La Torre del Serpe di Otranto “Turris draconis” sia interamente ricostruita nel principio restaurativo del “com’era e dov’era”!
La Torre del Serpe di Otranto “Turris draconis” sia interamente ricostruita nel principio restaurativo del “com’era e dov’era”!
Nota storica su Torre del Serpe: si ritiene che la sua costruzione risalga al periodo romano e che la torre avesse la funzione di faro e fu restaurata in età fredericiana in seguito ad un potenziamento strategico voluto dallo stesso Federico II.
Ok, si è fatto un relativamente recente restauro della Torre, che vediamo in questa foto dello stato odierno del rudere, perché ciò che era rimasto in piedi stava per crollare, dunque un restauro conservativo d’emergenza importante per preservarla.
Ora però passiamo al doveroso passo successivo, ricostruiamo “com’era e dov’era” la Torre del Serpe simbolo civico di Otranto, senza però che si possa distinguere a vista la parte nuova della parte antica come secondo brutte teorie dello pseudo restauro dei nostri tempi. Ora però basta con l’idea che dobbiamo tenerci logorate opere logorate dal tempo pur nel restauro conservativo! O basta all’ idea che, se si ricostruisce, la parte ricostruita deve essere a vista subito fortemente distinta dall’originale! Nulla di più scorretto e sgradevole sotto infiniti punti di vista: estetica, piacevolezza paesaggistica, rispetto dell’originalità storica, suggestione, fotografabilità, ecc. La parte ricostruita è invece giusto che a prima vista si confonda, sia confusa e fusa con la parte originale giunta al nostro tempo integra o comunque in piedi.
Si deve ricostruire “com’era e dov’era”, così anche per il vasto patrimonio megalitico del Salento che versa in disfacimento, distruzione, asportazione, scomparsa! Non solo conservare, ma anche risollevare, ricostruire con fedeltà all’originalità storica!
Nel caso della Torre ricostruire con uso di pietra, bolo-terra rossa e malte originali, e legno per le strutture interne, conservando il contesto rurale esterno, senza uso di cemento, né metallo, (metallo invece sgradevolmente usato nel recente recupero dei fossati esterni delle mura urbiche a Lecce, vedi il mio post facebook di critica).
Lasciare così quella struttura vuol dire renderla comunque non fruibile e lontana dai fasti che la parte rimasta in piedi e le antiche foto ci ricordano e permettono di ricostruire con alta fedeltà nel rispetto della sua originalità!
SI DEVE RICOSTRUIRE, BASTA CON QUESTE FILOSOFIE DEL LASSISMO E DELLA DECADENZA FOSSILIZZATA!
Il Teatro La Fenice allora a Venezia e il Teatro Petruzzelli a Bari dopo i loro recenti incendi?
Son stati esattamente ricostruiti.
Non c’è nessun falso storico quando si ricostruisce “dove era e come era”.
Vedo nel caso di Torre del Serpe che ne han aggiunta di muratura già comunque nel restauro parziale-conservativo che vediamo oggi e realizzato nei recenti decenni passati.
E poi se di un cono-tronco ho una fiancata esso con la sua curvatura già mi conserva memoria di tutta la struttura, come si ricostruiscono interi vasi antichi da un frammento, e una torre così antica la lasciamo così? La prima tromba d’aria la distruggerà se lasciata così, oggi è una vela esposta, domani invece, tornata cilindrica resisterà anche meglio e per altri mille anni ai venti!
Ricostruire nel restauro è sempre un dovere per le future generazioni! O un po’ oggi, un po’ domani e il tempo in mille anni cancellerà tutto, per questo la filosofia del solo conservare non può essere accettata, è essa stessa consegna del monumento all’ oblio e dell’informazione che esso porta!
Per questo: sempre (o quasi sempre) ricostruire!
Vedete anche che stan facendo in Russia, ricostruiscono tal quali i templi cristiani distrutti dal comunismo, o vedete qui, si parla di un bell’esempio di un comune friulano che dopo il terremoto ha voluto ricostruire tutto esattamente come era, e ascoltate dallo storico italiano Alessandro Barbero le parole del bell’esempio e della filosofia retrostante di quei cittadini:
La Torre del Serpe (“Turris dragonis” nel ‘500 chiamata), anche emblema civico di Otranto, oltre che torre realmente esistente.
Un bellissimo importante album a sua documentazione della studiosa otrantina Rita Paiano:
La Torre del Serpe ("Turris dragonis" nel '500 chiamata), anche emblema civico di Otranto, oltre che torre realmente…
Publiée par Oreste Caroppo sur Mercredi 6 février 2019
La Torre deve essere ricostruita!
È il momento di superare la “teoria”, appunto teoria fra altre teorie, nel restauro, che si è affermata in Italia negli ultimi decenni e che non ha compreso appieno il valore di informazione contenuto in un’opera d’arte/architettonica facendo prevalere quello materico-feticista del pezzo giunto fino a noi.
Quanto di un’opera esistono dati estrapolabili dai ruderi e da altre fonti di documentazione che permettono di definire una buona ricostruzione ideale del manufatto si deve operare nel verso della sua ricostruzione, senza creare delle arlecchinate come talvolta vistosi nelle ricostruzioni dove si opera con forza affinché sia distinguibile a vista e immediatamente la parte ricostruita dalla parte originaria.
Non è più tollerabile un tale affronto all’estetica e al paesaggio, fermo restando il valore conservazionistico degli interventi sulle porzioni relitte che vanno integrate nell’opera completa restaurata ricostruita. Tutto va fatto ispirandosi nei materiali e nelle tecniche al principio del “dov’era e com’era”, adottato per la ricostruzione del Teatro La Fenice di Venezia dopo un recente incendio.
E adottato ovunque davvero sono stati effettuati dallo Stato o da privati i migliori e più gradevoli interventi di restaurazione di questi ultimi anni.
Tante opere del passato giunte fino a noi, sia in ruderi che in toto, hanno subito nel corso del tempo processi di restauro ricostruttivo e sono stati proprio quegli interventi che hanno permesso all’opera di superare l’affronto fisiologico del tempo. Il tutto deve essere paragonato all’opera di trascrizione di un file che in tal modo ne conserva perfettamente la memoria senza che vi siano perdite della sua informazione, del suo contenuto!
Se un file non venisse trascritto col tempo potrebbe andare in rovina.
Smettere oggi di ricostruire ciò che il tempo erode equivarrebbe a consegnare comunque l’opera al pieno disfacimento nel corso dei secoli, se questa teoria attuale lassista del restauro, diffusasi in Italia ma non ovunque nel mondo per fortuna, non venisse rigettata, e così consegnerebbe al disfacimento l’informazione nonché la suggestione di cui il bene è depositario.
I dati sul restauro è bene che siano archiviati non palesati con la costruzione di arlecchinate. È bene che solo da analisi approfondita o con segnali impercettibili a prima osservazione si possa stabilire e distinguere la parte originaria dalla parte ricostruita tanto alta deve essere la cura, la perizia nella realizzazione delle aggiunte ricostruttivo-integrative.
L’idea che aggiungere parti ricostruttive sia un falso storico è un pregiudizio assurdo che applicato porterebbe a giudicare anche lo stesso restauro conservativo come un falso.
Non c’è falso storico quanto si rispetta l’informazione giuntaci in merito ad una struttura, un’opera d’arte, un paesaggio.
Così se di un cerchio ci giunge sono un frammento in esso c’è tutta la sua informazione, a partire dalla sua curvatura sarà possibile ricostruire esattamente l’intero cerchio, specie se un dato antico ci riporta e conferma ancora di più che era proprio un cerchio quello di cui il frammento faceva parte, lo stesso dicasi per una torre. Ci potranno essere dei gradi di libertà magari per l’ubicazione di qualche finestrella, solo ad esempoo, ragionando allora con confronti con altre opere coeve o secondo necessità come gli uomini dell’epoca sarà possibile scegliere le posizioni più probabili per quelle finestrelle tenendo conto di venti e di possibili funzioni del manufatto. Ecc.
La non applicazione oggi di questi criteri fisiologici del buon restauro, nonché una eccessiva stigmatizzabile faciloneria con cui si eliminano aggiunte persino antiche che i manufatti hanno subito nel corso dei secoli, e che formano una stratificazione che è bene non cancellare, sta generando e permettendo mostruosità che gridano vendetta!
Esempio delle follie vomitevoli a cui sta portando la teoria del restauro non ricostruttivo:
tour de vilharigues vouzela portugal
Publiée par Architecture, Art et inspiration sur Jeudi 3 mai 2018
La Torre del Serpe – Otranto – di Antonio CorchiaTratto da Otranto informaSulla vicina scogliera a sud di Otranto si…
Publiée par Rita Paiano sur Samedi 2 décembre 2017
Publiée par Rita Paiano sur Dimanche 23 décembre 2018
Oggi l’arte della scenografia cinematografica ha superato di gran lunga i “successi”(?) del restauro secondo le teorie diffusesi in Italia negli ultimi decenni che hanno rifiutato la ricostruzione.
Le teorie del restauro che hanno rifiutato la ricostruzione andrebbero indagate psicologicamente e storiograficamente anche in termini di sconfitta subita durante la seconda Guerra mondiale perché sono ideologie del restauro che hanno in sé la voglia della sconfitta nei confronti del tempo.
L’arte della scenografia deve ispirare anche ogni scelta amministrativa nel paesaggio.
Un’ auto-guida semplificata, questa volta non in merito a cosa aggiungere ma a cosa togliere, è anche questo:
se tu fai una foto ad un paesaggio e quando torni a casa senti un’ esigenza di cancellare alcune cose con l’opzione clone nelle operazioni di post produzione fotografica, ad esempio cancellare dei rifiuti che erano per terra o un muro in cemento moderno o un brutto murales, o un brutto palo di illuminazione elettrico in metallo dalle forme anacronistiche, ecc. allora questo ti suggerisce che c’è qualcosa che in quel paesaggio stona con quelle che sono le suggestioni che avevi colto sul luogo nel complesso e volevi catturare in foto, così un buon amministratore guardando il suo paesaggio da diverse angolazioni e da diversi punti può capire quali sono quelle aree, quegli oggetti verso i quali intervenire per rimuoverli o schermarli ad esempio attraverso il verde, attraverso alberi, rampicanti, eccetera.
I soldi pubblici per questi interventi non mancano, ci sono anche in abbondanza, è che vengono solo utilizzati per porcherie, per questo bisogna stigmatizzare le porcherie con forza, come quelle oggi della Falsa-ecologia!
Poi si può sempre ricorrere a collette pubbliche e a sponsor, purché non siano royalty di imprese che hanno intenzione di impattare e distruggere il territorio e poi danno dei contentini di green-washing al territorio.
Oggi, la torre, restaurata di recente, spicca nello stemma civico di Otranto, abbracciata da un serpente nero, orgoglio…
Publiée par Rita Paiano sur Dimanche 23 décembre 2018
La Memoria è la struttura sulla quale un popolo costruisce il proprio nucleo ed in cui fa affondare le proprie radici. Mentre il ricordo è frutto dell’ esperienza di ogni singola persona. Stefano Orlando
Publiée par Rita Paiano sur Samedi 2 décembre 2017
Clicca l’immagina con il graffito cinquecentesco di Torre del Serpe e leggi la didascalia!
Di Mario Cazzato:"A proposito di questa torre,esiste una veduta della città di Otranto del 1531 eseguita da un…
Publiée par Rita Paiano sur Vendredi 5 octobre 2018
Come appare oggi Torre del Serpe vista dal lato mare.
Nota architettonica: la Torre del Serpe rientra nella categoria delle torri a base circolare e forma tronco-conica: parzialmente diroccata, è visibile una sola parete e la scarpa, ovvero l’ampliamento del basamento per dare una maggior superficie di appoggio alle murature che si ergono in altezza.
FEBBRAIO 2019 Il tema del Calendario Quarta Caffè 2019 sono le torri costiere del Salento con i loro paesaggi di…
Publiée par Quarta Caffè SpA – Pagina Ufficiale sur Jeudi 31 janvier 2019
Come appare oggi Torre del Serpe vista dal lato dell’entroterra
Begli interventi ricostruttivo-restaurativi sono stati fatti a Castro di Minerva recentemente nel recupero delle aree attorno la rocca e del Castello, con realizzazione di un sentiero passeggiata belvedere il tutto con attenzione alle suggestioni paesaggistiche complessive e nel rispetto del Genius loci dei terrazzamenti con orti e muretti a secco e senza l’ uso di oscene ringhiere metalliche che invece hanno profanato diversi camminamenti belvedere in italia negli ultimi anni!
Ottima anche la ricostruzione recente dei ruderi di case a tetto a doppio spiovente, ricoveri militari durante la seconda Guerra Mondiale, in contrada Orte a Otranto, di cui erano rimasti pochissimi resti, ma che hanno visto nella ricostruzione nel verso di realizzare delle villette a fini turistici, da parte di privati, il ripristino delle volumetrie e delle forme con tetto a doppio spiovente originarie come documentato da foto storiche! E il paesaggio tutto ne ha giovato, rispetto alla vista del cemento con tondini arrugginiti a vista che caratterizzavano ormai quei brutti ruderi.
Vediamo oggi un abuso dell’ingiuria di “falso-storico” contro gli interventi invece più riusciti, ispirati da quanto anche raccolto in questo scritto, da parte di certa “critica” arroccata al cattivo gusto kitsch, possiamo dire persino, di una contemporaneità sradicata e snaturalizzata che già tante profanazioni – spacciate ora come “contaminazioni”, ora giustificate adducendo il malo paradigma della non integrazione con continuità e fedeltà del ricostruito con l’ originale – ha compiuto a danno del paesaggio e dei beni culturali del nostro BelPaese, un capitolo da chiudere definitivamente e “smantellare” nelle sue brutture prodotte!
La conoscenza dettagliata offerta da studi multidisciplinari del passato deve guidare al meglio le ricostruzioni dei beni culturali, e fornire anche quegli input per interventi più generali e di ogni tipo nel paesaggio, affinché, pur nell’estro dell’autore contemporaneo, sia esso un cittadino, architetto, urbanista, ingegnere, amministratore, ben si amalgamino con il paesaggio storico-naturale valorizzandolo, nel rispetto dello stratificato Genius loci!
Torre del Serpe è solo uno e simbolico dei tanti monumenti salentini che attendono restauri-ricostruttivi (“com’erano e dov’erano”) e non solo conservativi, dal megalitismo distrutto, a tante chiesette di campagna anche medioevali in rovina, (si segnalano come ottimi interventi di restauro rispettoso recenti quello della Chiesetta di Santo Solomo in feudo di Botrugno, e quello della Chiesetta della Madonna dell’Itri in feudo di Cerfignano, entrambe versavano in pessime condizione, quasi dei ruderi),
ecc., ecc., sin alle edicole votive da ricostruire quando scomparse ma documentate e far riaffrescare, magari ispirandosi alle iconografie ben note dei santi cui erano dedicate, o se non vi son dati in merito attingendo ai toponimi più prossimi legati a santi, o nuove dediche, ma continuando a vivificare con tali monumenti la ruralità nella continuità con la tradizione.
(Testi tratti dal mio post facebook del 2 febbraio 2019 e dai miei commenti a esso, al link: https://www.facebook.com/oreste.caroppo.98/posts/1190656124421770)
Vedi anche per approfondire lo scritto dal titolo:
“DE ARCHITECTURA” NATURALISTICA – L’ESTETICA DEL PAESAGGIO DELLA PIACEVOLEZZA
La foto della Torre del Serpe con didascalia che colloca la foto stessa a “circa 6 anni fa” (io sto scrivendo a fine 2023) è in realtà molto più vecchia. Io ho osservato la Torre per la prima volta nei primi anni ’80 e già la Torre mancava di una ulteriore imponente porzione di muratura, ed inoltre almeno 10 anni prima Florio Santini dedicava alla Torre una bella poesia insistendo su “quell’ ultima pietra” sulla quale si basava l’ ultimo instabile equilibrio.
L’ aspetto della Torre immediatamente prima del restauro era immutato da almeno 50 anni.
Gentilissimo, la data che vedo apparire si riferisce alla pubblicazione del post su Facebook contenente quella foto e qui richiamato, non è la data della foto. Cliccandovi sopra dovresti poter aprire quel post per leggere maggiori dettagli. Grazie per la tua attenzione.
Grazie per questi importanti dati, osservazioni e ricordi.