2050: viaggio nelle terre dove si svolse la strana guerra STATO-MAFIA! Per la RINASCITA vera del Sud ITALIA

2050: VIAGGIO NELLE TERRE DOVE SI SVOLSE LA STRANA GUERRA STATO-MAFIA!

PER LA RINASCITA VERA DEL SUD ITALIA
lotta alla mafia e alle speculazioni dell’ antimafia
senza più però alcuna lotta!

Dipinto raffigurante Licurgo di Sparta, leggendario legislatore riformatore della città di Sparta, (da cui discese in Sud Italia la colonia magnogreca della polis di Taranto), vissuto intorno al XI sec. a.C, periodo a cui anche si deve ascrivere grossomodo l’ italico leggendario Re Italo, eponimo d’ Italia, anch’ egli riformatore e legislatore dei popoli del Sud Italia già strettamenti legati a quelli del vicino mondo greco.
Dipinto del pittore francese Merry-Joseph Blondel (1781–1853).

 

Cosa immagino per il 2050 e spero anche prima?

Di poter andare in Calabria (come in tutto il Sud) e trovar un paesaggio ancora più bello e florido di quanto già non sia, restaurato paesaggisticamente, decementificato, rinaturalizzato, con il massimo rispetto per il Genius loci ed il prossimo, caratterizzato da un’ agricoltura ovunque all’ insegna delle cultivar e varietà tradizionali e nelle filosofie del biologico.
Dove il termine ” ‘ndrina”, che vien dal greco “andros”, maschio, gruppo di maschi, sia usato con orgoglio da tutti per designare gruppi politici che si contendono in virtù, senza bisogno di alcuna violenza ma con la forza del rispetto nei confronti dell’ autorevolezza che viene dalla nobiltà delle proprie azioni e parole, la gestione dei loro paesi, dei territori attraverso corrette elezioni democratiche, per poter gareggiare nella virtù amministrativa al miglioramento e abbellimento delle loro città e del loro territorio, come ai tempi magnogreci, contro inquinamento, cementificazioni selvagge abbruttenti, e altre brutture inutili;
dove il sindaco delle città, o il capo politico di unioni amministrative più vaste, viene anche chiamato “capubastuni” (o “capuvastuni”, il nome che nella ‘Ndrangheta si dava ancora nel 2000 a chi comandava una ‘ndrina, quindi al capo di una famiglia mafiosa locale calabrese e non solo calabrese), soprattutto quando spicca e si distingue per la sua saggezza e autorevolezza che ne fa un punto di riferimento, un filosofo e tribuno della plebe al contempo, quasi uno sciamano della comunità, con quel termine antico, epiteto certamente già dei re micenei dell’ età del bronzo nella loro lingua protogreca: il pastore di uomini; (il “capubastuni” era così detto in quanto, solitamente si fregia di un bastone di legno, simbolo del potere della ‘Ndrangheta, la cui forma ricorda quella di uno scettro; questo viene tenuto di traverso sulle spalle. Il capobastone era colui che prendeva le decisioni più importanti, consultandosi con gli altri capibastone di altre famiglie dello stesso paese. Se membro di una famiglia potente poteva decidere e influire sulle decisioni di tutta la ‘Ndrangheta);
dove le riunioni dei rappresentanti delle ” ‘ndrine” avvengono sui colli più suggestivi o comunque in luoghi di alto fascino e sacralità, come in passato, ma accompagnati ora da un clima di festa popolare, partecipati dal pubblico, come una gherusìa, una sorta di antico consiglio degli anziani, o riunione di hetairoi; assemblee che si identificano con i locali consigli comunali, o consigli di unità amministrative più vaste, e che si convocano per dirimere nella massima pacificazione i conflitti eventuali tra i cittadini, con riti pubblici obbligatori di pacificazione tra cittadini in ostilità, pena magari grosse ammende pecuniarie per chi si rifiuta, e riunioni quelle anche per la gestione della cosa pubblica.
Un Sud, (o meglio un’ Italia, dato che storicamente l’ Italia era proprio la parte meridionale della nostra Penisola, patria del saggio mitologico re Italo pastore dei popoli del Sud), dove il termine ” ‘Ndrangheta” è stato rispolverato ed epurato e così riportato al suo originario significato greco etimologico di “uomo virtuoso”.
Dove non c’è più uno Stato conquistatore che fa la guerra alle antiche autonomie locali costrette a divenire clandestine per sopravvivere, e dove i locali guardano alle guerre di violenza tra faide del passato e contro quello Stato come a racconti di poemi antichi e passati narrati da cantastorie e nulla più. Uno spirito di massima collaborazione anima oggi le “ ‘ndrine” tanto che tra di esse si svolgono pubblici “sissizi” cui tutti partecipano, sono dei festosi pasti comuni, con grandi tavolate, che si ispirano ai sissizi istituiti dal leggendario Re Italo, re legislatore, che li istituì per consolidare così le relazioni tra i popoli del Meridione facendo sì che si trovassero tutti seduti fianco a fianco a consumare il medesimo pasto.
Dove c’è diffuso orgoglio per la cultura plurimillenaria del Sud Italia e per il suo bellissimo florido territorio tornato ad essere giardino bello del Mediterraneo, paradiso in terra generoso per tutti;
dove economia è sinonimo di ricchezza e benessere diffuso, felicità, cultura, progresso scientifico nella terra di adozione di Pitagora, sinonimo di bel paesaggio dalla grande biodiversità nel rispetto valorizzante del Genius loci storico-naturale.

Così come, se andiamo in Scozia oggi, i vari clan, che si dividono e gestiscono il territorio di generazione in generazione, ci mostrano fieri i colori dei kilt, i loro gonnellini caratteristici e identificanti che sfoggiano, e ci fanno ascoltare la loro abilità nel suonar le loro cornamuse che intonano antiche sonorità ancestrali, e ci raccontano anche degli antichi scontri tra loro per varie questioni e delle lotte per l’ indipendenza scozzese contro regimi invasori,
così, allo stesso modo, le varie ” ‘ndrine” fiere mostreranno nel 2050, a chi lo chiederà loro con rispetto e curiosità, i loro colori, fiere e pubblicamente, i loro simboli, i loro modi di partecipazione alle festività religiose, racconteranno le loro tradizioni, la loro storia antica, che poi vide un passato violento dei loro nonni per varie vicissitudini ormai appartenenti al passato, storia ormai divenuta, ed evoluta poi verso la pratica della virtù che rende l’ uomo nobile davvero, in coerenza con l’ ideale greco di perfezione fisica e morale dell’ uomo racchiuso nella massima antica del “kalòs kai agathòs”, “bellezza e virtù”, (contratto sempre in greco anche in “kalokagathìa”; in latino parallela è la massima “mens sana in corpore sano”), che ci ricorda quel greco “andros+agathòs”, uomo virtuoso, uomo d’ onore, che è all’ origine del termine ” ‘Ndragheta” unione di uomini virtuosi, letteralmente parlando.
In una terra italica dove son tornate a risuonar fiere le zampogne, le cornamuse del Sud, nella valorizzata e riscoperta cultura popolare a 360° gradi.

Si parla con fierezza la lingua grecanica del Sud, il “griko” salentino integrato con i dialetti grecanici di Calabria e della terra ellenica, che si insegna nelle scuole pubbliche rigorosamente, come anche i dialetti romanzi locali.
I valori della fratellanza nei gruppi son riscoperti in tutto il loro valore cavalleresco di aiuto nei confronti degli altri e soprattutto dei più deboli ed indifesi, prestato con dedizione e coraggio, nell’ affermazione del concetto-valore di comunità!
Il termine “cosca” è liberamente usato senza più alcuna traccia di connotazione negativa malavitosa per indicare nel Sud i gruppi in spirito di confraternità o anche squadre sportive e non solo, del resto il termine deriva in origine dal nome dialettale (anche nel Salento) delle guaine fogliari del finocchio o del sedano, alla base appresse tra loro metafora per questo di unione e comune difesa.
Anche l’aggettivo del Sud “mafioso” ha ripreso l’ originale valore di qualificazione di un oggetto o un ambiente di spicco che ha qualcosa di superiore ed elevato, sinonimo di eleganza, eccellenza, ma anche di spocchia e braveria.
Il termine “malavitoso” è invece quello utilizzato per indicare tutti coloro, senza distinzioni, che hanno una condotta solitamente avversa al rispetto dei diritti del prossimo.
Un Sud dove non ci sono più da una parte uno Stato e dall’ altra un di fatto riconosciuto potere locale in conflitto tra loro, e che devono inseguirsi e cercare strategicamente di contaminarsi e sopraffarsi come avvenuto in passato, all’ insegna di una fomentata conflittualità sempre foriera di negatività, portando nella repressione e oppressione i locali a forme di brigantaggio sfocianti in una maggiore violenza, ma dove Stato e potere locale son come devono essere: la stessa cosa, perché uno Stato democratico e repubblicano sia tale!
Nelle palestre si insegna l’ arte marziale antica della “danza delle spade”, retaggio ritualizzato di una pratica della violenza-offesa e dell’ autodifesa nel Meridione d’ Italia, ma sublimata, come avvenuto per tante arti marziali, orientali e non solo, nel corso del tempo, a disciplina sportiva e spirituale quasi.

E si racconta poi anche di come avvenne finalmente quella svolta positiva: dei saggi giovani illuminati figli di quello stesso Sud, nutritisi nei suoi valori, e che stanchi di sentire ancora parlare di “Questione Meridionale”, termine infamante con cui si nascondevano nella menzogna i mali storici compiuti contro l’ antico ricco e progredito Regno del Sud depredato nella costituzione del Regno Unito d’ Italia, si misero a riflettere per Amore della loro terra bellissima e della sua gente, pur con i suoi tanti storici e umani difetti. Quei giovani, ispirati dalla massima greca del “conosci te stesso”, (“gnōthi sauton”), e quindi il tuo territorio e la tua comunità, compresero che quella guerra vana e talvolta persino speculativa contro le mafie che vedevano portata avanti dallo Stato in forme di solo conflitto, senza comprensione e studio, era essa stessa, per le modalità con cui si svolgeva, una delle ragioni della crescente violenza delle organizzazioni mafiose, che per di più per sopravvivere e prosperare contro lo Stato si alimentavano poi anche di mercati neri creati proprio da assurde ancor più fallimentari leggi sempre statali, leggi proibizioniste, ad esempio contro la piantumazione di piante medicinali da cui si estraevano varie droghe; un’ aberrazione contro la natura e contro l’ affermato diritto naturale delle piante stesse ad essere piantate, prima ancora che dell’ uomo a piantarle!
Vedevano da un lato quei giovani loro coetanei affascinati dalle forme del potere mafioso esaltate e paradigmate dalla cinematografia di maggior grido mondiale e dall’ altro il dolore incolmabile delle famiglie delle tante vittime cadute sui vari fronti di questa bruttissima guerra, guerra senza un inizio preciso e senza una fine visibile, la più strana delle guerre!
La soluzione capirono era nel non continuare a negare la Natura, la natura umana, ma nel comprenderla, capirla, e sublimarla nel verso di quella virtù vera (“agathòs”) sempre sperata e agognata persino nelle parole antiche più infangate e vilipese dalle azioni degli uomini, quando mossi dal vizio, dall’ “invidia”, dalla sete di potere e non invece dal piacere della saggezza!
Le colpe dei padri poi non potevano continuare a cadere sui figli, ribadiva un parroco facente parte di quel gruppo di giovani riformatori del Sud, quasi dei nuovi Confucio, dei nuovi Solone, dei nuovi Licurgo.
L’ educazione vera necessaria non era quella dell’ “anti”, l’ “educazione”(?) allo scontro e alla rinnegazione della Natura del Sud, che sino ad allora lo Stato aveva alimentato, ma quella della comprensione, dell’ humanitas che migliora l’ uomo nella sublimazione in positivo delle sue energie, ma senza mai rinnegare la sua natura, come nella lezione della migliore psicologia, quella che identifica la vera salute psico-somatica nella necessità di un equilibrio, mai di uno scontro pieno, tra forze consce e quelle inconsce!
Certi anche del fatto che dove l’ uomo si migliora anche il paesaggio intorno a lui migliora e dell’ efficacia di questo teorema anche se applicato al contrario!
Dei politici illuminati da quei savi giovani avviarono il processo della pacificazione, del dialogo soprattutto facendo leva sulle nuove generazioni non colpevoli delle azioni dei padri, il processo dell’ emersione e del riconoscimento, della resa delle armi da ambo i fronti senza alcuna infamante resa per nessuno, della rinobilitante sublimazione!
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Una favola questa di storiografia ipotetica, su cui però credo moltissimo, forte anche della grande energia positiva che il Sud Italia ha già ritrovato dall’ inizio della riscoperta della sua tradizione nella modernità e del suo ruolo chiave nei secoli e millenni passati per lo sviluppo della civiltà umana tutta.
In merito avevo già scritto vari post e anche questo ultimo commento che qui riporto per intero ad integrazione di questo scritto:

Il mio punto di vista è che la mera lotta alle forme alla radice, è una lotta a dei fondamenti umani, e come tali tali lotte diventano guerre di Pirro! Così non mi interessa persino neppure la lotta alla mafia del sud quando essa assume le forme della eradicazione tout court della cultura popolare di un intero territorio, che quasi assume la dimensione del genocidio figurato!
Un vice questore in pensione, dalla grande esperienza maturata sul campo, ad esempio disse queste parole su cui riflettere attentamente: “per eliminare la mafia del Sud occorre eliminare il Sud”, enfatizzando e non troppo il senso delle sue parole! Anche perché poi in tali eradicazioni si butterebbe via il bambino con l’ acqua sporca, e quel bambino è la cultura popolare umana millenaria che mi interessa valorizzare sempre e che non è e non può essere tutta negatività! Cosa significa questo, forse tolleranza per gli eccidi di mafia? Assolutamente NO! Ma l’ applicazione di quei principi di certe arti marziali alla politica del contrasto alla mafia, dove si incanala la forza dell’ avversario senza impattarci contro in uno scontro dagli esiti incerti, ma rigirandola contro l’ avversario stesso. E questo ad oggi non è stato mai fatto dal nostro Stato nel Sud! Mi interessa una eticizzazione che esalta la dignità territoriale, il senso di appartenenza e della tradizione, portando all’ emersione allo scoperto di ciò che oggi è costretto ad agire di nascosto; non ho approfondito ma credo che questo sia avvenuto anche per il maggiore controllo della Massoneria da parte dello Stato Italiano, negli anni passati dopo alcuni scandali, costringendo così gli affiliati a rendere di pubblico dominio la loro appartenenza alle logge. E così una volta allo scoperto, per quelle sette oggi segrete e bollate mafiose, anche certe forme aggressive e malavitose e certe azioni troppo inique e non eque saranno abbandonate, perché la loro perpetrazione a quel punto porterebbe discredito a ciò che è agli occhi di tutti e riconosciuto della dignità della tradizione che conferisce autorità! Assecondare le comunità, ascoltare e capire i loro bisogni, incanalare in forme solidali espressioni violente generate a volte anche dalla repressione statale e dalle difficoltà e ristrettezze ad esempio esacerbate inizialmente al tempo dell’ Unità d’ Italia nell’ epoca del brigantaggio. Immagino comunità del Sud dove allo scoperto avvengono in un clima quasi festoso, in quei luoghi suggestivi dove oggi si svolgono ma di nascosto, le riunioni dei “capubastuni”, ma non più per emettere pene di morte e dividersi tra ” ‘ndrine” sporchi mercati spesso indotti dallo Stato stesso ad esempio con il proibizionismo, ma per dirimere eticamente questioni di paese e di gestione territoriale, né più né meno di un consiglio degli anziani in una società tribale, tutto al fianco o al posto persino di forme statali odierne, ma tutto sotto l’ egida a quel punto dello Stato, nello Stato.
Così il “voto di scambio” deve restare, anzi è quasi il fondamento di ogni voto democratico, va sostituito però il prodotto scambiato tra eletti ed elettori: vita e salute, in cambio di morte e malattia!
Sin ora è avvenuto uno scambio imbecille, dove l’ elettore si è accontentato del posto di lavoro, ad esempio, pensando fosse tutto e soccombendo poi spesso nei fatti … ma deve anzi semmai pretendere di più: un lavoro salubre e in forme dignitose in un ambiente bellissimo e florido.
Non mi interessa l’ etica della freddura, né la critica di quelle forme del potere politico locale fatto di piccoli favori; forme che lette e enfatizzate da fuori possono sembrare “sporche” e ingiuste, ma lette dentro la dimensione comunale e della necessità possono, le stesse, essere lette nel senso della “comunità” che per me è un valore che difendo, quando il tutto si svolge comunque in forme eque. Critico di più nel merito: non i favori a priori, ma che favori, che si fanno e si son fatti! Lì è il vero marcio suicida e malavitoso che ha rovinato lo stesso senso di comunità acceccati dalla miopia arraffona ed esageratamente invidiosa dei beni dell’ altro, che ha tenuto fuori dalle valutazioni a breve e lungo termine l’ ambiente. La dimensione dell’ ambiente dove tutto si amalgama e tutto si scopre connesso contro ogni miopia che danneggia tanto l’ altro, il prossimo, quanto sé stessi!

E’ tutto questo un percorso difficile, che passa da una fase iniziale di riconoscimento e persino perdono per portare all’ emersione di ciò che oggi è segreto, in una riconversione di valori, ma è l’ unica strada, contro le mafie e contro le speculazioni legate dell’ antimafia!

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“Un giorno questa terra sarà bellissima”: Tornerà Bellissima!

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(Tratto da mio post facebook del 12 luglio 2016, e dai miei commenti ad esso, al link: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10210110240902593&set=a.1888805429917&type=3&theater)

 


 

Ora alcune riflessioni sulla Frode della Xylella in Puglia in questo contesto di riflessioni

SOSTITUIRE LE CULTIVAR DI OLIVO SALENTINE CON VARIETÀ MODIFICATE/BREVETTATE EXTRATERRITORIALI 
con scusa Xylella per speculare: l’ultima forma delle vessazioni e usurpazioni del Regno Unito d’Italia, contro la vera Italia storica, quella del Regno del Sud

Se persino il nome “Italia” è stato usurpato al Sud dato che era il nome storico proprio della regione meridionale della Penisola Italiana, e oggi persino si scopre che quella che ci hanno detto essere la lingua italiana forgiata in Toscana, in realtà affonda le sue radici nella corte di Re Federico II “puer apuliae”, e non a caso la sua dizione corretta tanto ricorda le caratteristiche del dialetto salentino,

caduta in disuso perché smascherata da tanti studi autorevoli compiuti da grandi figli del Sud negli anni recenti la menzogna chiamata “Questione meridionale” sotto cui si son nascoste le ruberie compiute contro il Sud e inoltre le meschine campagne di propaganda contro il Meridione, cui si sono legate attraverso questa questione innumerevoli speculazioni,

oggi si ricorre alla mistificazione falso-scientifica, in campo agrario, per continuare quest’opera di colonizzazione e furto contro il Sud passando dalla cancellazione delle sue grandi ricchezze, tra cui la tipica locale biodiversità naturale e domestica.

Il metodo utilizzato oggi scimmiotta gli efficaci metodi biblici delle grandi piaghe d’Egitto, simulate per ottenere più facilmente ciò che si vuole!

BASTA! VI ABBIAMO SMASCHERATI.

(Riflessioni del 14 luglio 2016)


 

Mentre cercavo in libreria a Lecce ieri sera (3 agosto 2016) un testo di un filosofo cinese del novecento che volevo tanto leggere, mi sono imbattuto in questo recente libro intitolato provocatoriamente “Contro l’ antimafia”, del giornalista Giacomo Di Girolamo, pubblicato proprio quest’anno nel 2016 e concernente la questione mafia-antimafia, e i fallimenti e le speculazioni e gli sterili stereotipi ormai oggi di quest’ultima, mentre intanto la vera malavita mafiosa, quella che danneggia il territorio e i suoi abitanti, si è evoluta e mutata e sempre più fusa con la malapolitica e l’alta finanza; la devastante speculativa mala della Green Economy industriale nel Sud Italia bene purtroppo docet in merito!
Non ho ovviamente fatto in tempo a leggere l’intero libro in questione visto ieri sera, ma già la sua presentazione sul retro copertina, che qui ritrovo e riporto: https://www.ilsaggiatore.com/argomenti/politica-attualita/9788842821922/contro-lantimafia/?fbclid=IwAR1FwOGndgSoOYLpaRi1ey-RA4JDOodGYekaGBGhR1XIT5SlYsoYwPVGPik,
è bastata per capire la presenza di un certo parallelismo con la visione che indipendentemente anch’io ho sviluppato sulla faccenda e maturato ancor di più proprio in questi mesi e anni.
In campo intellettuale questi fenomeni di parallelismo della visione critica di una medesima questione sviluppata da più soggetti apparentemente in maniera indipendente nei medesimi tempi storici, da un lato corrobora nella fondatezza di tale nuova visione, dall’altro sembra quasi richiamarci quel concetto junghiano dell’inconscio collettivo, come anche, meno misticamente, quello della Weltanschauung, della quasi comune visione del mondo che connota ogni periodo storico in ogni gruppo umano.
Rispetto alla critica sviluppata nel libro del giornalista autore, immagino comunque che il mio punto di vista qui sopra esposto si caratterizzi e distingua soprattutto per il mio tentativo di una visione maggiormente super partes, più ad hoc idealizzata, e soprattutto per il suo inserimento in una matrice di fondo che è quella meridionalista di riaffermazione in un uomo del Sud dell’ orgoglio meridionale, che deve essere capace di sublimare i difetti correggendo gli errori, capace di riconoscere i suoi problemi, limiti, ma anche di separarli dalle sue ricchezze e potenzialità, come madreperla che viene portata allo splendore della luce da sotto una patina di alghe!
Un meridionalismo maturo che soprattutto non è più disposto a sopportare quanti invece hanno cercato di sopprimere e denigrare quel biologico vitale orgoglio umano dei cittadini del Sud ereditieri di tanta plurimillenaria invidiatissima cultura e civiltà!

 

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