AGRO-ECOSISTEMA ULIVETO: manifesto per il riconoscimento del vasto ecosistema dell’uliveto quale Agroforesta degli Ulivi di Puglia per la sua massima tutela e valorizzazione nel verso della rinascita naturalistica e culturale dell’intero paesaggio di Puglia

Manifesto per il riconoscimento del vasto ecosistema dell’uliveto quale Agroforesta degli Ulivi di Puglia per la sua massima tutela e valorizzazione nel verso della rinascita naturalistica e culturale dell’intero paesaggio di Puglia

 

”La selva oscura” agro di Scorrano, uliveti al tramonto dopo i violenti nubifragi appena passati. 20 novembre 2017. Foto di Giovanni Enriquez (dal link).

 

L’insieme degli uliveti di Puglia, come esteso unico organismo agro-forestale, inserito nel più vasto paesaggio storico naturale di Puglia, terra del sud Italia peninsulare protesa nel mare al centro del Mediterraneo.

Affermiamo la natura dell’ ecosistema uliveto come agro-foresta pugliese naturale e antropica al contempo, e chiediamo che come tale sia riconosciuta anche legislativamente, con nuovi strumenti di legge regionali, nazionali e comunitari, ad hoc emessi, e che siano sviluppate virtuose politiche orientate secondo i dettami virtuosi conseguenti a questa visione e raccolti in questo manifesto.

L’ agro-foresta degli ulivi di Puglia, formata da estesi, come da e piccoli uliveti, giacenti in proprietà differenti e con alberi plurisecolari monumentali come costituita da alberi più giovani, deve veder estesa ad essa, all’ uliveto dunque, l’ insieme dei quadri vincolistici già esistenti a livello nazionale per le aree boschive. Come bosco l’uliveto deve essere considerato, bosco d’ulivi e non solo, e come tale riconosciuto e vincolato.  Vincolato per

-) le sue valenze molteplici naturalistiche, ed in tal senso si ricordi anche solo che molti ulivi sono innestati su oleastri autoctoni e selvatici, frutto di antichi smacchiamenti selettivi nei quali venivano lasciati in loco gli olivastri presenti nella macchia mediterranea spontaneamente che poi venivano innestati con le varie cultivar di ulivo locali, ecco perché in alcuni antichi oliveti non si osservano sesti regolari di piantumazione degli alberi, l’ uliveto pertanto come testimone vivente della “foresta primigenia” di Puglia, nonostante le opere di smacchiamento;

-) per le sue valenze storiche-culturali legate alla civiltà contadina senza tempo da epoche protostoriche sino ai nostri giorni, motivo per cui l’ uliveto, con le sue strutture storiche, trulli, casupole varie, muretti a secco, pozzi, masserie, frantoi, ecc. è esso stesso un monumento culturale;

-) per motivi di prevenzione del dissesto idro-geologico dato che le radici degli ulivi, che han preso il posto della foresta pugliese, mantengono una importante funzione di trattenimento dei suoli contro dilavamenti, smottamenti e frane, grazie agli apparati radicolari;

-) per motivi micro-climatici e di ossigenizzazione e purificazione dell’aria dato che gli uliveti, pur nelle sostituzioni al bosco originario, hanno permesso di preservare una copertura di tipo forestale con le loro chiome, sulla terraferma pugliese;

-) ecc.

Per tutti questi motivi storico-paesaggistici, storico-naturali, socio-culturali, identitari ed economici connessi alla plurisecolare pratica olivi-colturale, si chiede il riconoscimento per tutto il complesso degli uliveti pugliesi come agro-foresta e l’estensione ad essi di tutti i vincoli già esistenti per le aree boschive-forestali, e tra questi il divieto di taglio e danneggiamento degli alberi, e tanto più di quelli monumentali, le fasce di rispetto, e il vincolo di intoccabilità pluriennale per gli uliveti percorsi dal fuoco al fine di permetterne la rigenerazione dai polloni radicali, e nuovi innesti eventualmente con le medesime cultivar per fermare alla radice speculazioni devastatorie di ogni tipo, animate dall’ intento di cancellare la presenza dell’ uliveto, sperando di cancellarne i vincoli conseguenti.

Le conseguenti nuove pratiche, interventi virtuosi e politiche da sviluppare e favorire estesamente con ogni mezzo:

-) intervenire lungo i margini degli uliveti con il restauro dei tipici muretti a secco e la sostituzione dei muri in cemento e/o in rete metallica con altre bordure più consone (muretto in pietra a secco, staccionate in legno, siepi di macchia mediterranea e piante autoctone adatta ai luoghi, (conservando le specie esotiche eventualmente presenti), la tradizione dei “sipali” spontanei lungo i margini dei poderi, magari anche bordati da muretti a secco);

-) riforestare con le piante autoctone, eventualmente anche con le antiche cultivar, le fasce perimetrali degli uliveti per la creazione di corridoi ecologici volti alla massima cura del paesaggio, ripristinandone il pittoresco, la salubrità e la biodiversità naturale e storica;

-) favorire anche altre colture nell’oliveto, come quelle della vite (vigneto), delle leguminose, delle piante da frutto come peri, mandorli, carrubi, nespoli, sorbi, ecc., come avveniva in passato contro la bio-povertà della monocultura;

 

Dipinto di Filippo Palizzi, Grano maturo (Cava dei Tirreni- Campania, prov di Salerno), 1863. Ricchezze cancellate dall’industria del sottosviluppo post-unitario, da ripristinare! Sud Italia, secolo ‘800, un grano alto due metri, (come alto il grano della oggi tornata famosa e diffusa in Puglia “varietà Cappelli” detta). Grani antichi che finalmente anche nel Salento si stanno recuperando e tornando a piantare e che ci auguriamo tornino a diffondersi sempre più per ridare salute e suggestioni e ricchezze paesaggistiche storico-naturali alla nostra terra! [Dal mio post facebook del 4 marzo 2013 a questo link]

-) interventi volti alla bonifica degli inquinanti, rimozione dei rifiuti, (discariche abusive), decementificazione ovunque possibile, ritorno alle strade in sterrato lungo i vecchi tratturi;

-) divieto totale dell’uso dei diserbanti chimici di sintesi all’interno delle aree ulivetate e lungo i loro margini, da parte di privati come di enti pubblici, favorendo lo sfalcio meccanico dell’erba e soprattutto la brucatura da parte di erbivori domestici e selvatici che restituiscono l’erba al suolo sottoforma di deiezioni ancor più fertilizzanti. Valorizzare l’ importanza agronomica dei manti erbosi ai piedi degli ulivi, negli uliveti, per la conservazione e captazione dell’ umidità nel terreno, per la vitalità dei suoli vegetali;

-) far tornare a pascolare gli animali negli uliveti, soprattutto nei mesi non interessati dalla raccolta delle olive, favorendo forme interpolate di gestione dell’uliveto, fra colture presenti (che a volte vedono insieme all’olivo nei medesimi siti anche altre essenze, come mandorli, noci, etc.), e l’allevamento del bestiame a pascolo brado, soprattutto delle nostre varietà più tipiche (mucca podolica pugliese, cavallo murgese, asino apulo di Martina Franca, capra ionica e garganica, pecora moscia leccese, bufala apulo-campana, maiali, oche, galline, etc.), ma non solo, come anche della fauna selvatica secondo l’ esperienza già ottima mostrata in tal senso da alcune aziende faunistiche pugliesi, (con reintroduzione dei mammiferi un tempo non lontano diffusissimi in tutta la Puglia, dal Gargano al Capo di Leuca, cervi, daini, caprioli, cinghiali; ma anche mufloni e l’egagro-la capra selvatica italiana oggi presente nell’Isola di Montecristo, etc.); da qui anche l’ esigenza di paesaggi misti, con boschi, pascoli ed uliveti insieme, e ripristino e rivalorizzazione naturalistica e decementificazione dell’idrografia superficiale, fatta di canali-rivi, acquitrini, paludi, laghi, fiumi, al fine anche di consentire, nel miglioramento paesaggistico-naturalistico, economie agro-silvo-pastorali nei medesimi territori, favorendo con il rimboschimento del territorio con le antiche specie autoctone o, comunque, proprie della medesima area euro-mediterranea, anche un conseguente e parallelo ripopolamento faunistico della Puglia con le antiche specie. Ripopolamenti e rimboschimenti da tornare a guardare come risorsa e ricchezza culturale, naturale e silvo-agro-pastorale, sfruttando le mille nicchie ecologiche che in potenza il territorio può esprimere, ma che sono invece mortificate, dalle mancanza delle virtù naturalistiche che qui riaffermiamo, e dalla mancanza di approcci di collaborazione stretta tra allevatori (apicoltori inclusi) e coltivatori che bisogna invece massimamente favorire;

-) far sì che sia azzerato l’uso dei fertilizzanti chimici industriali negli uliveti, attraverso anche la minimizzazione dell’asporto delle ramaglie di potature, attraverso la biotriturazione delle ramaglie e loro dissemina in loco per la produzione di un esteso compost naturale. Favorire forme di compostaggio negli uliveti di prodotti organici di scarto selezionati e tutto secondo misura, senza criminalizzare certo l’uso del naturalissimo fuoco per ridurre in fertilizzante cenere foglie e ramaglie;

-) le potature devono essere ridimensionate e minimali nel massimo rispetto degli alberi, della loro vera produttività, maestosità e del loro tendenziale naturale portamento, ponendo così fine alle folli potature meccanizza-uliveti  e procaccia-biomassa che sempre più frequentemente si ha il disgusto di vedere in questi anni, per un mercato della legna e della biomassa asportata in quantitativi sproporzionati alle vere esigenze olivicole;

-) per eliminare il problema delle acque di sentina attuali scarti derivati dalla molitura delle olive che divengono appunto un problema poiché trattenute dai singoli frantoi, costretti poi a smaltirle tutte in aree necessariamente limitate congestionando i luoghi con conseguenti cattivi odori, fare in modo tale che ogni singolo produttore di olio insieme all’olio prelevi dal frantoio, obbligatoriamente, anche le derivate acque di sentina e altri sottoprodotti se ritenuti e visti dal frantoio come rifiuti. In modo tale che tali sottoprodotti vengano smaltiti dai singoli produttori di olio in tal modo: acque di sentina e altri sottoprodotti di scarto saranno ridistribuiti ai piedi dei medesimi ulivi da cui le olive sono state raccolte, in tal modo evitando, con queste conseguenti diluizioni delle acque di sentina su vastissimi uliveti, il fenomeno del congestionamento sopraesposto. Tutti questi sottoprodotti dell’olivicoltura potranno correttamente così tornare ad essere quali sono, delle fonti di compost e dunque sostanze autofertilizzanti per gli oliveti con loro rapida riassimilazione nei cicli naturali dell’oliveto, evitando quei fenomeni di cattivo odore e magari anche inquinamento delle falde potabili cui oggi si assiste per l’assurda pratica di assegnare ai frantoi il compito di smaltire ciò che nelle loro mani diventa un rifiuto, ma che in realtà sarebbe ed è un utile naturale prodotto fertilizzante per tutti i produttori.

Tutto questo, unito alle migliori pratiche per la produzione di un olio della massima qualità e salubrità nel verso delle filosofie del biologico e della tradizione, olio delle locali cultivar pugliese e del meridione d’ Italia, per svincolare l’olivicoltura e il paesaggistico olivetato pugliese dal giogo dell’industria chimica che lo opprime, avvelena e ne tarpa le ali, per difender tale paesaggio identitario  dalle speculazioni consuma-suolo e devasta-paesaggio, dai cattivi costumi sotto-culturali, dai giochi burocratici e amministrativi che creano leggi-specchietto per allodole in nome della falsa tutela degli ulivi secolari e degli oliveti, anche con approssimati, riduttivi e opinabili criteri di monumentalità e con dozzinali censimenti fantoccio; tutto questo per il bene del paesaggio, della salubrità, dell’ambiente, dell’acqua, dei suoli e dell’aria, e dei prodotti agro-alimentari, della piacevolezza di vita, e per l’avvio del processo di restauro paesaggistico, di riforestazione e rinaturalizzazione del territorio pugliese con le antiche specie animali e vegetali perdute, o in rarefazione, specie poi se per causa antropica e che ci vengono dagli studi del nostro passato.

Il tutto permetterà poi anche la produzione di un olio che, con tutte le accortezze necessarie, sarà al top dell’eccellenza non soltanto per le proprietà organolettiche, gastronomiche e degustative, ma anche perché portatore del valore aggiunto del pittoresco paesaggistico agro-forestale di cui sarà il simbolo primo!

 

Manifesto firmabile da associazioni e singoli 

CONDIVIDENDO è come sottoscrivere!

0 N

————————————————————-

Da un iniziativa lanciata nel marzo 2015 dal Salento

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *