Il miracolo della “MACISA”! Dall’aridocoltura del Salento un manifesto di saggezza antica contro le bugie del regime della Falsa ecologia

Il miracolo della “MACISA”!

Dall’aridocoltura del Salento un manifesto di saggezza antica contro le bugie del regime della Falsa ecologia

Pomodori e altri prodotti dall’orto in aridocoltura, Salento. ”Raccolte … a secco”, foto di Roberto Aloisio del 30 giugno 2022. Da un suo post facebook.
Ci addentriamo nell’argomento a partire da questo stupendo post facebook con video del 3 luglio 2022!!!
Leggetelo e divulgate. Sarà come essere iniziati a segreti di una antichissima saggezza contadina, conoscenze divenute oggi quasi avvolte da un alone misterico, ma che così appaiono solo perché i più ne hanno perso la conoscenza. Rotta negli ultimissimi decenni la loro trasmissione di generazione in generazione, negata la loro ampia divulgazione in quanto nozioni scomode alle sopravvenute imperiose lobby multinazionali che hanno interesse a lucrare, impoverire e monopolizzare, spezzando il rapporto diretto uomo-natura, per inserirvisi come fossero ponte di congiunzione inevitabile e irrinunciabile per la “gestione” della Natura, altrimenti presentata a priori come matrigna; pertanto esse sono artefici di una narrazione falsa in merito alle vere leggi della Natura, scoraggiante e artatamente ammantata di strumentale “complessità” che genera repulsione nei più distratti e affidamento alle lobby che tecnocraticamente si presentano con grande pilotata propaganda come in grado di comprendere e gestire solo loro tale “complessità” per il falso bene di tutti.
Dal post facebook di Roberto Aloisio:
Guardatelo il video..dura 1 minuto e mezzo..dedicato a chi crede senza se e senza ma alle emergenze continue in cui dovremmo da ora in poi vivere per i migliori di noi…
..il video diciamo è la continuazione di quello fatto due settimane ed è la ”macisa” cioè l’orto in aridocoltura piantato e coltivato a 100 mt dal mare in località Orte a Otranto…guardateli i pomodori e i vari tipi di meloni…mai irrigati..e oggi è 3 luglio e come dicono siamo in piena siccità e con un caldo mai visto..purtroppo abbiamo la memoria corta mi sa abituati come siamo ai condizionatori a palla pure in macchina…questi gg con le giornate lunghissime sono sempre state giornate molto calde..vi ricordano niente i fuochi di santa domenica a ricordare il grande caldo a cavallo del 6 luglio festa patronale a scorrano?..sarà dopo il 10 luglio che le giornate inizieranno ad accorciarsi con una certa velocità e man mano la stagione ad essere meno infuocata..
Produzione da aridocoltura, post facebook del 6 luglio 2022. Basso Salento. Da Roberto Aloisio
..ma tornando al ns orto a secco mica è una mia invenzione..personalmente non ho inventato niente…utilizzo solo le vecchie tecniche di coltivazione imparate da chi ne sapeva più di me e le vecchie cultivar fi cui raccolgo i semi di anno in anno…fino a fine anni 70 inizio anni 80 nel Salento tutti coltivavano così..e tutti conoscevano queste tecniche…nella nostra terra l’acqua è sempre mancata ma ugualmente producevano coltivando..poi qui da noi, come da ogni parte, sia in agricoltura che in ogni altra cosa sono arrivati i migliori e gli scienziati pagati da chi voleva produrre e farci vivere in altro modo e tutto è cambiato..in agricoltura per esempio sono state introdotte cultivar ibride dicono più produttive ma naturalmente non adattate al territorio e che per produrre hanno bisogno di molta acqua e molti trattamenti…oltre che spesso non fertili dai loro semi per renderci ancora più dipendenti dai migliori di noi…è incredibile cmq l’opera di trasformazione fatta in ogni campo in questi ultimi 50 anni..sono riusciti a far perdere le conoscenze di quello che ci circonda e senza le conoscenze..in questo caso su come coltivare adeguandosi al territorio ma vale per tutto…ogni singolo è vulnerabile perché viene indotto a credere senza se e senza ma a tutto quello che viene raccontato e fatto credere ormai essere un dogma…
..mi dispiace come ripeto ci stanno fregando..
..E ABBIAMO SOLO TRE ARMI PER POTERCI OPPORRE AL MONDO CHE STANNO COSTRUENDO PER NOI..per essere sicuri di controllarci meglio peraltro ci stanno costruendo pure il metaverso virtuale dove vivere oltre a renderci cavie umane a vita coi famosi trattamenti sanitari sperimentali…
..E LE TRE ARMI SONO LA CONOSCENZA E LO STUDIO NON DANDO NIENTE PER SCONTATO NON CREDENDO MAI A VERITÀ FATTE PASSARE PER ASSOLUTE, LA OSSERVAZIONE DI TUTTO QUELLO CHE CI CIRCONDA ANCHE NEI MINIMI PARTICOLARI meravigliandosi di ogni più piccola cosa E LA CURIOSITÀ NON DANDO MAI PER SCONTATE LE COSE E MAI CONSIDERANDO DOGMI E VERITÀ DA NON METTERE IN DISCUSSIONE TUTTO QUELLO CHE CI VIENE PROPINATO..
..p.s. alzarsi presto pure è una buona cosa..il video è girato alle 5.30..
Meloni di antiche varietà locali assortite coltivati in aridocoltura. Entroterra di Otranto, 14 luglio 2022. Foto di Roberto Aloisio che si dedica alla conservazione di vecchie cultivar locali di meloni, scambiando i semi con appassionati, e ogni anni coltivandoli in aridocoltura in campi del basso Salento nell’entroterra di Otranto in località Orte come in feudo di Maglie in contrada Masseria San Sidero. Con il piacere di assaporare gli antichi gusti e dimostrare che con le sementi della tradizione selezionate dai nostri nonni è possibile coltivare anche senza irrigazione continua irrigazione artificiale e senza prodotti chimici dell’agro-industria.
Ho voluto approfondire il significato del termine dialettale salentino “macisa” che ci ha fatto scoprire Roberto, ne è partita anche una partecipata discussione aperta da Katia Montinaro nel suo gruppo facebook “SalentinaMENTE”. Abbiamo raccolto così queste testimonianze da esperti di dialetto salentino. “Nella zona di Maglie per macisa si intende l’orto con meloni e pomodori che in passato era tendenzialmente coltivato a secco” (Roberto Aloisio). La macisa era la piantagione estiva. Angurie, meloni, peperoni, pomodori, ecc.” (Giuseppe Sansone di Parabita); “Indica il terreno dove ci sono piantati un misto di legumi, eccetera. Insomma piantine annuali e non perenni” (Alemanno Vito Vito), “Da quello che ho capito io, da noi a Parabita non è la traduzione con lo stesso significato semantico di “maggese” come alcuni ritengono, ma il campo coltivato con le diverse piante di stagione. Sentivo ripetere sempre: “comu vave a macisa st’anno?” “ (Antonio Barone di Parabita); Lu pezzi de terra piantato a miluni la chiamavano Macisa e cojane le miluncheddhe” (Giovanni Depa di Martano). In altre località salentine il termine “macisa” e la variante “mascisa” (ad esempio a Gagliano del Capo) pare corrispondano anche semanticamente alla traduzione del termine maggese.
Anna Giaffreda ci ricorda in merito una famosa canzone popolare contadina salentina intitolata “Sciusciumaniellu” nel cui testo compare un plurale “li macisi“.
Un altro suo video dal sito idruntino del 23 giugno 2022 pubblicato sempre su Facebook:

ormai per chi governa..ma io ci aggiungo..per colpa di chi governa..dovremmo ormai vivere in eterna emergenza..sanitaria, per la guerra a cui ci stanno portando ed ora dicono climatica e di siccità [n.d.r.: è invece più che normale caldo intenso e siccità nel mese di giugno in Salento, nulla di anomalo, nulla di eccezionale come invece grida il mainstream gretino]..ma tanto ormai è facile fare presa sulla massa che mi dispiace ha perso la conoscenza del mondo intorno e di come funziona il mondo e la natura..

Beh.. se vi va guardatevi il video..Orte Otranto a 100 mt dal mare..ve ne avevo già parlato..orto in aridocoltura senza irrigazione..se ne frega della famosa siccità e del caldo che è normale ora in questi 20 gg che sono quelli con i dì più lunghi dell’anno [n.d.r.: quelli al cavallo del solstizio d’estate]..
..ma, per poter coltivare così, bisogna conoscere oltre a usare i semi antichi e non quelli ibridi delle multinazionali..
..poi vuoi mettere mangiarti direttamente come nel video una pupanedda con la buccia verde appena raccolta da terra dalla pianta e piena di miliardi di virus e batteri.?.
Il luogo scelto da Roberto per questo suo orto estivo è indubbiamente eccellente, e forse sotto scorre anche una falda più superficiale, a poca distanza infatti si forma sovente un laghetto stagionale come mostrano i giunchi lì pur presenti anche in questa stagione particolarmente secca in termini di penuria di piogge e alte temperature. Il toponimo “Orte” è anche molto suggestivo in termini agricoli. E il luogo, sulla costa del Canale d’Otranto in agro di Otranto, vede anche sovente la risalita di brezze umide dal mare, come la cosiddetta “lupa di mare” che come una nuvola al suolo, nebbia avvolgente, tutto bagna. Un terreno in quella contrada ha addirittura toponimo “Milunara“, termine che indica il fatto che vi si producevano “miluni“. “Lu milune” indica in dialetto salentino sia il melone sia l’anguria (cocomero), in particolare distinguendo talvolta l’anguria con la perifrasi “milune d’acqua” in quando ha la polpa più acquosa rispetto ai meloni. Si tratta di tipici prodotti dell’orto estivo salentino in aridocoltura, tra questi anche le cosiddette “pupaneddhe” anche chiamate “milunceddhe” diminutivo perché son come meloni piccoli, in italiano carosello. Tra le cultivar locali di melone vi sono i “miluni de pane” più grandi e allungati, dalla polpa poco consistente e che non si conservano a lungo, e i meloni detti d’inverno che invece si conservano fino all’inverno se raccolti con il peduncolo e tra questi i cosiddetti “brindisini” dal vivido colore giallo e i cosiddetti per la loro forma “minne de monaca“. Un proverbio salentino recita “quannu ‘rriva la fica lu milune va se ‘mpica” facendo capire proprio che con l’arrivo di agosto e la maturazione dei frutto del fico (Ficus carica) finiva in pratica la stagione dei meloni “di pane cosiddetti (raccolti soprattutto a luglio nelle nostre “macise” coltivate in aridocoltura).
“LI MILUNI” alcune specie e cultivar tradizionali in Salento coltivate nella “macisa” l’orto estivo in aridocoltura nel Salento. Ringrazio Donato Nuzzaci per aver ripreso e Roberto Aloisio per le informazioni che ci ha dato sui prodotti variegati in esposizione e prodotti nelle sue “macise” in Maglie e Otranto.
Dal “Mercatino del Gusto”, evento che si tiene a Maglie nei primi di agosto.
Anno 2022
Però sono le sementi ad essere speciali, selezionate dai contadini in decenni e decenni per la coltivazione in aridocoltura. E lo comprendiamo meglio dal video che segue girato da Roberto Aloisio il 6 luglio 2022 nell’altro suo orto nell’agro nei dintorni di Maglie, in contrada San Sidero, ergo nell’entroterra del basso Salento:
..altro video sui meloni a secco della macisa..questa volta a Maglie..dimensioni eccezionali..non sono ancora maturi e peseranno già 7, 8 kg..e sono così proprio perché non è piovuto..è la cosiddetta siccità che non porta malattie e che li ha fatti diventare così..ma queste cultivar non ci sono più..e i vecchi metodi non si usano più..
..purtroppo la pioggia prevista per venerdì 8 luglio al 90 per cento li rovinerà un pò..sarebbero serviti altri 15 gg di secco..
..meditate meditate..prima coi vecchi metodi e vecchie cultivar facevano questo..poi è arrivata la scienzah..pure in agricoltura..e il voler produrre uguale in ogni stagione…” (Roberto Aloisio)
Perché addirittura scrive nonostante lo stato di siccità “purtroppo la pioggia prevista per venerdì 8 luglio al 90 per cento li rovinerà un pò“? Ce lo spiega nel seguente commento: “Il proverbio salentino per una buona stagione è: “a marzo chiovi chiovi ad aprile intra e fora a maggio na strusciata e vene bona la annata”..
..a giugno e luglio per una buona annata non deve piovere..porta malattie tipo oidio e per un orto in aridocoltura fa salire i capillari delle piante e non gli fa ricercare acqua giù..oltre a far formare la crosta che fa evaporare l’acqua per capillarità..se noti nel mio orto la terra è soffice senza crosta senza alberi intorno e senza altre erbe” (Roberto Aloisio)
E ancora un ulteriore video di Roberto Aloisio del 22 luglio 2022 pubblicato sempre su Facebook sempre dalla sua “macisa” di contrada San Sidero a Maglie:
Scusatemi se sono ripetitivo..ma devo infierire su chi dice che siamo ormai fregati..che il caldo e la siccità ci seppellirano..che i cosiddetti cambiamenti climatici non ci faranno più vivere..questi discorsi per me hanno facile presa su chi ha perso le conoscenze..
Vi ripropongo la mia ”macisa”..il mio orto in aridocoltura senza irrigazione..il video è stato appena girato oggi 22 luglio alle ore 16 e con una temperatura di 35 gradi penso..non ci sta bisogno di aggiungere altro..basta vederlo..le vecchie cultivar..molte non ci sono più.. e la vecchia sapienza valgono molto più della scienzah interessata profeta di sventura..“.
Commenta Robero Aloisio nel suo post-video: “Orto a secco estivo per produrre bene praticamente non deve piovere“.
C’è la siccità estiva? Ok, ma l’orto in aridocoltura e le cultivar tradizionali sono iperadattate ad affrontare e valorizzare la penuria estiva di piogge. Scrive a commento del suo video del 7 agosto 2022 Roberto Aloisio “Pupaneddhe [n.d.r.: in italiano questo ortaggio è noto come carosello] seminate il 15 giugno dopo un temporale estivo in ina stagione primaverile-estiva assai arida. Non hanno mai vista acqua da annaffiatura. Guardate come sono verdi e guardate la terra come deve essere per aridicoltura nel metodo tradizionale salentino“.
Qui in questo video che segue del 2 luglio 2022 in un post facebook vediamo gli stessi ottimi risultati ottenuti con quei semi da Mezzina Tommaso a Casarano nell’entroterra dunque. Semi che Roberto ha consegnato a lui durante una giornata di scambio dei semi a Taviano, evento al quale ero presente anche io e Donato Nuzzaci.
Ascoltiamo tutta la meraviglia dalla voce di Tommaso Mezzina, che pure è esperto di orticoltura, per questi pomodori a piante alte, vigorose, produttive, e senza mai averle innaffiate dopo la piantumazione in terra dopo la creazione del semenzaio. Inoltre egli scrive ad accompagnamento del suo video:

“Non ci sono più i pomodori di una volta”. Quante volte sentite ripetere questa frase?

C’è un fondo di verità in chi ritiene meno buoni i pomodori della grande distribuzione rispetto a quelli del contadino, in linea di massima, diciamo che la produzione intensiva ha perso per strada l’aspetto degli aromi senza mai curarsene troppo, quindi se si vuole recuperare il gusto bisogna lavorare su questo aspetto.
Lo sapevate di quanta acqua “beve” il pomodoro? “Per fare un kg di pomodori occorrono più di 500 litri d’acqua; alcuni paesi hanno abbondanti riserve idriche ma sono in molti a trovarsi in difficoltà .
Per coltivare con successo i pomodori nei climi caldi e siccitosi è sufficiente trovare le varietà più adatte a questi estremi ed io ci sono riuscito. Mi sono fatto donare i semi di una varietà antica. Completamente senza una goccia d’acqua e senza concimi di alcun tipo.
Il 22 luglio 2022 Tommaso Mezzina scrive: “io quest’anno con 20 piante di pomodoro donate da te (intende Roberto Aloisio) fino adesso sono riuscito a fare 32 pendule di pomodoro. Grazie ancora.” E parliamo di una stagione assai siccitosa in Salento e con temperature con punte oltre i 40 °C!
Cosa sono le “pendule” o “pennule” di pomodori in Puglia?
Sono un modo utilizzato in Salento per conservare i pomodori legandoli con una corda, per cui raccogliendoli dalle piante senza staccarli dai loro rametti, per utilizzare questi ultimi per la legatura. Quindi le “pennule” venivano appese in luoghi riparati. In tal modo era possibile conservare i pomodori, (se di varietà dette appunto “pomodori da pennula” perché ben selezionate per conservarsi in tal modo), per parecchi mesi, anche fino quasi alla futura stazione della loro semina l’anno a venire. Per tutti questi mesi era così possibile consumare questi pomodori. Qui li vediamo appesi a Masseria Le Stanzie in feudo di Supersano, sulla sua Serra (collina a dorsale) sotto una volta a botte di un ambiente aperto verso l’esterno dell’antico edificio rurale. Un’immagine bucolica iconica pittoresca del Salento:
Masseria Le Stanzie, Serra di Supersano, foto di Fabrizio Arati. Su Pinterest al link.
Ecco qui anche da un precedente post facebook di Tommaso Mezzina per l’evento di scambio dei semi (a fine gennaio 2022 e a fine febbraio 2022), che riproduce in forma di fiera quanto avveniva in passato normalmente tra contadini, in tal modo garantendo anche la conservazione tramite massima diffusione dei semi anno dopo anno contro ogni disavventura locale che poteva avvenire. La vita e quindi la biodiversità (anche della cultivar agricole) si conserva con la massima diffusione, ripropagazione e riproduzione.
“Il recupero dei semi antichi.
1° FIERA DELLO SCAMBIO DI SEMI.
Evento scambio dei semi, organizzato da Tommaso Mezzina di Casarano nell’inverno 2022. Foto di Tommaso Mezzina da un suo post facebook.
Lo scambio di semi antichi è una pratica importante. Il primo problema di chi inizia a fare agricoltura biologica, infatti, è quello di reperire semi di qualità, meglio se antichi e autoctoni. I semi tradizionali, però, stanno diventando sempre più rari da trovare, e questo va a tutto vantaggio della sementa ibrida venduta dalle multinazionali. Quest’ultima, infatti, è sempre più diffusa, anche se è spesso di bassa qualità, dalla riproduzione debole e dai frutti insapore.
Ma come fare, dunque, per recuperare semi autoctoni in grado di dar vita a piante forti, sane, tipiche e gustose?
Lo scambio di semi tradizionali con gli altri contadini permette di superare il problema con semplicità. Si tratta di uno scambio diretto che rende possibile il ritorno a un modello di agricoltura sostenibile, libero dalle logiche del mercato.
Purtroppo non sempre i veri contadini hanno cognizione del valore dei loro semi tradizionali. Sempre più spesso la conservazione del seme viene meno e dunque lo scambio diretto non sempre riesce ad avvenire. Per ovviare a questo problema e recuperare dunque quanti più semi rari possibile, la soluzione perfetta è rappresentata dalla partecipazione alle fiere di scambio di semi.
Per raccontarvi meglio come funziona questo meccanismo, il nostro gruppo Flora, fauna e architetture del Salento e molto altro
da sempre impegnata sul fronte dell’agricoltura contadina e del recupero delle pratiche di conservazione della biodiversità agricola
sta organizzando due giornate per lo scambio di semi . Una prevista per fine gennaio 2022 e l’altra per fine febbraio 2022.
Data e luogo verranno pubblicate al più presto.
La fiera è importante perché è l’occasione per scambiare nuovi semi e ritrovare i “contadini custodi”. Inoltre, permette di incontrare appassionati o semplici curiosi attratti dalle oltre 150 varietà di specie e cultivar.” (Mezzina Tommaso)

L’ingegnere Roberto Aloisio di Maglie, città nel cuore del basso Salento, è depositario di tanta cultura della civiltà contadina silvo-agro-pastorale e venatoria, nonché alieutica, con baricentro per lui da tradizione famigliare nella Masseria San Sidero di Maglie, che fu anche antico tenimento templare.

 

Foto di Masseria San Sidero tra i feudi di Maglie e Melpignano. Scatto del pomeriggio del 24 novembre 2012, di Oreste Caroppo.

 

Lì tra antiche cultivar anche abbiamo riscoperto una vecchia varietà di Melograno dalla produzione tardiva che abbiamo battezzato come “il Melograno dei Templari”:

 

“Il Melograno dei Templari” da contrada San Sidero a Maglie – screenshot di un post ricondiviso su Facebook. Così abbiamo chiamato suggestivamente questa cultivar che per talea abbiamo contribuito a diffondere di più. Mi piace qui ricordare che la specie del Melograno in Salento ha più in generale un nome dialettale abbastanza caratteristico: “sita“. La melograna è legata simbolicamente ai culti greci di Demetra e Persefone, se ne sono ritrovati dei resti da offerte nel santuario messapico ritenuto dall’archeologia di Demetra di località Monte PapaLucio a Oria in Salento.

 

Per questi ed altri spunti potete consultare il suo sito internet https://www.kmtempozero.it.

Apprendiamo così ad esempio l’importanza della “sarchiatura” in aridocoltura: “fondamentale..non far mai formare la crosta sul terreno dopo le piogge perché con la crosta per capillarità l’acqua evapora..proverbio..i vecchi ho detto erano più intelligenti..”una sarchiatura vale una innaffiatura“..” (R. Aloisio)

In merito riportiamo da questo bell’articolo del 2019 dal titolo “Cosa è l’aridocoltura? Gli agricoltori in Salento che la praticano” questo passo dalla voce di Rocco Avantaggiato legato alla Masseria Sant’Angelo di Corigliano d’Otranto “L’aridocoltura ha semplicemente bisogno di continue sarchiature: le si fa utilizzando una zappa, smuovendo il terreno, perché all’interno ci sono dei cunicoli, dove l’acqua contenuta nel terreno evapora. Intervenendo con l’attrezzo si ostruisce il cunicolo e l’umidità si preserva nel terreno più a lungo. Una volta utilizzavano anche i clatodi, le pale dei fichi d’india, che venivano piantate a mo’ di riparo, dalla tramontana, il vento più secco che rende arido il terreno. Così si manteneva un microclima sempre umido.

Da questo post facebook sull’aridocultura del professor botanico dell’Università del Salento Piero Medagli

 

 

leggiamo in un commento da Apollonio Tundo di Galatina: “Credo che l’aridocoltura era quella che praticavano i nostri nonni, quella che dalla frutta, alla verdura aveva un suo profumo originale e veniva coltivata con tanta fatica e poca acqua: vecchi la chiamavano “mpanna e spanna“: consisteva nel fare rigirare la terra intorno alla pianta. Mentre oggi poca fatica anticrittogamici e tanta acqua a discapito della qualità e della Salute.

Nel Salento vi è infatti il detto “ ‘na zappatura vale ‘na nacquatura “!

 

Capiamo pertanto l’importanza anche di difendere le antiche cultivar salentine di olivo selezionate nei secoli per l’aridocoltura e oggi minacciate dalle multinazionali intenzionate a eradicare i vecchi alberi con ogni scusa e piazzare le sue piante modificate brevettate bisognose di grandi quantità d’acqua per coltivazioni da olivicoltura industriale intensiva e con tutta una serie di fitofarmaci (pesticidi) in pacchetto delle multinazionali da irrorare contro ogni approccio di agricoltura naturale che giustamente invece aborrisce l’uso di veleni biocidi in agricoltura!
Esponiamo qui un altro esempio sulla saggezza contadina della gente del Salento che sfrutta ecosostenibilmente la biodiversità complessiva del territorio, e vediamo come tutto questo venga minacciato dalla Falsa-ecologia.
Esempio di aridocoltura: l’utilizzo dei cladodi e l’ingegno del contadino.
L’utilizzo dei cladodi (le “pale” dei Fichi d’India come sono chiamati in dialetto salentino; nopale” in spagnolo), a protezione delle piccole piantine di pomodoro nella fase iniziale di crescita. Le pale spezzate sono posizionate a pochi cm da ogni piantina contro i venti predominanti, offrono ombra e protezione contro la salsedine e i venti freddi, inoltre sulla loro superficie si accumula umidità e le goccioline d’acqua che si formano scendono a bagnare il terreno intorno alla pianta. Spezzata è soggetta poi più facilmente a marcescenza la “pala” di Opunzia fico d’India e così essa può rilasciare gradualmente attorno la riserva idrica che come pianta grassa essa incamera.
Così viene coltivato quello che viene chiamato, dal nome della paese salentino in cui maggiormente si conserva questa varietà, Pomodoro di Morciano.
E pensate ai “killer dei fichi d’India”, i professionisti del biocidio della Falsa-ecologia che vorrebbero cancellare Fichi d’India, Agave, le mellifere Robinia e Ailanto, ecc. dal nostro territorio con scuse di razzismo e purismo verde!
PAZZI DA FERMARE!
VIVA TUTTE LE SPECIE ESOTICHE CHE HANNO GRADITO DI VIVERE IN SALENTO
Parte edule del frutto del Fico d’India prelevato direttamente dalla pianta.
Video gentilmente girato da Donato Nuzzaci, che ringrazio, che riprende Roberto Aloisio in contrada Guardiola in feudo di Corsano nel Capo di Leuca mentre ci da interessanti indicazioni pratiche …
Mattina del 4 agosto 2022
Non escludo che da alcuni frammenti di quei cladodi, le “pale” di Fico d’India, possa nascere poi una nuova pianta di Fico d’India da piantare altrove o lasciar crescere ai margini dell’orto per produrre altri cladodi per gli anni a venire e i buoni eduli frutti di Fico d’India.
Importante riconoscerli in tempo i professionisti del biocidio e operare per spegnere i finanziamenti ai loro enti e accademie oscure!
Del resto non solo il Fico d’India ma persino il Pomodoro son piante esotiche importate in Europa dopo la scoperta dell’America. Piante esotiche che sono state e sono ricchezza democratica, ma oggi demonizzate con scuse falso-ecologiste per strapparle al territorio e controllarne il potenziale economici, con modifiche, brevetti monopolizzanti, e riproposizioni delle stesse in nuove mistificatorie cornici dialettiche. E’ quanto già esattamente successo con altre scuse con la Canapa sativa!
Ecco perché urge invece ribadire il diritto dei popoli alle libertà naturalistiche alla coltivazione ed allevamento di tutto ciò che esiste, e quando si alleva e coltiva senza sterilizzare ovviamente anche si conservano anche le specie e la biovarietà!

Si deve rigettare questo approccio eco-terrorizzante, è un dovere civico e scientifico!
STOP FALSA ECOLOGIA!

 

Tipica colonna sonora della macisa dell’Orte, dato il periodo della raccolta, non può che essere il canto delle Cicale sui vicini Pino d’Aleppo, ma anche il richiamo delle Gazze. Mi piace ricordare anche infine come quei siti ricchi di pascoli dell’Orte siano rinomati nella civiltà contadina locale per la raccolta delle “Municeddhe” (da farsi sempre con ecosostenibilità! Ergo una raccolta moderata solo di una porzione minima delle lumache presenti).

 

Ovviamente non tutta l’agricoltura tradizionale salentina era agricoltura in aridocoltura, vi sono specie e cultivar anche tradizionali locali più bisognose di irrigazione e queste era possibile coltivarle in economia dove vi erano ruscelli con acqua scorrente prossimi, laghi d’acqua dolce o falde acquifere più superficiali facilmente intercettabili con pozzi di non notevole profondità. Così ad esempio a Otranto, negli orti prossimi al fiume Idro ad esempio, si coltivava e si coltiva ancora oggi la cosiddetta Cicoria all’acqua otrantina.

 

Cicoria otrantina all’acqua. Foto dal web.

 

In questo tipo di coltivazione orticola con irrigazione intorno alle piante si realizzava con la zappa la cosiddetta “ruddha“, il rincalzo della terra attorno alla pianta con una conchetta centrale per irrigare lì ed evitare così la dispersione dell’acqua lontano dalle radici della pianta; il termine dialettale “ruddha” designa anche il semenzaio in terra realizzato con lo stesso principio di contenimento dell’acqua tramite rincalzo di pareti in terra sul bordo.

 

 Mi piace segnalarvi anche questo bel brano intitolato “Alveari” del musicista siciliano Carmelo Salemi pieno di sonorità estive mediterranee con l’uso del “fiscaletto” il flauto intagliato in una canna domestica (Arundo donax, specie anche molto diffusa in Salento) tipico strumento pastorale bucolico tradizionale.

 

      Oreste Caroppo

 

 

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