Per riflettere sulla “FALSA-ECOLOGIA” contro il suo PINICIDIO e BIOCIDIO A TAPPETO, guardate …

Per riflettere sulla “FALSA-ECOLOGIA” contro il suo PINICIDIO e BIOCIDIO A TAPPETO, guardate …

Pini d’Aleppo, anche detti Pini di Gerusalemme, coste del Mediterraneo. Foto da internet.

 

Pineta bellissima di mediterranei Pini d’Aleppo piantati sulla Serra di Montevergine a Palmariggi (Lecce) e guardate come i Lecci si stanno da soli diffondendo nel sottobosco:

Pineta di Montevergine sulla Collina (“Serra”) di Palmariggi (Lecce), 16 giugno 2018, tramonto. Foto di Oreste Caroppo.

E si è creato un sottobosco stupendo con Vinca, Edera, qualche Ailanto, Cisto, Perastro, Roverella, ecc. e anche giovani Pini d’Aleppo stanno nascendo dai semi dei grandi Pini. E dove son giunti incenti, con una tale biodiversità e intrico di humus, semi, tronchi e radici, tutto riparte subito, e in breve è come se non vi fosse stato alcun incendio distruttore; la natura sa reagire e anche proteggersi dal fuoco, siccità ed altri consueti fenomeni naturali.
Questo è un paradiso favorito dall’uomo e in cui la natura sta contribuendo all’aumento della biodiversità.
IMPORTANTE ASSICURARSI DELLA PRESENZA DI VARIE SPECIE E POI SONO ESSE CHE APPENA TROVANO LE CONDIZIONI SI DIFFONDONO DA SOLE.
Ma loro sarebbero capaci di dichiarare la necessità falso-ecologista di tagliare ora i Pini. Pazzi! Appalti per tagliare, eradicare specie spacciate aliene, sovente con bugie, fare lucrosa biomassa facile, interventi spacciati, pensate, pro natura, cura forestale, biodiversità, assurdo!
(Leggete l’ approfondimento).
E poi si accanirebbero contro l’ alloctona Acacia saligna che è stata lì piantata con qualche esemplare, e poi contro l’ Ailanto pianta esotica asiatica in realtà di un genere già presente nel terziario in Europa.
E come mai la Processionaria che colpisce i pini, anche lì ovviamente, non ha distrutto queste pinete?
Semplicemente perché quello intorno alla Processionaria è un altro dei deliri della falsa ecologia; delirio speculativo loro tagli e speculazione del pesticidio.
A terra vi era poi un mare di Maggiolini in decomposizione che ogni anno sciamano in giugno-luglio per mangiare qualche ago di Pino e poi morire restituendo le sostanze nutritive agli stessi Pini. Ma se gli agronemici avessero visto quelli sciami in quei pochi giorni di loro presenza avrebbero gridato a chissà quale emergenza sui media e alla necessità di intervenire con pesticidi, perché “mettono a rischio – avrebbero detto impunemente – l’esistenza dei Pini” che poi loro stessi con altre scuse vogliono eradicare!

Vanno mandati a casa e comunque allontanati dai pubblici uffici!

Scatto del pomeriggio di sabato 16 giugno 2018.

PER APPROFONDIRE SULLA FALSA-ECOLOGIA: https://www.facebook.com/oreste.caroppo.9/posts/10216690708250164

#IoSonoAmbiente

 

Testo tratto dal mio post facebook al link: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10216700156886374&set=a.10206260488981201&type=3&theater

 

Oreste Caroppo         17 giungo 2018

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“RAZZISMO VERDE” … ANCHE CONTRO I PINI MEDITERRANEI NEL MEDITERRANEO!

Pinete salentine da difendere dagli agronemici autori del pinicidio, procacciatori di biomasse facili, con varie scuse, non ultima quella che quei pini sarebbero di specie non autoctone, grandi immense bugie trattandosi di specie iper mediterranee; o addirittura che sono piante giunte a fine vita, quando ormai le nostre pinete, piantate decenni orsono da serie politiche di riforestazione, dimostrano interessanti capacità di rigenerazione e sostituzione dei vecchi alberi che muoiono naturalmente con i nuovi che crescono nel sottobosco di stesse e altre specie ancor più spontanee e autoctone come querce lecci e querce spinose incluse.
Ma anche qualora fosse che vi son specie esotiche, vedi alcuni Pini delle Canarie, non bisogna permettere a nessuno di danneggiare gli alberi presenti sulla base del fatto che siano autoctoni o esotici: ci sono e devono restare!
Se fossero tecnici più responsabili proporrebbero di piantare magari specie più autoctone dove non c’ è nulla, non di togliere gli alberi presenti per sostituirli con altre specie più autoctone che solo dopo decenni potranno divenire di pari maestosità.

Questi professionisti del biocidio parlano poi male, denigrano le politiche nazionali di riforestazione del Salento dei decenni trascorsi, in assenza delle quali oggi praticamente si potrebbe dire che il territorio sarebbe quasi un deserto, le denigrano perché magari insieme a specie autoctone si optò per la piantumazione anche di specie esotiche nel verso di una maggiore biodiversità e di uno studio di adattamento delle varie piante al territorio e di contributo nel processo di rimboschimento.
Pensate denigrano quei salvifici rimboschimenti questi soggetti che null’altro sanno fare che uccidere, gettar veleni di multinazionali, e rimpinguare di materia prima le centrali industriali a biomassa attraverso ciò che hanno costruito in termini di ambiente i nostri predecessori e la Natura distruggendo ogni cosa!

RICONOSCIAMOLI E FERMIAMOLI I PROFESSIONISTI DEL BIOCIDIO!
Fuori dalle istituzioni e uffici pubblici!

(Testo tratto dal mio post facebook del 5 giugno 2017, al link: https://www.facebook.com/oreste.caroppo.9/posts/10213373458720999)

 

Scena tratta dal film “Il segreto del bosco vecchio” del 1993 diretto dal regista Ermanno Olmi, (nomen omen).

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ALBERICIDIO ODIERNO IN SALENTO, E NON SOLO,
E GLOBAL WARMING
un brutto legame ahinoi inscindibile!

Mi ha chiesto un amico: “ma perché tagliano tanti alberi nel Salento in questi ultimi anni?!”

Per tagliarli qualsiasi scusa viene addotta a tal fine dagli agro-nemici perizianti, (e tra le scuse per albericidio facile in Salento non dimentichiamo l’ “Agente Xylella” per l’ olivicidio, e non solo, la povera autoctona processionaria per il pinicidio, eccetera, eccetera), ma il vero fine è produrre biomasse facili dal loro legno presentato negli appalti pubblici come “rifiuto” da smaltire, invece diventa, da spacciato scarto, bugia, ricchezza per produrre energia elettrica detta “verde”, bruciando quel materiale vegetale, (che prima ossigenava l’aria e stoccava CO2 sottraendola dall’atmosfera), nelle centrali a biomassa costruite ad hoc nel Sud Italia in questi anni di sinistra falsa Ecologia e nulla Libertà!
Questo, che è disboscamento senza regole e ripiantumazioni ma rapina speculativa e disonesta, per salvare il nostro pianeta dal surriscaldamento globale antropico, che ci sta provocando questo autunno si anomalmente freddo nel Salento, ma non da mare ghiacciato come sarebbe dunque la “normalità”, a questo punto, secondo “loro”, i fanatici funzionari dell’ ideologia GLOBAL WARming!
È la Green Economy industriale e le nostre bollette elettriche sono state maggiorate negli ultimi anni proprio per incentivare questo tipo di energia verde(?) per salvare il pianeta(?) e poterci pertanto assicurare nei prossimi anni, dicono loro, autunni più freddi di questi come giusto che sia, dicono loro sempre!

Tagliano anche le gonadi di cani e gatti e se chiedi vedrai che sono spesso stessi soggetti fanatici del Global warming! La creduloneria nei dogmi pseudo-scientifici mainstream è uno dei principali minimi comuni denominatori dei più fervidi fanatici adepti della nuova ideologia del surriscaldamento globale antropico, sulla base di una forma mentis incline al catastrofismo pessimista, all’ ipocondria, e al biocidio ed eutanasia anche come soluzione, nella grande paura di tutto ciò che è cambiamento, che nella Natura è invece la norma, per cui son disposti a tutto pur di fossilizzare ogni cosa, come gli stermini delle specie bollate esotiche. Amore per la vita ostentato, nei fatti un servizio continuo alla morte!
Per cui val bene non riflettere sulle cose e ignorare ciò che si osserva credendo senza alcuna personale ricerca riflessione e approfondimento, fideisticamente ai nuovi dogmi della pseudo scienza mainstream foraggiata dalle interessati lobby.

E meno male che sarebbe stato questo “l’anno più caldo della Terra”, guarda caso è in coincidenza questa sparata mondiale con la Conferenza di Parigi che doveva sostituire quella scandalosa di Kyoto che tanti danni ha fatto con la avallata Green Economy industriale alla Puglia, a fronte di nessun vantaggio, neppure di riduzione dei combustibili fossili, anzi ci vogliono portare pure il mega-gasdotto e le trivellazioni petrolifere!
Poi pure le centrali nucleari, ma l’abbiamo scampata, ce le presentavano come energia “verde”, pensate, perché non emettono CO2 !
Hai capito!

Più bella la Conferenza di Rio del 1992 dove ancora si parlava della difesa degli habitat e della biodiversità, cose concrete!!! Ma anche da lì cominciava qualcuno, cavalcando la biodiversità, per porre le basi per strumentalizzarla e per distruggerla nei fatti, speculando!
Vedi l’ orrore delle centrali a biomasse pro OGM e disboscamento per produrre biomassa, del mega eolico falcidia uccelli e paesaggi e dei lager del fotovoltaico della desertificazione artificiale di vasti territori.
Tutto sempre fondamentalmente nelle grandi grandi forme industriali impiantistiche dai notevoli impatti, al fine di conservare il controllo dell’energia nelle mani di pochi, guarda caso sovente le stesse multinazionali dell’energia dei combustibili fossili e del nucleare mascherate di “Green” anche nei nomi, mentre stentano a diffondersi e non vengono iper incentivati invece i più etici pannelli fotovoltaici e solari ad esempio sui tetti delle case che sono tantissimi e son superfici inutilizzate di niun valore estetico negli edifici moderni, nonché superfici biologicamente morte; ma se si chiede ai global warmingers funzionari, agenti stipendiati di questo marcio sistema, perché non si favoriscono le politiche di incentivo di questi piccoli impianti diffusi, ti rispondono che non bastano! Ma non sarebbe il caso di riempire prima i tetti e solo dopo sedersi ad un tavolo e capire di cosa abbiamo ancora bisogno in termini di produzione energetica?! Si certo!
Ma loro non possono che negar queste ovvietà di buon senso, e vi risponderanno che “non c’è più tempo”, un loro slogan non a caso, e che quindi bisogna che voi lasciate decidere loro, esperti, (in realtà i nuovi sacerdoti di una nuova religione pseudo-scientifica sempre fondata sulla paura), per noi, e anche se ciò comporta distruzione della Natura, di habitat, di suoli fertili, del paesaggio e delle finanze dello stato e dei privati, bisogna tacere perché ci dicono che lo fanno : “pro nobis”!

E tra le scuse per albericidio facile in Salento non dimentichiamo l’ “Agente Xylella” per l’ olivicidio, e non solo, la povera autoctona processionaria per il pinicidio, eccetera, eccetera.

(Testo tratto dal mio post facebook del 15 dicembre 2016, al link: https://www.facebook.com/oreste.caroppo.9/posts/10211643940444123)

 

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Estendendo lo sguardo dal pinicidio in Puglia in atto in questi anni vediamo come nelle varie zone semplicemente i professionisti del biocidio della Falsa-ecologia ricercano inizialmente quali piante son state più piantate dall’uomo nei rimboschimenti passati e invece di osannare quegli interventi e migliorare il mix di biodiversità piantando accanto anche altro, denigrano il presente con varie scuse di mistificazione falso-forestale e la mistificazione del razzismo verde, e così i mediterranei Pini d’Aleppo, Pini domestici, Pini neri, Pini marittimi vengono bollati alloctoni da eradicare! Blasfemia! Così poi anche i Cipressi, e non solo gli americani, ma anche i mediterranei. E così l’attacco anche agli Abeti rossi dove se ne face meravigliosa silvicoltura di alto pregio paesaggistico. Se non basta si passa ad altre scuse, e ora che son pericolanti, che cadono con il vento, che hanno parassiti, ecc. Ma son tutte cose ovvie, naturalissime, e invece no, demonizzazione! Che le radici danneggiano strade e marciapiedi, come se non fosse possibile aggiustarli senza togliere alberi e il grosso delle loro radici. E se non basta si minaccia che i patogeni possono cagionare danni diretti all’uomo e cani come per le Processionarie del pino … ma basterebbe invitare a non toccarne i bruchi e loro nidi … invece nulla, il fine è l’ecoterrorismo per autorizzare i tagli! E con la scusa di patogeni si possono colpire anche altre specie autoctone, come i Lecci (vedi la scusa dell’autoctono lepidottero Lymantria dispar, o il coleottero Corebo o Bupresti del leccio Corebus bifasciatus, o il Chermococco Kermes vermilio), o anche specie domestiche come gli Ulivi, Mandorli, Ciliegi, ecc. con la scusa ora della fantomatica esotica Xylella fastidiosa in Puglia, sin addirittura ad utilizzare la scusa vergognosissima dei funghi sul tronco o ai piedi degli alberi per gridare al parassita mortale e uccidere l’albero loro, non dando magari al fungo il tempo di farlo e mostrare davvero questa paventata fatale possibilità, e taluni funghi son persino simbionti degli alberi, non sempre nemici ma amici, e anche i funghi parassiti han la loro dignità di specie … ma nulla conta per loro, il loro fine uccidere, speculare finché ce n’è!

E così nelle perizie dell’infamia pro-tagli si arriva a ecoterorrizzare le comunità scrivendo che i Pini attirano le urticanti Processionarie del pino, (che non fan male a nessuno se lasciate in pace in realtà!), minacciando i sindaci con esagerate raffazzonate perizie che decretano l’instabilità di alberi, con il rischio di richieste risarcitorie su di loro che son i primi responsabili se gli alberi in area pubblica cadendo causano danni, allarmando sul vento spacciato come ormai più violento e frequentemente violento strumentalizzando ogni albero caduto in propaganda e con il solito spauracchio delle Falsa-ecologia del Global WArming antropico, fino a considerazioni di dubbia estetica del tipo, e sì si è letto anche questo in quelle “perizie” mistificatorie, “quegli Abeti dan un colore troppo cupo al paesaggio!”. Condannata la monocultura, (persino degli Abeti rossi in area alpina per la produzione degli strumenti musicali come i violini detti Stradivari!), denigrate le piantumazioni fatte dall’uomo, e mica proponendo di piantare accanto altre specie, no, sempre per togliere ciò che c’è già in maniera rapida facile! Capite? Le feste dell’albero o i tentativi di far piantare alberi per ogni nato e per altri eventi commemorativi tutto denigrato pertanto indirettamente da questi agro-nemici! Per non parlare della denigrazione delle importanti specie esotiche importate nei secoli ad impreziosire i territori ed arricchire la complessiva biodiversità. E infine persino la scusa della velenosità di certe piante, come ad esempio contro gli alberi di Tasso, pianta autoctona in Italia, Puglia inclusa! Quindi denigrata la cosa più bella, più importante evolutivamente parlando per lei, e per chi ha a cuore la produzione di ossigeno molecolare da parte delle piante, il fatto che una specie si diffonde molto e molto facilmente, con l’ uso di ogni epiteto denigratorio!

 

Scena tratta dal film “Il segreto del bosco vecchio” del 1993 diretto dal regista Ermanno Olmi, (nomen omen).

 

(Testo tratto dal mio post facebook del 7 novembre 2018, al link: https://www.facebook.com/oreste.caroppo.9/posts/10217816232667571)

 

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SUI PINI AUTOCTONI IN PUGLIA E SUL CIPRESSO MEDITERRANEO
Basta menzogne!

I santi rimboschimenti con prevalente uso del Pino di Gerusalemme (così e anche chiamato il Pino d’Aleppo) in Salento iniziarono nei primi del ‘900.

Trovo assurdo che ci sia ancora qualcuno che quando parla del pino d’Aleppo pensa che non si autoctono in Puglia!

Se si legge “La Flora Salentina” di Martino Marinosci botanico e medico di Martina Franca, opera ottocentesca, si vedrà come egli cita la presenza del Pino d’Aleppo (“Pinus halepensis“), tra le conifere salentine, (come anche egli cita gli altri tipici pini mediterranei italici, il “Pinus maritima o sappini in Massafra”, e il “Pinus domestica, vel pinea, … coltivasi in Taranto, e altrove”, e diverse altre conifere; il maritima, è il Pino marittimo, Pinus pinaster, spesso chiamato proprio “zappinu” in Italia, anche se sul Gargano questo nome vernacolare viene dato al Pino d’Aleppo).

C’è stata da parte di agronomi interessati negli anni passati tutta una campagna fatta in Salento per far credere alla gente che il Pino d’Aleppo fosse una pianta alloctona, persino detta esotica invasiva, insomma demonizzato, per poterlo tagliare facilmente e farne tanta bella biomassa con buona pace delle persone sensibili all’ambiente che all’epoca non si erano documentate in proprio, quante bugie speculative quelli agronomi hanno tentato di infilare nelle nostre menti!

Siamo all’agro-follia?
Una specie può essere autoctona in una regione come la Puglia piccola e pianeggiante solo in alcune zone come il Gargano e la costa tarantina dove le pinete di Pino d’ Aleppo si considerano autoctone, (come secondo alcuni anche alcune pinete dell’ ugentino) e poi non autoctona nella medesima regione!? Se è autoctona è autoctona e basta e non si può certo andare a dire tu hai piantato un pino in una zona dove in Puglia quella specie non è autoctona!

I romani tanto utilizzavano il Pino d’ Aleppo come dimostrato dall’ archeologia, non lo importavano certo e ben si sa! Le Pinete del Gargano solo ad esempio sono lì da secoli e secoli:

http://dryades.units.it/torlonia/?procedure=taxon_page&id=162&num=2916

La cultura greca antica ne faceva grandissimo uso proprio della resina di Pino d’Aleppo e da tale uso ne deriva ancora oggi questo vino:
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Retsina

E la flora greca è quasi esattamente identica alla flora salentina!

Così antiche sono le pinete di pino d’Aleppo lungo la costa del Gargano che i Ministero dell’Ambiente e delle Foreste censiscono persino lì alberi di Pino d’Aleppo pluricentenari come in particolare questo, cui si attribuiscono 700 anni:
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Zappino_dello_Scorzone

Tanto tipico il Pino d’Aleppo della Puglia che ha persino un nome proprio in dialetto “Zappinu“.

Indagini archeologiche polliniche hanno mostrato come al confine tra la Terra d’Otranto e la Lucania nella valle del Bradano l’ecosistema in epoca ellenistica fosse caratterizzato dalla presenza insieme di Pino d’Aleppo e Leccio, contro chi si ostina ancora oggi, a credere a causa di falsità indotta da terzi a monte, che solo il Leccio tra le due specie sia tipico della Terra d’Otranto:
http://www.academia.edu/1980025/La_ricostruzione_dell_ambiente_della_valle_del_fiume_Bradano_in_et%C3%A0_ellenistica_Basilicata_orientale_

Non è un caso allora che nelle pinete salentine novecentesche già lecci e querce spinose si diffondono naturalmente con tante altre essenze all’interno, anche e soprattutto dove le pinete dopo incendi son in rigenerazione con tanti giovani pini nati spontaneamente.

Legni fossili di pino di specie mediterranee sono state trovate all’interno degli strati archeologici di Grotta Romanelli a Castro risalenti al periodo paleolitico prima dunque della stessa invenzione/scoperta neolitica dell’agricoltura:
http://www.artepreistorica.com/2009/12/considerazioni-su-alcuni-aspetti-zoo-antropologici-legati-all%E2%80%99arte-di-grotta-romanelli/

Così prima che qualcuno dica che il Cipresso mediterraneo (Cupressus sempervirens con le sue due varietà colonnare-pyramidalis e horizzontalis) sia autoctono in Toscana sol perché lì molto piantato, mi piace ricordare invece che i Romani chiamavano quell’albero “Tarantino” (Catone in “De re rustica”, Plinio il Vecchio in “Naturalis Historia“), perché in Puglia già presente almeno dal tempo dei greci:
https://it.m.wikisource.org/wiki/Il_mito_di_Ciparisso

Il Salento è collocato al centro tra Mediterraneo orientale e Mediterraneo occidentale e non è vero che nella foresta salentina si trovava solo piante tipiche del Mediterraneo orientale, si trovano anche nella flora spontanea autoctone molte piante che sono invece tipiche del Mediterraneo occidentale.
Quindi anche se è ben possibile che romani e altri continuarono a piantare anche in Salento piante tipiche del Mediterraneo occidentale come per esempio le Sughere o il Pino marittimo (Pinus pinaster, quest’ultimo anche utilizzato in quantità minore insieme al Pinus halepensis e al Pinus pinea nei rimboschimenti del ‘900 in Salento), questo non vuol dire che possiamo escludere a priori che tali specie fossero già presenti in Salento naturalmente. Del resto il pino marittimo ce lo descrive già nell’Ottocento il botanico Marinosci in Terra d’Otranto, come lui e lo scienziato Cosimo De Giorgi suo amico descrivono la presenza nell’ ottocento in Salento di Pinus pinea, il De Giorgi cita la presenza di alti pini domestici ad ombrello da pinoli, quindi Pinus pinea, a Supersano).
(Ora si consideri che avevo letto ma devo ritrovare la fonte che in epoca preistorica la Sughera estese naturalmente il suo areale più a oriente fin verso la Grecia inclusa tanto che sono stati ritrovati fossili di quercia da sughero in grotte preistoriche non lontano da Atene, e mi pare di aver letto che nei medesimi siti furono ritrovate tracce fossili di Pino marittimo – dati e miei ricordi da verificare)
Allo stesso modo la quercia Vallonea che è tipica del Mediterraneo orientale ed è presente anche in Salento oggi giorno da secoli e secoli come testimoniano alberi plurisecolari quali la Quercia dei Cento Cavalieri di Tricase, pare estese in epoca preistorica il suo areale un po’ di più verso occidente, e mi dissero che nella zona dell’Amiata ritrovarono cupole di vallonea fossili.

Ed è bene sapere che trovandomi qualche anno fa in un convegno in Abruzzo sugli alberi Italiani, quando spiegai in cerca di aiuto che nel Salento degli agronomi andavano in giro dicendo che il pino d’Aleppo è pianta alloctona, mi guardano perplessi! Per gli abruzzesi, e parliamo di botanici, forestali e direttori di parchi nazionali il pino d’Aleppo nelle aree costiere è una presenza ritenuta del tutto autoctona e da preservare e tutelare!
Era evidente che le mistificazioni falso scientifiche degli agronemici volte a permettere la distruzione dei pini e delle pinete lì non era state fatte o comunque non eran ben attecchite nella mente degli scienziati naturalisti e degli intellettuali locali.
Qui addirittura gli agro-nemici han fatto leva sul nome per convincere tutti che il Pino d’Aleppo è allocotne: la città di Aleppo è in Siria! E che significa, Miller, un botanico lo battezzo così nel 1768 perché presente anche lì come qui, e questo vale per tantissime specie botaniche, la Vallonea chiamata Quercia di Grecia, il Cerro Quercia di Turchia, il Farnetto Quercia di Ungheria, il Fragno Quercia di Macedonia, la Quercia spinosa arborea chiamata Quercia di Palestina, e tutte pur son autoctone di Puglia!
Per cui ora avete materiale a sufficienza per rispondere con argomenti al prossimo agronemico che oserà dire qualcosa contro il nostro Salentino Mediterraneo pugliese Pino d’Aleppo o di Gerusalemme, così chiamato da qualche botanico che la prima volta lo vide o seppe vivere in quelle aree della sponda orientale del Mediterraneo dove pure vive, se fosse venuto a studiare gli alberi in Puglia lo avrebbe forse battezzato invece Pino di Otranto o Pino del Gargano, o di Taranto!

 

(Testo tratto dal mio post facebook del 12 maggio 2016, al link: https://www.facebook.com/oreste.caroppo.9/posts/10209628899149350)

 

[Per approfondimenti sul Cipresso sempreverde mediterraneo vedi questo mio post del 25 settembre 2017 intitolato “L’ Albero Tarentino!” e i suoi commenti al link: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10214480102346398&set=a.1888805429917&type=3&theater]

 

[Per approfondimenti sull’Abete bianco nel Salento dei secoli passati e su altre conifere in Salento vedi questo mio post del 22 dicembre 2012 intitolato “L’ABETE BIANCO NEL CUORE DEL SALENTO – Un enigma celato tra le pagine scritte da un dottore forestale del secolo scorso” e i suoi commenti al link: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10200227842408807&set=a.1718077601828&type=3&theater]

 


 

TAGLIARE GLI ALBERI ESAGERATAMENTE È UNA PATOLOGICA EVIRAZIONE SIMBOLICA!

Oggi (27 ottobre 2021) nella villa recintata di Martano ho trovato uno scempio di potature degli alberi!
Persino rari alberi di Ginkgo biloba e di Tasso tagliati orrendamente.
Per non parlare delle conifere di cedro tagliate/capitozzate di netto!
E un Cedro capitozzato è un albero particolarmente danneggiato.
Non saprei quante settimane o mesi addietro risale questo scempio di potature.
È una villa dove andrebbe tolto un po’ di cemento.
Avevo portato un mio amico per fargli vedere quelle rarità botaniche per noi salentini, il Tasso e il Ginkgo biloba lì ben cresciuti, e vi ho trovato dei fustelli scempiati dai tagli a dir poco eccessivi.
Non so se hanno tagliato anche altri alberi, era sera, ma ricordavo il luogo assai più denso di chiome.
Tra i salentini pochi amano gli alberi questo ormai è certo.
La dendrofobia a questi livelli è una malattia non una prevenzione!
Pensiamo anche ad esempio allo scempio recente dei tagli e capitozzature di grandi Pioppi neri nella zona del porto ad Otranto.
Un grande Eucalipto camaldolese è stato tagliato recentemente anche lungo la provinciale Carpignano-Borgagne, speriamo ripolloni presto.
Per non parlare degli Ulivi che stanno tutti copiosamente ripollonando ma che vengono barbaramente eradicati.
Di questo passo non ci saranno neppure più le pigne con cui minacciare i novax!
Quella del taglio facile degli alberi è anche una speculazione per procacciare legno facile,
ma è anche una evirazione simbolica da indagare nei meandri della psiche degli agronomi locali e di altri soggetti responsabili coinvolti.
Molto probabilmente sono sposati con donne che hanno avuto altri uomini prima di loro e sfogano così le loro frustrazioni contro gli alberi non potendo farlo contro gli ex della donna da loro amata.

(Tratto da questo post facebook)

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