Quel misterioso “TOPO VOLANTE” del SALENTO!? Forse il Topino panciabianca! 

Quel misterioso “TOPO VOLANTE” del SALENTO!?

Forse il Topino panciabianca!

Il 7 novembre 2017 scrivevo il post facebook, di cui qui il link, che aveva come incipit, questo in caratteri maiuscoli:

SAREI GRATO A CHI MI RISOLVESSE IL MISTERO LEGATO AGLI ZOOLOGI DELLA FAMIGLIA COSTA DEL “TOPO VOLANTE” SALENTINO!

Di quel post riporterò a seguire il testo e i miei commenti, ad esso, in cui sarà dipanato e probabilmente svelato questo affascinante mistero zoologico.

Topino panciabianca o detto Crocidura ventrebianco (Crocidura leucodon – letteralmente Crocidura codi-bianca). Immagine dal link.

 

Dai testi di Oronzo Gabriele Costa di Alessano (1787 – 1867), sulla fauna del Regno di Napoli di cui faceva parte il Salento, o da quelli del figlio Giuseppe che scrisse anche lui un testo di zoologia intitolato “Fauna Salentina” (estesa a tutta la vasta provincia di Terra d’Otranto) , discende, credo di aver capito nelle mie ricerche, la questione del misterioso “topo volante” in Salento, di cui da piccolo lessi persino su un vecchio sussidiario italiano per le scuole, addirittura, che mi capitò tra le mani, nel paragrafo sulla fauna del Salento nel capitolo dedicato alla regione Puglia; ma anche l’accenno allo stesso mistero zoologico lo trovai riportato nel bel libro dei naturalisti italiani contemporanei Fulco Pratesi e Franco Tassi sulla natura pugliese pubblicato da Mondadori, intitolato “Guida alla Natura della Puglia, Basilicata e Calabria”, edito nel 1986;

dal paragrafo sul Salento di questo testo Mondadori, estraggo e riporto questo passo, dove si parla dei disastri causati alla natura locale dall’opera dell’uomo in pochi decenni, dal tempo ottocentesco ai nostri giorni: “se la situazione dei boschi non è allegra, altrettanto preoccupante quella della vita animale, perché i rappresentanti più insigni della fauna sono ormai scomparsi, né si potrebbe trovare oggi traccia alcuna dei Daini e dei Caprioli di un tempo, né del misterioso topo volante che ancora un secolo fa il Costa osservava in saettanti evoluzioni tra gli anfratti rocciosi e i ruderi della penisola.” (a pag. 100).

Inutile dire che sulla mia curiosità di bambino questi passi ebbero un grandissimo potere immaginifico, e mi portarono a cercare tanto sui testi ottocenteschi nelle biblioteche, tanto sul campo, chiedendo ai contadini, illudendomi nel loro racconto di roditori saltellanti con lunghi balzi tra i rami dei pini, cercando nei campi e con il naso all’insù nelle pinete di Otranto, Melendugno e Vernole, ma nulla …

Coinvolgendo tutti nell’approfondimento della questione tramite il social network, amici salentini rimarcarono che spesso il concetto di “topo volante”, in varie forme vernacolari, era usato per in Salento per indicare il pipistrello.

Coinvolsi tutti anche a riportare come chiamavano nel loro dialetto i pipistrelli, scrivendo tale nome e il loro paese a commento in un post apposito, qui al link: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10208337684509791&set=a.10208219055144131.1073741854.1534895340&type=3&theater Da questa ricerca era emerso questo: chiamano,

a Sannicola e Cutrofiano, i pipistrelli: “sorgialindi“,

a San Pietro Vernotico, pipistrello: “surgelindu“,

a Lecce, pipistrelli: “surgi cu ll’ale“, topi con le ali.

(“Cattapignula” il nome dato ai pipistrelli nel dialetto della mia città, Maglie; idem nella vicina Otranto).

Ma era mai possibile che si desse tanta enfasi in quel libro della Mondadori a quel “topo volante”, dicendolo persino “misterioso” se si fosse trattato solo di ben noti pipistrelli?

Anche per risolvere questo mistero consultai da piccolo (nel 1995) nella comunale biblioteca Francesco Piccinno di Maglie, che conserva testi vetusti, (in quanto anche biblioteca pubblica addirittura dal 1666), il libro dello zoologo salentino Giuseppe Costa di Alessano, intitolato “Fauna Salentina, ossia enumerazione di tutti gli animali che trovansi nelle diverse contrade della Provincia di Terra d’ Otranto” Lecce, Tipografia edit. Salentina 1871-1874, nella “Collana di opere scelte edite o inedite di scrittori di Terra d’Otranto”,

lì vi trovai un nome dialettale riconducibile all’italiano “topo volante”, ovvero “surge ulateu” e attributo a queste due specie un “Topo selvatico” e una specie di Crocidura (simile e parente dei toporagni) che allora veniva osservata e descritta scientificamente dai Costa per la prima volta, almeno in loco, e da loro battezzata “Crocidura Otrantina”; riporto quanto ricopiai allora dal testo:

“Topo selvatico – Mus sylvaticus, Lin. (…) vien riconosciuto in Lecce ed in quasi tutta la provincia col nome di “surge ulateu”, supponendo che esso di salto giunga sulla spiga, benché per altro la maggior lunghezza dei piedi posteriori gli concilii la facoltà.

“Crocidura Otrantina. [Nome scientifico dato dallo zoologo suo padre a questa nuova specie di mammifero] Crocidura hydruntina O. G. Costa
(…)
Siccome è stata essa per la prima fiata da me scoperta e descritta da mio signor padre [ndr. Oronzo Gabriele Costa] nelle monografie delle nostrali specie di Mammiferi, ec.
(…)
In provincia è molto rara. Un individuo adulto maschio ne ho trovato presso Otranto in un potere non lungi dal mare in aprile 1843. Un altro ancor piccolo forse non ha ancora compiuto il mese ne trovai in novembre 1845, in un vasto fondo sativo presso Borgagne; ed altri individui ne ho raccolto presso Malandugno nel 1851 niuno però ben sviluppato come il primo. – Niuno altro prima di me scoperta avea questa specie. riceve essa quasi generalmente il vernacolo nome “surge ulateu” e gli si suole dare la caccia con gli stessi strumenti che si adoperano pe’ campajouoli”

Ma è questa la soluzione del mistero? Tanta enfasi per un topo selvatico o un per una nuova specie di crocidura, o questa crocidura, o quel topo, era davvero assai particolare per abitudini da meritarsi il vernacolare nome di “surge ulateu“? O quale altra spiegazione?

Ad oggi la spiegazione più plausibile è che naturalisti successivi ai Costa leggendo le loro opere e la loro enfasi per una nuova specie endemica, “Otrantina” appunta battezzata, e chiamata in loco dalla gente, che la conosceva, come topo volante, in vernacolo “surge ulateu“, ne nacque il mito di un misterioso topo volante che ebbe ampia diffusione oltre la dimensione geografica prettamente locale.

I locali, possiamo immaginare, avevano sviluppato quell’appellativo di volanti, per quella crocidura e per i topi selvatici, poiché semplicemente animali molto attivi e agili nei loro spostamenti?

Riporto qui un articolo uscito sul Quotidiano di Puglia, scritto dall’amico e giornalista Elio Paiano di Otranto, su Oronzo Gabriele Costa, con proprio un disegno della Crocidura Otrantina dalle illustrazioni testi ottocenteschi dei Costa, qui il post facebook del 7 novembre del 2017 di Elio Paiano con una foto dell’articolo: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10214446164176286&set=a.3305117915165.160177.1484530798&type=3&theater

Mio padre scrisse un libro meraviglioso, da Otranto a Leuca. Mi parlava di un grande naturalista, una figura così…

Publiée par Elio Paiano sur Mardi 7 novembre 2017

Dalla possibilità ora di consultare online i libri dei naturalisti della famiglia Costa
riporto qui questa immagine dove fondo insieme i dati testuali forniti da Giuseppe Costa sulla sua scoperta zoologica, tratti dal Volume I della sua opera
“Fauna Salentina” di Giuseppe Costa
e un’illustrazione della Crocidura Otrantina tratta dal testo intitolato “Fauna del Regno di Napoli” di Oronzo Gabriele Costa, padre di Giuseppe Costa, che pure nella sua opera di zoologia ben descrisse questo mammifero dall’esemplare olotipo trovato dal figlio Giuseppe nei pressi di Otranto nel 1843.
Crocidura Otrantina descritta dai naturalisti salentini della famiglia Costa

 

E di quella Crocidura tanto otrantina non si hanno più tracce in Salento? Un mistero zoologico scoperto ne apre dunque ancora un altro in merito al destino di questa Crocidura Otrantina.

Potrebbe esistere ancora quella endemica specie (o sottospecie) “Crocidura Otrantina” battezzata dai Costa? O essa rappresentava una popolazione relitta in Salento di una specie di Crocidura a maggiore diffusione europea?

A questo punto mi sono spostato nel verso della ricerca in merito alla Crocidura Otrantina dei Costa nella letteratura scientifica zoologica, ed è così che mi sono imbattuto in questo lavoro del 2016 pubblicato in questo PDF scritto dal professor Livio Ruggiero del Museo dell’Ambiente – Università del Salento, scaricabile cliccando questo LINK; ho così scoperto che giungendovi per altra via al medesimo mistero del Topo volante salentino, egli ha cercato le mie medesime risposte negli studi di Costa, e approdando quindi dal dialetto alla medesima identificazione del “topo volante” salentino con la Crocidura Otrantina dei Costa chiamata “surge ulateu” dal popolo del Salento.
In particolare il professor Livio Ruggiero, persona dai vasti poliedrici interessi scientifici, come bello che sia, nel 1985 fu chiamato a partecipare alla preparazione dell’evento di celebrazione del centenario della fondazione dell’ “Istituto Tecnico Oronzo Gabriele Costa”,  che era stato intitolato proprio a quel naturalista salentino – da vari anni il professor Livio Ruggiero si stavo interessando della valorizzazione dei due Gabinetti di Storia Naturale e di Fisica di quell’istituto -, quando avvenne che un giorno gli fu comunicato dalla Segreteria dell’Istituto che era giunta
dall’estero la richiesta telefonica, da parte di uno studioso di zoologia, forse belga, che voleva sapere
se tra i materiali presenti nel Gabinetto di Storia Naturale fosse presente qualche preparato del “topo volante del Salento”.
Fu così che, incuriosito, negli anni successivi il professor Livio Ruggiero decise di non liquidare quella richiesta, che gli era parsa tanto bizzarra, come mero frutto di chissà quale confusione, e mettersi invece ad approfondire. E fu guidato probabilmente a cercare la risposta nei testi dei Costa dal fatto che quel ricercatore d’Oltralpe aveva telefonato proprio all’istituto a Lecce che portava il nome del grande naturalista.
Le indagini zoologiche sulla Crocidura hydruntina Costa estese ulteriormente dal professor Livio Ruggiero lo hanno condotto a scoprire che “Nel vol. IV della Fauna d’Italia A. Toschi e B. Lanza riferiscono che C. hydruntina Costa è stata posta da Cavazza (1912) in sinonimia di Crocidura russula“.
L’areale odierno di Crocidura russula, che possiamo vedere a questo link, rende però problematica l’ipotesi tassonomica di identificazione della ottocentesca Crocidura Otrantina con Crocidura russula:
L’odierno range di distribuzione di Crocidura russula.
Dalle mie ricerche invece son approdato navigando in rete a questa pagine del “Mammal Species of the World, 3a edizione”, un database di tassonomia dei mammiferi, basato sull’opera degli  autori Don E. Wilson & DeeAnn M. Reeder del 2005 intitolata “Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference (3rd ed)”, Johns Hopkins University Press, al link: http://www.departments.bucknell.edu/biology/resources/msw3/browse.asp?s=y&id=13700109,
da cui leggo che la nostra Crocidura hydruntina Costa 1844 viene identificata con la specie ben nota e ad ampia distribuzione chiamata Crocidura leucodon, volgarmente la Crocidura ventrebianco o Topino ventrebianca, che raggiunge le maggiori dimensioni tra le specie del genere Crocidura, e dalle foto e disegni di O. G. Costa e dalla descrizione che ne dà Giuseppe Costa (estrapolando dal suo scritto: “con una macchia scapolare biancastra ben marcata e distinta di figura pressocché ovale. Muso prolungato ma non molto aguzzo e ricurvo. Piedi rivestiti di pelo bianco cortissimo, il quale lascia travedere il sottoposto color carniccio della cute”), direi proprio che tale assimilazione alla Crocidura leucodon non è perigrina: https://it.wikipedia.org/wiki/Crocidura_leucodon
Nella sua opera però Oronzo Gabriele Costa dopo aver descritto la battezzata “Crocidura Otrantina” sulla base dell’unico esemplare adulto (era di sesso maschile) trovato dal figlio presso Otranto nell’aprile del 1843, (successivamente trovò nel basso Salento orientale sempre, altri individui ma sempre poco sviluppati), tratta anche proprio della specie distinta Crocidura leucodon che nel Regno di Napoli era stata osservata, ci dice, a Calvanico, un luogo montuoso in provincia di Salerno da cui li furono inviati degli esemplari, dunque confermando questa presenza della specie nel Regno di Napoli; specie che, riferisce, era stata anche segnalata nei Colli Albani.
Oggi leggiamo che Crocidura leucodon si segnala anche nel Gargano ed in Calabria meridionale.

L’odierno range di distribuzione di Crocidura leucodon.

 

Si tratta di una distribuzione che non entra in conflittualità con l’ idea tassonomica di identificazione con Crocidura leucodon degli esemplari salentini ottocenteschi  detti di Crocidura Otrantina.
L’idea che quindi certi zoologi hanno avanzato oggi è che data l’ esiguità degli esemplari osservati in Salento dai Costa di quelle particolari crocidure, e la frammentaria conoscenza della distribuzione di Crocidura leucodon in sud Italia all’epoca, sia possibile ipotizzare che anche gli esemplari di Crocidura Otrantina fossero riconducibili alla specie Crocidura leucodon.
Confrontiamo ora questa l’immagine della “Crocidura Otrantina” dalle illustrazioni a corredo dell’ edizione ottocentesca dell’opera “Fauna del Regno di Napoli” di Oronzo Gabriele Costa:
Crocidura hydruntina – dalle illustrazioni a corredo dell’edizione dell’opera ottocentesca “Fauna del Regno di Napoli” di Oronzo Gabriele Costa.
con alcune foto odierne di  Crocidura leucodon
Le devastazioni e i disboscamenti antropici hanno forse portato alla scomparsa di questa specie nel sud Salento, ci auguriamo non sia così e che essa ancora vi viva conducendo vita elusiva.
In ogni caso il depauperamento territoriale di biodiversità del Salento è inaccettabile, e al di là di ogni considerazione inerente l’oggetto della discussione, la distribuzione, l’areale della Crocidura leucodon è tale che è auspicabile vi si espanda o riespanda fino ad includere o reincludere il territorio di Terra d’Otranto!
Video dalla Slovenia Crocidura leucodon:
Oreste Caroppo       7 novembre 2017

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