Quel misterioso “TOPO VOLANTE” del SALENTO!? Forse il Topino panciabianca!
Quel misterioso “TOPO VOLANTE” del SALENTO!?
Forse il Topino panciabianca!
Il link, che aveva come incipit, questo in caratteri maiuscoli:
scrivevo il post facebook, di cui qui ilSAREI GRATO A CHI MI RISOLVESSE IL MISTERO LEGATO AGLI ZOOLOGI DELLA FAMIGLIA COSTA DEL “TOPO VOLANTE” SALENTINO!
Di quel post riporterò a seguire il testo e i miei commenti, ad esso, in cui sarà dipanato e probabilmente svelato questo affascinante mistero zoologico.
Dai testi di Oronzo Gabriele Costa di Alessano (1787 – 1867), sulla fauna del Regno di Napoli di cui faceva parte il Salento, o da quelli del figlio Giuseppe che scrisse anche lui un testo di zoologia intitolato “Fauna Salentina” (estesa a tutta la vasta provincia di Terra d’Otranto) , discende, credo di aver capito nelle mie ricerche, la questione del misterioso “topo volante” in Salento, di cui da piccolo lessi persino su un vecchio sussidiario italiano per le scuole, addirittura, che mi capitò tra le mani, nel paragrafo sulla fauna del Salento nel capitolo dedicato alla regione Puglia; ma anche l’accenno allo stesso mistero zoologico lo trovai riportato nel bel libro dei naturalisti italiani contemporanei Fulco Pratesi e Franco Tassi sulla natura pugliese pubblicato da Mondadori, intitolato “Guida alla Natura della Puglia, Basilicata e Calabria”, edito nel 1986;
dal paragrafo sul Salento di questo testo Mondadori, estraggo e riporto questo passo, dove si parla dei disastri causati alla natura locale dall’opera dell’uomo in pochi decenni, dal tempo ottocentesco ai nostri giorni: “se la situazione dei boschi non è allegra, altrettanto preoccupante quella della vita animale, perché i rappresentanti più insigni della fauna sono ormai scomparsi, né si potrebbe trovare oggi traccia alcuna dei Daini e dei Caprioli di un tempo, né del misterioso topo volante che ancora un secolo fa il Costa osservava in saettanti evoluzioni tra gli anfratti rocciosi e i ruderi della penisola.” (a pag. 100).
Inutile dire che sulla mia curiosità di bambino questi passi ebbero un grandissimo potere immaginifico, e mi portarono a cercare tanto sui testi ottocenteschi nelle biblioteche, tanto sul campo, chiedendo ai contadini, illudendomi nel loro racconto di roditori saltellanti con lunghi balzi tra i rami dei pini, cercando nei campi e con il naso all’insù nelle pinete di Otranto, Melendugno e Vernole, ma nulla …
Coinvolgendo tutti nell’approfondimento della questione tramite il social network, amici salentini rimarcarono che spesso il concetto di “topo volante”, in varie forme vernacolari, era usato per in Salento per indicare il pipistrello.
Coinvolsi tutti anche a riportare come chiamavano nel loro dialetto i pipistrelli, scrivendo tale nome e il loro paese a commento in un post apposito, qui al link: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10208337684509791&set=a.10208219055144131.1073741854.1534895340&type=3&theater Da questa ricerca era emerso questo: chiamano,
a Sannicola e Cutrofiano, i pipistrelli: “sorgialindi“,
a San Pietro Vernotico, pipistrello: “surgelindu“,
a Lecce, pipistrelli: “surgi cu ll’ale“, topi con le ali.
(“Cattapignula” il nome dato ai pipistrelli nel dialetto della mia città, Maglie; idem nella vicina Otranto).
Ma era mai possibile che si desse tanta enfasi in quel libro della Mondadori a quel “topo volante”, dicendolo persino “misterioso” se si fosse trattato solo di ben noti pipistrelli?
Anche per risolvere questo mistero consultai da piccolo (nel 1995) nella comunale biblioteca Francesco Piccinno di Maglie, che conserva testi vetusti, (in quanto anche biblioteca pubblica addirittura dal 1666), il libro dello zoologo salentino Giuseppe Costa di Alessano, intitolato “Fauna Salentina, ossia enumerazione di tutti gli animali che trovansi nelle diverse contrade della Provincia di Terra d’ Otranto” Lecce, Tipografia edit. Salentina 1871-1874, nella “Collana di opere scelte edite o inedite di scrittori di Terra d’Otranto”,
lì vi trovai un nome dialettale riconducibile all’italiano “topo volante”, ovvero “surge ulateu” e attributo a queste due specie un “Topo selvatico” e una specie di Crocidura (simile e parente dei toporagni) che allora veniva osservata e descritta scientificamente dai Costa per la prima volta, almeno in loco, e da loro battezzata “Crocidura Otrantina”; riporto quanto ricopiai allora dal testo:
“Topo selvatico – Mus sylvaticus, Lin. (…) vien riconosciuto in Lecce ed in quasi tutta la provincia col nome di “surge ulateu”, supponendo che esso di salto giunga sulla spiga, benché per altro la maggior lunghezza dei piedi posteriori gli concilii la facoltà.”
“Crocidura Otrantina. [Nome scientifico dato dallo zoologo suo padre a questa nuova specie di mammifero] Crocidura hydruntina O. G. Costa
(…)
Siccome è stata essa per la prima fiata da me scoperta e descritta da mio signor padre [ndr. Oronzo Gabriele Costa] nelle monografie delle nostrali specie di Mammiferi, ec.
(…)
In provincia è molto rara. Un individuo adulto maschio ne ho trovato presso Otranto in un potere non lungi dal mare in aprile 1843. Un altro ancor piccolo forse non ha ancora compiuto il mese ne trovai in novembre 1845, in un vasto fondo sativo presso Borgagne; ed altri individui ne ho raccolto presso Malandugno nel 1851 niuno però ben sviluppato come il primo. – Niuno altro prima di me scoperta avea questa specie. riceve essa quasi generalmente il vernacolo nome “surge ulateu” e gli si suole dare la caccia con gli stessi strumenti che si adoperano pe’ campajouoli”
Ma è questa la soluzione del mistero? Tanta enfasi per un topo selvatico o un per una nuova specie di crocidura, o questa crocidura, o quel topo, era davvero assai particolare per abitudini da meritarsi il vernacolare nome di “surge ulateu“? O quale altra spiegazione?
Ad oggi la spiegazione più plausibile è che naturalisti successivi ai Costa leggendo le loro opere e la loro enfasi per una nuova specie endemica, “Otrantina” appunta battezzata, e chiamata in loco dalla gente, che la conosceva, come topo volante, in vernacolo “surge ulateu“, ne nacque il mito di un misterioso topo volante che ebbe ampia diffusione oltre la dimensione geografica prettamente locale.
I locali, possiamo immaginare, avevano sviluppato quell’appellativo di volanti, per quella crocidura e per i topi selvatici, poiché semplicemente animali molto attivi e agili nei loro spostamenti?
Riporto qui un articolo uscito sul Quotidiano di Puglia, scritto dall’amico e giornalista Elio Paiano di Otranto, su Oronzo Gabriele Costa, con proprio un disegno della Crocidura Otrantina dalle illustrazioni testi ottocenteschi dei Costa, qui il post facebook del 7 novembre del 2017 di Elio Paiano con una foto dell’articolo: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10214446164176286&set=a.3305117915165.160177.1484530798&type=3&theater
Mio padre scrisse un libro meraviglioso, da Otranto a Leuca. Mi parlava di un grande naturalista, una figura così…
Publiée par Elio Paiano sur Mardi 7 novembre 2017
E di quella Crocidura tanto otrantina non si hanno più tracce in Salento? Un mistero zoologico scoperto ne apre dunque ancora un altro in merito al destino di questa Crocidura Otrantina.
Potrebbe esistere ancora quella endemica specie (o sottospecie) “Crocidura Otrantina” battezzata dai Costa? O essa rappresentava una popolazione relitta in Salento di una specie di Crocidura a maggiore diffusione europea?
dall’estero la richiesta telefonica, da parte di uno studioso di zoologia, forse belga, che voleva sapere
se tra i materiali presenti nel Gabinetto di Storia Naturale fosse presente qualche preparato del “topo volante del Salento”.
Fu così che, incuriosito, negli anni successivi il professor Livio Ruggiero decise di non liquidare quella richiesta, che gli era parsa tanto bizzarra, come mero frutto di chissà quale confusione, e mettersi invece ad approfondire. E fu guidato probabilmente a cercare la risposta nei testi dei Costa dal fatto che quel ricercatore d’Oltralpe aveva telefonato proprio all’istituto a Lecce che portava il nome del grande naturalista.
L’odierno range di distribuzione di Crocidura leucodon.