Il suo “muschio” vale più dell’oro! Si allevi brado il Mosco anche in Italia; in Europa vi son i resti fossili dei suoi antenati

Il suo “muschio” vale più dell’oro! Si allevi brado il Mosco anche in Italia; in Europa vi son i resti fossili dei suoi antenati

Mosco del Kashmir (Moschus cupreus)

 

COSA SI ASPETTA AD ALLEVARLO IN AMPI SPAZI NATURALI ANCHE IN ITALIA!?
Forse si aspetta che vengano modificati geneticamente per essere brevettati con la scusa e monopolizzati dai soliti furbi delle lobby multinazionali?!
 
 
I Moschidi sono ruminanti di piccola taglia presenti nell’Asia centro-orientale e centro-meridionale. Presentano un paio di canini superiori simili a zanne. Attualmente il loro areale è interamente asiatico,  ma i resti fossili dei membri più antichi della famiglia sono stati trovati in Europa, in depositi oligocenici.
 
Vengono considerati gli animali più pregiati dell’Asia. Ciò è soprattutto dovuto al “muschio“, un liquido denso, oleoso, quasi gelatinoso, di color rosso che, asciugandosi, diventa nero, essudato di una ghiandola posseduta da questi animali. La ghiandola del “muschio” è presente solo nei maschi adulti. Si trova in una sacca situata tra i genitali e l’ombelico e il suo secreto viene impiegato molto probabilmente per attrarre le femmine.
Appena estratto, il muschio emana un odore molesto, che diventa però piacevole man mano che si asciuga.
Viene usato normalmente in profumeria, ma in Cina è considerato anche un afrodisiaco, una sostanza fertilizzante e persino un sedativo.
 
Era il profumo dei re ed imperatori!
Il “muschio” è considerate più prezioso dell’oro e vale fino a 45.000 dollari al chilo!
 
A tutt’oggi, il mosco viene cacciato principalmente per il suo muschio.
Non è però necessario uccidere il mosco per estrarne il muschio, che può esser prelevato infatti introducendo nella sua borsa un apposito tubo, dopo di che una lieve pressione basterà a farlo schizzare fuori.
In proposito, lo zoologo russo Konstantin Flerov, suggerì, a metà del XX secolo, di allevare il mosco, il che avrebbe permesso di creare un’industria redditizia.
 
Ergo non vi sarebbe neppure nulla di cruento nell’ estrazione di questa preziosità!
 
Quale specie introdurre in Italia per l’ allevamento?
Una specie che abbia anche valore ecologico, che ricordi gli antichi antenati di questa famiglia presenti in Europa, che viva nei territori dell’ Eurasia più vicini, e in habitat compatibili e simili ad habitat incontrabili in Italia per questo allevamento.
 
Il Mosco più prossimo all’ Italia per areale è il
 
Mosco del Kashmir (Moschus cupreus)
(in foto sopra)
Vive nella regione himalayana del Kashmir, nelle estreme propaggini settentrionali di India e Pakistan, e nell’Afghanistan settentrionale. Suo habitat sono i prati alpini, boscaglie e foreste di abeti, aridi altopiani a quote elevate.
Ambienti che non mancano in Italia!
 
Riconfermata recentemente anche la sua presenza in Afghanistan:
 
Vi sono nel mondo già esemplari in cattività da cui partire per l’allevamento!
Un bel articolo sul muschio del Kasmir: https://profumo.it/viaggio-in-cashmir/il-muschio-del-cashmir/
da cui riporto questo passo qui nel blog rimandando al bellissimo articolo per la sua lettura completa:
Il muschio viene da un piccolo mammifero artiodattilo del Kashmir, sembra un piccolo cervo senza corna ma con due zanne buffe che gli servono a staccare il muschio di foresta di cui di nutre. Sotto la pancia ha due ghiandole pelose che producono piccole palline (vedi foto qui sotto in URL dal link: https://profumo.it/it/wp-content/uploads/2014/06/moschus_moschiferus_pods.jpg) di una sostanza nera molto odorosa; il muschio. Soltanto il cervo maschio produce il muschio, e va seminando grani profumati sul suo territorio per avvertire gli altri maschi che questa è casa sua e di non pensare stabilirsi in questa zona. I grani di muschio servono anche ad sedurre una femmina perché tutti sanno che le femmine vanno pazze per i profumi.

Tanti anni fa, quando Marco Polo viaggiò in Kashmir, il muschio era raccolto una volta l’anno, sul suolo dei boschi, dagli uomini del Re del Kashmir ed era vietato  disturbare quegli animali.
(…)

Oppure si potrebbero valutare le specie affini di Mosco che vivono in altre aree asiatiche, come ad esempio in Siberia; ma l’ideale sarebbe sempre privilegiando le popolazioni che vivono in aree spazialmente più vicine all’Europa:
Sono animali a rischio di estinzione e i nostri governi, il Ministero dell’ambiente e il Ministero dell’agricoltura dovrebbero aiutare giovani ragazzi che volessero lanciarsi in questa bella attività produttiva che crea naturalizzazione, valorizza habitat selvaggi, e che ha un valore conservazionistico importante.
Avere più esemplari nel mondo è sempre una garanzia per la sopravvivenza delle specie e per progetti di ripopolamento in natura, sperando non siano necessari, dove la specie dovesse localmente stinguersi.
E sarebbe anche un bel modo per aggiungere economia alle famiglie che vivono di attività agro-silvo-pastorali nelle nostre aree montane appenniniche dove tante altre specie attendano di essere ridiffuse, come gli

Stambecchi (Capra ibex)

Non si vede tutti i giorni.

Publiée par Gianfranco Gordini sur Mercredi 14 novembre 2018

Pensate, nel Paleolitico gli Stambecchi (Capra ibex) vivevano lungo quelle che oggi sono le coste di Castro in Salento (vedi in merito questo studio paleontologico al link: https://www.academia.edu/36456570/Grotta_Romanelli_Southern_Italy_Apulia_legacies_and_issues_in_excavating_a_key_site_for_the_Pleistocene_of_the_Mediterranean), oltre che nelle interne aree italiane appenniniche!
Qualche masseria didattica locale ce ne dovrebbe reintrodurre un gruppo con maschi e femmine fertili. Scommetto resteremo sorpresi dal vederle ben riadattarsi ai luoghi del Parco naturale Otranto-Santa Maria di Leuca!
 
E c’è un intero Appennino da ripopolare con questi Stambecchi!
 
Lo Stambecco sulle Alpi, che oggi chiamiamo Stambecco delle Alpi, è stato confinato lì in primis dalla caccia, dato che viveva nell’ Appennino e in Salento nel paleolitico, in Salento in zone costiere persino!
Del resto anche sulle Alpi ne erano rimasti pochi esemplari per il piacere di nobili cacciatori, finché per fortuna si decise di creare nell’ ‘800 una riserva reale per evitare che si estinguessero del tutto! Ora tu vuoi bloccare quel successo conservazionistico che per sua natura deve portare alla ridiffusione anche a centro e al sud dello Stambecco?! NO
CONTRO I DELIRI DELLA FALSA-ECOLOGIA E DEL RAZZISMO VERDE!
 

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