in agro di Nardò. In giallo è indicata tutta l’area di ubicazione dei pannelli fotovoltaici al suolo nel progetto dell’impianto, area di Masseria Maramonti e cuore del sistema degli anelli. Il giallo corrisponde al livello di definito rischio archeologico “alto”, il massimo grado. Inoltre si indica il lungo tratto di corrispondenza del cavidotto dell’impianto lungo stradine ancora esistenti con il percorso ricostruito dagli studiosi della antica romana via Traiana-Sallentina, motivo per cui anche per quella corrispondenza anche lì dell’impianto e del percorso del cavidotto il rischio è stato definito “alto” per alcune zone e “medio” per altri tratti. Ma anche per i tratti dove il rischio è previsto medio o basso l’archeologa di parte non esclude la possibilità poi dell’intercettazione di materiale archeologico imprevisto dalle prime valutazioni superficiali. Le unità topografiche UT indicano i luoghi dove già in superfice è stato possibile osservare da parte dell’archeologa materiale di interesse archeologico, tutti luoghi nell’area in giallo di prevista ubicazione dei pannelli. In UT1 frammenti fittili di impasti grezzi non torniti di età protostorica. In UT2 frammenti fittili in corrispondenza di un leggero dosso con sempre frammenti fittili di impasti non torniti, e ceramica più comune post-medioevale come un frammento di pipa, nonché bauxite. In UT3, luogo ancor più prossimo all’area centrale degli anelli, frammenti fittili di età protostorica (Età del bronzo ed Età del ferro): tra questi diffusi frammenti di impasto grezzo non tornito, di cui un’ansa a rocchetto; rari frammenti di impasto grezzo con molti inclusi calcarei genericamente attribuibile all’Età del ferro; pochi frammenti di ceramica acroma ad impasto depurato e ceramica invetriata riferibile all’uso più recente del fondo.

 

L’archeologa inoltre evidenzia anche l’alto rischio di danneggiamento dei tracciati della possibile strada romana Traiana Salentina in quanto quelle vie vicinali in parte sterrate sono state individuate negli studi precedenti del territorio come il possibile tracciato proprio della via romana Traiana Salentina di cui sopra già abbiamo detto; si tratta di un percorso già attivo in epoca messapica ci informa la Soprintendenza.

Il tratto via Feudo d’Arneo che passa lì rettilineo da Nord-Ovest a Sud-Est attraverso gli anelli e tangente all’anello centrale è in buon asse con le tracce di carrarecce che emergono a vista su un banco roccioso poco a Nord-Ovest del sito in contrada Casa Arneo.

Alcuni studiosi che si sono cimentati nella ricostruzione dell’antica viabilità nella zona di Masseria Maramonti e Masseria Santa Chiara, che oggi sappiamo essere la zona del fenomeno degli Anelli di Arneo, osservano che in contemporanea o in tempi differenti lì la via Sallentina aveva potuto avere una variante meno abbreviante, quella di poco più settentrionale oggi corrispondente alla strada Santa Chiara d’Arneo, e immaginano che Masseria Santa Chiara possa sorgere dove esisteva un probabile mutatio” (luogo dove poter cambiare o ristorare cavalli, asini, muli, buoi) e/o una  “caupona” (osteria locanda per i viandanti). Un percorso quest’ultimo meno abbreviante, ma che alla luce della conoscenza oggi della presenza lì del fenomeno degli Anelli di Arneo sembra seguire maggiormente proprio il percorso degli anelli esterni.

Lungo il tracciato di questa strada in quella zona si registra, apprendiamo sempre dalla Soprintendenza, anche un’alta densità di insediamenti di tipo agricolo di età romana nonché numerose aree di necropoli come quella di epoca imperiale di contrada Case Arse (II-III sec. d.C.), a 1,5 km a Nord-Ovest dell’impianto in progetto. Collegabili alla via Sallentina sono, si ritiene, le numerose tracce di carraia rivenute in quell’area, come quelle di località Casa Arneo a 800 m a Nord-Ovest dall’impianto previsto. Il rischio di danneggiamento si deve al fatto che proprio da quei tratti il progetto dell’impianto industriale di produzione di energia solare (fotovoltaica) prevede il passaggio del cavidotto comportante lo sconquassamento in profondità della strada, con scavi e tagli profondi!

L’archeologa nella sua relazione conferma anche l’esistenza degli anelli in crop-soil marks, che definisce insoliti, il termine esatto che usa è “INCONSUETI”, ma non ne sa dare una spiegazione, del resto senza alcun saggio di scavo non è facile pronunciarsi su di essi, e ne demanda la spiegazione al geologo.

 

Vista dall’alto del cuore del sito degli ”Anelli di Arneo”, dal link: http://www.pcn.minambiente.it. Non conosciamo ancora l’origine di quegli anelli misteriosi e immensi, ma abbiamo oggi indizi fortissimi della frequentazione intensa proprio di quel luogo almeno nell’Età del bronzo e nell’Età del ferro. Da qui nasce l’ovvia suggestione del paragone con la mitica e famosissima Atlantide di Platone che era una città protostorica descritta come avente una struttura ad anelli concentrici alcuni colmi di acqua mare alternati ad altri di terra.

 

Per la relazione archeologica non sono stati fatti dunque approfondimenti con prospezioni geofisiche/archeologiche o saggi di scavo per meglio comprendere quelle anomalie cromatiche tanto singolari; per spiegare se di origine antropica o se, di origine naturale, come quella situazione geologica ha influito nell’accoglienza di quegli insediamenti protostorici e storici.

Sono andato pertanto a leggere anche la pur corposa relazione geologica correlata al progetto ma in essa degli anelli assolutamente non si parla, eppure in vista dall’alto sono così palesi!

 

Dalla relazione geologica leggiamo che il sito ricade in una zona geologicamente molto giovane nei primi strati del sottosuolo come si apprende dalla Carta Geologica. E’ ubicato sulle prime balze intermedie tra l’area litoranea bassa e paludosa e le colline (serre) retrostanti.

Non si segnalano nella relazione geologica particolari corrugamenti per gli strati rocciosi pleistocenici che lì caratterizzano in superficie la litostratigrafia del sito, immediatamente sotto lo strato di terreno vegetale, (sito praticamente pianeggiante), come immagino dovrebbe essere necessario invece nell’ipotesi di un domo geologico a spiegazione degli anelli.

Pertanto la roccia presente proprio in quella zona degli anelli è una roccia calcarenitica più giovane rispetto a quella che si incontra nelle aree adiacenti, e presumibilmente pertanto anche più facile da scavare.
Il geologo non esclude la possibilità di incappare in cavità ipogee non rilevate, durante eventuali scavi lì.

La relazione geologica evidenzia come il terreno del sito sia quasi pianeggiante con una pendenza dell’ 1%. Inoltre non si segnala la presenza di alcuna evidente dolina carsica in esso, né altri elementi carsici epigei quali sinkhole (“spunnulate” in vernacolo locale”), inghiottitoi, gravi, ecc., né altre forme ed elementi legati alla idrografia superficiale, né elementi di morfologia quali valli carsiche, lame.

Con questi dati si evidenzia come il sito non sia pertanto una grande dolina carsica, cade così una delle ipotesi che erano state avanzate inizialmente nei dibattiti che avevo innescato, quella quindi della dolina carsica, per tentare di spiegare gli Anelli di Arneo.

Il geologo sottolinea la vulnerabilità della importante falda acquifera lì insistente in presenza di impianti di tipo industriale sopra di essa in quel luogo, ciò a causa della grande permeabilità dei suoli e strati rocciosi presenti lì tra l’acquifero e il piano di campagna.

Tale vulnerabilità ulteriormente sottolinea l’inopportunità lì di un tale mega impianto fotovoltaico industriale.

Scopriamo da quella relazione che lì la falda acquifera si colloca a 5 metri dal piano di campagna con oscillazioni stagionali dovute ad eventi meteorici e con una risalita nel periodo invernale.
Questo elemento ci dice pertanto che con opportuni pozzi quello non era e non è un sito sitibondo inadatto alla presenza umana, ma tutt’altro!

Ho visionato anche la relazione agronomico-pedologica allegata sempre al progetto, sviluppata questa da un dottore agronomo. Neppure in essa si fa alcun accenno alla presenza degli anelli concentrici di cui invece parla come presenti e “inconsueti” la relazione archeologica, non se ne da pertanto alcuna spiegazione. In essa è tutto un denigrare lo stato dei luoghi semplicemente perché i muretti a secco sarebbero in rovina, mentre ad avviso di quel tecnico la ditta del mega impianto fotovoltaico rifacendo i muretti a secco e piantando qualche arbusto andrebbe a migliorare addirittura il luogo … No comment!
Se uno vuole migliorare i luoghi, pianta qualche arbusto, rifà i muretti a secco, ma non ci mette una industria di mega-fotovoltaico al posto di terreni agricoli e soprattutto poi archeologici!

La relazione agronomica si limita a rilevare quegli elementi della civiltà contadina Masseria, pozzi, cisterne, muretti a secco, ecc.
Tutto un complesso di testimonianze della civiltà contadina che anche esse verrebbero fortemente compromesse dalla realizzazione di un tale mega impianto industriale.

Inoltre la civiltà contadina in quell’area ha il valore aggiunto della correlazione storica con le lotte contadine per il possesso della terra contro il latifondo che lì si svolsero nel dopoguerra del secondo conflitto mondiale del ‘900, e oggi la predazione fotovoltaica del paesaggio vanifica persino la prioritaria destinazione agricola di quel territorio.
Ma tutto questo si aggiunge, come possiamo ben comprendere nel caso specifico, molto molto di più in termini di danneggiamento della nostra storia più antica.

La criticità archeologica per il sito e per le antiche strade interessate nonché paesaggistica per l’intero territorio circostante era stata fortemente sottolineata anche dalla Soprintendenza speciale per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza del Ministero della Cultura che aveva espresso parere negativo alla compatibilità ambientale del progetto nell’agosto del 2023

vedi: https://va.mite.gov.it/File/Documento/891250

 

“Il sacrificio tradito di Renata Fonte per la salvaguardia del suo territorio”:

 

In conclusione:

Fondamentale pertanto ora un interessamento di tutti gli enti preposti, comuni del circondario (Porto Cesareo, Leverano, Veglie), il Comune di Nardò in primis nel cui feudo ricade Masseria Maramonti, l’Ente del prossimo Parco di Porto Cesareo, la Soprintendenza, Provincia di Lecce, Regione Puglia, Ministero per i Beni Culturali, associazioni del territorio interessate alla tutela dei beni ambientali, paesaggistici e culturali, comuni cittadini, cultori e accademici, per la apposizione dei vincoli estesi, (ancora mancanti data la relativamente giovane segnalazione alla Soprintendenza, nel 2019, del sito archeologico degli Anelli di Arneo), su tutta la vasta area degli Anelli di Arneo come insolito fenomeno geologico/antropologico, da approfondire con ulteriori studi e scavi archeologici nella sua genesi, nonché sui tracciati della possibile via romana Traiana Sallentina affinché non siano compromessi da scassi con mezzi meccanici per il passaggio di cavidotti o altra rete infrastrutturale, (incluse ciclovie che dovessero essere progettate inadeguatamente), ma tutelati anche paesaggisticamente con muretti a secco, staccionate in legno, senza impianti di illuminazione dai design hi-tech anacronistici, né manti di asfalto o cemento.

Il mega impianto fotovoltaico di Masseria Maramonti andrebbe a distruggere, cancellare se non fermato, ben 92 ettari di territorio proprio dell’area dove insistono questi anelli e reperti archeologici già evidenti in superficie e persino il cuore della formazione di quegli anelli, nonché gli individuati tracciati della via romana per centinaia e centinaia di metri!

Importante anche a tal fine, per guadagnare tempo, presentare al più presto e nei tempi il ricorso al Presidente della Repubblica contro la folle approvazione da parte del Consiglio dei Ministri nel mese di febbraio del 2024 dello scandaloso mega impianto fotovoltaico di Masseria Maramonti che cancellerebbe e danneggerebbe tutto questo patrimonio, di cui ha alta valenza anche proprio la sua libera vista dall’alto, per lasciar posto a ettari ed ettari di pannelli fotovoltaici, cemento, metallo e cavi elettrici, nonché innumerevoli operazioni di pesante scavo.

Ma ovviamente tutte le vie legali, politiche e civiche sono da percorrersi per fermare cotanto scempio inaccettabile inammissibile intollerabile!
La profanazione si nutrirebbe di omertà se restassimo tutti zitti. Io dico No!

Il vasto sito deve essere ora vincolato con massima urgenza!

 

Grazie a Tutti!

 

   Oreste Caroppo            3 maggio 2024

 

 

Nota: perché la “Atlantide salentina”?

Spieghiamo perché il suggestivo nome di “Atlantide salentina” per il sito dei misteriosi Anelli di Arneo oggi minacciati dal mega-fotovoltaico.

 

Confronto suggestivo tra la città di Atlantide, sopra, come descritta da Platone e tre viste dall’alto, sotto, del sito archeologico già protostorico dei misteriosi Anelli di Arneo in Salento.

 

 

Quegli anelli lì sono affascinanti, misteriosi, che origine?
Appaiono già in foto aeree del sito degli anni ’40 e ’50 del ‘900 e sono preesistenti, come si può osservare, alle stradine e ai confini poderali che passano sopra di essi intersecandoli.
Qui vi segnalo questo post facebook ricco di immagini per confronti e approfondimenti.
Non sappiamo l’origine di quegli anelli, sono ancora un mistero da svelare, ma sappiamo dai reperti emersi lì già solo in superfice che proprio lì tra di essi vi furono insediamenti umani almeno dell’Età del bronzo e dell’Età del ferro.
Vedi a tal fine la relazione archeologica allegata al progetto del mega fotovoltaico.
Da qui il nome di Città degli Anelli. Ma il nome vero di quel sito insediativo e/o sacro non lo conosciamo, ma un nome certamente lo aveva!
E perché la chiamiamo oggi la “Atlantide salentina” con questo nome evocativo?
L’ovvia suggestione nasce dal paragone di quelle forme con quelle della mitica e scomparsa famosissima capitale di Atlantide descritta dal filosofo Platone come una città protostorica avente una struttura ad anelli concentrici alcuni colmi di acqua di mare alternati ad altri di terra, il tutto non molto distante dalla costa. Ergo proprio in una piana in posizione paralitoranea, tra il mare e i rilievi dell’entroterra.

 

In questa immagine si disegna la capitale di Atlantide sulla base del racconto di Platone. Immagine tratta dal web.

 

ALLEGATI

Nota: tutti i post facebook riportati in questo articolo, qui di seguito come sopra, contengono numerosi ulteriori dati anche nei commenti nonché nelle loro immagini per approfondire.

 

-) Dal post facebook: https://www.facebook.com/oreste.caroppo.9/posts/pfbid0y1FuDQNbQsS5fz84yD18ZxwbKSPVFLQnFAs3gGx38gPP2yKkH2dids56fXQfCD5wl

 

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AGGIORNAMENTI

 

-) IL SERVIZIO NEL TG DI TELENORBA

Il presente comunicato stampa alla base del servizio di TeleNorba del 7 maggio 2024

Nardò, il Consiglio dei Ministri approva il progetto del mega impianto agrovoltaico – Norba Online

 

Post facebook con il video del servizio di TeleNorba:  https://www.facebook.com/1534895340/videos/2674767616014677/

Il servizio di TeleNorba su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=Rg6lTwABtj8

 

-) DECRETO-LEGGE 15 maggio 2024, n. 63. Il Decreto Agricoltura 2024 pone il divieto per l’installazione di nuovi impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra in zone agricole

Urge anche rimarcare il recente DECRETO-LEGGE AGRICOLTURA del 15 maggio 2024, n. 63 che afferma il divieto di installazione di nuovi impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra in zone agricole. Occorre fare valere i buoni principi di questo decreto in maniera retroattiva anche contro il mega impianto di Arneo a Masseria Maramonti.

https://www.insic.it/tutela-ambientale/energia-e-sostenibilita-articoli/impianti-fotovoltaici-in-zone-agricole-divieto-per-moduli-a-terra-decreto-agricoltura-2024-dl-n-63-24/

Urge massimo impegno di tutto il territorio!

 

 

RASSEGNA STAMPA:

-) https://www.ilsedile.it/stop-al-mega-fotovoltaico-che-minaccia-di-distruggere-limportante-sito-protostorico-degli-anelli-di-arneo-e-la-via-romana-traiana-sallentina/

-) https://norbaonline.it/2024/05/08/nardo-il-consiglio-dei-ministri-approva-il-progetto-del-mega-impianto-agrovoltaico/

-) https://www.noinotizie.it/16-05-2024/salviamo-latlantide-salentina-stop-al-megafotovoltaico/

-) https://mediterranews.org/2024/05/15/salviamo-l-atlantide-salentina-stop-al-mega-fotovoltaico-che-minaccia-di-distruggere-limportante-sito-protostorico-degli-anelli-di-arneo-e-la-via-romana-traiana-sallentina/

-) https://www.mondoradio.net/parte-lappello-per-salvare-latlantide-salentina-e-dire-stop-al-mega-fotovoltaico/

-) https://www.blog.puglia.it/salviamo-l-atlantide-salentina-stop-al-mega-fotovoltaico-che-minaccia-di-distruggere-limportante-sito-protostorico-degli-anelli-di-arneo-e-la-via-romana-traiana-sallentina/

-) https://www.ilgazzettinobr.it/cultura/item/36251-una-petizione-per-chiedere-di-salvare-l-atlantide-salentina

-) https://www.ilsedile.it/una-petizione-per-salvare-latlantide-salentina-stop-al-mega-fotovoltaico-che-minaccia-di-distruggere-limportante-sito-protostorico-degli-anelli-di-arneo-e-la-via-romana-traiana-sallenti/

-) https://www.noinotizie.it/02-06-2024/salvare-latlantide-salentina-appello/

-) https://www.lteconomy.it/bloglte/profilegrid_blogs/una-petizione-per-chiedere-di-salvare-l-atlantide-salentina/

-) https://www.archeomedia.net/nardo-le-il-sito-protostorico-degli-anelli-di-arneo-e-la-via-romana-traiana-sallentina/

-) https://www.blog.puglia.it/una-petizione-per-chiedere-di-salvare-l-atlantide-salentina/

-) https://www.sardegnanews.eu/news/finanziamenti/2024/06/02/una-petizione-per-salvare-latlantide-salentina-stop-al-mega-fotovoltaico-che-minaccia-di-distruggere-limportante-sito-protostorico-degli-anelli-di-arneo-e-la-via-romana-traiana-sallentina-fi/

-) https://mediterranews.org/2024/06/03/una-petizione-per-chiedere-di-salvare-latlantide-salentina-stop-al-mega-fotovoltaico-che-minaccia-di-distruggere-limportante-sito-protostorico-degli-anelli-di-arneo-e-la-via-romana-traiana-sa/

-) https://www.blog.puglia.it/anelli-di-arneo-villaggi-protostorici-e-strada-romana-lunedi-10-giugno-inizieranno-li-gli-scavi/

-) https://salentoilprotagonista.it/le-gallerie-misteriose-della-masseria-maramonti/

-) https://www.mesagnesera.it/salviamo-la-citta-degli-anelli-di-arneo/ 

-) https://www.attivitasolare.com/salviamo-la-citta-degli-anelli-di-arneo-il-salento-rischia-di-perdere-la-sua-atlantide-neolitica/

-) https://www.tiktok.com/@onitsog/video/7491812538359811350 video su YikTok del 14 aprile 2025:

@onitsog

un vasto sito di comprovata valenza archeologica (con evidenti testimonianze di insediamenti riferibili almeno all’Età del bronzo e all’Età del ferro), nonché tra i più iconici misteriosi e interessanti del territorio italiano pugliese e salentino: si tratta dell’ormai famoso sito dei grandi enigmatici Anelli concentrici di Arneo visibili dall’alto, che hanno il loro fulcro nel territorio di Masseria Maramonti, onit divulgazione anelli di Arneo misteri

♬ son original – ASSELINEAU 2027 🇫🇷

-) Articolo sulla Gazzetta del Mezzogiorno cartacea del 15 aprile 2025:

Articolo sulla Gazzetta del Mezzogiorno, Masseria Maramonti, petizione no fotovoltaico, 15 aprile 2025.

-) L’Associazione Italia Nostra si mobilità in difesa degli Anelli di Arneo:

Convegno a Lecce – Italia Nostra per salvare gli Anelli di Arneo – 22 aprile 2025.

-) https://norbaonline.it/2025/04/21/nardo-latlantide-di-arneo-dagli-scavi-la-verita/ secondo servizio di TeleNorba del 21 aprile 2025

 

PETIZIONE

Petizione da firmare: SALVIAMO L’ “ATLANTIDE SALENTINA” SITO ARCHEOLOGICO: NO AL MEGA IMPIANTO FOTOVOLTAICO Lì

Articolo relativo alla petizione: Una petizione per salvare l’ “ATLANTIDE SALENTINA”: Stop al mega fotovoltaico che minaccia di distruggere l’importante sito protostorico degli “Anelli di Arneo” e la via romana Traiana Sallentina!

 

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AGGIORNAMENTO del 9 giugno 2024

 

“ANELLI DI ARNEO”-VILLAGGI PROTOSTORICI E STRADA ROMANA: LUNEDì 10 GIUGNO INIZIERANNO Lì GLI SCAVI?

SIANO SOLO E SOLTANTO SCAVI ARCHEOLOGICI!

No e mai alla realizzazione di un mega impianto industriale fotovoltaico sugli Anelli di Arneo!

Sia un vasto parco archeologico, altro che parco fotovoltaico!!!

“Anelli di Arneo” visti da Google Earth l’11 aprile 2011, lì reperti che testimoniano antichi villaggi capannicoli dell’Età del bronzo e dell’Età del ferro.

 

Un articolo è comparso online questa settimana su una rivista specializzata nel sostegno al settore delle energie rinnovabili e in particolare del fotovoltaico, vi leggiamo da parte degli interessati alla realizzazione del progetto industriale lì:

——————–

Lunedì inizieranno ulteriori scavi con il costante presidio scientifico della Soprintendenza di Lecce per arrivare fino alla roccia e portare a termine altri studi, così da avere massima certezza dei risultati.

Gli scavi dureranno circa venti giorni.  

Verificare con ogni mezzo la storia di questa area. Lo dimostra anche la convenzione che abbiamo firmato con l’Università di Lecce: stiamo finanziando il dottorato di ricerca nella facoltà di Beni culturali proprio per effettuare studi sulla storia dello specifico territorio.

——————–

Sopra alcuni passi estrapolati dall’articolo al link:

https://www.pv-magazine.it/2024/06/06/in-salento-impianto-agrivoltaico-sociale-su-sito-archeologico-lunedi-inizieranno-ulteriori-scavi/

Questi nuovi elementi emersi sulla vicenda in oggetto sono ovviamente interessanti e da approfondire. Chiunque abbia ulteriori dati, spunti, proposte ci faccia sapere cortesemente:

potete scrivere a

orestecaroppo@yahoo.it

o anche qui a commento su questo post facebook più semplicemente:

https://www.facebook.com/oreste.caroppo.9/posts/pfbid0k2GzqUNsoNdz3tGC4ptgdeoj2Z547Q6YBrxmd52Je4JmyZ1hyrii8TZdQuyhqLyZl

Ma anziché di un progetto per valorizzare tutti questi aspetti storici, archeologici e paesaggistici con un radicale cambio di rotta come necessario, vi cogliamo un intento di perseguire la maxi trasformazione del sito che un tale enorme impianto industriale lì per la produzione di energia comporterebbe a cancellazione di cotanta unicità e proprio a cancellazione degli iconici Anelli di Arneo. Nonché a sfregio irreparabile delle importanti suggestioni bucoliche, naturali, agricole e ora sappiamo anche con ulteriore certezza protostoriche del vasto sito.

Non commenteremo qui ulteriormente le parole che voi tutti potete leggere nell’articolo sopra linkato, ma voi tutti ve ne potrete fare una idea personale.

IL MEGA FOTOVOLTAICO PRIVATO MA “SOCIALE” E SUL SITO ARCHEOLOGICO!?

Arriva quindi la nuova terminologia in risposta alla nostra mobilitazione, quella di impianto fotovoltaico sì ma “sociale”(?), così oggi viene presentato quello che lì si vorrebbe realizzare. Verrebbero predisposti nei pressi della masseria giochi per bambini, trovati modi per coinvolgere RSA per anziani e disabili, nonché leggiamo della volontà di ubicare alveari lì de facto poi tra i pannelli fotovoltaici al suolo …

Può ciò giustificare un mega impianto fotovoltaico su sito archeologico e su una strada romana a sconquassar tutto e a danno paesaggistico e agricolo?!

Meglio lì qualche gioco per bimbi, lì proprio lì, o coinvolgere i bambini in progetti di archeologia in un paesaggio bucolico antico e non certamente sfigurato dalla trasformazione industriale fotovoltaica? Persino poi con conseguente elevato inquinamento elettromagnetico e pericolosità elettrica!

Una tale distesa di pannelli comporterebbe persino una modifica significativa addirittura dello stesso microclima di quel territorio, ciò sottolineato qui, tra i suoi molteplici impatti, perché si possa avere una misura dell’entità della distesa di mega fotovoltaico in progetto.

Qui una immagine tratta da Google Earth con una magnifica vista sugli Anelli e con una indicazione dimensionale

https://www.facebook.com/photo/?fbid=10233243252733431&set=a.1888805429917

il segmento giallo che misura circa un chilometro e mezzo tracciato in quelle vastità degli iconici anelli. Ciò anche per una maggiore idea di che devastazione parliamo nella malaugurata ipotesi della costruzione dell’impianto dei mega pannelli in progetto!

E’ il momento anche di visitare il sito in questi giorni, documentare tutto con ogni mezzo e in ogni sua fase, chiedere che i sondaggi di scavo siano fatti con la massima perizia e meticolosità da personale massimamente specializzato e proprio nei punti in cui già emerge tanto materiale archeologico in superficie, come in primis il punto UT3 e poi anche quello UT2 indicato nella stessa relazione archeologica allegata al progetto fotovoltaico e scaricabile dal sito internet della Provincia di Lecce:

https://www.provincia.le.it/ver_ine_nardo_srl/

Vi estrapoliamo ad esempio da quella relazione archeologica redatta da una archeologa nel 2020 questi passi-concetti: “interferenze, tra aree di progetto ed evidenze antiche, sono state notate durante lo svolgimento di ricognizioni territoriali, in occasione delle quali è stato possibile rilevare alcuni affioramenti inediti di materiale archeologico. Nella fattispecie tre Unità Topografiche sono state riscontrate in corrispondenza dell’area che ospiterà il lotto fotovoltaico in progetto: si tratta di evidenze riferibili all’occupazione protostorica dell’area, rappresentate da areali fittili a media-alta concentrazione di materiale (UT 2, UT 3) o con concentrazione sporadica (UT 1). 
Queste testimonianze, che vanno ad aumentare il numero delle evidenze protostoriche per questo settore del Salento, (…) da riferire verosimilmente alla presenza di (…) agglomerati capannicoli(…)

Nel settore nordoccidentale del campo su cui insiste Masseria Maramonti (UT3) si rinvengono sul terreno testimonianze riferibili all’età protostorica Età del Bronzo, e all’Età del Ferro: diversi frammenti fittili di impasto grezzo non tornito, di cui un’ansa a rocchetto; rari frammenti di impasto grezzo con molti inclusi calcarei genericamente attribuibile all’Età del Ferro.”

Vedi anche qui degli estratti in screenshot da quella relazione archeologica del 2020:

http://naturalizzazioneditalia.altervista.org/wp-content/uploads/2024/05/Estratti-dalla-Relazione-Archeologica-del-2020-allegata-al-progetto-di-mega-fotovoltaico-a-Masseria-Maramonti.jpg

L’area che verrebbe devastata dall’impianto:

http://naturalizzazioneditalia.altervista.org/wp-content/uploads/2024/05/Dagli-elaborati-del-progetto-di-mega-fotovoltaico-di-Masseria-Maramonti-la-cancellazione-prevista-di-gran-parte-degli-Anelli-di-Arneo-e-del-loro-cuore.jpg

Proprio lì ergo: VILLAGGI CAPANNICOLI DELL’ETA’ DEL BRONZO E DEL FERRO!

Già nel 2019 le evidenze archeologiche in superficie, frammenti fittili e ossei in una tipica scura “terra marna” da villaggio protostorico, nell’unità topografica UT3 tra gli Anelli le avevo segnalate alla Soprintendenza nella mia lettera-studio di segnalazione del fenomeno complessivo degli Anelli di Arneo e di quel vasto sito: https://www.academia.edu/49580671/IL_MISTERO_DEGLI_ANELLI_DI_ARNEO_segnalazione_di_Oreste_Caroppo 

La mia segnalazione del 2019 alla Sovrintendenza viene anche citata in bibliografia in calce alla redazione archeologica del 2020 sopra citata allegata al progetto.

Possiamo sopra e intorno a tali insediamenti capannicoli, (grandi o piccoli che furono, fortificati o meno, una costellazione di villaggi vicini o uno solo più vasto), “agglomerati capannicoli” di cui si parla proprio nella relazione archeologica del 2020, allegata al progetto industriale fotovoltaico, in merito ai materiali archeologici osservati lì in superficie, insediamenti che già possiamo dire proprio lì frequentati per diversi secoli, dato l’arco temporale ad ora emerso, sia Età del bronzo che Età del ferro, realizzare un mega impianto fotovoltaico? Non vanno vincolati invece? Non va vincolata ad area di rispetto tutta l’area attorno per centinaia e centinaia di metri?

Ma l’area attorno non è neppure un’area qualsiasi, siamo proprio nei misteriosi Anelli di Arneo, che come minimo andrebbero valorizzati e vincolari già solo per la loro unicità paesaggistica come geosito/sito archeologico, non devastati in tal modo dal progetto industriale in questione!

Vi percepiamo una tentativo della controparte di minimizzare su quegli anelli?!

Ma ci sono, sono evidentissimi, eppure leggiamo nell’articolo sopra linkato in cui si annunciano gli scavi: “Abbiamo incaricato esperti di effettuare una perlustrazione con georadar per verificare se ci fossero anomalie sotto il terreno, ma non è emerso nulla“.

Ma della presenza di quegli anelli, della loro esistenza lì se ne prende atto anche nella relazione archeologica del progetto redatta nl 2020, sebbene lì non se ne dà una spiegazione né della loro origine né del perché tale frequentazione umana proprio lì.

Estraiamo in merito dalla stessa relazione archeologico del 2020 allegata al progetto e sopra già menzionata:

Si segnalano, in questa sede dedicata all’inquadramento geomorfologico, il 
rilevamento di anomalie fotografiche (…) Il contrasto cromatico, che è possibile notare in più settori prossimi all’area in progetto, si riferirebbe allo stesso substrato geologico che interferisce nella crescita differenziata della vegetazione generando il binomio del tipo verde chiaro – verde scuro. Quest’anomalia si rileva esclusivamente in campi coltivati a seminativo in cui la crescita differenziata della coltura, in questo caso grano o fieno, è maggiormente accentuata (…) lo studio del territorio da immagini aeree, riguarda il rilevamento presso località Masseria Maramonti di tracce da vegetazione che definiscono una inconsueta forma ad anelli concentrici (…) Coerentemente con la classificazione canonica di traccia da vegetazione, nella località è possibile notare un’alternanza cromatica del tipo verde chiaro – verde scuro riferibile ad una probabile alternanza di elemento positivo – elemento negativo.

Nella relazione archeologica se ne rimanda la spiegazione allo studio geologico del sito, ma la relazione geologica allegata al progetto dell’impianto lì ignora, non ne prende atto di quegli anelli che l’archeologa definisce “INCONSUETI”, eppure qualcosa sono, basti vedere ad esempio queste immagini dall’alto:

guardate ad esempio i tratti più scuri qui ad Ovest del centro degli Anelli

https://www.facebook.com/photo/?fbid=10232776625948053&set=pcb.10232776497424840

Qui più in dettaglio:

https://www.facebook.com/photo/?fbid=10232776631388189&set=pcb.10232776497424840

Se riuscite a scorrere le immagini di questo album su Facebook tanti dati di approfondimento:

https://www.facebook.com/oreste.caroppo.9/posts/pfbid02W6EGZUZ9XHjJcfoa6aBGYdRPDbyorqc9dgmspqXekPivzhFjXinikHnaTPtkknnyl

Qui la vista degli Anelli già in foto aeree degli anni ’50:

https://www.facebook.com/photo/?fbid=10232776160016405&set=pcb.10232776497424840

Anche una rivista online di archeologia ha dato spazio in questi giorni allo scandalo di un mega impianto fotovoltaico su un sito archeologico protostorico e su una antica strada romana:

https://www.archeomedia.net/nardo-le-il-sito-protostorico-degli-anelli-di-arneo-e-la-via-romana-traiana-sallentina/

 

Fate girare la raccolta firme, mi raccomando!

-) Non si possono ubicare i pannelli fotovoltaici sopra distese di cocci dell’Età del ferro e dell’Età del bronzo segno di antichi insediamenti, né nei loro dintorni
-) Non si possono sconquassare percorsi per ubicarvi i cavidotti quando questi sono stati individuati come tracciati di una importante antica via messapica e romana, la via romana Traiana Sallentina nel caso in questione
-) Non si possono devastare e coprire forme tanto iconiche e “inconsuete” come quelle degli “Anelli di Arneo” visibili dall’alto e definiti “l’Occhio del Salento”
-) Non si possono fagocitare antiche masserie tra distese industriali di pannelli fotovoltaici e cavi elettrici
-) Non si può compromettere in tal modo il paesaggio goduto da una strada definita come paesaggistica nel Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia (PPTR)
-) Non si possono ubicare tali pannelli su ben 92 ettari di suolo naturale ed agricolo cambiando così persino il micro-clima della zona!

A cosa servono le valutazioni di impatto ambientale con tanto di relazione archeologica per stabilire se autorizzare questi impianti se proprio quella relazione archeologica ufficiale e commissionata dalla stessa ditta fotovoltaica, quindi persino di parte pensiamo al paradosso del caso, racconta la presenza di quei reperti e di quelle strade romane definendo un rischio archeologico massimo (“ALTO”), e se proprio pur alla luce di tutto questo l’impianto viene autorizzato?!
Ma di che presa in giro si parlerebbe allora?!

Nessun compromesso tra archeologia, paesaggio, agricoltura tradizionale e restauro nel buon principio del “dove era e come era” da un lato e industria per la produzione di energia dall’altro è consentibile!
Valore SOCIALE etica sociale è fare economia dalla valorizzazione del territorio, anche archeologica, non stravolgerlo e devastarlo per l’industria energetica!

Lì in Arneo a Maramonti rapida riconversione del progetto in parco archeologico, altro che parco fotovoltaico!!!

 

PER APPROFONDIMENTI

-) dossier aggiornato http://naturalizzazioneditalia.altervista.org/salviamo-l-atlantide-salentina-stop-al-mega-fotovoltaico-che-minaccia-di-distruggere-limportante-sito-protostorico-degli-anelli-di-arneo-e-la-via-romana-traiana-sallentina-sia-tutto-sott/

-) http://naturalizzazioneditalia.altervista.org/una-petizione-per-salvare-l-atlantide-salentina-stop-al-mega-fotovoltaico-che-minaccia-di-distruggere-limportante-sito-protostorico-degli-anelli-di-arneo-e-la-via-romana-traiana-sallentina/

 

GRAZIE TANTE A TUTTI VOI!

E’ il momento della massima incisività, fermezza, attenzione per la tutela del nostro territorio, del suo paesaggio e della sua storia ancora ignota!

 

La PETIZIONE

https://www.change.org/p/salviamo-l-atlantide-salentina-sito-archeologico-no-al-mega-impianto-fotovoltaico-l%C3%AC

firma e condividi!

 

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Screenshot da pagina 4 della Delibera di Giunta N 112 del 20 marzo 2025 del Comune di Nardò in merito a cosa scrive la Soprintendenza (SABAP) in seguito agli esiti della campagna di scavo archeologico condotta a Masseria Maramonti la scorsa estate (2024):

Dalla Delibera di Giunta N 112 DEL 20 marzo 2025 del Comune di Nardò.

 

 

     Oreste Caroppo     (studioso del territorio)

 

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