IN DIFESA DEI PAPPAGALLINI LIBERI IN ITALIA: un bene ambientale da preservare in presenza e fertilità! STOP RAZZISMO VERDE DELLA FALSA ECOLOGIA!

IN DIFESA DEI PAPPAGALLINI LIBERI IN ITALIA: un bene ambientale da preservare in presenza e fertilità!

STOP RAZZISMO VERDE DELLA FALSA ECOLOGIA!

 

Pappagalli verdi della specie Parrocchetto dal collare. Verso del Parrocchetto dal collare.

 

Ci sono e ci restano! Siamo nell’antropocene fatevene una ragiona!

 

Uccelli che si abbeverano. Colombe, parrocchetti, un gatto e frutti. Mosaico romano. Museo Archeologico Nazionale di Napoli

 

In difesa del Parrocchetto dal collare (Psittacula krameri) comunque autoctono nel Vecchio Mondo, talvolta osservato anche in Salento negli anni recenti, (vedi questo mio post facebook sempre con i miei commenti ad esso)

 

e soggetto ritratto persino nell’arte romana in Italia, segno di una sua presenza già nei giardini romani,

 

Mosaico con cesto con pappagalli, nella Basilica medioevale di San Vitale a Ravenna.

 

Nei mosaici della Basilica di Sant’Agnese fuori le mura e Mausoleo di Santa Costanza a Roma immancabile il Pollo sultano che troviamo anche nei mosaici sulle volte della Chiesa di Casaranello in Salento. E vi vediamo anche la rappresentazione di un verde Parrocchetto nei mosaici di Santa Costanza, inoltre il Pavone, ecc.

 

Ravenna, S. Apollinare Nuovo, Parrocchetti dal collare con cantharos.
Nelle immagini di seguito vediamo il Parrocchetto dal collare nelle miniature nei manoscritti del “De arte venandi cum avibus“, il trattato dell’imperatore Federico II di Svevia (1194 – Fiorentino di Puglia, 1250),conosciuto con l’appellativo di “puer Apuliae” (“fanciullo di Puglia), sull’attività venatoria e l’arte della falconeria più in particolare.
Parrocchetto dal ”De arte venandi cum avibus” Ms. Pal. Lat. 1071, f. 29 v, dal manoscritto presso la Biblioteca Apostolica Vaticana,
indicato da legenda in latino medioevale come genericamente: pappagallo verde, le forme e i colori son quelli del Parrocchetto dal collare i cui esemplari giovani e femmina non hanno collare. Oppure potrebbe essere il Parrocchetto alessandrino (Psittacula eupatria), più grosso del Parrocchetto dal collare, e così chiamato perché si dice che fu Alessandro Magno a introdurlo in Europa dall’Oriente. Anche nel caso di questa specie vi è dimorfismo sessuale e la femmina non ha collare cromatico a differenza della livrea del maschio adulto. Immagine dal link.

Immagine tratta dalla seguente pagina:

Parrocchetto dal ”De arte venandi cum avibus” Ms. Pal. Lat. 1071, f. 29 v. Nella stessa pagina anche miniatura del Pellicano, ecc.

 

Parrocchetto dal ”De arte venandi cum avibus” Ms. Fr. 170, f. 72 v, dal manoscritto presso la Biblioteca Nazionale di Francia, che ha solo 50 anni in più dell’originale che è presso la Biblioteca Vaticana. Immagine dal link.

 

Per approfondire:

vedi articolo al link: https://wutheringkites.livejournal.com/168049.html sulla presenza di pappagalli nel ”De arte venandi cum avibus” e tra questi anche di un Cacatua che non si sa come fosse giunto dall’Australia alla corte di Federico II di Svevia in sud Italia.
La Natura si affaccia nel sogno di Évrart de Conty, dal “Livre des eschés amoureux, ou des eschés d’amours”, Paris, BNF, ms. Français 9197, f. 13, 1444-97.
Ergo lì all’epoca ben conoscevano i Parrocchetti dal collare!
Cito la presenza di un esemplare di Parrocchetto dal collare imbalsamato nelle collezioni scientifiche degli istituti scolastici della Provincia di Lecce.
E LA FALSA ECOLOGIA VORREBBE STERMINARLI DALL’ ITALIA
Che truffatori/ignoranti i falsi-ecologisti professionisti del biocidio che vogliono fare fuori i Parrocchetti dall’Italia con la scusa delle specie esotiche ed ogni sorta di demonizzazione!
Guardiamo qui l’orrore del progetto di sterminio dei Parrocchetti a Madrid ed in altre città della Spagna, da Barcellona a Siviglia, qui un articolo del 2019.
Qui un antico mosaico romano, che rappresenta un Pappagallo, proprio a Sevilla (Siviglia in Spagna):
Un antico mosaico romano che rappresenta un Pappagallo, a Sevilla (Siviglia in Spagna).
Come non inorridire al pensiero di quei professionisti del biocidio che vorrebbero oggi scacciare i Parrocchetti dal collare dall’ Europa definiti da loro specie alloctona! E persino essere pagati a tal fine da noi tutti per questo servizio di morte e depauperamento della nostra più tipica biodiversità!
Si tenta di demonizzarli anche in Puglia da parte di associazioni legate alle speculazioni della Falsa ecologia, qui vediamo un articolo in merito del 2020, piani speculativi che vorrebbero persino avallare osceni piani di sterilizzazione, ad esempio con esce di cibo contaminato ad hoc!
“La foto che segue, scattata al Parco della Caffarella a Roma il 7 luglio 2015 infonde la speranza che possa essere la natura stessa ad intervenire per ristabilire una sorta di equilibrio” con le specie esotiche che si naturalizzano in Italia come normale che sia!
Ogni tanto qualche vero naturalista fa uscire questi articoli non demonizzatori delle specie esotiche!
Falco pellegrino juv che ha appena predato un Parrocchetto dal collare – foto di Carlo Benucci. Parco della Caffarella a Roma il 7 luglio 2015. Da un articolo web.
L’arrivo poi in Puglia di uccelli tipici dell’Africa subsahariana come il Pelecanus rufescens e l’Airone nero africano (Egretta ardesiaca) deve farci riflettere su quanto sia ben possibile un arrivo anche naturale del Parrocchetto dal collare come anche dell’Ibis sacro dall’Africa in Europa, ciò a legittimare ancor di più la presenza di queste specie nella nostra biodiversità anche se derivate da esemplari aufughi inizialmente in Europa (cioè sfuggiti da allevamenti in loco).
Qui documentiamo grazie al grande birdwatcher Dario Salemi anche la presenza del Parrocchetto di Alessandro in Salento:
31 luglio 2020, Parrocchetto di Alessandro a Porto Cesareo in Salento. Dal post facebook al link.

 

GRANDIOSO! Anche il Parrocchetto di Alessandro Magno (Psittacula eupatria) in Salento! Cresce la nostra biodiversità!

Difendiamolo subito dai professionisti del biocidio razzisti verdi della Falsa ecologia che sarebbero capaci di inventarsi qualsiasi scusa per eliminarlo, come attivi contro ogni altro parrocchetto che invece impreziosisce il nostro cielo sia che si sia diffuso spontaneamente sia grazie all’uomo!

Il grande birdwatcher Dario Salemi attivo nella zona di Porto Cesareo scrive in merito alla sua straordinaria foto del Parrocchetto Alessandrino:
avvistamento “in località La Strea – Porto Cesareo (Lecce), 31 luglio 2020. (È la prima volta che avvisto) questa specie sì, di solito vedo qualche Parrocchetto dal collare“.

Foto/post facebook della sua segnalazione al link nel gruppo EBN ITALIA il birdwatching italiano sopra comunque mostrata in screenshot.

Aggiungo: giornata dominata dall’anticiclone africano con picchi termici previsti intorno ai 41 gradi Celsius in Terra d’Otranto.

Non sappiamo se l’esemplare che pare inanellato sia aufugo, cioè fuggito da allevamento, e in tal caso gli auguriamo di trovare presto esemplari della stessa specie liberi con cui riprodursi, o un esemplare inanellato in progetti di studio ornitologico.
Colpisce la coincidenza della segnalazione di questo uccello tropicale con i picchi di caldo estivo in Salento.
Non dimentichiamo che non sarebbe la prima volta che con masse d’aria africane giungono in Salento anche uccelli prettamente tropicali.
Ricordiamo il caso, lì proprio a La Strea di Porto Cesareo, dell’avvistamento dell’Airone ardesia da parte del grande birdwatcher salentino Giuseppe Colonna nel maggio 2017: https://youtu.be/4OBj159pc2c

Mi piace anche qui ricordare l’avvistamento in Terra d’Otranto sempre, a Taranto, anni fa di un’altra specie africana il Pellicano grigio (Pelacanus rufescens): http://www.argonauti.org/birds/speciebirds/pellross.html?fbclid=IwAR3Q2UDC5EUczNWNw2HfqP-ggk9AV3OJmLZIsGcKhvrf6EFGFJ8WNgcQGjE

Oltre al Parrocchetto dal collare nel Salento si avvistano anche i Parrocchetti monaco.
In Puglia anche naturalizzatisi i Parrocchetti monaco (Myiopsitta monachus) negli ultimi anni:

In Puglia anche naturalizzatisi i Parrocchetti monaco (Myiopsitta monachus) negli ultimi anni, (qui un video, in URL da Facebook, del 24 luglio 2018 girato a Tricase, la specie si riconosce dal verso e fattezze che si distinguono)

Il Parrocchetto monaco (Myiopsitta monachus) è specie originaria originario di una vasta area della parte sud-orientale del Sudamerica, lì dove al contrario è giunta dal Vecchio Mondo la Spatola bianca di cui abbiamo parlato in questo articolo. Origine da esemplari aufughi o giunti da soli,  oggi fanno parte delle biodiversità locale e si riproducono in libertà per loro adattamento e istinto e occorre evitare ogni snaturata folle eradicazione, così come nessuno progetta lì di sterminare quella Spatola bianca oggi giunta in Brasile in nome di una qualche purezza ideale razzista del Sud America.

Un video che ho girato il primo gennaio 2022 da casa mia a Maglie, dal mio post facebook:

 

STUPENDO INIZIO DI ANNO CON LA VISITA NEI PRESSI DELLA MIA CASA A MAGLIE DI UN MAGNIFICO PARROCCHETTO MONACO ORMAI SPECIE NATURALIZZATA IN PUGLIA
EVVIVA!
GIÙ LE MANI DEI MALEDETTISSIMI BIOFOBI FALSO ECOLOGISTI CHE GETTANO DISCREDITO CONTRO QUESTE STUPENDE SPECIE!
Che il tuo richiamo possa farti ritrovare tanti altri esemplari della tua stessa specie liberi e “non vaccinati” con cui riprodurti!
Già durante il lockdown per la fanta-pandemia Covid nell’inverno-primavera del 2020 salendo spesso nel pomeriggio in terrazza mi ero accorto della stupenda presenza di pappagallini nel nostro cielo, ma questo è stato l’incontro più ravvicinato, ho sentito forte il suo richiamo da dentro casa e sono uscito per vedere di che si trattasse.
Due sono le specie oggi naturalizzatesi in Puglia, il Parrocchetto monaco e il Parrocchetto dal collare.
GRADITISSIMI E RICAMBIATI AUGURI DI BUON ANNO DALLA NATURA PIÙ BELLA!
Ora attendiamo la diffusione anche delle Ghiandaie nel nostro Salento a partire dal barese dove sono ben presenti e speriamo in espansione!
Riporto qui di seguito il testo forse del migliore articolo in termini di tono nella comunicazione scritto in Italia al momento a difesa della presenza dei parrocchetti liberi e fertili:
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Quaranta centimetri (coda compresa) di bel verde chiaro e le vocalizzazioni intense non mancano di farsi notare: 30 anni fa la fuga di un Parrocchetto dava vita alla colonia

Un parrocchetto dal collare

 

Grande e di un bel verde chiaro. Quanto basta per renderlo facilmente identificabile grazie anche alla lunga coda che da sola può superare i venti centimetri. Un tocco di esotico che tipicizza ormai diverse aree verdi Palermo. Si tratta del Parrocchetto dal collare (Psittacula krameri) pappagallo originario delle regioni africane sub-sahariane e meridionali asiatiche. Perché si trova a Palermo e soprattutto come si è ambientato? A Palermo, in realtà, è arrivato come in altre città italiane e di diversi Paesi Europei. Scappato dalla gabbia o comunque “liberato” da incauti proprietari che, ormai quasi trenta anni addietro, hanno dato vita al primo nucleo urbano. [N.d.r.: qui si sposa la versione degli esemplari aufughi come origine della colonia, ma bene accennare anche all’ipotesi di primi arrivi in Europa o aggiunte di esemplari selvatici migratori]

E dove, a proposito di esotico, potevano insediarsi se non all’Orto Botanico? Con le loro vocalizzazioni e il continuo sfrecciare tra gli alberi, i Parrocchetti dal collare animano ancora oggi gli enormi Ficus e le altre importanti essenze arboree dello storico giardino dell’Università di Palermo. Tra quegli alberi, all’inizio degli anni novanta, il vivace pappagallo ha trovato l’ambiente ideale per nidificare ed alimentarsi, cavità nei tronchi per costruire il nido e diverse disponibilità di cibo hanno contribuito ad acclimatarlo. Oggi si rinviene comunemente in diverse aree della città. Anzi, proprio il capoluogo siciliano costituisce uno dei non molti ambienti urbani italiani dove il successo delle specie sembra essersi consolidato. Solo il tempo, però, potrà dire come e dove il Parrocchetto dal collare riuscirà a stabilizzare la sua presenza andata ormai molto oltre i confini dell’Orto Botanico e della vicina villa Giulia.
Ancora in buona parte da scoprire sono però le tecniche di adattamento, specie nei quartieri periferici. Qui sembra avere iniziato ad occupare non solo le cavità degli alberi ma anche i fori nelle pareti dei palazzi.
Il tutto con la grossa incognita del cibo, essendo la sua dieta vegetariana aperta ad un’ampia disponibilità di alimenti. Rimarrà nel tempo a Palermo e, soprattutto, si diffonderà altrove? Per scoprire questo chiediamo aiuto agli stessi palermitani, insieme a Giovanni Guadagna, che ha scritto gran parte di questo intervento, abbiamo attivato un censimento chiedendo aiuto ai nostri concittadini invitandoli a postare sulla pagina Fauna selvatica nella città di Palermo avvistamenti e fotografe. Attraverso la pagina è anche possibile chiedere informazioni. L’idea è quella di censire non solo il Parrocchetto, ma tutta la fauna selvatica che abita con noi la città. Sarà sorprendente per tutti noi scoprire che esiste, se ci vorremo soffermare un attimo ad osservare, una ricca popolazione faunistica fatta di anatidi, pappagalli, anfibi, pesci. Non sarà difficile riconoscere il grosso pappagallo, iniziando magari da una visita all’Orto Botanico che, comunque, merita sempre. Quaranta centimetri (coda compresa) di bel verde chiaro e le vocalizzazioni decisamente intense non mancheranno di farsi notare. Vi invitiamo a fare caso ai “dormitori” veri e propri luoghi di ritrovo notturno attivi anche nel periodo di nidificazione ed soprattutto a cosa mangia. Partendo da questi due dati sarà possibile stendere una “mappa” della sua distribuzione e capire come e dove tenderà ad espandersi nelle zone limitrofe alla città. In fin dei conti, imparando a conoscerlo, potremo in futuro proteggere questo nuovo coinquilino della città.
E chi lo sa, un giorno accanto all’aquila il pappagallo potrebbe diventare il simbolo di una città sempre più tropicale.

8 giugno 2018
Articolo scritto in collaborazione da Giovanni Callea con Giovanni Guadagna.
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VEDI PER APPROFONDIMENTO:

IBIS SACRI da Salvare: FERMARE la Falsa-ecologia che vuol farli eradicare dall’Italia demonizzandoli a tal fine con ogni più vile scusa! E non solo gli Ibis sacri vuol eradicare … PAZZESCO!

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