LA “RECHERCHE” DEL PARADISO PERDUTO!

LA “RECHERCHE” DEL PARADISO PERDUTO!

Dal mercatino dell’antiquariato di Otranto – quadro 1 di 2. Foto del 20 giugno 2017 di Oreste Caroppo

 

Dal mercatino dell’antiquariato di Otranto – quadro 2 di 2. Foto del 20 giugno 2017 di Oreste Caroppo

 

Tante volte mi ero avvicinato alle bancarelle di antiquariato nei mercatini ma mai con il desiderio di comprare qualcosa. Curiosità storica per lo più la mia.
Un’ attrazione speciale esercitò però su di me, quel giorno, una bancarella ricchissima di oggetti, a Otranto, alcuni legati al territorio; era stata imbastita in corrispondenza del ponte sul fiumiciattolo Idro, la prima domenica del mese dedicata a Otranto sempre al mercatino dell’ antiquariato come venni a sapere. Era, se ben ricordo, domenica 6 settembre del 2015, in coincidenza anche con la fiera per la festa della Madonna dell’ Altomare.
E quasi subito mi attirano, tra i tantissimi oggetti e oggettini, ma anche stampe, vecchi libri e quadretti, due quadri in particolar modo, esposti in verticale e poggiati a terra, con cornice in legno dorato e realizzati palesemente dalla stessa mano, dipinti ad olio su un substrato di compensato, (entrambi di dimensioni, cornice inclusa: 47,5 cm X 37,5 cm).
Son sempre attratto dai quadri di paesaggio bucolico pittoresco, esposti sovente in tante bancarelle, anche non di antiquariato; nei mercatini si vedono tante riproduzioni dai medesimi soggetti, delle baite a doppio spiovente in pietra e legno, degli alberi, qualche contadino, della vegetazione, un lago, fiume o canale marino, delle montagne innevate sullo sfondo. Un archetipo onirico ricorrente per me queste montagne che, innevate, dal Salento, terra idealmente di calore mediterraneo, si ammirano talvolta quasi magicamente al di là dell’ azzurro del Canale d’ Otranto, tra la linea dell’ orizzonte marino e il cielo.
Allo stesso modo attratto da quel genere di pittura non manco mai di intrufolarmi in ogni pinacoteca, esposizione e galleria d’ arte commerciale che incontro nel mio cammino. Persino nelle case, palazzi, hotel e ristoranti in cui entro, non manco mai di dedicare qualche attenzione ai quadri paesaggistici, e/o foto, esposti.
Eppure di tutti quei quadri e quadretti che avevo visto, venduti anch’ essi a basso prezzo, o anche no, mai nessuno davvero mi aveva colpito tanto da dire lo vorrei vedere h24 esposto sulle pareti della mia stanza, senza mai annoiarmi, senza che vi trovassi un qualche difetto pur nella complessiva gradevolezza dell’ insieme.
In quei due quadretti, invece, per me tutto era perfezione, la luce emanava da quello strato pittorico un’ intensità di candore materico mai vista prima. Le sfumature caoline del bianco sugli sfondi davano con gli altri colori una profondità reale, una tridimensionalità sorprendente, e quanta maestria in pochi tocchi impressionisti nel cogliere l’ essenza particolare della realtà come in un vivido sogno!
Non avevo portato con me neppure un euro quel giorno. Chiedo il prezzo, e il gentile rigattiere mi dice €5 ciascuno di essi.
Già vedevo altre mani che profanavano quei quadretti, altri occhi che li guardavano sol perché li stavo guardando io, pronti a comprarli al posto mio loro, magari pagando pure di più solo perché io sembravo interessato ad essi!
Li tengo in mano finché quei pretendenti vogliosi di competizione, di possedere e basta, ma incapaci di riconoscere da sé il vero bello, ma solo sulla base del gusto e del valore attribuito alle cose dagli altri, non vanno via. Cerco allora di nasconderli lì, dietro ad altri quadretti, perché nel frattempo non fossero scorti, perché con la loro impreziosita luce riflessa non attirassero altre persone come avevano attirato me, e torno a Maglie, la mia città posta a meno di una ventina di chilometri nell’ entroterra di Otranto, per poi ritornare lì a sera per comprarli con quel po’ di denaro che il venditore chiedeva per essi.
Ritorno, ma come una fata in una fiaba, la bancarella non c’ era più. Aveva chiuso, “era azzatu i fierri”, prima delle altre ed era andata via …
Chiedo afflitto ai vigili urbani, chiedo nei negozi, bar e ristoranti vicini, nessuno mi sa dare indicazioni su dove avrei potuto trovare il proprietario di quella bancarella. Chi fosse, se aveva un magazzino, e se si dove. Nulla; vengo però a sapere di tutto un mondo, quello dell’ antiquariato, che sino ad allora avevo quasi ignorato, i mercatini dell’ usato che si svolgono periodicamente nei vari centri delle tre province di Lecce, Brindisi e Taranto, dove presumibilmente poteva recarsi a far mercato il proprietario di quella bancarella con la sua mercanzia; mi dicono che alcuni rigattieri, oltre a partecipare in maniera itinerante a fiere e mercatini, han a volte loro negozi-magazzini fissi e mi metto a cercare e visitare anche quelli; scopro dei gruppi Facebook dedicati a questa passione, e persino lì con dei post cerco di avere informazioni su quella bancarella vista a Otranto: ma nulla!
Parsifal perde il sacro Graal dopo averlo visto passare davanti a sé solo perché, per una sorta di rispetto alle norme di detta buona educazione ricevute, non dà sfogo alla sua curiosità chiedendo ai presenti informazioni sul Graal, quello sarebbe bastato perché gli fosse consegnato, si deduce dagli antichi romanzi medievali europei, invece non chiede, sta zitto, il Graal passa davanti ai suoi occhi in un corteo in un castello, e poi svanisce per sempre e non riesce più a ritrovarlo.
Così con me c’ era un amico ed io non ho chiesto a lui quelle €10 in prestito che sarebbero bastate per acquistare subito quella magnificenza di quei due quadri.
Chissà perché tanta autoinflitta tribolazione, forse per desiderare di più, rischiando di perderla prima di forse ritrovarla, qualcosa che giudicavo ben più preziosa del suo prezzo, misura del valore attribuitale dagli altri.
Inizia la mia “recherche” nei mesi a venire, a Lecce, a Manduria, a Ostuni, di nuovo a Otranto, eccetera, ma nulla; quella bancarella come se l’ avessi sognata insieme a quei quadri così belli!
Sì incontro tanti altri quadri e quadretti di medesimi soggetti bucolici, paesaggi ameni, ma erano quadri senza quell’ anima che avevo visto in quei due quadretti, perfetti anche nel rapporto con la loro invecchiata lignea aurea cornice.
Passa il tempo, perdo ogni speranza di ritrovarli e di quei quadri resta per me solo un ricordo e un doppio sospiro. Erano una coppia inscindibile di opere, anche se quando li vidi la prima volta cercai di valutare quale era il migliore, in realtà in essi le simili parti in primo piano rispetto al simile sfondo erano praticamente distribuite in essi maniera opposta. Un dittico!
Non era la mia voglia morbosa di possederli, o forse non era solo quello, ma soprattutto il desiderio di salvarli all’ oblio, salvarli anche dal tempo che già cominciava ad aggredirli, una cornice di uno di essi era già scheggiata in qualche punto. Come avrei potuto salvarli? Come custodirli?
In realtà rendendoli di tutti, fotografandoli, condividendoli.
Poi dopo oltre un anno, sabato scorso, il 27 giugno del 2017, a pomeriggio inoltrato decido di andare per pratica salutistica sportiva da Maglie a Otranto in bicicletta di gran carriera, e durante il percorso, tra i tanti pensieri che si affollano nella mente sotto sforzo fisico, non so perché, ma ripenso proprio a quella bancarella e a quei quadri perduti. Arrivo che mancava ancora poco al tramonto, e sul lungomare vedo che sono presenti le bancarelle del mercatino dell’ antiquariato nonostante quella non era la prima domenica del mese; per vari motivi, mi han poi spiegato, era stato spostato proprio a quel sabato l’ appuntamento previsto per questo mese.
Tra i raggi caldi del Sole al tramonto quel luogo raggiunto, come conquistato con tanta energia, mi appare paradisiaco, bellezze diafane di leggiadre turiste nordiche si aggirano leggere come ninfe in quel mercatino, come muliebri muse delle arti, ne son incantato, rapito, fatato, piacevolmente frastornato come fossi approdato in una Avalon di fate, e d’ un tratto riconosco dietro una di quelle legnose bancarelle con tendone, in un signore dai lunghi capelli e con barba grigia, quel rigattiere di allora custode di quei magici quadri che tanto mi avevan rapito il cuore.
Sì forse è proprio lui; parcheggio la bicicletta appoggiandola al parapetto del lungomare lì nello spiazzo del monumento ai Martiri d’ Otranto, e comincio a cercare tra la sua mercanzia, mentre un vento di brezza sempre più forte spira dal mare e fa cadere qualche quadro di quelli esposti; non mi soffermo quasi neppure a domandarmi se non li avesse già venduti in questi anni, addirittura apro anche le scatole di cartone che aveva portato e che erano ancora chiuse, ne apro una, due e alla terza, spostato qualche quadro al suo interno, riconosco lo scintillio aureo della cornice, incontro la magica coppia, il mio Graal pittorico che tanto aveva agognato e desiderato!
Quella volta benché in bicicletta non avevo mancato di portarla le €10 del riscatto lì con me. In ogni caso questa volta non li avrei persi di nuovo! La lezione era imparata, probabilmente una perversa lezione autoinflitta per apprendere di più!
Della loro origine non sapeva nulla, mi spiegò che a volte egli svuota intere case delle loro suppellettili, forse dunque per anni erano stati appesi in qualche casa salentina, compra e rivende, e quei due dipinti per tutti non valevano granché, magari anche il pittore dalla veloce mano poteva realizzarli in poche ore, e li aveva firmati entrambi con un tratto rosso, forse nulla più che copie, forse opere comunque di suo pugno, ma cosa importava in termini del loro oggettivo valore, ciò che contava e che conta davvero è l’ emozione che un’ opera d’ arte riesce a trasmettere alla persona che se ne innamora!
Gli chiedo, dopo averglieli pagati subito, il prezzo non era mutato, se potevamo lasciarli in qualche bar vicino, dal barista di sua conoscenza, dove poi prenderli a sera, ritornato a Otranto in auto, perché in bicicletta avrei rischiato di danneggiarli e non volevo per nulla al mondo che si scalfissero.
Un salvataggio, l’ “informazione” che è presente in quelle opere non andava perduta se tanto mi aveva emozionato!
Quei due oggetti mi avevano scelto, ne ero diventato il loro custode, e così capita che le cose belle e utili della Natura attraggano le persone trasformandole di fatto in loro custodi; mi è capitato tante volte di incontrare ora una persona innamorata di una pianta, ora di un’ altra specie, e che si prodiga per farla conoscere e per ripropagarla, diffonderla, così per gli animali, e altre creature alloctone o autoctone, domestiche o selvagge, così per gli oggetti, per i luoghi, per gli altri, da curare, così fan i collezionisti, così per tutto ciò che può essere conoscenza, tecnica, cultura dell’ uomo; e capisci l’ importanza della rete delle passioni delle persone per ritrovare, non perdere, ricostruire, restaurare e migliorare la dimensione del paradiso perduto ma ritrovabile; persone che in realtà costruiscono non solo per sé stesse ma anche per tutti gli altri, anche se non se ne accorgono subito nel loro operare, e innalzato musei, opere e arche di Noè, biblioteche per tutti gli altri e per le generazioni future; lo stesso lavoro del rigatino si inserisce in tutto questo perché il tempo non distrugga davvero, e l’ informazione, la memoria non vada perduta nella rete degli uomini; l’ umanità come sistema, come grande valore da cogliere esso stesso, da valorizzare, guidare, spronare e mai tarpare, questa è saggezza di buona politica del bene comune! E vediamo tutto questo ogni giorno nella generosità di dati che si trovano in rete e che il più delle volte gratuitamente la gente ha riversato online.
Da lì praticamente, dall’ otrantino, quei quadri quasi non si erano mossi, nessuno li aveva divisi, lo stesso rivenditore era della zona come venni a sapere, e nessuno aveva visto in essi tutta quella profonda grande intensità che vi avevo visto e vi vedo io!

 

Oreste Caroppo                           20 giugno 2017

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