Anche nel Salento i gozzi con gli occhi dipinti sulla prua

Anche nel Salento i gozzi con gli occhi dipinti sulla prua

 

Gozzo con occhi a Gallipoli nei pressi della costiera antica Cappella di Santa Cristina, 13 ottobre 2018. Foto di Oreste Caroppo.

 

Questo gozzo salentino è elegantissimo con i suoi colori azzurro e bianco e quegli occhi molto ben fatti che simulano anche il profilo di un pesce!

Magnifico!
Torna viva nel Salento, o forse non era mai stata abbandonato, la tradizione degli occhi dipinti sulla prua dei tipici gozzi,
come era in passato sulle imbarcazioni greche, come ancora oggi in altri paesi mediterranei,

li vediamo dunque a Gallipoli (vedi foto sopra)

Antica veduta di Gallipoli (Lecce) nella Provincia di Terra d’Otranto con Palme da dattero

 

Gozzo con occhi a Gallipoli e la costiera antica Cappella di Santa Cristina, dietro il porto e sullo sfondo i bastioni delle mura della città vecchia, 13 ottobre 2018. Foto di Oreste Caroppo.

 

come a Malta.

Il corrispettivo del gozzo italiano, imbarcazione da pesca in legno, è chiamato a Malta “luzzu” (in italiano luzzo, plurale luzzi) . I luzzi sono dipinti in maniera variopinta, (tradizionalmente hanno colori vivaci con tonalità di giallorossoverde e blu), e a volte con immagini decorative, quasi come i carretti siciliani e i “traini” salentini di un tempo, e quasi immancabili son in essi gli occhi dipinti sulla prua:

 

Il luzzu è l’imbarcazione da pesca tradizionale dell’arcipelago maltese Ne esiste anche un tipo con un traversa squadrata detto Cavicchio (Kajjik). In tempi passati il luzzu era armato con una vela, come anche questo in passato per i gozzi italiani, oltre alla loro locomozione a remi di base. (La parola dgħajsa si riferisce a qualsiasi barca nella lingua maltese). 

Sulla loro prua vengono, di solito, dipinti due occhi che, si suppone, siano una moderna riproposizione di una simile decorazione che compariva sulle navi fenicie e greche. Di solito ci si riferisce a questi occhi chiamandoli occhi di Osiride o di Horus

Era presente anche in Salento tale tradizione degli occhi sulla prua già secoli or sono a giudicare dalle antiche vedute artistiche,

come ad esempio in questa antica veduta pittorica di Otranto con imbarcazioni con occhi sulla prua (vedi nel dipinto in basso a destra):

Antica veduta pittorica di Otranto con imbarcazioni con occhi sulla prua (vedi nel dipinto in basso a destra). Baja e porto di Otranto, 1792, dipinto di Filippo Hackert nella Reggia di Caserta.

 

Ma ancora oggi a Otranto si ritrova qualcosa.

Ad esempio vedi questo gozzo nel porto di Otranto, nei pressi della foce del fiume Idro, con occhi di legno circolari in rilievo sulla sua prua:

Otranto, gozzo con occhi circolari in legno in rilievo sulla prua. 9 dicembre 2108. Foto di Oreste Caroppo

 

Nei gozzi del Salento ricorrono oggi colori come l’azzurro, simbolico colore del mare, che ricorda un colore amato per porte e finestre in legno insieme in bel solare contrasto con il bianco calce dei muri tipico delle isole greche.

Isola di Santorini, il bellissimo antico mulino a vento in sommità.

Color bianco calce degli edifici amato anche in Puglia, vedi il caso del centro storico di Ostuni o dei trulli di Alberobello e non solo.

Otranto, nel porto, nei pressi della foce del fiume Idro, un gozzo con il disegno degli occhi sulla prua. 30 giugno 2019. Foto di Oreste Caroppo

 

Vediamo gli occhi effigiati sulla prua delle imbarcazioni anche dalle immagini pervenuteci nell’arte greca.

La famosa kylix di Dioniso su nave coi delfini, opera di Exechias. Figure nere, 540-530 a.C., da Vulci. Con gli occhi sulla prua la nave si identifica anche con gli stessi delfini, come con i pesci del mare.
Per quale motivo si quale dipingevano gli occhi sulla prua?
Si dice per vedere le insidie, gli scogli.
Tanto che alcuni per scaramanzia, (nella tradizione marinaresca più generale), non portano indumenti e borse di colore verde sulle imbarcazioni per non indurre magicamente la terraferma a bordo, e quindi per un rito apotropaico contro il naufragio sugli scogli!
Ma non escludo altri significati archetipi e magici a protezione e scongiuro contro malasorte, contro l’invidia-malocchio.
Occhi apotropaici come i mascheroni scolpiti nelle chiavi di volta dei portoni o sulle prominenze degli edifici in muratura del Salento.
Ma in un’imbarcazione da pesca gli occhi possono anche propiziare la vista del pesce.
Mentre in un’ imbarcazione da guerra potevano servire per incutere terrore nei nemici dando l’ idea dell’imbarcazione come di un vivificato terribile mostro marino.
Mi piace anche per questo menzionare le polene a testa di drago delle imbarcazioni vichinghe normanne:
Nave vichinga, dipinto al link – il ”drakkar” è un’imbarcazione usata principalmente dai vichinghi e dai sassoni per scopi militari durante il Medioevo, e per compiere i loro vasti viaggi esplorativi, come in Islanda e Groenlandia, e che portarono anche i normanni-vichinghi nel Mediterraneo e lungo i fiumi navigabili d’Europa. Lo sviluppo del profilo tipico di queste navi fu il risultato di un’evoluzione durata secoli, che giunse alla forma più comunemente conosciuta intorno al nono secolo. In Norvegia i drakkar furono usati fino al quindicesimo secolo.
Apprendo, grazie al bel lavoro di documentazione di Alessandro Romano del Tempio medioevale di San Giovanni al Sepolcro a Brindisi, (questo il suo articolo: https://www.salentoacolory.it/i-simboli-nascosti-di-s-giovanni-al-sepolcro-a-brindisi/?fbclid=IwAR3TSSvt7Kxa-O8a0rL7YHvTrzEz1zTcKNxqHTmbUcpCQo1XR1_FZcSLIKo),
che è lì raffigurata graffita una nave normanna-vichinga con polena a testa di drago:
 

Belle tradizioni da ravvivare come si ravviva il colore sui gozzi quando si scolora!

 

Nota: nello studio etimologico del termine “barca” c’è un po’ di messapico, ma mi piace l’etimologia che collega il termine al concetto di corteccia d’albero certamente impiegata per la realizzazione delle antiche barche:

 

Etimologia di ”barca” da http://www.etimo.it/?term=barca.

 

(Testi e foto tratti dal mio post facebook del 14 ottobre 2018, e dai miei commenti ad esso (e da altri miei post), al link:  https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10217627652193177&set=a.1888805429917&type=3&theater)

 

Oreste Caroppo 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *